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Re: Articoli
Dopo tanta porcheria sui giornali italiani, ecco un bell'articolo per il quale il giornalista merita i nostri complimenti :-brav:-brav
Da Iniziativa.it Elvis Presley : Il Camionista che divenne “Re” Scritto da Alessandro Mazzoni Sunday 02 September 2007 http://www.iniziativa.info/images/st...presley206.jpg Il sedici agosto di trent’anni fa veniva trovato, riverso in terra, nel bagno della sua casa, a Graceland, il cadavere di un uomo che solo lontanamente somigliava a un ragazzo che ventitre anni prima aveva cominciato una rivoluzione musicale e di costume che avrebbe scosso fin dalle fondamenta il Novecento. Quel ragazzo si chiamava Elvis Aaron Presley nato quarantadue anni prima in un paesino nel sud degli Stati Uniti. La rivoluzione di cui stavamo parlando: Rock’n’roll. Famiglia povera ma di fervente passione religiosa. E’ proprio in Chiesa che il giovane Elvis viene a contatto con la musica. Ben presto la famiglia Presley si trasferisce in quel di Menphis in cerca di fortuna stabilendo la propria residenza nelle vicinanze del quartiere “nero” di Beale Street . La “formazione” del futuro King avviene ascoltando le radio locali. Al contrario della ristrettezza di vedute della gente del Sud, Elvis sente senza distinzioni radio bianche e nere…Rimane affascinato in ugual misura da ballate country e da scatenati ritmi neri... Assorbe come una spugna elementi di B.B King e Howiln’ Wolf ma anche di Bil Monoroe e Hank Williams. Il futuro Re del rock’n’roll per aiutare i genitori a far quadrare i conti lavora come camionista per la Crown Electric e un giorno passando con il camion sulla Union Street, vede che alla Sun Records di Sam Philips, pagando un dollaro, chiunque può registrare un disco da portarsi a casa. Quale miglior regalo per il compleanno della mamma? Alla domanda della segretaria : “Che stile hai?” Elvis risponde :” Uno stile tutto mio”..E c’era da credergli. La prima session della sua carriera non sembra così memorabile almeno finchè quel giovanotto di Tupelo, accompagnato dal chitarrista Scotty Monroe e il bassista Bill Black, non decide di lanciarsi in un blues dal ritmo veloce That’s all right. Interpreta il pezzo di Arthur Crudup in maniera del tutto originale, inventando uno stile che prima semplicemente non esisteva. Il r&b si mischia con il country, il tutto shakerato con una dose di sensualità mai vista prima. Sam Philips ha trovato quello che stava cercando da una vita. Un bianco che canta con la stessa intensità di uno di colore. Elvis è una miscela incendiaria quanto naturale di campagna, chiesa e locali jukebox muniti. Con la Sun Records realizza altri storici singoli: Blue Moon Of Kentucky, Good Rockin' Tonight , Baby Let's Play House, sono tutti titoli che catapultano il giovane Elvis tra le stelle della musica del sud degli Stati Uniti. Le apparizioni alla televisione nazionale contribuiscono, poi, a rendere il suo astro ancora più luminoso con tanto di arrabbiatura e sdegno da parte dei “ matusa” dell’epoca irritati dalle mosse “pelviche” del Nostro e scene di isterismo collettivo da parte dei teenager affascinati dal suo essere così fuori dagli schemi. Nel 1955 Sam Philips , che a quel tempo non se la passava un granchè dal punto di vista economico, cede il contratto e i master di quanto prodotto da Elvis alla Rca per l’allora cifra-record di 35.000 dollari. Elvis ora è ufficialmente una star nazionale. Hollywood non tarda a bussare alla sua porta. Tra il Cinquantasei e il Sessantanove interpreterà più di trenta film (non tutti memorabili per la verità). Molte storie, infatti, erano solo pretesti per farlo cantare. Oggi li definiremo film di cassetta che tuttavia al botteghino facevano incassi record anche perché agli inizi degli anni ’60 questo era l’unico modo per sentire le canzoni di “The Pelvis”. La chiamata alle armi del 1958 e la morte della madre a soli 42 anni avvenuta lo stesso anno, sono due eventi che segnano per sempre la vita di Elvis (dal secondo non si sarebbe -forse- più ripreso). Verso la fine dei Cinquanta molti dei padri fondatori del rock’n’roll non se la passano per niente bene (Jerry Lee Lewis e Chuck Berry hanno guai con la giustizia, il primo sposando la cugina tredicenne, il secondo accusato di violenza su minorenne); Beachboys, Rolling Stones e Beatles, figli in qualche modo della loro musica, sono sul punto di fare il grande salto “approfittando” di questo vuoto di potere. La popolarità di Elvis tuttavia rimane intatta. Anzi, il ritorno del Re è atteso come non mai. Nel 1960, pochi giorni dopo il suo congedo militare, è ospite nello show di Sinatra. http://www.iniziativa.info/images/st...l_elvis_30.jpg Maturato per alcuni (inbuonito per altri) dall’ esperienza militare ha n un nuovo obbiettivo da raggiungere: “Se prima sono arrivato solo ai minorenni, ora voglio arrivare anche ai genitori di questi minorenni, forse anche loro non sono cosi vecchi da non poter gradire una canzone”. Il cantante decide di dare un taglio più “classico” al suo rock’n’roll. Riscoprendo l’amore per il bel canto incide una serie di canzoni melodiche come Are you lonesome tonight e altre addirittura riprese dalla tradizione napoletana come It’s now or never( O sole mio ) e Surrender ( Torna a Surriento ). Certo, la voce si è un po’ addomesticata, le esecuzioni sono senz’altro più curate e gli arrangiamenti leggermente più sofisticati, ma la grinta è sempre la stessa, a testimonianza di ciò regala agli appassionati di rock un album stupendo: Elvis Is Back contiene gemme del calibro di Dirty dirty feeling, Fever, Reconsider Baby, Such a Night, Solider Boy e Thrill Of Your Love. Dal ‘61 al ‘68 Elvis viene letteralmente “sequestrato” dal cinema. Gli impegni sul set limitano il tempo per le sedute di incisione cosicché la produzione discografica di quegli anni è quasi completamente dominata dalle colonne sonore. Mentre il nuovo rock d’ Oltre Manica si fa sempre più minaccioso alle porte di Graceland , Elvis continua nella routine professionale di tre film l’anno e rispettivi dischi, routine che verso la metà degli anni Sessanta comincia ad annoiare sia lui( che ha voglia di fare cose nuove e di riprendere a fare concerti) che il suo pubblico in rivolta per lo spreco di un talento che avrebbe potuto dare ben altri prodotti. Nel ’67 la svolta. Svegliatosi dal torpore artistico che rischiava di paralizzarlo( complice anche il fatto che i contratti con le case cinematografiche stavano per scadere ) decide di rispondere alla British ivasion a modo suo. Ecco allora How Great Thou Art, un disco di canzoni sacre carico di entusiasmo in cui la voce del Re è al massimo della sua espressività. Gospel, spiritual, rhytm and blues e country&western sono gli ingredienti presenti nel disco, tutti stili che se miscelati danno un risultato straordinario: il rock’n’roll un invenzione tutt’ altro che inglese di cui Elvis è l’espressione più importante. Il primo maggio del ’67, a conferma del periodo di intense novità nella sua vita, sposa Priscilla( la sua storica fidanzata). Il 1 febbraio del’68 Elvis diventa papà di Lisa Marie: “Ricordo ancora il giorno in cui lo comunicai a Elvis- dice Priscilla- eravamo tornati a vivere a menphis da qualche settimana e una mattina mi recai in città per ritirare le analisi. Sarei diventata mamma! Quando riconobbi il rumore della sua Cadillac in giardino, corsiad abbracciarlo informandolo della grande notizia. Pianse come un bambino”. Il Sessantotto è l’anno del grande rilancio. Mentre i giovani sono al centro di un conflitto mai visto in precedenza tra loro e la vecchia classe dirigente rea di aver creato una società capitalistica dove il valore del denaro e del profitto sono messi in primo piano a discapito dell’elemento umano e contestano tutto: dal sistema scolastico a quello familiare (tradizionalmente inteso) a Menphis si lavora al rilancio del Re del rock’n’roll. Si pensa ad uno spettacolo televisivo. L’idea iniziale è di far cantare a Elvis canzoni natalizie e gospel visto che lo show sarebbe stato trasmesso a ridosso delle festività ma per fortuna venne accantonata. Serve ben altro per il “raising” del King.. Il Rock’n’roll delle “origini” forse. Per farlo vengono chiamati i musicisti che lo hanno accompagnato nei primi anni di carriera. Gran ritmo, ottime performance e un Elvis al top della forma in completo di pelle nera fanno di questo show un classico della televisione americana. Il riscontro del pubblico è straordinario: il 45 giri If I Can Dream (lanciato proprio durante lo spettacolo televisivo) scala la vetta delle classifiche di vendita come pure l’album stesso dello show. Se dal punto di vista professionale le cose sembrano andare a gonfie vele, dal punto di vista sentimentale non è così. Priscilla si sente annoiata, avvilita e trascurata. Elvis è sempre impegnato, anzi super-impegnato. Tra film e concerti ha pochissimo tempo da dedicare alla sua vita privata. Sua moglie tollera questa situazione fino a quando nel ’71 lascia Graceland alla volta della California. Non ci sta a essere la moglie dimenticata del più grande cantante degli Stati Uniti. Il fatto che lo show-man non avesse fatto nulla per tentare un riavvicinamento diede a Priscilla la triste conferma di quanto pensava da tempo. Prima viene la musica. È divorzio. Il Re è di nuovo solo, ma paradossalmente non ha il tempo di sentirsi “solo” tanti sono gli impegni che il colonnello