Re: Intervista a SHAUN NIELSEN
D. Quindi voleva che tutto fosse perfetto?
SN. Condividevamo tutto. Eravamo entrambi perfezionisti. Questo gli piaceva di me e questo mi piaceva di lui. Ogni cosa che facevamo, volevamo che fosse al massimo.
D. Per quanto tempo sei stato con Elvis Presley ?
SN. Quando lo incontrai per la prima volta, nel 1964, venne parecchie volte a vedere i miei spettacoli. Io ero con The Statesmen. Infatti la cosa più strana fu che, io avevo lasciato gli Imperials e mi trovavo fuori dalla California (per un periodo ero tornato a cantare con i Song Fellah), in una stazione televisiva locale. Mi trovavo all’esterno e arrivò una limousine da cui saltò fuori Charlie Hodge. Charlie mi disse: Elvis vuole sapere perché hai lasciato gli Imperials. Elvis ne era dispiaciuto. Raccontai che si trattava solo di una divergenza di opinioni. Ho sempre pensato che la cosa più strana era il fatto che avesse mandato qualcuno solo per chiedere il motivo per cui avevo lasciato il gruppo (ride).
Venne anche a vedermi a Long Beach California, quando stavo con gli Statesmen. Lo vidi parecchie volte. Verso il 68 o 69, mi chiese se volevo cantare una canzone che avevo inciso. Anche lui l’aveva incisa e quando la ascoltai aveva il mio stesso arrangiamento. Una canzone che si chiamava The Impossibile Dream. Mandò Charlie a chiedermi se, durante lo show di quella sera a Long Beach, mi andava di cantarla per lui. Risposi che ne sarei stato ben felice. Quella sera la cantai e alla fine , lui chiese a Charlie di portarmi nel backstage per salutarlo. Quella fu la volta in cui mi mise il TCB al collo, dicendo che era il suo ringraziamento per avergli regalato tanti anni di gioia, ascoltando i miei dischi.
D. Ce l’hai ancora?
SN. Certo, ce l’ho ancora. Mi ricorda che ho fatto parte di quel periodo (ride)
D. Nel giugno del 1967 Elvis registrò di nuovo con gli Imperials, ma tu non c’eri.
SN. No, la session del 1966 fu l’unica che feci con gli Imperials ed Elvis. Non registrai più con lui fino al 1973.
D. Così sei entrato nell’Elvis show, più avanti?
SN. Ho iniziato a farne parte nel 1973, subito dopo il suo ritorno dallo special dell’Aloha e sono rimasto con lui fino alla sua morte nel 1977. Ho fatto parte dei Voice dal 1972 al 1973. Per un periodo non fece tours perché non stava bene. Lasciammo Vegas e così io, al ritorno a Nashville formai un gruppo. Cantavo all’Holiday Inn, avevo una band e una cantante. Ricevetti una telefonata da Red che mi informava che Elvis voleva essere raggiunto a Las Vegas. Chiesi se dovevo portare con me il gruppo, ma mi rispose di no; voleva me soltanto. Spiegai che avevo un contratto, ma avrei cercato di recedere. Riuscii a farlo e tornai a Vegas per lavorare con Elvis. Penso fosse nel 75 o 76.
D. Nel 1972 Elvis registrò “The Impossibile Dream”, che sembra si basi su una tua versione.
SN. E’ esattamente la stessa. Non sapevo che se l’avesse fatta fino a che non l’ho sentita e da lì ho capito. Fece la trasposizione mantenendo la stessa chiave. So che era orgoglioso di cantarla così e la faceva come me. Questa è stata una cosa grande. E’ bello sentirlo.
D. Nel Settembre del 1973 avevi un gruppo che si chiamava i Rangers
SN. Sì fu il nostro primo nome. Cantavamo ancora al Grand Ole Opry.
