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Vecchio 26-07-2006, 16:33
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Intervista A Myrna Smith

D. Stavi andando a Portland, quando hai saputo che era morto?

R. Già, eravamo sull’aereo. Il pilota avendo ricevuto l’informazione tornò indietro a Burbank, visto che viaggiavamo con l’aereo dello show. Noi pensammo che avevamo dimenticato qualcuno e così atterrammo, proponendo di prendere un volo di linea. Non ricordo dove atterrammo. Penso che fosse nello Utah, ma non ne sono sicura. Martu Harrel, il pilota, è si avventurò in un campo che poteva essere una pista di atterraggio. Io non uscii dall’aereo, tutti erano usciti, il fatto è che io stavo veramente male. E MArty tornò nell’aereo e disse “Myrna scendi, perché quello che devo dire lo dirò una volta sola.” Così scesi e Marty telefonò a qualcuno, non so se fosse Joe Esposito oppure il Col. PArker. Ma ebbe la conferma che era successo qualcosa, e ci mise tutti in cerchio, tutti noi che eravamo su quell’ aereo: la TCB band, quelli della California e i cantanti che venivano dalla California. E quando disse: “Alex dice che Elvis è morto” E sentire il nome “Elvis” non te l’aspettavi –non avresti mai pensato che sarebbe potuto morire, che gli sarebbe potuto succedere. Sembrava che lui ne fosse immune. Perché, sai, si era ammalato. Ne aveva passate tante, ma era un pazzo. Perciò non te l’ aspettavi che succedesse – è come dire di pensarci, Oh, mio Dio. Che cosa è successo, quando è morto? Davvero non le pensi le cose del tipo: Dove andrò quando muore? Che cosa succederà. Non volevo pensare a cose di questo tipo. Pensavo solo, che l’avevo perso. E dovettero sedarmi. Quando l’aereo atterò a Burbank, avevo ripreso i sensi e andai a casa. Presi subito il telefono e feci la mia prenotazione del volo. E sono stata fortunata perché dopo un’ora non avrei più trovato un posto. Mi dimenticai però di prenotare l’hotel. Così sono andata là e ho potuto essere presente al suo funerale.

D. Hai un ricordo speciale di Elvis?
R. Si,è molto dolce. Una sera eravamo tutti nell’attico. E’ successo la prima volta che l’ho incontrato. Ci portò su all’attico e stava suonando un 45 giri. Stavamo facendo una piccola festa, tanto per stare insieme con qualcosa da bere e da mangiare. Elvis venne da me e disse: “Vuoi ballare?” C’era un lento. Quindi dissi: “OK” e non credo che, prima di farlo con me, Elvis abbia mai ballato con una donna di colore. Sentivo tutto il suo corpo, e mi sentivo come aggrappata a lui, quasi a sostenerlo, perché tutto il suo corpo stava tremando. Lui era così riservato, così intimido. Era considerato un macho e aveva talmente tante ragazze intorno, mentre lì, con me, era come una ragazzino. Questo è quello che lui era. Lo consideravo come uno di famiglia. Quando morì ed io piangevo e mi disperavo, mia madre disse: “Non fa parte della nostra famiglia! Cosa piangi a fare, perché ti disperi?” Perché lo amo, è come un fratello. Ma tu hai già un fratello! Al tempo non lo capiva, ma adesso sì.