Parker, suo storico impresario, gli ha procurato. Basti pensare alla sua attività concertistica: se nel ’69 tiene 57 concerti, l’anno seguente diventano ben 137 e nel ’71 addirittura 156. Nel 1972 gli spettacoli registrati furono 164 e nel 1973 ben 168. C’è da chiedersi cosa spinge Elvis ad un lavoro così stressante. Certo non i soldi, visto che è la star più ricca d’ America. Certo non la popolarità, non ne ha bisogno. Il mito è più che mai robusto. Anche se il fisico si è appesantito, anche se gli anni non sono più vedi, quando sale sul palco è sempre il Re. Forse è proprio la solitudine, il bisogno di esporsi, se non altro con il suo pubblico, a spingerlo verso un simile tour de force. Le esibizioni e le ovazioni sono le sole cose che possano appagarlo. Fisicamente comincia a risentire di questa situazione di super-lavoro e stress. Disturbi al fegato, all’ intestino e agli occhi lo costringono a fare spesso uso di farmaci che alla lunga finiscono col distruggere il suo fisico. Se al tutto si aggiunge un’alimentazione sballata che lo porta a ingrassare fino a pesare 120 chili, logico pensare ad un epilogo drammatico. È quello che accade quel famoso sedici agosto. Il corpo che in passato gli aveva fatto suonare più di qualche campanello d’ allarme, stavolta non lo asseconda, non gli da l’ennesima possibilità di tornare a ruggire sui palcoscenici d’ America (e chissà se quella del ’77 sarebbe stata la tournè giusta che lo avrebbe portato -per la prima volta -in Europa). continua......... |
Re: Articoli
........Segue
Ma Elvis aveva cominciato a morire molto tempo prima che il suo fisico lo abbandonasse per sempre. Una star grassa, ricca, malata e sempre più rinchiusa in se stessa. Vittima di una depressione dalla quale non è più riuscito a venirne a capo. Ecco il ritratto del Re gli ultimi anni della sua vita. C’è una frase molto emblematica che si riferisce al periodo in cui, a causa di un principio di glaucoma, era costretto a portare un paio di occhiali neri per larga parte della giornata: “ Quando mi infilo i miei grossi occhiali neri, mi sembra di essere isolato dal mondo, di non appartenere più al mondo dei vivi. È una strana sensazione ma devo dire che mi piace. Per qualche ora del giorno ho bisogno di sentirmi solo con me stesso. E il buio mi aiuta. Non so se qualcuno può capirmi”. E il buio se l’è inghiottito a soli quarantadue anni lasciandoci in eredità una cosa molto preziosa: una musica che è voglia di libertà e abbattimento di barriere ( a quei tempi, la musica proposta da Elvis era così nuova che gli ascoltatori telefonavano ai dj delle radio per chiedere chi fosse quel nero che cantava canzoni country, oppure chi fosse quel bianco che cantava pezzi blues) grazie alla quale i giovani hanno preso per sempre le distanze dai propri genitori per cercare un posto dove dire la propria in seno ad una società che prima non li considerava. Per farlo dovevano fare “rumore” e il rock’n’ roll gliene diede l’occasione |
Re: Articoli
Si un bel articolo degno di essere chiamato articolo su Elvis. Complimenti
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Re: Notizie da Internet
Adnkronos/IGN - Roma,Italy
Cronaca http://www.adnkronos.com/IGN/Assets/...2--200x150.jpg Sotto accusa abuso di alcol e droghe Rockstar 2 volte più a rischio di morte prematura Lo rivela uno studio pubblicato sul 'Journal of Epidemiology and Community Health' e condotto su 1.050 musicisti e cantanti statunitensi ed europei che hanno raggiunto la fama tra il '56 e il '99. L'età media gli idoli della musica che perdono la vita è tra i 35 e i 42 anni Roma, 4 set. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Chi sognava di calcare i palchi di tutto il mondo, da oggi ha un motivo in più per provare meno rammarico di non essere riuscito a realizzare il proprio sogno: stelle del rock e popstar hanno infatti oltre il doppio delle possibilità di morire di una morte precoce rispetto alla gente comune, che non guadagna pagine di rotocalchi e stipendi da capogiro. Elvis Presley, Kurt Cobain e il leader degli INXS Michael Hutchence, tra le tante altre stelle morte prematuramente, potrebbero costituire la prova del nove di quanto rivela lo studio pubblicato sul 'Journal of Epidemiology and Community Health'. La ricerca, che sostiene come la morte sopraggiunga spesso entro pochi anni dall'esordio nel mondo dello showbusiness, è stata condotta su 1050 musicisti e cantanti statunitensi ed europei che hanno raggiunto la fama tra il '56 e il '99. Scelti tra gli artisti che si sono guadagnati un posto nell'esclusiva Top dei 1000 album più gettonati di tutti i tempi - stilata nel 2000 - senza alcuna distinzione di genere musicale. Gli anni di vita medi degli acclamati idoli del pop e del rock sono stati così confrontati dagli studiosi della John Moores University di Liverpool, in Inghilterra, alla longevità della popolazione generale, tenendo conto anche del sesso, dell'origine etnica e della nazionalità del campione. Il prezzo della fama, rivela lo studio, è davvero molto alto: in tutto, sono 100 le star morte tra il '56 e il 2005 (tra quelle selezionate dalla ricerca). L'età media in cui hanno perso la vita si attestava a 35 anni per le stelle della musica europea e a 42 per quelle statunitensi. Una volta raggiunto il successo, la probabilità di morire prematuramente, soprattutto entro i cinque anni dall'esordio sul palco, si è dimostrata alta più del doppio di quella relativa al resto della popolazione inglese e americana. |
Re: Notizie da Internet
Da Reuters
Rock star non vivono da mediani, ma alto rischio morte prematura martedì, 4 settembre 2007 1.03 http://i.today.reuters.com/images/spacer.gifdi Tim Castle http://i.today.reuters.com/news/images/clear.gifhttp://img128.imageshack.us/img128/5...nimage1ol1.jpg http://i.today.reuters.com/images/clear.gif LONDRA (Reuters) - Le rock star -- conosciute per il loro stile di vita "sesso e droga" -- hanno molte più probabilità degli altri di morire prima di arrivare alla vecchiaia. Uno studio su oltre 1.000 artisti britannici e nordamericani, dall'epoca di Elvis Presley a quella del rapper Eminem, ha scoperto che hanno il doppio o il triplo delle probabilità di morire prematuramente rispetto alla popolazione media. Tra il 1956 e il 2005 ci sono stati 100 decessi tra i 1.064 musicisti presi in esame dai ricercatori del Centro per la salute pubblica della John Moores University di Liverpoll. Oltre a Presley, la liste dei morti prima del tempo comprende il cantante dei Doors Jim Morrison, l'eroe della chitarra Jimi Hendrix, la star dei T Rex Marc Bolan e Kurt Cobain dei Nirvana. Oltre un quarto dei decessi sono legati ad abusi di alcol e droga, dice lo studio pubblicato del Journal of Epidemial Community Health. "Lo studio descrive chiaramente una popolazione di star del rock e del pop che corrono uno sproporzionato rischio di morire a causa di alcol e droga", ha detto Mark Bellis, il principale autore. "Nell'industria musicale, fattori come lo stress, il passaggio dall'anonimato alla popolarità e la frequentazione di ambienti dove alcol e droga sono facilmente disponibili, sono un incentivo a comportamenti autodistruttivi", si legge nel rapporto. IL MURO DEI CINQUE ANNI DA STAR Lo studio ha scoperto che i musicisti sono maggiormente a rischio nei primi cinque anni dall'ingresso nello star system, in cui il tasso di mortalità è tre volte più alto del normale. Hendrix, Bon Scott degli AC/DC e il rocker punk Sid Vicious sono morti nell'arco dei cinque anni successivi alla conquista della notorietà , ha precisato Bellis. Tra gli artisti britannici il rischio di morire rimane alto fino a 25 anni dopo il primo hit, trascorsi i quali rientrano nella curva della normale aspettiva di vita. La notizia suona bene per i sopravvissuti del rock come il 63enne Roger Daltrey degli Who, che cantava "I hope I die before I get old" nella canzone "My Generation" nel lontano 1965. Ma questo trend non si riscontra in Nordamerica, dove i rocker ingrigiti corrono sempre il doppio del rischio di una morte prematura per infarto. La star americana Jerry Garcia dei Grateful Dead, Carl Wilson dei Beach Boys e Johnny Ramone dei Ramones sono morti prima di arrivare a 60 anni. Bellis ipotizza che l'alto tasso di decessi tra i i musicisti nordamericani più anziani sia connesso al grande appetito per i reunion tour negli Usa, che espongono gli artisti a turni supplementari dell'insalubre stile di vita "rock'n'roll". Ma potrebbe anche essere dovuto alle scarse cure mediche prestate a pop-star impoverite che hanno perso l'assicurazione sulla salute, ammette l'autore. |
Re: Notizie da Internet
05-SET-07 10:50
MUSICA: E' MORTA JANIS MARTIN, ELVIS PRESLEY AL FEMMINILE Washington, 5 set. - (Adnkronos) - Janis Martin, star del rockabilly che si guadagno' la fama di ''Elvis Presley al femminile'', e' morta al Duke University Medical Center di Durham, in seguito ad un tumore, all'eta' d 67 anni. Chitarrista e cantante, Janis Martin conquisto' la fama negli anni Cinquanta sulla scia di Elvis Presley, il quale la presento' personalmente all'etichetta discografica Rca Victor, che poi la promosse presso il pubblico americano con il soprannome di ''The Female Elvis''. |
Re: Notizie da Internet
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ke peccato,accipicchia,un altra icona del rock'n'roll ke ci lascia....una grande perdita.....quanto mi spiace... |
Re: Notizie da Internet
Ma no, dai..
