Grazie Elvis Forum

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Ariadne 06-04-2011 08:27

Frammenti di Memphis
 
La Memphis degli anni '40-'50 offriva molti stimoli dal punto di vista musicale: c’erano stazioni radio che trasmettevano musica country e hillbilly, ma anche stazioni dedicate quasi esclusivamente al rhythm and blues e alla musica gospel. In questa città, cosa che raramente accadeva altrove, le diverse tradizioni musicali del Paese erano riuscite a trovare una pacifica convivenza, nonostante le comunità dei bianchi e dei neri fossero ancora nettamente divise. Essa costituiva, dunque, il luogo ideale per la formazione di un giovane appena arrivato da una cittadina di periferia, ricettivo come una spugna e desideroso di apprendere tutto ciò che riguardava la musica.
In realtà, già a Tupelo Elvis si era procurato un’educazione musicale di base. Fondamentale per lui fu sicuramente l’incontro con la musica gospel (secondo il racconto di Gladys ancora piccolissimo suo figlio si alzava dal proprio banco in Chiesa, durante le funzioni, per raggiungere i membri del coro e cercare di cantare come loro), ma anche altri generi attirarono ben presto la sua attenzione. Era un fervente ammiratore di Mississipi Slim, star locale di musica country, e ogni sabato sera ascoltava insieme ai suoi genitori le esibizioni al Grand Ole Opry (programma radiofonico seguitissimo in quegli anni) di artisti come Bill Monroe e Ernest Tubb. Il fatto di aver abitato per un certo periodo in un quartiere di colore deve avergli permesso di acquisire familiarità con la ‘black music’: qualche anno dopo, infatti, dimostrò di conoscere bene il repertorio di molti cantanti neri. Ad ispirarlo ancora giovanissimo ci furono, infine, le ballate (pezzi melodici, canzoni d’amore), verso le quali Elvis nutrirà per tutta la vita una vera e propria predilezione. Più volte negli anni a venire egli riconobbe apertamente il variegato panorama musicale che lo aveva ispirato e gli aveva permesso, già agli inizi della sua carriera, di acquisire uno stile proprio e particolarissimo. Nel 1953, evidentemente consapevole di se stesso e del suo ricco bagaglio di conoscenze, diede risposte sorprendenti a M. Keisker, segretaria della Memphis Recording Service, che cercava di stabilire un dialogo con lui mentre aspettava di incidere il suo primo disco: «Che genere di musica fai?» «Tutti i generi». «A chi assomigli?» «A nessuno». Nei successivi 24 anni dimostrò ampliamente al mondo intero quanto queste sue affermazioni fossero vere....


http://img821.imageshack.us/img821/5...emphis1206.jpg
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Ariadne 06-04-2011 09:45

Re: Frammenti di Memphis
 
Scusate per questo intermezzo al mio racconto, ma lo ritengo necessario.
Alle domande di PARADISE ho già risposto alla fine del mio ultimo reportage. A GRIMILDE, invece, mando un messaggio adesso.

Hermann Hesse diceva che «dal dolore viene forza, dal dolore viene salute. Sono sempre gli esseri umani 'sani' quelli che all'improvviso crollano e muoiono per una corrente d'aria. Sono coloro che non hanno mai imparato a soffrire, e soffrire rende tenaci, soffrire tempra...». Io mi permetto di aggiungere che il dolore ci dona una nuova consapevolezza e una nuova sensibilità. Il dolore arricchisce e il dolore purifica. Il nostro dolore, se offerto in aggiunta al sacrificio di Cristo, salva il mondo! Non bisogna aver paura di soffrire, ma solo di non dare il giusto valore alla nostra sofferenza. La prossima volta che tornerai ad essere felice, la tua gioia sarà più grande e più piena, perchè è stata temprata dal dolore ( il fiore non nasce se prima il seme non muore). Questo, ovviamente, vale per ciascuno di noi. Anch'io ne so abbastanza, credimi...
Un abbraccio a te e un caro saluto a tutti :-4x:-4x

Nella 06-04-2011 10:42

Re: Frammenti di Memphis
 
Quote:

Ariadne (Messaggio 114121)
La Memphis degli anni '40-'50 offriva molti stimoli dal punto di vista musicale: c’erano stazioni radio che trasmettevano musica country e hillbilly, ma anche stazioni dedicate quasi esclusivamente al rhythm and blues e alla musica gospel. In questa città, cosa che raramente accadeva altrove, le diverse tradizioni musicali del Paese erano riuscite a trovare una pacifica convivenza, nonostante le comunità dei bianchi e dei neri fossero ancora nettamente divise. Essa costituiva, dunque, il luogo ideale per la formazione di un giovane appena arrivato da una cittadina di periferia, ricettivo come una spugna e desideroso di apprendere tutto ciò che riguardava la musica.
In realtà, già a Tupelo Elvis si era procurato un’educazione musicale di base. Fondamentale per lui fu sicuramente l’incontro con la musica gospel (secondo il racconto di Gladys ancora piccolissimo suo figlio si alzava dal proprio banco in Chiesa, durante le funzioni, per raggiungere i membri del coro e cercare di cantare come loro), ma anche altri generi attirarono ben presto la sua attenzione. Era un fervente ammiratore di Mississipi Slim, star locale di musica country, e ogni sabato sera ascoltava insieme ai suoi genitori le esibizioni al Grand Ole Opry (programma radiofonico seguitissimo in quegli anni) di artisti come Bill Monroe e Ernest Tubb. Il fatto di aver abitato per un certo periodo in un quartiere di colore deve avergli permesso di acquisire familiarità con la ‘black music’: qualche anno dopo, infatti, dimostrò di conoscere bene il repertorio di molti cantanti neri. Ad ispirarlo ancora giovanissimo ci furono, infine, le ballate (pezzi melodici, canzoni d’amore), verso le quali Elvis nutrirà per tutta la vita una vera e propria predilezione. Più volte negli anni a venire egli riconobbe apertamente il variegato panorama musicale che lo aveva ispirato e gli aveva permesso, già agli inizi della sua carriera, di acquisire uno stile proprio e particolarissimo. Nel 1953, evidentemente consapevole di se stesso e del suo ricco bagaglio di conoscenze, diede risposte sorprendenti a M. Keisker, segretaria della Memphis Recording Service, che cercava di stabilire un dialogo con lui mentre aspettava di incidere il suo primo disco: «Che genere di musica fai?» «Tutti i generi». «A chi assomigli?» «A nessuno». Nei successivi 24 anni dimostrò ampliamente al mondo intero quanto queste sue affermazioni fossero vere....


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...«Che genere di musica fai?» «Tutti i generi». «A chi assomigli?» «A nessuno». Nei successivi 24 anni dimostrò ampliamente al mondo intero quanto queste sue affermazioni fossero vere.... :-9x :-1 :-1 :-1

