Grazie Elvis Forum - Occhio a Guralnik...

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Da una settimana possiedo entrambi i libri, l'ho trovato senza difficolta'.
Purtroppo sto leggendo la storia di Elvis al contrario, nel senso che avevo letto Careless love ma mi mancava l'Ultimo treno per Memphis, e lo sto facendo in questi giorni. La lettura e' piacevolissima e la narrazione e' talmente ricca di particolari che sembra di esserne protagonisti.
GRANDE GURALNICK!

ELVIS (cofanetto composto da: L`ultimo treno per Memphis - Amore senza freni)
Peter Guralnick

L'Ultimo Treno per Memphis è la prima parte di un'opera monumentale e definitiva: la biografia del Re del Rock Elvis Presley, curata da una firma nota e molto rispettata nel panorama del giornalismo musicale Americano, Peter Guralnick. Di più, Guralnick è uno storico della musica e moderna, autore di saggi puntuali e suggestivi, poco incline al sensazionalismo gratuito da tabloid. In queste pagine non troverete traccia di droghe, eccessi, abusi e overdose. Non leggende metropolitane sul burro di arachidi e sulla presunta seconda e terza vita di Elvis. Non gratuite, almeno. Non che esulino dal triste dettato della cronaca. L'Elvis ritratto in questo volume è un ragazzo giovane, con una grandissima differenza rispetto alla grande massa anonima dei suoi coetanei, un imprevedibile valore aggiunto: ha un dono. Sebbene niente nella sua infanzia e nella sua educazione avrebbero fatto pensare alla genesi un fenomeno del genere, Elvis ha saputo coltivare da solo e nutrire le plaghe del suo talento, quello che lo ha aiutato a creare una nuova forma d'arte e a cambiare il costume dei suoi tempi e quelli a venire. L'ascesa e il trionfo di un eroe moderno sono il tema centrale di questa prima parte della biografia di Guralnick, una storia cominciata 50 anni fa, durante le pause di una sfortunata sessione di registrazioni al Sam Phillips studio di Memphis, quando un ragazzino timido e beneducato, vestito in modo strano, occupò la scena cantando il vecchio standard blues That's all right. Phillips rimase impressionato e fu l'inizio di tutto. L'Elvis dei primi successi, dipinto da Guralnick, è un ragazzo ingenuo e baciato dalla musa, i cui sogni più impossibili si realizzano in sequenza, uno dopo l'altro e lo lasciano prigioniero del suo stesso successo. Ore di interviste e di ricerca sul campo hanno regalato all'autore l'impressione di un uomo abbastanza disinteressato alle cose del mondo, ossessionato dall'ansia di piacere e davvero dispiaciuto dalla mancanza di consenso, morbosamente legato alla madre e incapace di relazioni durature. Guralnick, da vero maestro, lascia che i fatti parlino da se.

Fino all'uscita de L'Ultimo treno per Memphis, la maggior parte delle biografie di Elvis Presley, soprattutto quelle scritte dai componenti della sua ristretta «corte», erano gonfie di inesattezze e versioni edulcorate/adulatorie della storia del cantante. Quelle che non lo erano, si presentavano come raccolte di veleni e sensazionalismi grotteschi sugli ultimi anni della vita del Re. Ma il metodo analitico e scrupoloso di Guralnick ha reso un servizio vero alla storia della musica moderna e ai milioni di fan sparsi in tutti il mondo. Questo secondo volume parte esattamente da dove il primo si era interrotto, e vediamo Elvis affrontare il suo celeberrimo servizio militare in Germania, dove incontra per la prima volta una ragazzina quattordicenne di nome Priscilla Beaulieau. Poi il ritorno in America, la decade di b-movies, il matrimonio con Priscilla, un breve ritorno alla gloria assoluta, nel 1968 e la surreale figura del grassissimo Elvis della fine, ricoperto di gioielli, avvolto da enormi tute bianche, destinato a una morte terribile e ineluttabile. Da una serie di eventi come questa, che si presterebbe a interpretazioni facili e grossolane, Guralnick sceglie di tracciare un ritratto rispettoso, di restituire dignità alla figura tragica degli ultimi anni, quella degli sconfinamenti nel misticismo e degli abusi. Ma, ancora più importante, Guralnick mostra di aver compreso il disegno artistico di Elvis, troppo spesso trascurato: «Lo vedo nello stesso modo in cui doveva vedersi lui agli inizi, come un ragazzo con l'ambizione di abbracciare ogni genere e standard della tradizione musicale Americana». Dal rock, al blues, al country. E, sempre secondo Guralnick, il ragazzo ci è riuscito, in alcuni momenti memorabili di una carriera memorabile.

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