Ho l' iPod pieno delle sue canzoni.. Peccato, mi spiace davvero. |
Re: Notizie da Internet
Richard Hawley LADY'S BRIDGE Mute Records http://www.rockol.it/img07/1x1_trasp.gif “Coles corner”, quarto album della sua carriera solista, portò il nome di Richard Hawley sulle vette delle classifiche di vendita mondiali. Sono trascorsi due anni da quei giorni e l’ex chitarrista dei Pulp e session-man per Robbie Williams torna con un nuovo disco. “Lady’s bridge” è un lavoro dai toni malinconici e ispirati alle sonorità di artisti del passato come Roy Orbison ed Elvis Presley: il titolo dell’album fa riferimento al ponte più antico sul fiume che attraversa la città inglese di Sheffield, il Don. In merito Hawley ha dichiarato: “Da ragazzo lo percorrevo quasi ogni giorno, era il punto di passaggio dalla parte povera della città a quella ricca”. TRACKLIST: “Valentine” “Roll river roll” “Serious” “Tonight the streets are ours” “Lady solitude” “Dark road” “The sea calls” “Lady’s bridge” “I’m looking for someone to find me” “Our darkness” “The sun refused to shine” Da Rockol Richard Hawley il 29 ottobre in Italia.************************************* Richard Hawley torna in Italia per un’unica tappa all’interno del tour di supporto al recente album ‘Lady’s Bridge’, uscito a fine Agosto per Emi/Virgin e atteso successore del fortunato ‘Coles Corner’, lavoro che ha portato alla ribalta il cantautore inglese meno di due anni fa. Il brano che ha dato il titolo proprio a ‘Coles Corner’ è stato il biglietto da visita di Richerd Hawley per il pubblico italiano, un successo radiofonico datato Dicembre 2005 che il nuovo hit ‘Tonight the the streets are ours’ pare poter ripetere senza grandi problemi: il primo singolo estratto dal nuovo album è infatti subito entrato in classifica, così come il video, che si attesta tra i più programmati dai canali musicali nelle ultime settimane. Lo stile da vero ‘crooner’ ha portato il musicista di Sheffield a essere paragonato a grandissimi nomi del passato, da Jonny Cash all’Elvis più malinconico. Oltre a essere un affermato cantante, Richard Hawley è un grande compositore, nonché stimato chitarrista. Prima della sua esperienza come solista, sono state diverse le esperienze sia come autore sia come musicista per grandi nomi della scena pop internazionale, da Robbie Williams a Gwen Stafani, fino a Nancy Sinatra. Arriva in Italia il 29 Ottobre per una sola data ai Magazzini Generali di Milano, al termine di un tour che inizia proprio in questi giorni in Inghilterra, dove Richard Hawley è una star di alto livello. Con 150.000 copie vendute, il suo ‘Coles Corner’ è stato nominato per un popolare riconoscimento artistico britannico, il ‘Premio Mercury’. La sua unica precedente data italiana risale al Novembre del 2005, quando suonò al Conservatorio di Milano. Biglietti inizialmente disponibili nel circuito Ticket One, quindi anche nelle prevendite abituali. LUNEDì 29 OTTOBRE – MILANO – MAGAZZINI GENERALI Ingresso 20€ + prev. - Inizio concerto ore 21,00 |
Re: Notizie da Internet
Veramente Una Grande Brutta Notizia.....cavolo Cominciano A Stufarmi Tutti Questi Lutti!!!!!:?:?:?:?
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Re: Notizie da Internet
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Re: Notizie da Internet
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Eccola E in questo video con un canzone dedicata ad Elvis, dal titolo MY BOY ELVIS MY BOY ELVIS (Fitting - Rockingham) JANIS MARTIN (RCA 47-6652, 1956) Everybody come on down, the man with the guitar just hit town Sets off like a rocket, there he goes Rockin' from his head down to his toes My boy Elvis, real rock - My boy Elvis, real rock Wish bam-a-ling, ooh Elvis sing to me Heartbreak hotel, blue suede shoes He walks away with all my blues Take my troubles, take my pain Load 'em on that Mystery train My boy Elvis, real rock - My boy Elvis, real rock Wish bam-a-ling, ooh Elvis sing to me Can't wait for Freddy or for Joe Got my blue jeans on and away I go Feel like the queen of everything Tonight I'll be close to my jukebox king My boy Elvis, real rock - My boy Elvis, real rock Wish bam-a-ling, ooh Elvis sing to me All the teeners stop and shout When they open the curtain and he walks out There's no other one he's dreaming of 'Cause I got his photograph signed with love My boy Elvis, real rock - My boy Elvis, real rock Wish bam-a-ling, ooh Elvis sing to me Jump, wiggle and shake, go-go-go Jump, wiggle and shake, go-go-go Jump, wiggle and shake, go-go-go Jump, wiggle and shake, go-go-go Wish bam-a-ling, ooh Elvis sing to me |
Re: Notizie da Internet
grazie Hurt!!! stasera la guardo!!:-brav
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Re: Notizie da Internet
http://data.kataweb.it/storage/eol/g...licaNapoli.jpg
E Bryan Ferry intona "´O sole mio" - "La dedicherò al grande Pavarotti" Antonio Tricomi Stasera alle 21 a piazza Plebiscito: è la prima esibizione a Napoli della rockstar britannica Sul palco ci saranno Peppino Di Capri, Mario Biondi, Teresa De Sio e Raiz. Il cantante ripercorrerà alcuni suoi successi con Zurzolo, Guarino e Tony Esposito. "Mi sembra giusto rendere omaggio al maestro appena scomparso" "Sono felice di duettare con un collega di prestigio come Massimo Ranieri" «Ottimo questo caffè: si sente che è napoletano e non inglese». Nella hall di un grande albergo sul lungomare, Bryan Ferry porta alle labbra la tazzina di ceramica che gli viene servita su un piccolo vassoio d´argento. Sempre più alto dei suoi interlocutori, ciuffo di capelli castani e occhi azzurri indagatori, la 62enne rockstar britannica si esibisce a Napoli per la prima volta. Stasera dalle 21 sarà sul palco di piazza Plebiscito per il gran concerto di Piedigrotta: insieme a Massimo Ranieri eseguirà "It´s Now Or Never", la versione inglese di "´O sole mio" portata al successo da Elvis Presley negli anni Sessanta. Doverosa la dedica a Luciano Pavarotti, amato da entrambi i cantanti, oltre che a Presley, scomparso esattamente trent´anni fa. Rimasto solo sul palco, Ferry canterà un altro hit di Elvis, "Surrender", cioè "Torna a Surriento". Esaurita la tranche napoletana del suo set, Ferry ripercorrerà alcuni suoi successi come la languida "Slave to Love", la festosa "Let´s Stick Together" e il classico di John Lennon "Jealous Guy". Ad accompagnare l´elegante interprete, alcuni membri della sua band più Tony Esposito alle percussioni, Annibale Guarino e Marco Zurzolo ai sassofoni. La serata, che avrà inizio alle 21 e sarà a ingresso libero, vedrà sfilare sul palco di piazza Plebiscito Peppino Di Capri, Mario Biondi, Teresa De Sio, Raiz e Massimo Ranieri: tutti interpreteranno classici della