Ariadne 07-04-2011 11:39

Re: Frammenti di Memphis
 
Quando si decide di parlare di Memphis secondo me non si può non cominciare dall’inizio. E l’inizio di Memphis è sicuramente downtown, cioè la parte storica della città. Per essere ancora più precisi, anche downtown ha un cuore e questo cuore è rappresentato da Beale Street. E’ in questi duecento metri circa di strada che è nato tutto. E’ da qui che si è sprigionata la magia, è da qui che il sogno si è diffuso in tutto il mondo. Nella patria del blues.
Tutti i libri che ho letto, riportano il dubbio che il giovane Elvis abbia mai frequentato Beale Street. Non dimentichiamo che allora era proibito ai bianchi frequentare i locali e, più in generale, la comunità dei neri. Non ci sono testimonianze attendibili al riguardo e, forse, la verità non si saprà mai. Noi personalmente crediamo che non è affatto improbabile che Elvis si sia mescolato spesso alla comunità nera di Memphis. La musica che si suonava in Beale Street e l’atmosfera che si respirava in questa strada dovevano rappresentare per lui un’attrazione irresistibile. E poi era un tipo che provava una segreta soddisfazione nel trasgredire le regole. Almeno quelle che non condivideva.
Se poi si pensa al fatto che era solito spiaccicare il naso contro le vetrine di Lansky, abbigliamento di lusso per uomo, il cui negozio si trovava all’incrocio con Beale Street, è facile trarre le inevitabili conclusioni.
Passeggiando per questa strada così caratteristica e affascinante si torna davvero indietro nel tempo e viene da pensare al notevole contributo dato dal rock’n’roll all’integrazione razziale in America e non solo, grazie soprattutto alla figura del più insigne dei suoi rappresentanti. In fondo, di lui Sam Phillips ha detto: “Possedeva la capacità di ascoltare le canzoni senza bisogno di classificarle o di classificare se stesso..Elvis Presley sapeva bene che cosa significa essere povero, però non aveva pregiudizi. Non tracciava linee di confine”. Ma, soprattutto, per il discografico Elvis era la personificazione di un ideale, rappresentava l’innocenza che aveva fatto grande il Paese, mescolata “agli elementi della terra, il cielo, l’acqua, persino il vento, le notti calme, la gente che viveva nelle piantagioni, sempre indebitata, nella speranza di mangiare, le notti sul fiume- questo era quello che una volta chiamavano Memphis. Qui era dove era successo tutto questo. E forse Elvis Presley non era in grado di esprimerlo a parole- ma accidenti se era intelligente, intuitivo, e diamine se aveva considerazione per il lato spirituale dell’esistenza, anche se nella sua vita non aveva mai pensato in questi termini. Questo era quello che gli interessava davvero”.



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grimilde3577 08-04-2011 00:46

Re: Frammenti di Memphis
 
Grazie cara Ariadne per le parole di Herman Hesse, leggo sempre con mplto piacere le tue parole di incoraggiamento. Un bacione!!!!

Ariadne 08-04-2011 08:45

Re: Frammenti di Memphis
 
E’sorprendente come lo stesso avvenimento che ha cambiato radicalmente la vita di un singolo individuo abbia cambiato per sempre anche il mondo intero. Non capita spesso, non capita a tutti, eppure a Elvis è successo. L’8 Luglio del 1954 quando è iniziato sembrava un giorno come tanti, ma non lo è stato affatto. Non dopo che un giovane aspirante cantante ebbe ricevuto una chiamata al telefono. Era il proprietario della Sun che gli annunciava una notizia strepitosa: il disco che avevano inciso la domenica precedente sarebbe andato in onda quella sera stessa sulla WDIA. Il ragazzo trascorse il resto della giornata in preda ad una forte agitazione (finalmente c’era arrivato, aveva raggiunto il suo scopo. Il suo sogno sarebbe decollato? O l’avrebbe visto morire prima ancora di avere il coraggio di confessarlo apertamente anche solo a se stesso?). Per un po’ fece anche finta di niente, ma arrivata la sera, fu colto dal panico. «Sintonizzò la radio e ci disse di lasciarla su quella stazione» raccontò sua madre Gladys, « e poi se ne andò al cinema. Penso che fosse troppo nervoso per restare ad ascoltare». L’insicurezza di Elvis aveva avuto il sopravvento, come noi sappiamo che accadrà spesso anche in futuro: «Pensavo che la gente avrebbe riso di me» confessò più tardi ad un giornalista, «qualcuno ha riso e qualcuno sta ancora ridendo suppongo». Se solo avesse immaginato che la sua voce stava per scuotere il mondo intero!!! Era l’inizio di un terremoto che avrebbe destabilizzato la società colpendola nelle sue fondamenta. Niente sarebbe più stato come prima. Sam Phillips l’aveva intuito, e anche lui era in trepida attesa, da solo nel suo studio, con la fronte madida di sudore. Quando That’s All Right (Mama) venne trasmessa da Dewey Phillips (forse il più famoso dj di Memphis) suscitò subito un forte clamore. Gli ascoltatori si domandavano chi fosse a cantare, se un bianco o un nero. La canzone venne rimessa più volte, su richiesta, quella sera, e nei giorni successivi fu sicuramente il pezzo più ascoltato in città. Sebbene il programma di Dewey avesse un pubblico prevalentemente di colore, non tardò ad emergere anche un’audience bianca di cui Sam aveva sempre sospettato l’esistenza: finalmente avevano la possibilità di fare un tipo di musica che andasse al di là delle barriere razziali e coinvolgesse tutti, bianchi e neri. Certo, le difficoltà erano enormi. La società era ancora fortemente divisa, ma i tempi erano maturi per il cambiamento, e la nuova musica che stava nascendo (Dewey era perplesso: non sapeva dove sarebbero andati a parare con ‘quella cosa’: non era musica nera, non era pop e neppure country. Lo stesso Sam aveva dovuto ammettere, facendogli ascoltare il pezzo, che si trattava di qualcosa mai sentito prima) avrebbe dato un notevole contributo all’abbattimento delle barriere.



Ancora foto di Beale Street...
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Ariadne 10-04-2011 14:01

Re: Frammenti di Memphis
 
Gli artisti neri, in generale, avevano un’opinione positiva su Elvis. Non mancarono certo le malelingue: alcuni, sia neri che bianchi, lo accusarono di aver attinto a piene mani dal patrimonio musicale nero per poi trovare il successo grazie alla sua pelle bianca. Ma chi aveva avuto modo di conoscerlo a fondo sapeva che la questione non stava affatto in questi termini. Nel campo della musica si può dire che Elvis era un pioniere, uno dei pochi che contribuirono alla nascita di una realtà musicale completamente nuova, difficile da etichettare, e in molti si riconobbero, a loro volta, suoi debitori. Jackie Wilson disse: «molte persone accusarono Elvis di aver rubato la ‘black man’s music’, mentre invece quasi tutti gli artisti solisti neri hanno copiato da Elvis il loro modo di fare spettacolo». Little Richard, invece, ha affermato:«Elvis è stato un dono divino, non c’è altra spiegazione. Un messia viene ogni mille anni circa, ed Elvis lo fu quella volta. Fu un integratore, Elvis fu una benedizione. La gente non avrebbe accettato la “black music”. Lui aprì la porta alla “black music”». Lo stesso B.B. King si è così pronunciato nei confronti del cantante bianco: «Ricordo Elvis come un giovanotto che gironzolava negli studi della Sun. Poi seppi che questo ragazzo aveva un enorme talento. Era un giovane ragazzo dinamico. Il suo modo di parlare, il suo modo di affrontare una canzone, era unico come Sinatra. Ero un grandissimo fan, e finché Elvis fosse vissuto, non ci sarebbe stata fine alla sua creatività».
Va detto che con molti cantanti neri Elvis Presley stabilì rapporti non solo di stima reciproca, ma anche di sincera e profonda amicizia che durarono praticamente per tutta la sua vita. Basti citare, fra tutti, James Brown, uno dei pochi personaggi famosi che hanno reso omaggio alla salma del cantante dopo la sua morte. Anni dopo, di Elvis Brown ha detto:«Io non ero solo un suo fan, ero suo fratello. Elvis è stato un gran lavoratore e il Signore lo amava. L’ultima volta che l’ho visto a Graceland abbiamo cantato del gospel insieme. Gli voglio bene e spero di incontrarlo nell’aldilà».




http://img153.imageshack.us/img153/7...emphis2048.jpg
http://img96.imageshack.us/img96/929...emphis1121.jpg
http://img827.imageshack.us/img827/1...emphis1126.jpg
http://img685.imageshack.us/img685/2...emphis1128.jpg
http://img534.imageshack.us/img534/3...emphis1317.jpg
http://img864.imageshack.us/img864/5...emphis1318.jpg

Ariadne 11-04-2011 07:47

Re: Frammenti di Memphis
 
Cara BARBIE,
mi dispiace che tu stia affrontando un momento non facile.
Spero vivamente che questo forum e, anche se in maniera minuscola, i miei racconti possano rappresentare per te "un ponte sulle acque agitate" :-8.


