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Vecchio 22-10-2009, 19:52
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Se si vuole promuovere una Gibson, qual'è la miglior connessione pubblicitaria ????? .............Elvis Presley naturalmente


Il canto dell'Elvis elettrico – Il Re, la Gibson Super 400 CES e il Comeback Special

Paolo Bassotti | 10.21.2009




“...dal caos possono nascere la vera comprensione e l'armonia e, comunque vada a finire, è stato Elvis a far partire questa valanga, praticamente da solo. […] Posso garantirvi una cosa: non saremo mai più concordi su una cosa tanto quanto lo siamo stati su Elvis.” (Lester Bangs)
Quando si fa la storia del rock, facile che ci sia una Gibson dei paraggi. Il Re non fa eccezione. Molti dei suoi grandi successi sono legati al leggendario marchio nato a Kalamazoo.



Una delle serate più esaltanti del percorso artistico di Elvis Presley ha a che fare con un volontario e inaspettato scambio di chitarre, avvenuto tra lui e il suo storico chitarrista, Scotty Moore. Due chitarre firmate Gibson!
L'evento di cui si parla è Singer Presents ELVIS, lo show natalizio registrato nel Giugno del 1968 e trasmesso dalla NBC il 3 Dicembre dello stesso anno, uno spettacolo comunemente conosciuto come il '68 Comeback Special. Comeback perché per Elvis fu un vero e proprio ritorno dopo anni opachi: una mossa fondamentale, capace di rilanciare la sua carriera, di ristabilire la sua rilevanza. Il servizio militare, i troppi film di scarso livello (con le relative colonne sonore, sempre assemblate in malo modo) e soprattutto la British Invasion, con l'avvento di giovani star quali Beatles e Rolling Stones, avevano infatti indebolito il più grande divo degli anni d'oro del rock and roll, confinandolo nella posizione comoda, ma poco desiderabile, di vecchia reliquia. Un mito affascinante, incapace però di poter emozionare ancora con la propria musica. L'occasione di rinascere arrivò per Elvis da un progetto che, se fosse andato come originariamente previsto, avrebbe potuto consegnarlo definitivamente al mondo dell'intrattenimento per adulti. Sarebbe stata la negazione dello spirito sovversivo che aveva scandalizzato l'America più di dieci anni prima, quando si cercava in tutti i modi un sistema per frenare la sua sensualità sfacciata (quando lo si inquadrava dall'ombelico in su, per censurare il bacino dello scandalo, oppure lo si costringeva a cantare Hound Dog a un cagnolino, per coprire il peccato di ridicolo: tutto inutile, non si ferma una slavina costruendo un pupazzo di neve). Il colonnello Parker voleva infatti uno special natalizio nel senso più conservatore del termine. Una messa in scena alla Bing Crosby, con alberi di Natale, pacchetti regalo, il calore dell'intimità domestica, e naturalmente canzoni per la festa più zuccherose della glassa del mandorlato. Per una volta, il colonnello non venne accontentato. Merito del producer Steve Binder, che preferì eliminare quasi totalmente l'aspetto natalizio dello special, e merito di Elvis, che si affidò a Binder senza alcuna paura. Già la complessa messa in scena delle canzoni di Elvis, culminante in un nuovo brano, la pacifista If I Can Dream, sarebbe bastata a fornire un grande show. Binder, colpito dall'energia che si avvertiva quando Elvis provava in scioltezza i suoi brani, ebbe l'idea rivoluzionaria di registrare un ulteriore set, nel quale il Re avrebbe cantato dal vivo (per la prima volta dal '61!) in un'atmosfera intima e informale, accompagnato dai suoi amici e dai suoi musicisti storici, in presenza di un pubblico di sole 200 persone. Una sorta di visionario antecedente della moda Unplugged degli anni '90.



Il 27 Giugno del '68 fu il giorno del grande ritorno al live, che avvenne nel corso di quattro concerti di un'ora l'uno. Elvis, vestito con un morbido completo di pelle nera, praticamente non poteva nemmeno alzarsi in piedi sul minuto palcoscenico a sua disposizione, da condividere con gli amici Alan Fortas, Lance LeGault, il chitarrista Charlie Hodge, e con i due membri superstiti del gruppo col quale aveva iniziato a scrivere la propria leggenda ai tempi della Sun: il batterista D.J. Fontana (al quale per l'occasione non era stata nemmeno data una batteria, ma solo una custodia di chitarra da percuotere con le bacchette) e il grande Scotty Moore. Il nome di Scotty Moore è da sempre legato alle chitarre Gibson. Per quasi tutte le incisioni alla Sun Records usò una ES 295 del '53, sostituendola dal '55 al '56 con una L5, fino a ottenere l'endorsment dalla Gibson nel 1957, anno nel quale cominciò a suonare la 56 Super 400 CESN, un meraviglioso modello di elettrica archtop. Il colonnello Parker non accettò mai un endorsment ufficiale per Elvis, ma il Re approfittò comunque della collaborazione di Scotty con la Gibson per potere avere la propria acustica Gibson J-200N. La sera del 27 Giugno 1968, Elvis e Scotty si presentarono rispettivamente con una J-200N e con una 63 Super 400 CES (che Scotty aveva iniziato a usare nel 1963, al posto della 56 Super 400 CESN). Quel che sorprese tutti, in una serata già stupefacente, fu il fatto che per alcuni brani si scambiarono le chitarre. Elvis si trovo così per la prima volta a condurre in pubblico la propria band con una chitarra elettrica. Fu una scelta cruciale nella riuscita artistica dell'evento. Altro che buoni sentimenti natalizi: Elvis, tra una battuta e un sorriso, sostenuto dalle risate degli amici e dall'incoraggiamento del pubblico, suonò e cantò blues sporco, crudo, appassionato come non mai, ritrovando l'umanità e la carnalità che pareva aver perduto da tempo. “Molto probabilmente il più grande esempio di rock'n'roll mai registrato,” scriverà il critico Greil Marcus di queste performance, aggiungendo: “i brani della Sun ti lasciano soddisfatto; questi ti lasciano in uno stato di incredulità, di soddisfazione e di nervoso.” L'immagine che rimane del grande ritorno di Elvis è pertanto quella di lui con la Gibson 63 Super 400 CES, mentre, canzone dopo canzone, riscopre la propria verità, con naturalezza e coraggio. Il concerto del Comeback Special fu l'ultima volta che si incontrò con Scotty. Elvis presto sarebbe entrato definitivamente nell'escalation di eccessi della sua “fase Las Vegas,” dimostrando di non aver colto il senso profondo di un trionfo nato dalla perfetta armonia tra musica e mito.



http://www.gibson.com/it-it/Stile-di...ell-Elvis-121/
Beh,che dire,un resoconto preciso e sinceroUn bravo al signor Bassotti
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