canzone napoletana. Finché Ranieri, in conclusione del suo set, inviterà Ferry sul palco. «Appena due mesi fa ero in vacanza a Napoli, ora ci torno per cantare», racconta l´artista britannico. «Ma diciamo che la considero una vacanza di lavoro. Fin da piccolo ho sempre ascoltato Caruso e Pavarotti, così come ho sempre ascoltato il rock. Non ho mai fatto differenze: tra i vari generi musicali esistono sempre dei collegamenti. E poi una grande canzone è una grande canzone, al di là degli stili e delle epoche. Sia nella mia lunga militanza con i Roxy Music che nella carriera solistica mi sono sempre mosso con la massima libertà, sperimentando sempre nuovi approcci. Ora sono felice di duettare con un collega di prestigio come Ranieri: ho accettato quest´invito soprattutto per ricordare Elvis, ma mi sembra giusto rendere omaggio anche a Pavarotti. Era una grande voce e purtroppo tutto deve finire, anche le grandi voci». In questi mesi, Ferry è impegnato in un tour mondiale per promuovere il suo ultimo album "Dylanesque", brani di Bob Dylan riletti secondo il suo inconfondibile stile. «Ranieri mi ha chiesto come faccio a mantenermi così giovane nell´aspetto. Probabilmente è perché lavoro sempre, un buon modo per tenere lontane le preoccupazioni. Credo che la stessa cosa si possa dire anche di Dylan, che ha qualche anno più di me. È sempre giovane, sempre sorprendente, sempre in tour». (07 settembre 2007) |
Re: Notizie da Internet
Le rockstare europee sono messe peggio di quelle Usa
Studio, le popstar muoiono prima Sesso, droga, rock-'n'-roll e una morte prematura; le star americane della musica raggiungono in media i 42 anni d'età Londra - «Live fast, die young» (Vivi alla grande e muori giovane) - il vecchio principio del rock-'n'-roll è stato troppe volte alla lettera dalle rockstar, a dirlo è uno studio pubblicato su Journal of Epidemiology and Community Health; un risultato alquanto prevedibile, probabilmente macabro, ma decisamente particolare: le possibilità che una popstar muoia prima dei quarant'anni sono il doppio di quelle di un comune cittadino. Lo studio, dal lunghissimo titolo «Da Elvis fino a Eminem: una quantificazione del prezzo per essere una celebrità - Il rischio di morte prematura tra le star del rock e del pop in Europa e negli Usa». Il risultato: le stelle della musica hanno il doppio delle probabilità di morire prima, rispetto ad altre persone. PEGGIO GLI EUROPEI - Stando ai numeri, cantanti e musicisti statunitesi in media raggiungono i 42 anni d'età. Ma le star europee in questo senso hanno la peggio non arrivando neppure a superare i 35 anni. A questo punto, il «bad boys» Pete Doherty, 28, dei Babyshambles - secondo quanto dichiarato dagli studiosi - morirebbe al più tardi entro sette anni, il rapper americano Eminem, 34, entro otto. MODELLI SBAGLIATI - La ricerca ha basato le sue conclusioni su dati raccolti tra 1.064 musicisti e cantanti provenienti dal mondo della musica rock, punk, rap, R&B, electronica e new age -europei e americani, che hanno raggiunto il culmine del loro successo tra il 1956 e il 1999. I medici hanno messo a confronto gli anni di vita delle stelle della musica con quelli di cittadini normali della stessa età, dello stesso sesso e che vivono nello stesso Paese. Il messaggio dei ricercatori è chiaro: l'industria musicale deve prendere più seriamente il comportamento dei musicisti famosi in quanto per migliaia di giovani fan loro rappresentano spesso un modello da imitare. «Il problema è serio, anche dopo che una recente indagine ha evidenziato che in Gran Bretagna un bimbo su dieci aspira ad una carriera da cantante», ha evidenziato nello studio Mark Bellis del Centro per la salute pubblica presso la John Moores University di Liverpool. Il rischio maggiore si registra tra i due e i 25 anni dopo il raggiungimento della fama, aggiunge Bellis. SCOMPARSI PREMATURAMENTE - Oltre un centinaio, quindi più di un quarto delle celebrità prese in considerazione, sono morte proprio a causa di abuso di droga o alcol, e in tutti i casi non hanno superato il 42esimo anno di vita. Tra le leggende della musica che sono scomparsi troppo presto Jimi Hendrix, 27, morto nel 1970 (stroncato dal soffocamento dovuto al suo stesso vomito, provocato da un'overdose di barbiturici mischiati all'alcol); Janis Joplin, 27, nel 1970, (overdose di eroina); Elvis Presley, 42, nel 1977 (l'aritmia cardiaca fu la causa ufficiale del decesso, provocata con ogni probabilità dopo l'eccessivo consumo di droghe per tanti anni); Sid Vicious, 21, nel 1979, (overdose di eroina); Kurt Cobain, 27, nel 1994 (suicidio dopo una lunga battaglia contro la depressione a causa dell'abuso di droghe); Phil Lynott, 36, frontman degli irlandesi Thin Lizzy, nel 1986 (overdose di eroina); Jim Morrison, 27, nel 1971 (overdose); Keith Moon, 32, batterista degli Who, morto nel '78 per un overdose di medicinali. SESSANTENNI - Billy Idol (55), Tom Waits (55, Ozzy Osbourne (59), Iggy Pop (60), David Bowie (60) fino a Mick Jagger (63) o Paul McCartney (65) - solo per citare quelli più celebri - sono d'altro canto la controprova «vivente», che le eccezioni, per fortuna, esistono. Elmar Burchia 05 settembre 2007 corriere.it |
Re: Notizie da Internet
Paul Anka: a 66 anni vorrebbe collaborare con Beyoncé
Paul Anka, il cantante specialmente noto per il brano “Diana”, nonostante non sia più giovanissimo non perde di vista i nomi nuovi. Intervistato da un mensile musicale britannico in occasione della pubblicazione di “Classic songs my way”, un suo doppio CD con ospiti speciali, tra i quali Jon Bon Jovi, il 66enne crooner canadese ha detto: “Mi piacerebbe moltissimo poter lavorare con Elton John e Sting, e mi piacerebbe fare qualcosa anche con Beyoncé. Se c’è un artista col quale mi dispiace non aver collaborato, è Elvis Presley. Abbiamo trascorso un po’ di anni assieme a Vegas quando eravamo sulla stessa etichetta. Mi rincresce non aver fatto nulla con lui”. "Classic songs my way” sarà in commercio dal prossimo 9 ottobre. D’origine libanese, nato ad Ottawa nel 1941, Anka divenne celebre nel 1957 con “Diana”, uno dei singoli più venduti nella storia della discografia mondiale. Il mercato più fedele ad Anka è probabilmente quello britannico: “Rock swings” del 2005 ha raggiunto il nono posto nella classifica UK. |
Re: Notizie da Internet
Indirettamente lo ha fatto in quanto Elvis ha riportato in auge My Way, nell' Aloha, a quel tempo Sinatra già non la cantava piu nei suoi concerti e solo dopo L'aloha ha ripreso a proporla anche il grande Frank. Come sapete My Way è stata scritta da Paul Anka oltre che da Reveaux e Claude Francois (noto in italia per il 45 giri Se Torni Tu - Come Sempre).