Durante il soggiorno a Memphis, mentre io non riuscivo a stare lontana da Graceland mio marito è rimasto folgorato da Beale Street, perciò siamo tornati più volte anche lì. Un giorno abbiamo pranzato all’Hard Rock cafè, dove sono esposte reliquie varie legate al mondo della musica. Ci siamo persi l’esposizione speciale relativa ad Elvis, ma siamo stati fortunati lo stesso. In quel periodo, infatti, erano esposti oggetti appartenuti ai Blues Brothers. Che noi abbiamo provato a fotografare…

http://img856.imageshack.us/img856/5...emphis1306.jpg
http://img861.imageshack.us/img861/6...memphis876.jpg
http://img52.imageshack.us/img52/953...emphis1134.jpg
http://img846.imageshack.us/img846/3...emphis1301.jpg
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Ariadne 12-04-2011 07:54

Re: Frammenti di Memphis
 
Una volta siamo tornati a Beale Street di sera e devo riconoscere che è al calare del sole che questa strada offre il suo spettacolo migliore. Musiche diverse si diffondono a ogni passo nell'aria e giovani artisti si esibiscono di fronte ai turisti. I locali cominciano ad animarsi e i marciapiedi sono così pieni di gente che si fa fatica a camminare. Le luci delle insegne conferiscono al tutto un'atmosfera surreale. Avremmo voluto tanto fermarci e cenare al B.B. King restaurant, ma il fatto che già alle 18.00 ci fossero ben 8 poliziotti a sorvegliare un tratto così breve di strada e un cellulare della polizia stazionasse fisso all'inizio di essa, onestamente ci ha fatto desistere dal proposito!!


http://img23.imageshack.us/img23/194...emphis1147.jpg
http://img703.imageshack.us/img703/3...emphis1139.jpg
http://img577.imageshack.us/img577/8...emphis1140.jpg
http://img809.imageshack.us/img809/6...emphis1141.jpg
http://img862.imageshack.us/img862/8...emphis1143.jpg
http://img121.imageshack.us/img121/3...emphis1144.jpg

Ariadne 12-04-2011 18:13

Re: Frammenti di Memphis
 
Ecco le ultime foto di Beale Street...:-pp


http://img823.imageshack.us/img823/5...emphis2072.jpg
http://img233.imageshack.us/img233/2...emphis2045.jpg
http://img35.imageshack.us/img35/993...emphis2067.jpg
http://img859.imageshack.us/img859/3...emphis2068.jpg
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Ariadne 13-04-2011 09:14

Re: Frammenti di Memphis
 
Leggendo i vari racconti su come ad Elvis si sono spalancate le porte del mondo della musica colpiscono una serie di cose. La prima è che il cantante non capitò alla Sun per caso, come molti lasciano intendere, né che incise un disco solo per fare un regalo a sua madre. Se voleva semplicemente sentire com’era la sua voce registrata si sarebbe recato al W. T. Grant’s in Main Street dove gli sarebbero bastati 25 cent per ottenere il suo scopo. E se veramente voleva fare un regalo a Gladys non si sarebbe dimenticato il disco a casa di un amico, come in realtà è successo. No. Elvis è andato di proposito alla Memphis Recording Service, perché lì c’era un uomo, di cui aveva sentito parlare, che forse avrebbe potuto dargli una possibilità. Probabilmente ci ha pensato parecchio prima di compiere il grande passo, ma la sua è stata una scelta istintiva: dentro di sé sentiva che se c’era qualcuno in grado di aiutarlo quello era Sam. Deve essergli costato parecchio mettersi in gioco. Chissà quante volte è passato sulla Union senza trovare il coraggio di varcare quella soglia. Chissà come gli sudavano le mani quel giorno, agli inizi dell’estate del 1953, quando finalmente si è deciso a fare il grande passo. E chissà cosa ha provato in quei lunghi mesi di attesa che hanno seguito la sua prima incisione. Sembra che il giovane camionista sia stato visto tornare spesso da quelle parti e fermarsi a guardare le insegne della Sun. Più il tempo passava, più deve aver sentito crescere dentro di sé lo scoraggiamento. Nel Gennaio del 1954 ci ha anche riprovato, ma la sua incisione non è stata un granché. Era troppo teso. I suoi nervi evidentemente cominciavano a cedere. Ma non ha mai mollato e finalmente, dopo un anno, ecco arrivare la chiamata del discografico che lo invitava a recarsi in studio per un provino. Diede tutto se stesso in quell’occasione, e alla fine era comprensibilmente esausto, ma allo stesso tempo lo si sarebbe potuto vedere inebriato. Si stava muovendo qualcosa, sì, tutto questo non era successo per caso. Non aveva sperato, non aveva creduto invano. Ne era certo. Riusciamo quasi a vederlo, mentre esce dall’edificio posto al numero 706 di una delle strade principali di Memphis, incamminarsi risoluto e spedito verso il suo futuro.
Anche noi, oggi, arrivando alla Sun, in qualche modo proviamo gli stessi sentimenti di Elvis. Perché la Sun rappresenta, lo sappiamo bene, le nostre aspirazioni, i nostri progetti. E’ il simbolo di tutto quello che vorremmo vedere realizzarsi domani nella nostra vita. E’ quella scintilla che ci fa sentire vivi e provare il desiderio di vivere per sempre. E’ il nostro giovane cuore bramoso di felicità. E’ il nostro frammento di infinito. Ed Elvis, ancora una volta, ci dà un’importante lezione. La sua esperienza concreta insegna che per far divenire una realtà un grande sogno, il primo requisito è una grande capacità di sognare; il secondo è la perseveranza, una fede nel sogno. Egli ha sempre minimizzato sull’origine del suo successo, attribuendolo in gran parte alla fortuna, o all’essersi trovato al posto giusto nel momento giusto, ma non è mai riuscito a convincerci del tutto su questo punto. Secondo noi il suo sogno si è realizzato perché lui ci ha creduto e ci ha creduto fino in fondo. Non importa come sia andata a finire. Guardando a tutta la sua storia, non possiamo non riconoscere la veridicità delle parole di Thomas Mann: «Tutto ciò che esiste di grande, esiste come una sfida, è divenuto realtà nonostante crucci e tormenti, nonostante la miseria, l’abbandono, la debolezza fisica, i vizi, le passioni e ogni sorta di ostacoli».
Grazie, Elvis. Domani, quando torneremo a casa proveremo a seguire il tuo esempio.


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Ariadne 14-04-2011 07:31

Re: Frammenti di Memphis
 
Queste sono foto dell'interno dell'edificio. C'è un bar con annessa zona souvenirs dove i visitatori possono sostare in attesa della visita guidata agli studi di registrazione e al piccolo museo che si trova al piano di sopra.
:-pp:-pp:-pp:-pp:-pp

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Ariadne 15-04-2011 08:53

Re: Frammenti di Memphis
 
Nel corso del tempo, Sam Phillips dirà di aver richiamato il giovane camionista che aveva cantato la struggente “My Happiness” perché non era un granché con la chitarra, ma aveva una grande capacità di comunicare, e questo lo rendeva estremamente interessante. Gli affiancò quindi due musicisti di grandi speranze e fissò un’audizione. Fin dall’inizio cercò di metterlo il più possibile a suo agio, osservando attentamente il modo in cui rimaneva in disparte pur cercando di partecipare alla conversazione. Gli ricordava tanto alcuni dei cantanti blues che avevano inciso per lui, orgoglioso e bisognoso di attenzioni al tempo stesso. «La sua interpretazione era sempre leggermente diversa, cercava di cambiare qualcosa ogni volta. A volte sputava le parole a raffica, a volte la sua voce passava a un tono biascicato, quasi nasale, prima di tornare a un tenore alto e acuto con cui terminava la canzone. Era come se, pensava Sam, volesse mettere tutto quello che aveva mai sentito o conosciuto in una sola canzone….ad ogni modo la voce risuonava di uno strano, inconsolabile desiderio, comunicava “emozione”». Così Peter Guralnick racconta gli inizi di una carriera tra le più straordinarie che la storia abbia mai conosciuto, che poi sono stati anche gli inizi di una rivoluzione culturale che progressivamente ha interessato il mondo intero. Ma a noi questo adesso non interessa. Tutta la nostra attenzione è concentrata sullo stato d’animo di un Elvis eccitatissimo e allo stesso tempo spaventato che entra in questa sala di registrazione deciso a prendere in mano il timone della propria vita. Fissando nella memoria qualcosa che ci sarà utile in seguito per capire molte cose di lui e della sua storia. Al reporter B. Burk Sam confesserà:«Elvis probabilmente aveva il più grande complesso di inferiorità di chiunque altro, bianco o nero, con cui io abbia mai lavorato. Era un solitario, si sentiva come chiuso fuori». Noi sappiamo che questo, purtroppo, non cambierà mai…