D. Raccontaci dell “Elvis the Concert”

R. Oh è uno spettacolo favoloso, spero continui per sempre. Il concetto è di uno schermo gigante con l’immagine di Elvis con spezzoni tratti dai concerti che ha fatto e con la sua voce. La TCB Band è un elemento esterno e anche le voci e l’orchestra. Tutto questo è sullo schermo con l’immagine e la voce di Elvis. Tutti i presenti, la TCB Band, Le Sweet Inspirations, gli Stamps e gli Imperials, Joe Guercio e Ron Fuher sono persone che hanno suonato con Elvis, quando era vivo. C’è una base ascoltata da Joe Guercio e Ronnie Tutt, che permette di essere certi che ogni cosa funzioni perfettamente. Non c’è Elvis da una parte e noi dall’altra, anche se questo è successo un paio di volte. E’ qualcosa di favoloso. Il pubblico urla, scattano foto: è come se lui fosse lì, anche se non lo hai mai visto di persona, quando era vivo. Ti confesso che, ogni volta, in queste serate, sono eccitatissima. E’ divertentissimo. All’inizio mi sembrava piuttosto strano, ma ora, per questo spettacolo, lavoriamo molto più duramente di quando Elvis era vivo. Sappiamo che lui non è realmente con noi! Quando c’era lui, noi ci impegnavamo per lui e lui ci guardava per ricevere il nostro supporto. Lo sai che ci guardava sempre. Quando raggiungeva una tonalità, una nota veramente bella o qualcosa di simile, si girava a guardarci. Gli facevamo cenno di approvazione. Ma là, senza di lui, devi mettere maggiore energia nello spettacolo. Il pubblico, specialmente in Europa, è grande e non so perché, negli Stati Uniti, non è la stessa cosa.
Ma credo che non afferrino il concetto. Pensano che avremo un impersonator di Elvis, visto che i promoters, non vendono lo show per quello che è realmente.
Non so se l’Elvis the Concert sia cosa buona o no. Hanno nostri filmati degli anni 70 , dove ci vedevano di lato e talvolta al centro. E quando ci vedono sullo schermo, l’operatore punta una camera su di me e si può vedere com’ero negli anni 70. E vedi che la gente ti cerca, come a dire, è lei. E’ lei. Al tempo avevo la capigliatura piuttosto afro e un ragazzo mi disse “Sei uguale a tua madre” ed io “di cosa parli” e Lui “Non è tua madre quella nel fim?” ed io risposi “No sono io”. E’ molto divertente.

D. Qual’è il paese più appassionato, dove ci sia stato un Elvis the Concert?
R. Vediamo, il più appassionato. Siamo stati molte volte in Inghilterra. In Germania. Abbiamo fatto molti spettacoli in Germania e Scozia. Il più popolare? Forse il Giappone. Il pubblico giapponese è molto tranquilly e le donne sono molto riservate. Ma in quella situazione si alzano in piedi e urlano. Ho lavorato per Tom Jones dall’82 all’84 e devi sapere che lui interagisce con il pubblico come faceva Elvis. Quando sono andata in Giappone con lui, le donne giapponesi salivano sul palco e solo se Tom scendeva per dare loro un bacio, tornavano indietro. Ed eravamo nell’82, è oggi le cose sono un piuttosto cambiate. MA negli anni 80, le donne giapponesi erano molto più riservate di oggi. Invece quando eravamo là per il concerto, urlavamo. Quello che voglio dire è che oggi con i giapponesi il rapporto è diverso.


D. Qualsiasi situazione venga in mente, ci si ricorda di fans che facevano cose per lui.
R. E’ vero. Gli facevano sempre regali. Amavano dargli corone, perché lo consideravano il re del Rock ‘n Roll. A lui non piaceva questo titolo, per un fatto spirituale. Pensava che esistesse un solo Re. Ma, molto cordialmente, accettava questi regali, ma come già disse lui, a oi avrebbe detto, c’è solo un re. Non avrebbe mai adottato questo nome per se stesso.
A Sammy Davis Jr, regalò una perla nera. Una volta la diede ad un altro signore, quest’uomo prendendola disse, dammi qell’anello. Dammi quell’anello. E ci dava fastidio perché era seduto di lato.Noi guardammo Elvis, come a dirgli “E’ meglio non darglielo” Il tipo continuava a chiederlo. Elvis lo raggiunse e gli diede l’anello. Noi eravamo così arrabbiate con lui che quando andò a cambiarsi l’abito dello show per mettersi quello in velluto bianco e venne nel nostro spogliatoio, gli siamo saltate adosso e lo abbiamo fatto cadere per terra. Era sul tappeto e gli saltammo addosso e iniziammo a prenderlo a pugni. Più tardi abbiamo scoperto che questa persona era un milionario che più avanti permise ad Elvis di usare il suo aereo. Lui rideva come un pazzo quando lo picchiavamo. Non gli abbiamo fatto del male.

D. Elvis usò il Big Bunny, l’aereo di Hugh Hefner
R. Oh sì, l’aereo del playboy Bunny.


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