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Re: Notizie da Internet
'Uomini con più stile': nella Top 50 anche Pete Doherty (e Marcello Mastroianni)
L'edizione britannica del mensile "GQ" ha pubblicato la lista dei 50 uomini che negli ultimi cinquant'anni si sono più distinti per il loro stile. Inclusioni che non destano sorpresa sono certamente rappresentate dal nostro elegante Marcello Mastroianni, da Bryan Ferry, il dandy del pop, e da David Bowie. Fa inarcare qualche sopracciglio l'inclusione di Bob Dylan, e probabilmente anche quella di Johnny Depp. "GQ" ha anche ritenuto di dover immettere nella Top 50 Pete Doherty, certamente creatore di un certo stile ma non particolarmente elegante. Tra gli altri in classifica: Elvis Presley, Miles Davis, Marlon Brando, i Ramones e Woody Allen. |
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MUSICA: DA ELVIS A JIMMY HENDRIX, BAMBINI ITALIANI IGNORANO STELLE DEL ROCK
Roma, 11 ott. - (Adnkronos) - Elvis Presley e Jimmy Hendrix sconosciuti piu' di Bach e Beethoven. Per i bambini italiani la musica del passato e' un pianeta ignoto. Ma non e' necessario andare indietro fino al '700 o al romanticismo. Per i giovanissimi anche i grandi del rock sono dei perfetti sconosciuti. Fra gli under 12 solo 1 su 10 ha sentito parlare di Elvis Presley, appena 1 su 20 di Jimmy Hendrix o di Jim Morrison. Insomma, ai ragazzini italiani nomi come Led Zeppelin, Pink Floyd, o Deep Purple fanno venire in mente solo marchi di scarpe, linee di abbigliamento o ancora titoli di videogame. E' quanto emerge da uno studio realizzato da Hasbro, il colosso mondiale dei giocattoli, su una serie di focus group di bambini italiani sotto i 12 anni, in occasione del lancio della Power Tour Electric Guitar, una mini-chitarra realizzata e pensata appunto per far prendere confidenza i bambini con il grande rock. Dallo studio emerge come gli unici rocker italiani conosciuti siano Vasco, Ligabue e Le Vibrazioni. Mentre fra gli stranieri trionfano Avril Lavigne, Lenny Kravitz e i Maroon Five. Proprio per colmare le lacune dei giovanissimi in materia di rock Hasbro ha deciso di lanciare la prima Power Tour School of Rock per bambini, che aprira' i battenti sabato prossimo a Milano. Dalla lezione di ''Rock'n'Roll Style'', che prendera' in esame il look delle grandi icone del rock (da Elvis a Mick Jagger) allo studio dei grandi pezzi che hanno fatto la storia del rock. E tra i docenti, anche un insegnante d'eccezione: Francesco Sarcina, front-man e chitarrista di "Le Vibrazioni", che insegnera' ai baby cocker come imbracciare la sei corde. |
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La presunzione dei giornalisti italiani non ha limiti:-gx
Vasco Rossi CANZONETTE: Compagno di sbronze di Massimiliano Osini http://www.rockit.it/fotoarticoli/00000573.jpg (Vasco Rossi - Foto internet) "Ho perso un'altra occasione buona stasera / E' andata a casa con il negro, la **** / Mi son distratto un attimo / Colpa d'Alfredo / Che con i suoi discorsi seri e inopportuni / Mi fa sciupare tutte le occasioni / E prima o poi lo uccido / E lei invece non ha perso tempo / Ha preso subito la palla al balzo / L'ho vista uscire mano nella mano con quell'africano / Che non parla neanche bene l'italiano / Ma si vede che si fa capire bene quando vuole / Tutte le sere ne accompagna a casa una diversa / Chissà che cosa le racconta / Per me è la macchina che ci ha che conta // E quella ***** non si è neanche preoccupata / Di dirmi almeno qualche cosa, che so una scusa / Si era già dimenticata / Di quello che mi aveva detto prima / Mi vuoi portare a casa questa sera? / Abito fuori Modena, Modena Park // Ti porterei anche in America / Ho comperato la macchina apposta / E mi ero già montato la testa / Avevo fatto tutti i miei progetti / Non la portavo mica a casa / Beh se la sposavo non lo so, ma cosa conta / Sono convinto che se non ci fosse stato lui mi avrebbe detto sì" (Colpa d'Alfredo, Vasco Rossi) Sono almeno 30 anni che Vasco Rossi domina il mercato discografico cavalcando un clamoroso equivoco: quello di essere il rocker per antonomasia, il più maledetto, il più trasgressivo. In realtà, se dovessi scegliere un fenomeno a cui accomunarlo, sceglierei le grandi truffe del rock'n'roll, quelle alla Elvis Presley, per intenderci. Com'è possibile che un ribelle venda milioni di dischi senza che scoppi la rivoluzione? E infatti, Vasco Rossi si è sempre proposto in modo da creare quanta più empatia con il suo pubblico potenziale. Nessuno ha mai visto in lui un ribelle, quanto piuttosto l'amicone di sbronza, il balordo della porta accanto, il contapalle da bar, categorie umane che pullulano nel nostro paese. In America li chiamerebbero "redneck" o "white trash". Qui non li stiamo neanche a nominare, li sopportiamo e basta. In sostanza, Vasco Rossi, nelle sue canzoni, non ha fatto altro che cantare la mediocrità esistenziale della sua persona e della provincia di cui assurgeva a "vate". In "Colpa d'Alfredo" ha dato il peggio di sé (e quindi il meglio), con un testo volgare, sessista, razzista, qualunquista, fascista, potrei continuare ab libitum. E' la storia di un tizio che non riesce a rimorchiare una ragazza e cerca di farsene una ragione. E allora è colpa del negro che ci ha il fisico giusto, è colpa delle donne che sono tutte false e puttane, è colpa della Mercedes che non si può permettere, è colpa d'Alfredo che lo distrae nel momento sbagliato, è colpa dei discorsi seri e inopportuni… L'idea che la colpa possa essere anche un po' sua non lo sfiora per niente. In fondo, neanche Toto Cotugno era riuscito a tracciare un ritratto così esemplare dell'Italiano. (23-10-2007) |
Re: Notizie da Internet
quaesto paragone nn esiste ne in cielo ne in terra!!!!!
ke bel giornalismo!!!!! ke vasco cmq si un compagno di sbronza lo accetto,altamente daccordo anche perchè nn vedo arte nella musica ke fa ma solo unire musica a quello ke pensa...diciamo ke tutti saremmo capaci di fare la musica ke fa vasco.... |
Re: Notizie da Internet
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Leggete leggete giornalisti....... non fatevi sempre coinvolgere dal branco dell'ignoranza!!! |
Re: Notizie da Internet
va bhè quello è un discorso a parte ke neanche prendo in considerazione proprio perchè nn vedo alcun paragone tra i due essendo cose ben diverse e distinte,ke poi si voglia mettere del trash in comune tra i due li proprio mi incazzo xkè sn due culture diverse.
ke vasco sia un rivoluzionario o casinista nn mi interessa,ke si ponga elvis in una posizione nn sua si. ma la maggior parte delle volte si cade in ignoranza x la mancata conoscenza dei personaggi della quale si vuole parlare. |
Re: Notizie da Internet
L’albero di Natale di Syd Barrett per 800 sterline
Le bizzarre aste del rock Da Music.link 2007-10-25 - In vendita sui siti internet di aste si possono trovare gli oggetti più insoliti appartenuti alle celebrità. Un tabloid inglese ha pubblicato oggi una lista delle cose più bizzarre che si possono acquistare su internet, tra le quali spiccano: 1. L’albero di Natale di Syd Barrett, in plastica, venduto per 800 sterline dopo la morte del fondatore dei Pink Floyd. Decorazioni cedute a titolo gratuito. 2. Una stampella appendiabito appartenuta a Elvis Presley e sulla quale era appeso il completo con cui il Re del Rock’n’Roll è stato seppellito. Venduta per £7500. 3. Una sedia su cui si è seduto Kurt Cobain, originariamente appartenuta al bassista dei Nirvana Krist Novoselic, ha dato sollievo alle stanche membra di Cobain almeno una volta. Difficile stabilire se ciò possa giustificare il prezzo di ben £7.000. |
Re: Articoli
IL NUMERO UNO E' SEMPRE LUI: ELVIS PRESLEY
Le celebrità scomparse che guadagnano di più Nell'ultimo anno il nome del re del rock è fruttato ben 49 milioni di dollari. Kurt Cobain fuori dalla classifica http://www.corriere.it/Media/Foto/20...es--128x43.jpg Di Lea Goldman e Jake Paine Le 13 leggende della settima classifica annuale delle celebrità scomparse di Forbes che guadagnano di più hanno racimolato, in soli dodici mesi, ben 232 milioni di dollari. La maggior parte di loro sono nomi immediatamente riconoscibili (basti pensare a Elvis, Marilyn e Warhol) e che continuano a essere amati in tutto il mondo, per la felicità di coloro che possono sfruttarne i diritti. Tutti i personaggi presenti nella classifica di quest'anno sono l'immagine di imperi commerciali del Elvis Presley (Ap)merchandising estremamente redditizi e in continua crescita. Il nome di Albert Einstein, ad esempio, viene utilizzato per la vendita dei DVD dei Baby Einstein. I libri di Theodor "Dr. Seuss" Geisel sono un must per tutti i bambini del mondo. Centinaia di performance deIl mio amico, Charlie Brownhanno fatto la fortuna di Charles Schulz, creatore di Peanuts, la celebre striscia di fumetti pubblicata in tutto il mondo. Ma anche dopo la morte, il Re è sempre uno. Nell'ultimo anno il nome di Elvis Presley è fruttato ben 49 milioni di dollari, cifra che lo porta al primo posto della classifica. CKX Entertainment, la società che gestisce direttamente l'impero di Elvis (di cui la figlia Lisa Marie Presley detiene il 15%), ha annunciato che quest'estate, nel 30° anniversario della morte del Re, Graceland è stata completamente rinnovata. Tra le novità vale la pena ricordare un nuovo hotel con centro conferenze, un museo multimediale all'avanguardia e un centro visitatori più ricco. |
Re: Notizie da Internet
Garth Brooks supera Elvis
Il cantante country americano raggiunge 123 milioni di dischi venduti http://www.asgmedia.it/immagini/Dile...sUltimate1.jpg La cover dell'ultimo album di Brooks Chi l'avrebbe detto. A trent'anni dalla sua morte, Elvis Presley lascia lo scettro di solista piú venduto della storia della musica leggera (sebbene continui a difendersi con la riedizione dei suoi dischi). Il cantante country americano Garth Brooks, infatti, ha raggiunto quota 123 milioni di dischi venduti (contro i 118,5 di Presley). Uscito nel 1989 con l'album omonimo 'Garth Brooks', l'artista, nato a Owasso, Oklahoma, il 7 febbraio 1962, ha pubblicato 10 album di inediti (vincendo 65 dischi di platino e 2 di diamante) e 7 compilation (29 dischi di platino e 1 di diamante), il cui ultimo è l'appena uscito 'The ultimate hits'. I due dischi di platino (che si traducono con piú di 10 milioni di dischi venduti l'uno) degli album 'Seven' e 'Garth Brooks' gli sono stati consegnati lunedí. "Questi premi", ha dichiarato il musicista, "riflettono la quantità della gente che mi segue e quello che possono raggiungere quando fanno le cose tutti insieme". Brooks vanta, tra i numerosissime premi, 2 Grammy Awards, 16 American Music Awards, 1 stella nella Walk of Fame ed una nomination al Golden Globe (per la canzone 'When you came back to me again' dal film 'Frequency') (dn). |
Re: Notizie da Internet
Come sarà come cantante, sarà bravo tanto quanto Elvis. Qualcuno di voi l'ha gia ascoltato?