Queste foto sono relative al museo della Sun

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Ariadne 16-04-2011 08:11

Re: Frammenti di Memphis
 
Pensare a quello che il mondo deve aver provato all'apparizione di Elvis sulla scena è difficilissimo. L'unica cosa alla quale riusciamo a paragonare questa apparizione è all'esplosione di una bomba, i cui effetti, positivi e negativi, non hanno risparmiato niente e nessuno. Prima o poi, tutti hanno dovuto assumere una posizione di fronte al nuovo fenomeno musicale rappresentato dal rock'n'roll e, soprattutto, tutti si sono trovati, nolenti o volenti, a confrontarsi con una personalità così travolgente.
Nella biografia di Elvis Presley scritta da Peter Guralnick ci sono tante testimonianze di persone che hanno vissuto questo periodo storico di grande cambiamento, ma due di esse colpiscono forse più delle altre. Per certi versi, esse possono essere considerate un vero e proprio capolavoro, come le foto di A Wertheimer del 1956, perchè riescono a consegnare all'immortalità il re del rock'n'roll dandocene un ritratto squisitamente umano nella loro immediatezza e semplicità.
Una di queste testimonianze è quella di Jimmy Newmann, uno dei veterani dell'Hayride, che a proposito dei primi spettacoli di Elvis ha raccontato:«Non avevo mai visto niente del genere prima. Ecco che arriva questo tipo, credo che si potesse quasi definirlo un dilettante, aloni di sporco sul collo, ma gli andò bene tutto sin dall'inizio. Non c'era niente di preparato, semplicemente sapeva cosa doveva fare. Noi eravamo dietro le quinte, scuotendo la testa allibiti. Non può essere, non può durare, deve essere solo una moda del momento». E, invece, dopo quella serata, fu costretto ad ammettere:«per noi cambiò tutto. Dopo quella volta dovemmo andare a lavorare in Texas, non c'era lavoro da nessuna altra parte, perchè tutto quello che volevano era qualcuno che imitasse Elvis e saltasse su e giù per il palco facendo il giullare. Per me era imbarazzante da vedere. Elvis poteva farlo, e pochissimi altri».


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http://img23.imageshack.us/img23/676...memphis513.jpg
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http://img34.imageshack.us/img34/249...memphis517.jpg
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Ariadne 18-04-2011 08:15

Re: Frammenti di Memphis
 
L’ultima vetrina del museo è dedicata a Scotty Moore, Bill Black e ad Elvis Presley. Vi sono esposti i loro strumenti, gli stessi dai quali è uscita la musica che ha cambiato ogni cosa. Guardarla toglie il fiato: c’è tutta la storia del rock’n’roll dentro e sicuramente anche un pezzo importante della storia dei suoi protagonisti. Mentre scattiamo le foto, ci torna in mente la seconda delle due testimonianze a cui ci riferivamo nell’ultimo post. Se dovessimo descrivere l’artista più rappresentativo del XX secolo non troveremmo parole più belle. Quello era Elvis e a noi piace ricordarlo così:«Desideravo cantare come lui, vestirmi come lui, fare delle cose di cui non mi era mai importato niente fino a quando non l’ho conosciuto. Era qualcosa che avrebbe cambiato l’America. Insieme a Jimmy Dean e a tutta quell’ondata lì. Non credo che nessuno se ne rendesse conto…….Viaggiavo spesso in macchina con lui, Scotty e Bill- bè, era il peggior tipo al mondo con cui andare in macchina, perché ti parlava per tutto il tempo, accelerando e muovendo in continuazione i piedi, passava da una stazione radio all’altra come un invasato, sentendo di tutto, country, spiritual, amava la musica gospel. Ero talmente affascinato da lui. Lo guardavo al mattino, mentre si pettinava usando tre diversi tipi di olio per i capelli, una cera particolare per il davanti, tipo quella che si usa per i capelli a spazzola, un altro tipo di olio per il centro, e un altro ancora per la nuca. Mi ricordo che un giorno gli chiesi perché usava quella cera, e lui mi rispose perché così mentre suonava i suoi capelli sarebbero caduti in un determinato modo. Pensava che fosse figo. Mi ricordo anche che quando si metteva un paio di calze, piuttosto che portarle a lavare, le riarrotolava e le sbatteva nella valigia, così se ti capitava di aprirla ti facevano secco. Teneva tutta quella roba sporca e molte volte finiva che buttava via tutto, e tu ti meravigliavi che uno che sembrava così perfetto potesse essere così disorganizzato. Invece ci teneva tantissimo ai suoi capelli. A volte quando toglieva le calze, magari dormivi vicino a lui e tutta la stanza puzzava, però alle ragazze non gliene fregava niente. Era Elvis». A raccontare queste cose è Jimmy Rodger Snow. Molti di voi conosceranno già questa testimonianza, ma spero vi faccia piacere leggerla ancora una volta, e per coloro che invece non la conoscono, spero che rappresenti un incentivo in più per leggere “L’ultimo treno per Memphis”.

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http://img140.imageshack.us/img140/6...memphis508.jpg
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Paradise 18-04-2011 10:28

Re: Frammenti di Memphis
 
Sì Ariadne, è sempre bello un ripasso e il piacere è sempre immenso.:-1
Questo, non per sottolineare o per sorridere di situazioni "imbarazzanti" quali quelle dove vengono presi in considerazione dei calzettini duramente provati da giornate lavorative agitate, ma per ricordarci quanto lavoro e sudore c'è stato alla fine di una giornata vissuta dando il massimo.Dopo tutto i ragazzi sono fatti così quando hanno a che fare con le valige: è un copione che si perpetua! Ma è così genuino, non ti pare?:-pp
Grazie!

