Elvis Presley A 30 anni dalla morte,
Q lo incorona la voce del secolo.
Ernesto Assante racconta il mito del rock'n'roll
Lezioni a 33 giri:
Domenica 1 aprile all'Auditorium: Elvis 56
di
Giorgio Casari
Rimane il re del rock'n'roll, Elvis Presley. A trent'anni dalla sua morte, avvenuta il 16 agosto del 1977, la rivista specializzata
Q lo ha appena incoronato il miglior cantante di tutti i tempi. La "voce" per antonomasia, insomma, davanti a nomi quali Aretha Franklin (seconda), Frank Sinatra (terzo), Otis Redding e, a sorpresa, John Lennon ("non tecnicamente brillante, ma espressivo"). Un merito che si lega, secondo la giuria di
Q (composta da giornalisti specializzati e musicisti), al fatto di aver reso sensuale, eccitante, qualsiasi genere abbia incrociato. Un ottimo modo, insomma, per cominciare le celebrazioni del trentennale, che culmineranno ad agosto con i raduni di Graceland, a Memphis, la casa-museo che aveva riempito di ogni cimelio, ancora da vivo.

Elvis scomparve il 16 agosto del 1977, a 42 anni, ufficialmente per aritmia cardiaca. In realtà era schiavo da anni di droghe e antidepressivi, ma soprattutto del suo mito. Un mito che ancora oggi sopravvive, e che proprio nel '77 il punk non aveva minimamente scalfito: i Sex Pistols dicevano ai loro primi concerti "amiamo Elvis, odiamo tutti gli altri".
Un mito che lo aveva riportato in tv nel 1968, a cantare tutto vestito di pelle nera come Marlon Brando ne
Il selvaggio e con il ciuffo eternamente ribelle, per mostrare a chi amava i Beatles che lui era meglio. Risultato, milioni di spettatori. Il suo concerto alle Hawaii, trasmesso via satellite il 14 gennaio 1973, assistettero almeno un miliardo di persone. Più di quelle davanti alla tv per lo sbarco sulla Luna del 1969.
Aveva inciso il suo primo singolo il 5 luglio del 1954 -
That's All Right
per una piccola etichetta indipendente, la Sun Records di Sam Phillips. Phillips stava dando forma a quella generazione di star del rock'n'roll che avrebbe annoverato fra le sue fila Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, Johnny Cash e lo stesso Elvis. La sua ossessione era "trovare un bianco che cantasse come un nero" e in quel giovane camionista aveva trovato un interprete pressoché perfetto. Fino alla sua chiamata alle armi, nel '58, Presley sorprese gli ascoltatori con uno stile viscerale, capace di singhiozzare e di essere intensamente poetico, di rivedere country e blues innescando grandi sussulti ritmici.
I Sessanta e soprattutto i Settanta avrebbero annacquato la sua carica espressiva dirompente, portandolo verso un timbro da cantante confidenziale, sempre più vicino, ironia della sorte, a quel Frank Sinatra (non a caso soprannominato 'The Voice', la voce) al quale era spesso stato contrapposto e del quale si era sempre dichiarato estimatore. In questa classifica il titolo di voce del secolo scorso passa quindi di mano, e ci sentiamo di essere d'accordo con chi l'ha compilata.