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Re: Notizie da Internet
famosissimo direi....alzi il dico ki lo conosce...
cmq può vendere quanto vuole ma i suoi dischi saranno pubblicati in vietnam e giappone???si ascolterà ancora tra 30 anni???quanti fan club e imittori ha???? vendere negli ultimi 20 anni tanti dischi essendo in attività nn è come venderli negli anni 50 ed essere morto prima ke tutti abbiano un giradischi in casa.... |
Re: Notizie da Internet
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Mi sembra sia la classica voce country e poichè non me ne intendo e sono di parte, non me la sento di fare confronti con Elvis, che a me piace sicuramente di più Eccolo |
Re: Notizie da Internet
Si boh, neanche io sono esperto comunque sempre meglio Elvis, è bravo anche questo fino a quando non si sà,e chissa se è una cosa che durerà a lungo anche dopo. Comunque ognuno è libero di far ciò che vuole. Elvis è sempre Elvis.
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Re: Notizie da Internet
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Anche Verdi, Puccini, Bethoven, Mozart, etc non moriranno mai, ma sono compositori di musica classica diffusa in tutto il mondo. Elvis Presley è un artista mi musica leggera e, nonostante gli numerevoli commenti negativi, da parte dei critici musicali (soprattutto italiani) rimane sempre il numero UNO :-brav |
Re: Notizie da Internet
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Re: Notizie da Internet
anch'io come hurt sono di parte, e a fare confronti tra brooks ed elvis nn ci penso proprio. è vero ke ha venduto più di elvis, ma solo perchè la carriera di elvis si è interrotta x cause di forza maggiore.
ho visto il video, e premetto ke io adoro la musica country, ma il fatto è... ke mai la voce degli artisti viventi (e non), ke io ho ascoltato fino ad ora, mi ha trasmesso quel tipico dolce calore al cuore ke solo elvis mi fà provare... :)(secondo voi sono troppo di parte?) |
Re: Notizie da Internet
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Quindi Elvis vince sempre e comunque!!:-\:-\ |
Re: Notizie da Internet
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....:-\:-\:-\...... |
Re: Notizie da Internet
''L’Altrorock'' con ''Niente panico bambini!'' a Cologno Monzese
di Barbara Marino/ 11/11/2007 Il gruppo di musica cristiana ha accompagnato il musical di Paola Ancilotto. Sul palco bambini svegli e talentuosi che si sono cimentati nell'incontro-scontro con le paure più comuni dell'infanzia. Civiltà Cattolica: "La musica rock parla all’anima". Il gruppo di musica cristiana milanese "L'Altrorock" accompagna il musical "Niente panico bambini!" di Paola Ancilotto in due date per lo spettacolo che vede sul palco bambini svegli e talentuosi cimentarsi nell'incontro-scontro con le paure più comuni dell'infanzia. L’appuntamento è per sabato 10 novembre alle ore 21 e domenica 11 novembre alle ore 16.30 nel Teatro San Marco in Corso Roma a Cologno Monzese (Milano). E' una splendida occasione per riascoltare brani già famosi in America settentrionale, reinterpretati da una rinnovata formazione di cinque musicisti, che dal 2004 promuovono catechesi "alternative" a base di successi di Lincoln Brewster, Janell, Out of Eden, Paul Baloche e tanti altri. L’Altrorock per una catechesi alternativa L'AltroRock nasce nell'estate 2004 da una proposta rivolta ad alcuni adolescenti della parrocchia di San Giuseppe nel decanato di Cologno Monzese. L'idea era di formare una rock band che potesse rispondere ad un'esigenza forte di quei ragazzi: il fare musica. L'adolescenza è sicuramente l'età nella quale la musica diventa il canale privilegiato e più importante nella conoscenza del proprio io e per esprimere la propria identità nel gruppo: la si vorrebbe ascoltare dall'alba al tramonto, si raccolgono i primi spiccioli per comprare il biglietto per il concerto del cantante preferito, si formano band amatoriali provando anche in piccoli e freddi box sotto casa, si dedicano per radio canzoni all'amico del cuore ... Dunque, non poteva che essere il Rock il collante giusto, con la sua forza propulsiva, il suo carisma contagioso e la sua immediatezza emotiva. Si iniziò così a lavorare dietro le quinte per la stesura del repertorio. L'obiettivo però non poteva fermarsi lì. Ecco che l'identità della band iniziava a prendere corpo, acquistando il coraggio di proporre un "ALTRO" modo di dire "ROCK". E allora perché non parlare ad altri ragazzi di quel forte motore d'amore scoperto nella fede cristiana? "L’AltroRock" è proprio questo: una band che vuole condividere un "ALTRO" modo di dire "FEDE". E lo fa attraverso l'energia della batteria, del basso elettrico, delle chitarre, delle tastiere e di un corpo vocalist d'eccezione; il tutto condito entro i sapori di un repertorio d'oltreoceano: la cristian music americana, ormai un business fra gli incassi targati USA. La proposta de "L'AltroRock" è chiara ed allo stesso tempo flessibile: in primis, vogliano fornire una serata per una catechesi alternativa, che attraverso la musica possa contagiare ed alimentare nei ragazzi un desiderio di ricerca spirituale e un'attenzione alla propria crescita educativa. Il direttore de "L'AltroRock" - il batterista - è un educatore adolescenti della parrocchia di San Giuseppe, diplomato presso il Conservatorio "G.Verdi" di Milano. Tutti i componenti della band sono studenti di musica presso diversi istituti di formazione musicale. "L'AltroRock" si compone di chitarra elettrica, chitarra acustica, basso elettrico, due pianoforti digitali, batteria, set percussioni, due vocalist, per un totale di otto elementi. Il gruppo è autonomo nell'impianto e chiede solo uno spazio idoneo per lo spettacolo (preferibilmente un teatro). La band si sostiene grazie all'aiuto immancabile della Divina Provvidenza. Cioè, non chiede alcun compenso alla parrocchia che ospita, ma gradisce un'offerta, che permette di poter continuare al meglio il cammino del gruppo, pagando così sale prova e soprattutto l'attrezzatura di cui si necessita. Paola Ancilotto Paola Ancilotto è nata a Venezia, scrittrice, laureata in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo presso l’Università di Bologna, ha tenuto per diversi anni Laboratori di animazione teatrale nelle scuole, realizzando vari spettacoli. Vive a Venezia e concilia l’insegnamento