Ariadne 19-04-2011 08:47

Re: Frammenti di Memphis
 
C’è un numero considerevole di gente con cui Elvis ha lavorato, o comunque ha avuto un qualche tipo di rapporto, che è rimasta profondamente segnata dall’incontro con lui. Per i musicisti che hanno partecipato alle sue sessions di registrazione si è trattato, addirittura, di vivere un sogno. David Briggs, che suonò per la prima volta con lui nel 1966 ricorda:« Avevo fatto un tour con i Beatles insieme a Tommy Roe, ma Elvis era tutta un’altra cosa». Ad intimorire non era solo la sua indiscutibile professionalità, ma anche la sua straordinaria presenza fisica, soprattutto dopo che la fama di cui godeva cominciò a crescere a dismisura. «Era diverso da tutti gli altri» ha confessato Boots Randolph, «sembrerà ridicolo dire che aveva una specie di aurea intorno, ma non saprei come altro chiamarla». Unanimi le testimonianze riassunte dalle parole di Tony Brown:«Quando lui arrivava si sentiva l’eccitazione nella stanza. La cosa stupenda era che questo non succedeva quando Elvis era nella stanza, ma quando era nell’edificio!! Cominciavi a sentirti attraversare dai brividi. “E’ arrivato nell’edificio!! Entrerà nella stanza!! Entra nella stanza! E’ nella stanza! Eccolo!” Non sto esagerando. Era qualcosa di speciale. Mi emoziona sempre». Probabilmente negli anni settanta ha contribuito parecchio alla suggestione generale il fatto che Elvis si presentasse in studio indossando un mantello e un bastone con il manico a forma di testa leonina con occhi rosso rubino, come una specie di Dracula. Così come colpiva profondamente il modo di registrare del cantante, che si contorceva sul pavimento in posizione fetale cantando “If I Can Dream”, o saliva in piedi sul piano per interpretare “Love Letters”. A lasciare un segno indelebile nella memoria dei presenti, però, era soprattutto la straordinaria capacità di Elvis di mettere a nudo la propria anima mentre cantava. JD Summer, il leader degli Stamps, in un’intervista del 1985 ha detto:«Paragono sempre il modo di cantare di Elvis al gesto di strizzare le ultime gocce d’acqua da uno straccio bagnato. Anche lui aveva la capacità di spremere ogni singola goccia di emozione da ogni parola di ogni verso di qualunque canzone».
E’ qui che la leggenda ha avuto inizio, negli studi di registrazione della Sun. E’ qui che per la prima volta è stata ascoltata la voce che ha rivoluzionato il modo di cantare e di sentire la musica, è qui che per la prima volta è stata ascoltata la voce in grado di far vibrare le anime come nessun altra. Entrando alla Memphis Recording Service ci rendiamo conto del fatto che, quando Elvis arrivò, davvero il mondo divenne un posto diverso.


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Ariadne 20-04-2011 07:40

Re: Frammenti di Memphis
 
Se Beale Street può essere considerata il simbolo della Memphis di colore, di certo l’hotel Peabody rappresenta perfettamente la Memphis “bene”, cioè quella ricca e bianca. Esso è situato in un enorme palazzo in stile ottocentesco, al 149 della Union Avenue. L’atrio dell’albergo è visitabile ed ospita alcuni negozi prestigiosi, come il "Lansky Brothers", dove Elvis, una volta diventato ricco, era solito acquistare i suoi vestiti. Ovviamente, questa non è la sede originaria del negozio di abbigliamento. I proprietari si sono trasferiti qui solo nel 1981. Prima svolgevano la loro attività ad alcuni isolati di distanza, a due passi dal quartiere nero della città.

http://img560.imageshack.us/img560/1...emphis1266.jpg
http://img577.imageshack.us/img577/7...memphis918.jpg
http://img718.imageshack.us/img718/2...memphis919.jpg
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Ariadne 20-04-2011 18:46

Re: Frammenti di Memphis
 
Queste foto sono state scattate all'interno del negozio dei Lansky. Sulle pareti sono appese reliquie di Elvis, ma anche chitarre autografate da molti altri personaggi famosi. Lo stile dell'abbigliamento, ovviamente, è quasi tutto ispirato al look del King.


http://img200.imageshack.us/img200/7...emphis1279.jpg
http://img51.imageshack.us/img51/153...memphis902.jpg
http://img846.imageshack.us/img846/3...memphis903.jpg
http://img695.imageshack.us/img695/1...memphis906.jpg
http://img809.imageshack.us/img809/6...emphis1276.jpg
http://img33.imageshack.us/img33/956...emphis1278.jpg

Ariadne 21-04-2011 06:47

Re: Frammenti di Memphis
 
Queste, invece, sono le vetrine di un negozio di cineserie presente nell'atrio dell'hotel. Tanto per rendere l'idea dello shopping che si può fare all'interno del Peabody....



http://img23.imageshack.us/img23/866...emphis1112.jpg
http://img836.imageshack.us/img836/8...emphis1110.jpg
http://img269.imageshack.us/img269/4...emphis1111.jpg

Ariadne 21-04-2011 11:09

Re: Frammenti di Memphis
 
Il Peabody, concepito per essere l’albergo più lussuoso di tutto il Sud degli Stati Uniti, è stato inaugurato nel 1869 e, nel corso del tempo, ha ospitato molti grandi personaggi famosi, tra cui anche Elvis Presley. Da circa 80 anni vi si perpetua una tradizione singolare che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Alle 11.00 di mattina uno degli ascensori si apre e ne escono fuori 5 papere che, sfilando a tempo di musica su un tappeto rosso, si tuffano nella fontana dell’atrio, per la gioia di tutte le persone presenti. Alle 17.00, avviene la cerimonia opposta: le papere escono dalla fontana e vengono invitate dal duckmaster ufficiale dell’hotel a percorrere di nuovo il red carpet per ritornare “nelle loro stanze”. Gli spettatori sono numerosissimi e l’evento appassiona sia grandi che piccini.
La tradizione ha un’origine singolare. Sembra che, intorno agli anni 30, F. Schutt, il direttore del Peabody, e il suo amico C. Barwick, tornando da un week end di caccia in Arkansas, forse un po’ brilli per aver bevuto un bicchiere di Jack Daniels di troppo, pensarono che sarebbe stato divertente mettere dei richiami vivi nella bella fontana della Hall (allora era legale per i cacciatori usare richiami vivi). Così le prime tre anatre cominciarono a sguazzare nella fontana. Siccome la reazione degli ospiti fu di grande entusiasmo, ben presto vennero reclutati per lo spettacolo ben cinque germani reali. Da allora, le papere del Peabody sono diventate sempre più famose, tanto da essere oggi il simbolo dell’hotel. Nell’atrio, c’è anche un negozio di souvenirs a loro interamente dedicato. Bizzarro, ma simpatico!!!!



http://img545.imageshack.us/img545/4...emphis1288.jpg
http://img849.imageshack.us/img849/9...memphis911.jpg
http://img577.imageshack.us/img577/4...emphis1106.jpg
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Ariadne 21-04-2011 13:38

Re: Frammenti di Memphis
 
Ecco altre foto del Peabody hotel...


http://img189.imageshack.us/img189/8...emphis1287.jpg
http://img594.imageshack.us/img594/9...emphis1113.jpg
http://img683.imageshack.us/img683/4...emphis1114.jpg
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http://img33.imageshack.us/img33/429...emphis1117.jpg
http://img862.imageshack.us/img862/4...emphis1118.jpg

Ariadne 22-04-2011 08:29

Re: Frammenti di Memphis
 
Mentre mio marito filma l’ingresso delle papere nell’atrio dell’hotel e il loro tuffo nella fontana, io mi guardo intorno. C’è un sacco di gente e se non si fa attenzione si può venir spintonati ad ogni passo. I facchini trascinano carrelli stracolmi di valigie appartenenti a persone che arrivano o che partono e il continuo vociare che mi circonda quasi intontisce. Il pianista è piuttosto bravo e così mi fermo ad ascoltarlo. All’improvviso arriva un bimbetto che lancia il suo giocattolo lungo il corridoio, facendolo finire sotto una poltrona. Mi abbasso a raccoglierlo e il mio sguardo distrattamente finisce su un angolo del bar. Non ci avrei mai guardato se non fosse accaduto questo piccolo incidente. Quando si dice il destino! Non credo ai miei occhi, e per un momento rimango pietrificata. Ma, fortunatamente, lo strattone del bimbo che vuole la sua automobilina mi riporta alla realtà. Devo agire, ed anche in fretta, perché la persona che ho appena visto si sta dirigendo verso l’ascensore. I miei piedi cominciano a camminare veloci, ma il cervello non risponde. «Andiamo!», mi dico. «Non può essere più difficile di tutto quello che hai passato in vita tua». Certo che no, ma è da completi incoscienti. E’ la prima volta che trovo il coraggio di fare una cosa simile. Mi unisco ai clienti che aspettano di salire ai piani superiori, nascondendomi dietro un carrello, ma non capisco quasi niente di quello che l’addetto all’ascensore va dicendo. Se si gira verso di me, è finita. Gli ci vogliono due secondi per capire che sono un’intrusa. Mi sento un pesce fuor d’acqua. Le persone attorno a me sono di un altro livello sociale, è evidente: sono vestite di tutto punto e hanno un portamento aristocratico. Rispetto a loro, io posso essere scambiata tranquillamente per una cameriera. E se qualcuno mi chiede qualcosa? Non c’è tempo per pensare: l’ascensore si ferma e l’uomo che sto seguendo esce, seguito dal facchino con i bagagli. Io gli vado dietro, pregando l’Onnipotente di risultare invisibile alle telecamere di sicurezza dell’albergo. Quanto tempo ho perché mi scoprano? Cinque minuti, se tutto va bene, perciò devo sbrigarmi. Sì, ma che fare? Meno male che a volte la sorte decide per noi......

