Re: Intervista A Dick Grob
D. Com’eri verso il Colonnello?
DG. Il mio rapporto con il Colonnello era molto buono. Lo consideravo un uomo di parola e una persona abile. Se diceva che sarebbe successo qualcosa, sarebbe successo o avrebbe fatto il massimo per far sì che succedesse. Il suo rapporto con Elvis, a quello che si vedeva, sembra fosse un ottimo rapporto. Potevano anche discutere, ma sarebbe stata chiusa, da amici e soci.
Il Colonnello si preoccupava solo di fare l’interesse di Elvis. E’ vero che dagli interessi di Elvis, ne guadagnava anche lui, ma questo era quanto stabilito tra i due.
Il Colonnello lavorava solo per Elvis e non si era preso nessun altro. Elvis era il suo cliente principale e unico. Secondo me, era una persona onesta ed era molto preoccupato per Elvis. Non era Parker che, alla fine, voleva tutti quei tours, ma Elvis. Elvis gli diceva che voleva lavorare e farne di più, altrimenti se non lo faceva Parker, lui si sarebbe trovato qualcun altro che l’avrebbe fatto. Perciò abbiamo fatto tanti tours. Il Colonnello era sempre molto educato e gentile. Era capace di arrabbiarsi molto se qualcuno faceva male le cose, ma perdonava subito e ne parlava con tutti, in modo tale che si capisse dov’era stato commesso l’errore. Mi piaceva l’uomo e mi ha sempre trattato con gentilezza e rispetto.
D. Dick raccontami dell’incidente a Lake Tahoe.
DG. Dopo uno spettacolo a Tahoe, Elvis voleva parlare con alcune persone. Così i ragazzi scesero e presero alcune ragazze portandole su e fare una festa. Bene, un paio delle ragazze invitate erano con quest’uomo, che però non venne invitato. Così questo tipo salì dalle le scale posteriori. Quando arrivò in cima alle scale, aprì lo sportello del pannello elettrico. Le porte posteriori erano tutte bloccate, per sicurezza. Spense tutte le luci della suite, più quelle che portavano alla hall. Poi iniziò a pestare sulla porta. Al tempo, succedeva spesso che persone importanti venissero prese di mira da vari gruppi fanatici, perciò, quando la luce mancò con l’aggiunta dei colpi alla porta, sopravvenne ogni genere di panico. Così venne fatta entrare la sicurezza dalla porta principale della suite, che aprì la porta del retro, uscì e si trovò il ragazzo che iniziò a punzonare tutti. Il ragazzo, venne bloccato immediatamente. Era molto fatto. La sicurezza lo portò fuori e fu ammanettato. A quel punto riaccendemmo le luci. Eravamo tutti molto spaventati. Lo portarono giù dalle scale ed incominciarono ad interrogarlo, per poi, portarlo alla polizia. Il ragazzo, più tardi, aprì una causa, contro Elvis, per parecchi milioni di dollari, che fu archiviata, perché non venne mai creduto dal giudice. Non è mai stato colpito o preso a calci, come viene raccontato. Una volta che gli sono state messe le manette, nessuno l’ha toccata più. Lui reclamò di essere stato picchiato dopo averlo ammanettato, ma non è mai successo.
D. Ci racconti una delle tue storie preferite riguardanti il Colonnello?
DG. Come su Elvis ci sono tante storie simpatiche che riguardano il Colonello. Probabilmente una delle migliori è quando qualcuno cercò di imbrogliare lui ed Elvis. In quelle situazioni potevi vedere il colonnello al meglio di sé. Comunque suonavamo in una città dove il colonnello assumeva sempre una sicurezza extra sia per l’hotel che per l’arena. Dove possibile assumeva poliziotti locali. In una città, di cui non dirò il nome, assunse 35 poliziotti per l’arena. Io ero nell’arena con il Colonnello e ispezionavo, in modo tale da poter dire ad Elvis come sarebbe stato il posto. Lo facevo per ogni spettacolo. Mentre parlavo con il Colonel, arrivò il capo dei poliziotti e gli disse “abbiamo un problema”. Raccontò che di aver appena ricevuto un rapporto che segnalava una bomba, nell’arena e necessitava di altri 30 poliziotti per gestire il problema. Il costo di tutta questa gente sarebbe stata a carico del Colonnello. Naturalmente Parker capì subito cosa stava accadendo. Si sarebbe trovato a pagare polizia in più, senza un vero motivo. Si girò verso di me e disse Sig. Grob, (quando chiamava qualcuno, metteva sempre il sig. davanti al nome) “Dov’è Elvis adesso” Gli risposi che stava arrivando con l’aereo ma, in quel preciso istante, erano ancora in volo. Mi chiese: “Mr. Grob, se c’è una bomba qui, pensi di portare Elvis qui?” Io gli risposi che avrei fatto qualcosa tipo chiamare il pilota e dirgli di fare un giro senza atterrare e che io ero propenso a farlo atterrare in un’altra città e attendere là. Il Colonnello mi disse “Bene Mr. Grob, questa è la tua idea, ma non so come potrebbero trovare una bomba in così poco tempo, mancano solo 2 ore all’inizio dello show, e prima entrerà tutta la gente.” Gli dissi che avrei chiamato subito il pilota e dirottato nella città seguente, perché mai avrei voluto mettere Elvis in situazione di pericolo. Il Colonnello si rivolse al poliziotto e disse, “Bene, fallo Mr. Grob, e mi dispiace che voi dobbiate fare l’annuncio che Elvis, questa sera, non si esibirà per le 12.000 persone che arriveranno, perché abbiamo dovuto lasciarlo in un’altra città”. Il poliziotto sbiancò in faccia e si scusò. Tornò indietro mentre io stavo al telefono e riferivo al Colonnello che avevano appurato che si trattava di una beffa e che avrei arrestato chi aveva fatto la telefonata. Il Colonnello fece molte domande quellasera e nessuno era in allarme per qualche bomba, tranne l’impostore che aveva cercato di fregare il Colonnello.