nella scuola media con il suo lavoro artistico. Ama molto fare teatro con i bambini. Nel 1997 vince, insieme all’illustratrice Donatella Besa, il 2° premio per una Favola illustrata "Un giorno accadde a Malcontenta". Scrive teatro per ragazzi (Premio al Concorso Internazionale di Drammaturgia 1998/99 Sette Autori, Sette Commedie). Ha pubblicato presso le edizioni Tintoretto di Treviso (Un paio di occhiali speciali), Erga di Genova (Niente panico, bambini!), Il Punto d’Incontro di Vicenza (Il respiro del mare, Il seme del prugno, Nonno Orso, Ho ragione io, no io!), San Paolo (Uguale ma non troppo), Tachien (Lullo and the kite) e Supernova di Venezia (Lisetta a Venezia – Rialto, tradotta in inglese, francese e spagnolo). Non c'è nulla da assolvere nel rock. Semmai c'è da valutare Dopo anni in cui erano considerati satanici, la storica e prestigiosa Civiltà Cattolica (rivista della Compagnia di Gesù, i cui testi sono sempre preventivamente vagliati e approvati dalla Segreteria di Stato di Sua Santità) ha "benedetto" i suoni del rock amati dai giovani: "La musica di Springsteen & Co parla all'anima". Lou Reed è uno dei rocker che si è esibito dentro le mura vaticane alla presenza di papa Wojtyla. Bob Dylan, Bruce Springsteen, Lou Reed, Bob Geldof, Tom Waits ... sono soltanto alcune delle più grandi icone rock amate da generazioni di giovani e meno giovani. Ma sono nomi che, a sorpresa, sono stati "benedetti" anche da una delle più antiche e austere congregazioni religiose, fondata da sant'Ignazio di Loyola, che - riconoscendo finalmente e ufficialmente al rock il suo potere comunicativo - ha dimostrato senza alcun dubbio molto coraggio. Il rock "è tornato in Paradiso" quindi, col placet dei gesuiti, dopo che per tanto tempo era stato bollato come musica diabolica, portatrice di messaggi satanici e subliminali, da evitare - quindi - nella maniera più assoluta. Con il suo sottofondo di sesso e droga, il fenomeno "rock" per le gerarchie ecclesiastiche ha sempre fatto rima con esperienze "shock", sinonimo di contestazione, trasgressione, iconoclastia, satanismo ... "la musica del diavolo". È dagli anni Cinquanta, quando i fondamentalisti religiosi bruciavano i dischi di Elvis Presley nelle piazze, che il cristianesimo ha lanciato la sua crociata anti-rock, condannando gruppi come gli stessi Beatles, i Queen, i Led Zeppelin piuttosto che i Mercyful Fate, i Christian Death o, passando dal vinile all’iPod, Marilyn Manson. I tempi però, così come i ritmi, sono cambiati. E mentre si discute se per la liturgia è meglio tornare alla musica sacra o continuare a sopportare la musica "da oratorio", tutta chitarre e "alleluia", l’intellighentia religiosa tenta il colpo di mano rivalutando il rock. Sabato 3 marzo 2007 nella sala convegni della redazione romana di Civiltà Cattolica in via Porta Pinciana 1, davanti ad un pubblico composto da gesuiti, esponenti del comitato scientifico della rivista, sociologi e musicologi, si è svolto un convegno sul rock, la musica più amata tra i giovani, le sue tematiche e il suo potere espressivo. Il confronto-dibattito dal tema "La musica rock e i bisogni dell'anima" ha visto padre Antonio Spadaro nella veste di relatore principale. È stato la prima volta che i gesuiti dedicano un convegno al rock, ma per padre Spadaro sembra che sia "una cosa del tutto naturale, perché, - ha spiegato - è nello spirito di Civiltà Cattolica guardare anche al di là dello stretto mondo ecclesiale, per cercare di capire fenomeni e culture nuove", per cui "è del tutto naturale dedicare un momento di riflessione anche alla musica più amata dai giovani di tutto il mondo". E infatti, padre Spadaro ha ragione, perché questo riconoscimento suona un po’ come la scoperta della coperta, dal momento che tutto il mondo culturale, artistico, giovanile e sociale (non religioso, almeno finora) riconoscono da molti decenni al rock quanto gli è dovuto e anche più. Questo non significa che la musica liturgica possa o debba necessariamente cambiare in quel senso e diventare più dura. Anche se, nel corso dei secoli, la musica liturgica ha spesso dato scandalo, e spesso nel senso che possiamo dire buono del termine. Giovanni Pierluigi da Palestrina (autore della celebre Missa Papae Marcelli - 1562) trovò proprio nella Chiesa del tempo i suoi più duri osteggiatori, e sorte migliore non incolse Bach (che era luterano), o Vivaldi, oggi considerati monumenti non solo della musica liturgica ma della musica e basta. Come dire che ciò che è trasgressione nel proprio tempo, alla lunga diventa accademia. Lo stesso vale per il rock; oggi sono (a ragione) considerati dei classici (chiamateli sempreverdi, o giurassici, se volete) musicisti come Bob Dylan, Tom Waits, Jimi Hendrix o altri. Questa scoperta della coperta, per alcuni suona un pochino come un mea culpa, e come il tentativo di riavvicinare (giustamente) le masse giovanili, che nel frattempo hanno orientato diversamente i loro interessi, anche quelli musicali. Comunque, non bastano una chitarra, un basso e una batteria per fare del rock; non basta una declamazione ritmica e una base tecno per fare il rap, e certo non basta un diploma di conservatorio per fare musica classica. Se non si può suonare in modo, diciamo, moderno in una chiesa, allora perché spesso la stessa chiesa ha la forma di un garage e l’acustica di una lavanderia? |
Re: Notizie da Internet
"Il rock - ha detto intanto padre Spadaro - non è la musica di Satana ma è un genere che esprime una grande forza espressiva e che spesso ha convogliato espressioni dell’anima anche violente, ma profonde". Però padre Spadaro detesta parlare di "assoluzioni" o di "redenzione". "Ma che significa - ha chiesto, infatti - assolvere un genere musicale? Non c'è nulla da assolvere nel rock. Semmai c'è da valutare, al di là di assoluzioni e condanne generaliste, che non servono a nulla. Il rock - per il gesuita - è un genere che ha in sé un enorme potere espressivo ed una storia ormai consolidata che ha origine intorno agli anni Cinquanta. È un fenomeno che va conosciuto e capito. E alcuni gesuiti ci hanno provato con l'incontro". Non è comunque la prima volta che padre Spadaro si occupa di rock. "Ho iniziato - racconta l’esperto - con Bruce Springsteen, proseguendo poi con Nick Drake e Nick Cave. Seguiranno altri interventi su altri artisti. A partire da Tom Waits".