D. Ho letto che Elvis voleva il tuo gruppo per un’audizione per Tom Jones a Las Vegas.
SN. Vero. Ci portò con il jet a Las Vegas. Fummo prelevati da una limousine, con autista inglese che si chiamava Gerald. Guanti bianchi e tutto il resto. Ci portò all’Hilton, dove c’erano Tom Jones, Elvis e Bobby Joe Gentry. Cantammo solo un po’. Il giorno dopo Elvis ci chiamò e disse che aveva notizie buone e cattive. Le cattive erano che Tom Jones non poteva prenderci a causa del suo contratto. La buona era che lui ne era interessato e ci avrebbe fatto un piccolo contratto. Lo scrisse su un foglio di carta igienica (ride). Non sono sicuro del suo significato, ma…. parlò di $ 100.000: avremmo viaggiato con lui, scritto canzoni per la sua casa discografica e lavorato per lui. Volle sapere se ci interessava e naturalmente ci interessava parecchio!! Poco tempo dopo, decise che noi avremmo aperto i suoi show.
Credo che abbia inventato qualcosa per farci lavorare (ride)
D. Ho sentito che il Colonnello, quando sentì 100.000 dollari quasi si soffocò con il sigaro.
SN. Penso che sia andata così. E a lui non sarebbe costato niente, ma il Colonnello Parker controllava tutto. Non gli piacevamo, perché non poteva controllarci. Voleva avere il controllo su tutto quello che riguardava Elvis, su ogni cosa che veniva fatta anche se non ci aveva niente a che fare.
D. Che opinione avevi del Colonnello Parker? (Shaun si prende un bel po’ di tempo prima di rispondere). Non serve che mi rispondi se non vuoi.
SN. Vabbè non importa, ormai se n’è andato. E’ come diceva mia mamma: se non puoi dire qualcosa di bello su qualcuno, è meglio non dire niente e io non penso niente di buono di quell’uomo.
La mia opinione personale è che il Colonnello Parker creò Elvis agli inizi e lo distrusse alla fine.
D. Davvero?
SN E’ la mia opinione personale. Non credo che l’abbia fatto apposta. Credo che abbia il merito del successo di Elvis, ma che sia anche responsabile del suo crollo. Gli ha fatto fare quei film. Qualsiasi cosa gli abbia fatto, ha avuto i suoi effetti.
D. Cosa pensi dell’isteria che c’era nei suoi shows?
SN. Mi meravigliavo spesso. La maggior parte delle volte stavo vicino ad Estelle e gli Stamps. C’erano volte che non riuscivamo a sentirci l’un l’altro, pur essendo vicinissimi.
Ci fu una volta in Pennsylvania che fecero l’errore di mettere una sicurezza tutta al femminile e una donna salì sul palco con una tale soddisfazione che le altre ruppero il cordone della sicurezza. C’erano volte in cui era quasi pauroso. Quello che intendo è che ti ritrovavi a pensare, cosa sarebbe potuto succedere, se avessero rotto tutto e se fossero arrivati fin sul palco.
D. Ma Elvis aveva un ottimo servizio di sicurezza
SN. Certo, ma si parla di 7-8-9 persone o guardie del corpo, che lo proteggevano da 10.000 persone. C’era bisogno di averne di più di quelle che aveva. Cosa puoi fare con 10 persone quando ce ne sono tante altre con chissà che cosa in mente (ride)
D. Come è stato al Sahara Tahoe? Da altri ho saputo che fu più una vacanza e che non era folle come a Vegas. Fu così? Hai qualcosa da raccontarci?
SN. Devo confermare che Tahoe sembrava più una vacanza rispetto a Vegas. Credo che a Tahoe fosse più rilassato, per dei motivi suoi. Ma non ricordo Tahoe così bene come Vegas. Penso che fosse perché era più tranquillo, meno etico. C’era sempre il tutto esaurito, ma sembrava essere più rilassato sul palco e fece tutto quello che gli piaceva fare.
A Vegas lo volevano fuori dal palco dopo 45 minuti, così potevano smontare. Il più delle volte non ce la facevano. Volevano che la gente tornasse a giocare al casinò, invece se stavano ad ascoltare Elvis, non spendevano soldi.