Ariadne 22-04-2011 12:19

Re: Frammenti di Memphis
 
Il facchino scarica le valigie nella stanza e se ne va . Io esco dal mio nascondiglio decisa a bussare a quella porta. Mi avvicino con il cuore che nel frattempo mi è arrivato in gola. Sto già pensando a quale scusa inventare per giustificarmi davanti agli uomini della sicurezza, quando la porta si apre da sola. E’ l’uomo che ho inseguito. Gira la maniglia e poi mi dà subito le spalle mentre sembra rivolgersi a qualcuno. Forse aspettava il ritorno del facchino. Comunque sia, ne approfitto ed entro. Credo che abbia avuto meno paura Dante ad attraversare l’Acheronte per raggiungere il regno dei morti che io a varcare quella soglia. A pensarci bene, il paragone non è nemmeno così improprio, visto che varcandola ho la sensazione di entrare in un’altra dimensione. L’uomo è ancora girato di schiena. Sta controllando un mucchio di posta buttato su una scrivania. Che lusso l’arredamento, e la stanza è enorme. Ma chi ha la possibilità di soffermarsi sui particolari? Finalmente si gira, eccolo, vedo il suo profilo, e poi il suo viso è davanti al mio. Non sono un tipo capace di mantenere il controllo in situazioni come questa, però stavolta non devo lasciarmi andare, non posso. Conosco la persona che ho di fronte. So che scruta gli individui a fondo, li fiuta quasi. Fissa i suoi occhi su di te e cerca di penetrare nel tuo intimo per farti sentire vulnerabile. E’ tutta una questione di attimi. Si tratta di una scelta istintiva. Se gli piaci fin da subito ti dedicherà il suo tempo e la sua attenzione, altrimenti il gioco è chiuso. Hai perso per sempre la tua occasione. Così, invece di sprofondare per l’imbarazzo, tengo il mio sguardo fisso nel suo, senza cedere. Non ho alcuna intenzione di uscire sconfitta da questo confronto. Giocheremo ad armi pari. Ovviamente, c’è silenzio attorno a noi, un silenzio irreale. Che dire in certe circostanze? Non ci sono parole adeguate. E’ meglio tacere.....

Ariadne 23-04-2011 07:16

Re: Frammenti di Memphis
 
Dopo un’eternità, ritorno dal luogo in cui quegli occhi grigi mi hanno portato e sento la mia voce che esce fuori debolissima. Lo saluto chiamandolo per nome e le sue mascelle si contraggono leggermente. Forse non se lo aspettava, o forse, ma questa è solo una mia impressione, in qualche modo la cosa gli ha fatto piacere. Per un attimo mi è sembrato come uno che si scrolla di dosso un gran peso. «Chi sei?». E’ successo, sta parlando proprio con me!! «E’ una domanda difficile la sua. Non è affatto facile rispondere. Lei, di certo, ne sa qualcosa». Come faccio a spiegargli che mi sento come il piccolo dalmata della “Carica dei 101 II- Macchia, un eroe a Londra”, che vorrebbe tanto distinguersi dai suoi fratelli perché sente di essere diverso da loro, ma ancora non ha scoperto la qualità che lo rende davvero unico?! In un momento cruciale, Macchia chiede al papà: «Tu credi che io sia un po’ speciale oppure sono solo uno dei 101?». E quando si sente rispondere distrattamente: « 101», perché nel frattempo Pongo è impegnato a contare i suoi cuccioli, il suo ego ne esce tremendamente mortificato. Per un secondo ho paragonato me stessa anche alla zebra di “Madagascar 2”, che ad un certo punto della storia ha paura che il suo migliore amico, il leone Alex, non sia in grado di riconoscerla in mezzo ad un branco di zebre, perché sono tutte uguali tra di loro. Non posso dire all’uomo che ho davanti che io sono solo l’ultima di una fila interminabile di persone, la stessa fila che da sempre è abituato a veder scorrere sotto i suoi occhi. «Faccio prima a dirle quello che non sono. Non sono un’investigatrice privata, né un agente segreto. Non sono una giornalista né una ricattatrice. Non sono una ladra, né una fanatica. Non sono…». «Che cosa vuoi?», mi interrompe, ed io:«Questa è una domanda ancora più difficile». Vorrei tanto dirgli la verità, e cioè:« Mi piacerebbe conoscerla, poter stabilire con lei un qualche tipo di rapporto, perché qualcosa dentro di me inspiegabilmente mi dice che poterle vivere vicino e condividere almeno parte dei suoi pensieri e del suo cuore sarebbe un’esperienza in grado di completarmi. Non so se lei può riuscire a capirmi: forse è quello che si prova quando si intuisce di aver trovato chi è in grado di rivelarci, nel bene o nel male, quella parte di noi che non sapevamo neppure di avere ma che ci è sempre terribilmente mancata». Ma non posso farlo, non è questo il momento adatto per confessare certe cose. Così dico la cosa più stupida che un essere umano abbia mai detto: «Bè, magari condividere con lei quel meraviglioso cesto di frutta che è sul tavolo. Ha l’aria di essere particolarmente appetitoso ed io non mangio da stamattina. Ho camminato parecchio oggi e comincio a sentire un certo languorino…». Ecco, è fatta, le guardie del Peabody stanno per arrivare e lui darà loro l’ordine di buttare fuori la psicopatica che ha osato entrare nella sua stanza. Nella migliore delle ipotesi, sarò oggetto della sua compassione:«poverina, deve proprio mancargli qualche venerdì!». Passa un secondo, ne passano due, poi tre, quattro…e all’improvviso sento esplodere la più grassa risata che io abbia mai sentito in vita mia. Quell’uomo sta ridendo così tanto che quasi le lacrime gli escono dagli occhi. «Ok, va bene», mi sento rispondere e lo vedo che chiama per chiedere il servizio in camera. Da qui a breve, un cameriere busserà alla porta per apparecchiare la tavola. Non ci credo, è andata bene!! Ma sono ancora sotto esame, non devo dimenticarlo.....