Quarantenne, siciliano, un insegnamento alla Pontificia Università Gregoriana, scrittore di Civiltà Cattolica e un elenco di collaborazioni con giornali più vari, padre Antonio Spadaro, critico di letteratura contemporanea, musicologo, ma anche attento osservatore delle mode giovanili, a partire dalla musica, sulle pagine di Civiltà Cattolica già in passato aveva "riletto" il percorso di musicisti maledetti, popolarissimi come Bruce Springsteen e di nicchia come Nick Drake. Nega, pure, padre Spadaro che papa Wojtyla e papa Ratzinger, siano stati "avversari del rock". "Tutt'altro - ragiona - l'idea della musica come possibile luogo di incontro con Dio è stata ben espressa da Giovanni Paolo II al congresso eucaristico di Bologna del 1977 dove, oltre a citare le parole di ‘Blowin' in the wind’, si incontrò con l'autore Bob Dylan e con Adriano Celentano. Ma papa Wojtyla ha incontrato anche Bob Geldof e Quincy Jones. E hanno suonato alla sua presenza, in Vaticano, tanti altri artisti - ha ricordato ancora il gesuita -, come gli Eurythmics, Lou Reed, i Nomadi di Beppe Carletti, Claudio Baglioni e tanti altri". "Ma oltre al rock - ha osservato Civiltà Cattolica - ci sono tanti altri generi emergenti di estremo interesse, come il rap e l'hip-hop, che in qualche caso produce della musica cristianamente connotata, come nel caso di KJ-52, ma è un fenomeno da noi poco conosciuto, per cui solo Eminem sembra l'unica icona possibile, ma non è così". E cosa rispondere a chi accusa il rock di essere musica satanica? "Sì, ci sono casi - ha detto padre Spadaro -, come quello di Marilyn Manson in cui il satanismo occupa la musica rock, ma sono casi. Il rock è un fenomeno vastissimo, non facilmente etichettabile, che va capito. Ratzinger si è solo detto contrario all'uso del rock nella liturgia, ma ha ben colto il potenziale di questa musica". "Il rock è un fenomeno contraddittorio, che si è fatto interprete dei sogni, delle aspirazioni e del malessere di più generazioni. È un canto di liberazione, musica di rottura. Esprime spesso lacerazione o una ribellione profonda che va letta con cura. L’energia vitale liberata dal rock può a volte ritorcersi anche su se stessa, con azioni estreme come il suicidio - ha ricordato Spadaro citando Kurt Cobain - ma di ogni artista bisogna analizzare il percorso di vita", come per esempio l’inquieto Nick Cave: un passato vissuto tra alcol e droga, la morte del suo miglior amico e la successiva conversione che traspare dai testi più recenti, ispirati anche alla Bibbia. La contraddizione è tipica dell’artista, la coerenza no. È per questo motivo che bisogna distinguere, evitando condanne sommarie così come facili benedizioni. C’è il rock satanico che scivola nel narcisismo e c’è il rock capace di esprimere tensioni interiori profonde, verso qualcosa di radicalmente altro. "Ci sono percorsi che partono da una visione desolante, cupa e poi, cammin facendo, maturano una visione diversa, approdano a una dimensione che contempla la trascendenza, in cui Dio è presente", è l’insegnamento di padre Spadaro. Antonio Spadaro è consapevole di come si muova il "mondo giovanile": cosa legge, cosa ascolta, cosa cerca. La musica rock non è né buona né cattiva, può nascondere il Maligno o il Sacro e qui occorre vigilare. Ma è prima di tutto una straordinaria forma di espressione culturale. Nei confronti della quale, a lungo, la Chiesa è stata sorda. Tutto qui. Nonostante si tratti di una rivoluzione. In realtà in il rapporto della Chiesa con la musica più o meno rock è sempre stato piuttosto vario: dalle simpatie di Branduardi per l’Opus Dei alle manie mistiche di Celentano, fino ad arrivare al fenomeno, abbastanza misconosciuto tranne rari casi, denominato Christian Rock e che comprende anche gruppi punk e metal i cui testi fanno riferimenti espliciti alla dottrina cristiana tanto quanto i Clash li facevano alla politica. Ai concerti di Natale in Vaticano hanno partecipato i più popolari musicisti italiani, molti big stranieri (soprattutto i Cranberries, irlandesi e assai cattolici), ed anche cantanti sospettati di legami con la camorra e che hanno lasciato la famiglia per una ragazzina che ha l’età dei suoi figli. Le proteste (fondate o meno, secondo i punti di vista) per il tour in cui Madonna si esibiva su una croce luccicante, per Marilyn Manson (che ci ha costruito una carriera), per il romanzo di Dan Brown ed il relativo film hanno avuto come solo risultato quello di una enorme pubblicità per l’oggetto di discussione: le critiche negative aumentano l’aura trasgressiva, conquistando le simpatie o perlomeno la curiosità anche da parte di chi non era un particolare fan del genere. Ma non sarebbe più dignitoso lasciar perdere le polemiche futili e magari dedicarsi a problemi più urgenti? |
Re: Notizie da Internet
Da Rockol
Jay-Z raggiunge il record di Elvis? Il nuovo album di Jay-Z potrebbe raggiungere la vetta delle classifiche statunitensi. Secondo le prime proiezioni di vendita, “American gangster” potrebbe, con circa 450mila copie vendute, piazzarsi al comando della classifica americana e consegnare al rapper un importante primato: essere allo stesso livello di Elvis Presley nella lista degli artisti con il maggior numero di album al numero uno. Avendo con il precedente “Kingdom come” raggiunto le gesta discografiche dei Rolling Stones, Jay-Z si augura di poter entrare nella storia della musica, sedendo accanto a Elvis nella posizione numero due. Per raggiungere la vetta dovrà invece battere i Beatles con 19 album al numero uno. |
Re: Notizie da Internet
Dr Rock, mi consigli brani da ascoltare, non cd…
Scritto il 13 Novembre, 2007 in Recensioni Pop/Rock, Speciali << Riflettevo sul fatto che ormai i dischi li comprano in pochi ma è incredibile come i ragazzi scarichino canzoni. Mi capita di parlare con pischelli di artisti e gruppi ed io ancora mi esprimo da vecchio dicendo “che dischi ti piacciono?” e loro mi fanno “non lo so, però conosco questi pezzi…”. Se guardi lo scaffale di cd a casa di amici e amiche quasi sempre è deludente, ma se poi scruti l’hard disk c’è una varietà che sicuramente rincuora…>> Prima serie di canzoni consigliate da Vacho “Dr Rock” Varela Sometimes It Snows in April - Prince Ci ha abituato agli aspetti più deliziosi delle sonorità elettroniche anni ‘80, alle incalzanti drum machine e alle tastiere che sostituiscono i fiati, ma sempre negli ‘80 Prince sapeva ritagliarsi dei momenti di nudo acustico come questo: gli strumenti a corda cigolano e scricchiolano vivi e Prince è un interprete vocale sensualmente commovente. Games - Husker Du Uno dei più bei pezzi scritti da Bob Mould gioca sull’avvincente dicotomia fra la breve e zoppicante strofa e l’apertura lirica del ritornello in tipico stile Husker Du. La produzione è quella solita inaugurata dal doppio album “Zen Arcade”: abrasiva, acida e asciutta, tanto da sfiorare il disturbo acustico. La quintessenza del rock alternativo americano. Theme from Shaft - Isaac Hayes “Avevo sedici anni quando uscì al cinema “Shaft” e fu una delle esperienze più eccitanti della mia vita. “Shaft” e gli altri film della blaxploitation ci offrirono il primo esempio di “negritudine” non giamaicano. Qui in Inghilterra non esiste una cultura nera indigena e quindi dobbiamo importarla. In quel periodo il nuovo look ci venne assicurato da quei film e da James Brown. Di notte oscillavamo dai capi della Tonik a dei capelli rasati al gusto afro, pantaloni scampanati e top militari. Il soulboy stava nascendo allora” (Lloyd Bradley, giornalista e scrittore) Divine Hammer - The Breeders Gli archetipi del perfetto college rock sono racchiusi anche in questa delizia delle Breeders di Kim Deal (ex-Pixies). Sezione ritmica che spinge come il punk dichiara, chitarre jingle-jangle come i Byrds insegnano e ritornello zuccherato come i Beatles ricordano. Fece seguito come singolo a “cannonball” entrambe dal disco “last splash” ed entrambe meritano. That’s Alright Mama - Elvis Presley “Elvis cominciò a cantare questo vecchio blues di Arthur “Big Boy” Crudrup, saltellando e facendo il matto; Bill [Black] prese il contrabbasso e cominciò pure lui a fare il matto, e quindi anch’io mi misi a seguirli. Sam [Phillips], credo, stesse in regia con la porta semi aperta facendo qualcosa che interruppe, ficcò la testa dentro e disse: “Che state facendo?” non lo so, gli rispondo, e lui: “Bene, allora tornate indietro, trovate un punto in cui ricominciare e rifatela da capo”" (Scotty Moore, il leggendario chitarrista nei primi anni di carriera di Elvis Presley). A cura di Vacho Varela |
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Da Musik Link
Il nuovo libro di Pamela Des Barres. Dopo “Sto con la band”, esce ''Let's spend the night together'' 2007-11-14 - Si intitola come una celebre canzone dei Rolling Stones il nuovo libro di Pamela Des Barres, la groupie più famosa della storia del rock di cui all’inizio dell’anno è uscito in Italia per Castelvecchi il primo volume dell’autobiografia, “Sto con la band”. ''Gesù è stata la prima rockstar e Maddalena la prima groupie”, dice con evidente provocazione Pamela per la quale il termine “groupie” oggi ha assunto una connotazione fondamentalmente negativa, ma originariamente indicava piuttosto delle muse-ancelle dedite a confortare le rockstar. Erano ''ragazze che magari anche per soddisfare il proprio ego, perché farsi vedere accanto a Mick Jagger o Jimmy Page era un privilegio, hanno vissuto una stagione indimenticabile, svolgendo anche un ruolo non solo di sacerdotesse del sesso, ma anche di confidenti e di muse'', dice l’autrice. 'Let's spend the night together' è una raccolta di ritratti di queste muse, a cominciare dalla celebre Tura Satana, la ragazza giapponese protagonista del film di Russ Meyer 'Faster Pussycat! Kill! Kill!', la donna che ha introdotto all'arte amatoria Elvis Presley e gli ha insegnato quei movimenti delle spalle e del bacino che lo hanno reso famoso nel mondo. Ancora oggi Tura porta al dito un anello di brillanti regalatole da Elvis. Cat Stevens con la sua groupie componeva canzoni, Frank Zappa sposò Gail, che oggi amministra la sua eredità artistica. Nel libro si parla anche di Jimi Hendrix, Eric Clapton, Led Zeppelin, Pink Floyd, Beatles, fino al punk e all' heavy-metal. |
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