D. Anche Larry Geller me l’ ha detto. Ricordi minacce di morte al Sahara Tahoe? Conosco una storia e cioè che qualcuno, con una matita fece una croce su un poster di Elvis. Me l’ha raccontato Dick Grob.
SN. Credo sia successo prima che io mi unissi a loro nel 1973. Comunque è successo parecchie volte.
D. Verso la fine di Settembre 1973 ci fu una session a casa di Elvis a Palm Spring.
SN . Sì. Mi ero appena fatto un trapianto di capelli e avevo le bende tutto intorno alla testa. Infatti durante una canzone, il sangue cominciò a scendermi sugli occhi. Però mi è piaciuto incidere in quel modo, perchè era molto rilassante. Registrammo “Are You Sincere” ed è l’unica canzone che riesco a ricordare, perché subito dopo cominciai a sanguinare.
D. Allora nella session di Palm Spring alcune canzoni siano state rimontate e lui mise la sua voce a “Sweet Angeline”. E’ stato detto che lavorò anche sulla canzone “Color My Rainbow”. Te lo ricordi?
SN. Non ricordo quella canzone. Forse ero uscito per correre ai ripari sulla mia testa, ma non ricordo che l’abbia fatta.
D. Ci fu anche una registrazione privata in quel periodo, dove canta “Let Me Be The One” e “Spanish Eyes”.
SN. Sì è stato a Palm Spring. Si trovava in una cassetta di Linda Tompson. Cantavamo “Spanish Eyes” in duetto. Linda Thompson diede una copia della cassetta a David Briggs e David ne diede una a me. Ce l’ho ancora. Chiunque l’abbia messa su un bootleg l’ha presa dalla mia cassetta. Eravamo al piano, a Palm Spring. Stava bene e si divertiva.
D. Hai dei ricordi della Stax session di Memphis?
SN. Ricordo lui che canta a modo suo “Promised Land”, e credo abbia fatto un gran lavoro. Ricordo anche che mandò a prendere 40 cheesburger (ride), così mangiammo tutti cheesburger. A parte questo, fu una bella session. Penso si sia divertito e io mi sono divertito a cantare con lui.
D. E’ stato detto che lavorò su una canzone che si chiamava “We Had It All”
SN. (canta) “You and me, we had it all” Sì, penso di sì. Non è mai stata realizzata. Ricordo che la stava tenendo in considerazione. Credo fosse stata scritta da Troy Seals. Era una bella canzone. Credo anche di averla incisa qualche volta.
D. Elvis registrò un paio di canzoni in quella session dopo il contratto con i Voice, ad esempio “Mr. Songman”
SN. Sì Ricordo. Mentre la facevamo, arrivò Lamar Fike e disse “Chi ha scritto questo pezzo di m***a?” e io dissi “Vabbè, fondamentalmente, lo stesso che ha scritto tutta l’altra m***a che tu non hai voluto promuovere!” (ride). Non gli piaceva niente di ciò che non era proposto da lui.
D. Nel febbraio 1974, per l’ingaggio di Las Vegas, era la prima volta che ti trovavi sul palco con lui e ha fatto due duetti con te durante lo show “Help Me” e “Spanish Eyes”.
SN. Avevamo già inciso “Help Me”. Era la prima volta che io mi sentivo in un’incisione con lui. Ma “Spanish Eyes” fu una sorpresa totale. Mi chiese di andare al centro del palco con lui. Stavo morendo di paura, perché non era stato programmato! (ride). Una volta fatto per la prima volta, volle farlo spesso. A Las Vegas, facevamo spesso session a tarda notte. Per la maggior parte dei ragazzi, era una grande opportunità di trovare la ragazza. Le ragazze erano sempre lusingate se potevano incontrare Elvis. Il problema con quelle sessions era che…. non finivano mai. Una volta che iniziava, avrebbe continuato fino a mattina. Alle volte erano sessions faticose, che duravano tutta la notte (ride)
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