Joe
26-06-2009, 20:04
Storia di un mito
Gennaio in Mississippi, nacquero due gemelli,
uno visse, l’altro no e si dice quand’è così,
che quello in vita erediti ogni virtù
di quello andato via, e forse fu vero.
L’estroso bambino cresceva per le vie di Memphis,
inquieto ma buono amava la musica,
e già nelle urla si percepiva melodia
e talento innato in movenze e gesti.
Bici o chitarra? Solo un regalo al compleanno
e lo strumento fu la scelta che fece storia.
Cantava, ballava e suonava perfettamente
mai visto tanto in un solo uomo.
Giunse presto il fatidico giorno,
quelli del Sole stupiti guardavano
e gaudenti gli porsero foglio e penna,
di colpo il successo gli aprì le porte.
Come cicloni arrivarono i primi allori,
Dio scelse per lui la voce più bella,
si emozionava e gli altri emozionava
e il globo si cinse di nuova veste.
Hotel spaccacuore e balli in prigione,
diavoli in maschera e scarpe blu,
tutti plagiati dal suo influsso,
due continenti assuefatti dal Rock.
Dal canto al cinema il passo fu breve
e lo fu anche il passo inverso,
tornò sul palco ancora più grande
fino al cuore dell’Oceano lontano.
Chissà se il destino sia scritto o creato
ma troppo grandi non si vive a lungo,
pillole e polveri sono letali
come il male che a vista cresceva.
Strana la vita di quelli famosi,
tanto ti dà e tanto ti toglie,
ti fa gigante e poi prende qualcosa
sempre più, fino ad ucciderti.
Come fu triste quella metà di Agosto,
un’immensa luce si spense nel pianeta,
il grigio commiato di chi lo amava
oscurò quel giorno la vita di ognuno.
Piansero quelli che in lui vedevano
la perdizione dei loro fanciulli,
non era disprezzo ma solo paura
di vedere il mondo che cambiava.
Ma il Re non è morto, vive ancora,
nel cuore di chi ascolta le sue canzoni
e di chi infine gli lanciò un fiore
urlando forte: goodbye Mr. Presley
Gennaio in Mississippi, nacquero due gemelli,
uno visse, l’altro no e si dice quand’è così,
che quello in vita erediti ogni virtù
di quello andato via, e forse fu vero.
L’estroso bambino cresceva per le vie di Memphis,
inquieto ma buono amava la musica,
e già nelle urla si percepiva melodia
e talento innato in movenze e gesti.
Bici o chitarra? Solo un regalo al compleanno
e lo strumento fu la scelta che fece storia.
Cantava, ballava e suonava perfettamente
mai visto tanto in un solo uomo.
Giunse presto il fatidico giorno,
quelli del Sole stupiti guardavano
e gaudenti gli porsero foglio e penna,
di colpo il successo gli aprì le porte.
Come cicloni arrivarono i primi allori,
Dio scelse per lui la voce più bella,
si emozionava e gli altri emozionava
e il globo si cinse di nuova veste.
Hotel spaccacuore e balli in prigione,
diavoli in maschera e scarpe blu,
tutti plagiati dal suo influsso,
due continenti assuefatti dal Rock.
Dal canto al cinema il passo fu breve
e lo fu anche il passo inverso,
tornò sul palco ancora più grande
fino al cuore dell’Oceano lontano.
Chissà se il destino sia scritto o creato
ma troppo grandi non si vive a lungo,
pillole e polveri sono letali
come il male che a vista cresceva.
Strana la vita di quelli famosi,
tanto ti dà e tanto ti toglie,
ti fa gigante e poi prende qualcosa
sempre più, fino ad ucciderti.
Come fu triste quella metà di Agosto,
un’immensa luce si spense nel pianeta,
il grigio commiato di chi lo amava
oscurò quel giorno la vita di ognuno.
Piansero quelli che in lui vedevano
la perdizione dei loro fanciulli,
non era disprezzo ma solo paura
di vedere il mondo che cambiava.
Ma il Re non è morto, vive ancora,
nel cuore di chi ascolta le sue canzoni
e di chi infine gli lanciò un fiore
urlando forte: goodbye Mr. Presley