D. Ci racconti qualcosa del Lisa Marie e cosa si doveva fare per uno show?
DG. Elvis affittava gli aerei di Playboy e di Sinatra. Erano g-2s. Erano più piccoli del Lisa Marie. La band volava con un Electra Turbo Lockheed a 4 motori della Holiday Airlines.
Solo pochi membri andavano sul Lisa Marie. Veniva fatto con due aerei perché spesso la band stava fino alla fine, mentre Elvis e ne andava e alle volte era l’inverso. Prendi nota che l’aereo di Elvis teneva solo 21 persone.
D. Quanti aerei venivano utilizzati per gli show di Elvis?
DG. Ce n’erano 4 che giravano. L’aereo del Colonnello, che era un Leer Jet, prima che Elvis gli acquistasse il Lockheed Jet. C’era un altro aereo che portava il materiale e l’attrezzatura. Partivano prima e alle volte atterravano in aeroporti diversi. Perché il Lisa Marie era un aereo grande ed aveva bisogno di una pista ampia.
D. Chi si prendeva cura di tutto questo?
DG. Il Colonnello si assicurava che tutto funzionasse. Io dovevo essere a conoscenza di dove si trovavano gli aerei e i piloti. Quale limousine li avrebbe presi, dove doveva portarli, a che ora, ecc.
D. Dov’eri e cosa facevi quanto hai saputo della morte di Elvis.
DG. Ero a casa mia a Memphis, mi ero appena alzato e dovevo preparare i miei bagagli. Ero rimasto con Elvis fino alla 5.30 del mattino, parlando con lui di un sacco di cose.
Stavo bevendo un caffè, quando telefonò Tommy Henley. Rispose mia moglie e mi disse che Tommy voleva parlare con me. Al telefono, mi disse di correre velocemente all’ospedale. Dalla sua voce mi resi conto che il problema era più grave. Gli chiesi se qualcosa non andava e mi rispose di sì! Chiesi se riguardava Elvis e me lo confermò. Mi vestii velocemente e corsi all’ospedale. Ero là quando il team dei medici annunciò che Elvis era morto e Marian Cocke baciò la sua fronte e gli disse addio. Protessi il corpo e presi la domanda di autopsia per farla firmare a Vernon. Il fatto che l’autopsia è privata, nessuno vedrà foto di Elvis nell’obitorio, sbattute su National Enquire o altra porcheria di giornale.
Il fatto che io abbia potuto prevenire tutto ciò è una delle cose di cui sono più orgoglioso nella mia vita..
D. Guardando indietro all’eredità lasciata da Elvis, oggi, come vedi l’impatto con il mondo?
DG. Credo che nessuno sarebbe stato in grado di immaginare cosa sarebbe accaduto con la sua morte. Molti pensavano che, in pochi anni, sarebbe uscito di scena. Tutti i maghi della finanza pensavano che sarebbe scomparso, ma si sbagliavano.
Elvis, oggi, è forse più forte di quanto non lo sia stato. Come ho detto prima, Elvis era speciale, non c’è mai stato uno come lui e mai non ci sarà. Era un filantropo, credeva e adorava Dio. Elvis credeva nella razza umana come nessun altro. La sua musica era cantata per il piacere di farlo. Lui, con la sua musica, non faceva morali, non instigava alle droghe, non cantava di uccidere un tuo simile. Elvis cantava per il puro piacere e per la bellezza di cantare. Quando cantava gospel, andava dritto a Dio e nessuno può negare questo. Elvis è più grande di quanto non sia stato. Quando era in vita, non ha mai saputo quanto grande fosse veramente, ma quando ci guarda da lassù, sono sicuro che gli fa piacere capire quanto ha fatto e quello che ci ha lasciato. Elvis ha sostenuto il suo paese e il suo governo. So che ha sostenuto, anche le nostre truppe quando era soldato. Sono grato e fiero di averlo conosciuto e di poterlo chiamare mio amico.
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