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Vecchio 15-03-2010, 17:10
carmen carmen Non in Linea
Elvis Golden Fans
 
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johnny99 Visualizza Messaggio
PRESLEY, INCUBO

LA TESTIMONIANZA. Esce oggi il libro/cd che documenta il servizio di leva che il re del rock'n'roll passò in Germania
L'effetto fu deleterio sull'uomo e sul musicista: iniziò ad assumere anfetamine e rimase lontano dal mondo dello spettacolo IN GRIGIOVERDE
Elvis Presley, soldato della 3ª Divisione Tank a Friedberg al volante di una jeep


«Sarà tutto finito. Se e quando tornerò dal servizio militare, di me non si ricorderà più nessuno». Con questi timori Elvis Presley salpava da New York per la Germania nel settembre del 1958 sulla nave militare General G. M. Randall per compiere la seconda parte del servizio militare dopo il periodo di esercitazione a Fort Hood.
Quel periodo della vita del «Pelvis» è ancora avvolto nelle incertezze delle cronache dell'epoca, tra esaltazione dell'impegno per la patria e stupore per le pressioni dei fan, qualcosa di inedito per l'Europa (la Beatlesmania dovevano infatti ancora arrivare).
A far luce sui due anni di leva del componente più famoso dell'United States Army arriva oggi il libro/cd «Off duty with private Elvis» (in libera uscita con il soldato Elvis), un centinaio di pagine e un compact disc, divisi tra foto inedite, registrazioni ufficiale e casalinghe, note approfondite e copie di documenti. A pubblicarlo è l'etichetta Memphis Recording Service che, a prezzo contenuto, sta offrendo ai maniaci del re del Rock tutta una serie di documenti fino ad ora a disposizione di collezionisti e musei; come il concerto di Tupelo del '56, il ritorno a casa dell'ex ragazzo povero.
Si dice che John Lennon, alla notizia della scomparsa di Presley nel 1975, abbia affermato: «Elvis è morto quando è partito per il militare, nel '58», a sottolineare, con un sarcasmo molto «lennonesco», come quei due anni tra carri armati, jeep ed esercitazioni avessero segnato per sempre la vita del King.
In «Off duty…», oltre ai singoli pubblicati sul mercato come «A big hunk of love», «I need your love tonight», «A fool such as I» e «I got stung», registrati a Nashville nell'estate prima di salpare per la Germania, si possono ascoltare le prime parole che Presley dice a Friedberg, appena sbarcato. «Sono stupito dalla reazione dei fan tedeschi; non mi aspettavo qualcosa di così imponente. Mi è dispiaciuto non avere il tempo per poter restare con loro di più. Ma un giorno, forse, quando questo mio "tour con l'esercito" sarà finito, tornerò da intrattenitore e allora avrò la possibilità di stare con loro e sentirmi a casa». Poi, dopo aver risposto in maniera educata al ringraziamento dei presenti, li saluta con un «Arrivederci!», scusandosi: «Ah, già, questo è italiano…».
Ma la naja fu deleteria per Elvis non solo perché lo tenne lontano dal mondo dello spettacolo, proprio nell'anno che l'aveva visto inanellare l'11° singolo da primo posto in classifica, ma perché l'estate del '58 coincise con la morte dell'amatissima madre Gladys. Quando l'avvisano che è in ospedale, parte subito per Memphis ma le può stare accanto solo negli ultimi due giorni di vita. Devastato per la scomparsa della donna che più aveva creduto in lui e che l'aveva sempre difeso e amato senza riserve, Elvis arriva sconsolato alla Terza Divisione di Friedberg, dove, nel gelido inverno tedesco, incontra per la prima volta l'anfetamina. I suoi commilitoni parlano di come la droga venisse assunta per sopportare la fatica («Voglio essere trattato - disse lui - come tutti gli altri soldati, senza privilegi»), per stare svegli durante le ore di guardia e, nel caso di una star come Presley, anche per saltare i pasti, perdere peso e mantenere la linea. Seppure i suoi produttori Steve Sholes e Freddy Bienstock avessero pianificato le uscite discografiche in modo da non far sentire ai fan la mancanza di Elvis, nessuno poteva immaginare che proprio a militare Presley entrasse in contatto con le anfetamine, un vizio da cui non si liberò più. Ma a Friedberg Elvis conobbe anche la 14enne Priscilla Beaulieu che neppure 8 anni dopo diventerà sua moglie. Ma questa, come quella del ritorno nel 1960, è un'altra storia.

Giulio Brusati

sono curiosa di sapere chi gli ha insegnato a salutare in italiano.....
inoltre con il tipico accento americano ..........semplicemente adorabile!!!!
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