Ariadne 23-04-2011 10:25

Re: Frammenti di Memphis
 
Mentre lui si toglie la giacca, io guardo fuori dalla finestra. «Ricordati, apprezza le persone dotate di senso dell’umorismo». Già, facile a dirsi. Mi trovo in uno stato di semicoscienza. Ci manca poco ed esco dal mio corpo per quanto mi sembra di essere estranea a me stessa. Non sono io che sto vivendo questi momenti, ma un’altra. Cerco di fare respiri lunghi per rilassarmi un po’ fino a che lui non mi chiama per farmi sedere. Per tutto il tempo, ho continuato a sentire il suo sguardo fisso su di me e brividi di freddo si sono alternati ad ondate di calore lungo tutta la mia schiena. Evidentemente, aveva già ordinato un pasto sostanzioso, con molte portate. Lo guardo avventarsi sulle uova con pancetta che sono nel suo piatto e mi viene da sorridere, per la prima volta da quando sono entrata. Improvvisamente, ogni tensione svanisce. «Ho una foto a casa mia, in un libro, di una personaggio famoso che sta nella sua identica posizione. Accidenti, lei gli assomiglia parecchio, sa?». Devo aver colto nel segno, perché la sua ilarità ora è incontenibile. Il resto della conversazione non lo ricordo più. E’ come un sogno che al mattino svanisce: per quanto possiamo fare non riusciremo mai a riportarlo alla memoria. So solo che ad un certo punto lui, cambiando espressione, mi domanda preoccupato:«Non sarai per caso la versione femminile di Joe Black, vero? Sei piombata qui all’improvviso dal nulla ed è tutto così assurdo che… ». «No, stia tranquillo. Lo stavo dicendo all’inizio, prima che lei mi interrompesse: “…non sono neppure l’angelo della morte”. «Allora perché non posso sapere il tuo nome? Tu conosci il mio». «Perché così non potrà dimenticarlo domani». Dopo questo scambio di battute, l’atmosfera dell’incontro si fa diversa. Quello che è successo non posso raccontarlo, non ci riuscirei. Quando arriva per me l’ora di andare via, sento la mia anima dilaniarsi. Ma non ho scelta: devo aprire quella porta e sparire per sempre. Le nostre vite sono come due rette parallele, destinate a non incontrarsi mai. Non eravamo veramente io e lui oggi in questa stanza. In realtà, noi non ci siamo mai parlati, né abbiamo mai …Mentre ci diciamo addio mi sta così vicino che riesco a sentire il suo respiro. Allora capisco cosa voleva intendere il poeta turco N. Hickmet quando ha scritto:«Il più bello dei nostri mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto». Così, sento l’impulso di dire: «E’ quella che non ha ancora cantato», come rispondendo ad una domanda mai formulata. «Cosa?», mi chiede lui, comprensibilmente confuso, ed io «la sua canzone più bella....E’ quella che non ha ancora cantato». Mi giro un’ultima volta a guardarlo prima di allontanarmi. I suoi occhi ora non sono più sospettosi e guardinghi. In realtà, sembrano persi in un tempo lontano. I suoi capelli sono bianchi come la neve, ma lo spirito è indomito. Non è cambiato niente: è ancora l’uomo più bello e più carismatico. Peccato che il mondo non lo saprà mai.

Ariadne 25-04-2011 08:29

Re: Frammenti di Memphis
 
A pochi passi dal Peabody hotel c’è Main Street, una delle strade più importanti e più belle di Memphis. Agli inizi del ‘900 era il centro della vita economica, e non solo, della città. Dopo la Grande Depressione, ha conosciuto un periodo di lento e progressivo abbandono che oggi fortunatamente sembra finito. Abbiamo notato, infatti, molti segni di un evidente rifiorire che, speriamo, la farà tornare presto agli antichi splendori. Caratteristici di Main Steet sono i trenini elettrici, tutti rigorosamente d’epoca, con le rifiniture in legno, che trasportano i cittadini da una parte all’altra della strada. E fanno la gioia dei turisti nostalgici, come noi, di un mondo che non c’è più.


http://img3.imageshack.us/img3/8467/...emphis2004.jpg
http://img860.imageshack.us/img860/7...emphis1992.jpg
http://img508.imageshack.us/img508/8...emphis1995.jpg
http://img155.imageshack.us/img155/4...emphis1996.jpg
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Ariadne 26-04-2011 10:51

Re: Frammenti di Memphis
 
Ecco altre foto dei trenini di Main Street....:-pp


http://img863.imageshack.us/img863/7...emphis2021.jpg
http://img808.imageshack.us/img808/6...emphis2000.jpg
http://img194.imageshack.us/img194/9...emphis2005.jpg
http://img28.imageshack.us/img28/638...emphis2018.jpg
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Ariadne 26-04-2011 14:17

Re: Frammenti di Memphis
 
Da qui in poi vi posto una serie di foto panoramiche di Main Street perchè possiate farvene un'idea.....

:p:p:p:p:p


http://img594.imageshack.us/img594/5...emphis2033.jpg
http://img51.imageshack.us/img51/184...emphis2001.jpg
http://img707.imageshack.us/img707/2...emphis2015.jpg
http://img577.imageshack.us/img577/9...emphis2017.jpg
http://img834.imageshack.us/img834/5...emphis2032.jpg

Ariadne 27-04-2011 08:34

Re: Frammenti di Memphis
 
Questi sono negozi tipici che si possono incontrare passeggiando per questa strada....:-pp



http://img807.imageshack.us/img807/2...emphis2034.jpg
http://img825.imageshack.us/img825/9...emphis1998.jpg
http://img689.imageshack.us/img689/7...emphis2027.jpg
http://img222.imageshack.us/img222/6...emphis2030.jpg
http://img97.imageshack.us/img97/345...emphis2031.jpg

Ariadne 27-04-2011 11:35

Re: Frammenti di Memphis
 
Gli ultimi frammenti di Main Street...

:v:v:v:v


http://img821.imageshack.us/img821/7...emphis2039.jpg
http://img94.imageshack.us/img94/4308/img2583ug.jpg
http://img864.imageshack.us/img864/2...emphis2023.jpg
http://img560.imageshack.us/img560/8...emphis2028.jpg
http://img703.imageshack.us/img703/9...emphis2038.jpg

Ariadne 27-04-2011 15:07

Re: Frammenti di Memphis
 
Tra Main Street e il Peabody hotel ci si imbatte nel Peabody Place, un centro commerciale enorme e frequentatissimo. Tra gli articoli venduti al suo interno ce n'era uno decisamente singolare che ha attirato subito la nostra attenzione :-2!!!!


http://img59.imageshack.us/img59/865...emphis2060.jpg
http://img713.imageshack.us/img713/7...memphis897.jpg
http://img695.imageshack.us/img695/9...memphis898.jpg
http://img815.imageshack.us/img815/1...memphis920.jpg
http://img853.imageshack.us/img853/8...emphis2053.jpg
http://img232.imageshack.us/img232/2...emphis2056.jpg

Ariadne 27-04-2011 17:17

Re: Frammenti di Memphis
 
Queste sono foto dello stadio di baseball che si trova proprio di fronte al Peaboby hotel :-pp :-pp


http://img3.imageshack.us/img3/5559/...emphis1272.jpg
http://img851.imageshack.us/img851/6...emphis1262.jpg
http://img98.imageshack.us/img98/271...emphis1267.jpg
http://img842.imageshack.us/img842/7...emphis1268.jpg
http://img4.imageshack.us/img4/6276/...emphis1269.jpg
http://img197.imageshack.us/img197/2...emphis1271.jpg

Ariadne 28-04-2011 08:46

Re: Frammenti di Memphis
 
Sempre a downtown, spostandosi di poco verso nord è possibile visitare il mausoleo dedicato all’attore e cantante Danny Thomas, contemporaneo di Elvis, il quale dedicò gran parte della sua vita alla ricerca di fondi per la costruzione del S. Jude Children’s Research Hospital, un ospedale interamente dedicato alla cura della leucemia linfoblastica acuta, la forma più comune di cancro infantile. E’ proprio inseguendo il suo sogno che nel 1957 l’allora star dello show televisivo “Make Room for Daddy” contattò la “Elvis Presley Interprises” per una raccolta di beneficenza. Elvis accettò di esibirsi e in quella particolare occasione vennero raccolti migliaia di dollari grazie ai quali, nel 1962, finalmente l’ospedale poté aprire le sue porte. Da allora in poi, il cantante continuò a sostenere economicamente il S. Jude’s, ma forse la sua donazione più famosa è quella del 1964, quando, nel corso di una cerimonia pubblica, egli donò ufficialmente il Potomac, lo yacth presidenziale che era stato del Presidente Franklin Delano Roosevelt e che lui aveva da poco acquistato, a Danny Thomas, perché ne ricavasse fondi per la sua causa. Secondo la testimonianza di Peter Guralnick, sembra che sulla faccenda del Potomac aleggino alcune ombre. L’idea di acquistare la “casa bianca galleggiante”, come lo yacth veniva chiamato, è venuta per prima al Colonnello, tanto per cominciare. E’ stato lui a proporre ad Elvis l’affare, pensando che la donazione del Potomac ai sostenitori della March of Dimes avrebbe assicurato al cantante lo stesso ritorno d’immagine dell’evento di beneficenza dell’Arizona. La sfortuna, però, volle che quelli della March of Dimes rifiutarono l’offerta (si trattava di un dono troppo costoso da mantenere) e così Parker fu costretto a cercare qualcun altro a cui sbolognare quella patata bollente. Con l’esito che conosciamo. Il ruolo di Elvis, in tutto questo, in realtà, fu marginale: si limitò a vedere come il Colonnello se la sarebbe cavata. Infuriandosi con lui, quando le cose si stavano mettendo male. Com’era potuto saltare in mente al vecchio di comprare quel relitto di nave che nessuno voleva (furono in molti a rifiutarla), rendendolo ridicolo agli occhi di tutti? Che stesse perdendo colpi, arrivò a domandarsi.
A prescindere da come sono andate le cose in questa specifica occasione, a onor del vero non possiamo non ricordare che le opere di carità compiute da Elvis Presley durante tutta la sua vita non si contano. Egli distribuiva continuamente assegni sostanziosi a istituzioni sia pubbliche che private, come scuole e ospedali, e ad ogni tipo di associazione benefica. E non si trattava, è d’obbligo precisarlo, soltanto di astute mosse pubblicitarie per migliorare la propria immagine. Lo dimostra il fatto che le donazioni non venivano mai detratte dalle tasse. Il cantante riteneva che dedurre i regali equivalesse a negarne il valore: se ne traeva un vantaggio, non erano più caritatevoli.
Tutti sanno che il ricavato del concerto via satellite del 1973 è stato offerto al “Kui Lee Cancer Found”, mentre il concerto del 1961, sempre alle Hawaii, fu organizzato in favore del monumento alla memoria delle vittime del naufragio dell’ Arizona. Quel monumento ancora oggi è lì grazie ad Elvis e, anche se le autorità americane hanno pensato bene di togliere il suo nome dalla targa commemorativa a causa dei problemi del cantante con la droga, nei nativi è molto forte il senso di riconoscenza nei suoi confronti. Quasi del tutto sconosciuta, invece, è l’attenzione sempre rivolta da Elvis, nel privato, soprattutto ai bambini malati. Marion Cocke, la sua infermiera, ricorda che una volta c’era un bambino ricoverato in ospedale nello stesso periodo in cui c’era Elvis. I genitori non potevano rimanere con lui durante la notte, perché non erano autorizzati a farlo. «Il bambino era molto malato. Lui pagò una stanza privata perché la madre potesse restare. Gli ha lasciato dei soldi per mangiare e per far fronte ai suoi bisogni». Molte altre madri hanno testimoniato il loro debito nei confronti di Elvis. Il cantante, infatti, visitò i loro bambini colpiti da malattie gravi, fece a quest’ultimi dei regali e scrisse anche lettere di incoraggiamento. Molti di essi non ce l’hanno fatta, ma Elvis è riuscito comunque a restituire loro il sorriso in mezzo a tante sofferenze.
A tutt’oggi il suo nome è legato a molte iniziative di solidarietà realizzate a Memphis grazie a una parte dei profitti della “Elvis Presley Enterprises” e alle generose donazioni dei numerosi fan club sparsi in tutto il mondo. Basti pensare alla “Presley Place”, che garantisce una casa alle famiglie bisognose e le aiuta nella loro lotta contro la povertà, o anche alla “Elvis Presley Music Room” che offre ai ragazzi di talento la possibilità di studiare musica e costruirsi un futuro. Nel 1983, inoltre, è stato inaugurato l’”Elvis Presley Memorial Trauma Center”, il terzo ospedale del paese e l’unico nel suo genere in tutto il Centro- Sud, che si occupa di persone che hanno subito incidenti automobilistici, domestici, lavorativi e traumi molto gravi. «Mi è sembrato giusto intitolarlo ad Elvis», ha dichiarato Bill Morris, capo della polizia e poi sindaco di Memphis, amico del cantante, «perché questo è il posto dove si soffre di più».
Se Elvis fosse vivo, di sicuro apprezzerebbe.


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Ariadne 28-04-2011 10:05

Re: Frammenti di Memphis
 
Queste sono foto relative all'esposizione di reliquie di Danny Thomas che si trova all'interno del mausoleo....


http://img508.imageshack.us/img508/6...memphis851.jpg
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Ariadne 29-04-2011 07:59

Re: Frammenti di Memphis
 
Poco più a sud del S. Jude's, vicino al Danny Thomas Boulevard c'è il quartiere vittoriano, in cui si possono ammirare splendide costruzioni risalenti per la maggior parte alla seconda metà dell'800. Le foto che seguono sono state scattate all'interno di uno dei pulmini della Elvis Presley Enterprises su cui i turisti hanno la possibilità di effettuare, su prenotazione, il "Memphis best tour".


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http://img269.imageshack.us/img269/6...memphis833.jpg
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Ariadne 30-04-2011 10:05

Re: Frammenti di Memphis
 
Più a sud di tutti i luoghi di cui di cui ho parlato finora si trovano i Louderdale courts, dove Elvis ha abitato insieme ai suoi genitori dal 1949 al 1953. Il suo appartamento, per la precisione, era situato al n. 185 di Winchester road e la finestra della sua stanza dava sulla Terza strada. Noi, purtroppo, non l’abbiamo visto, neppure dall’esterno. Passando con il pulmino del “Memphis best tour”, abbiamo potuto fare solo foto fugaci al complesso residenziale che oggi ospita per lo più liberi professionisti e medici del S. Jude’s. Ma non ci è importato più di tanto, perchè quello che abbiamo avuto la fortuna di vedere in pochi attimi ci ha completamente appagato. Certe cose vanno viste unicamente con gli occhi del cuore, e il nostro ha fatto sì che il giovane Elvis si materializzasse all’improvviso davanti a noi, mentre tornava a casa da scuola camminando a grandi falcate, con i libri sottobraccio. Lo abbiamo visto fermarsi a chiacchierare con alcuni amici e fare il filo ad una ragazza di nome Betty Ann. Lo abbiamo sentito esercitarsi con la chitarra nei locali della lavanderia e lo abbiamo visto uscire per accompagnare sua madre a far visita alle amiche. Spesso, infatti, Gladys si portava dietro suo figlio e la cosa meravigliava parecchio l’ospite di turno. Sembravano inseparabili, diranno tutte in seguito. Conosciamo bene il dolce sapore di questi ricordi di gioventù. In fondo, si tratta di cose che più o meno abbiamo fatto anche noi. Sicuramente, le emozioni provate sono le stesse. Come i sogni fatti e le speranze cullate. Eppure qualcosa che ci separa da quel giovane che ora sta sparendo all’orizzonte ci deve pur essere e crediamo anche di sapere qual è. Sono le urla di migliaia di persone in delirio. Sono le foto di giovani donne in ginocchio di fronte al loro idolo con le braccia alzate e il viso estatico. Sono gli innumerevoli mazzi di fiori deposti su una tomba mai lasciata sola. E’ la fama imperitura. Ma è davvero così? Dopo essere passati davanti ai Lauderdale Courts, nutriamo forti dubbi la riguardo. La distanza tra noi ed Elvis, che in certi momenti appare incolmabile, adesso ci sembra del tutto inesistente. Grazie alla nostalgia per un tempo che è passato e che non tornerà più. La stessa che provava anche lui. Una volta, infatti, ha confessato: «I momenti più felici che io abbia mai avuto sono stati con la mia famiglia. Ci divertiamo sempre insieme. Ci sediamo e guardiamo la televisione, andiamo al cinema, andiamo in giro in macchina la domenica pomeriggio…». Tutto quello che è venuto, dopo, almeno per ora, non ha alcuna importanza….



http://img8.imageshack.us/img8/8247/...memphis843.jpg
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