Re: Intervista a SHAUN NIELSEN
D. Hai visto l'inizio del declino di Elvis.
SN. Odio parlarne perché mi sconvolge.
Questa è la cosa triste. Era in così grande forma dopo l’Aloha Special, ma è stata l’ultima volta nella sua carriera, in cui sia apparso in buona forma. Il fatto è che Elvis era quel tipo di persona che aveva bisogno di un’opportunità.
D. Non posso crederlo. Hai detto praticamente la stessa cosa di Larry Geller.
SN. (ride) Hai parlato al telefono con Larry, confronti quello che diciamo?
D. Larry ha detto che aveva bisogno di una chance per vivere. Non c’erano più opportunità per Elvis Presley?
SN. Poteva essere che un buon film gli avrebbe dato spirito per continuare, offrendogli qualche motivo per cui vivere, come quando Barbra Streisand gli offrì di fare il ruolo da protagonista nella mega hit “A Star Is Born”.
Come sai, è morto più di noia che di altro. Come hai detto tu, voleva fare quel film, voleva andare in Europa, voleva fare tante cose, ma abbiamo continuato a suonare sempre negli stessi posti, dove mettevano il tappeto rosso al Colonnello. Il Colonnello era un uomo pratico, voleva il soldo facile. Sapeva che poteva fare gli stessi soldi a Portland Main, con molti meno problemi che organizzare un tour oltreoceano. Per quanto riguarda avere grossi profitti, il Colonnello era un uomo chiave. In realtà non prestava attenzione a ciò di cui aveva bisogno Elvis. Elvis aveva bisogno di un nuovo giocattolo, qualcosa che lo coinvolgesse e gli permettesse di continuare. Perciò era triste vedere quello che succedeva. Una volta, io e Felton Jarvis eravamo seduti vicini in aereo e ne parlavamo. Lui disse: ragazzo se non succede qualcosa subito, l’uomo morirà. Ma sai, non avremmo mai creduto che sarebbe morto, anche se entrambi lo realizzavamo.
D. Potevate portare membri della vostra famiglia agli spettacoli?
SN. Venivano dati un sacco di biglietti, ma dovevi pagare per averli. Ho saputo che persino Elvis pagava i biglietti dei suoi shows, e probabilmente è vero. Il Colonnello era qualcosa…. Era unico. Fa ridere, ma per tutto il periodo che ho lavorato per Elvis, il Colonnello non mi ha mai detto una parola. Davvero, mai una parola. Faceva l’offeso con noi, solo perchè voleva avere il controllo su ogni cosa che riguardasse Elvis, ma su di noi non poteva averlo. C’erano solo due persone di tutto l’entourage che erano pagate direttamente dall’ufficio di Elvis, ed eravamo io e James Burton. Gli altri erano pagati dall’ufficio del Colonnello, persino i musicisti. Non so la security e tutti gli altri.
D. Non ho mai realizzato quanto fosse giovane a 42 anni, fino a che io non li ho compiuti.
SN. Sì era triste da vedere. Una parte delle ragioni per cui ho lavorato così tanto era fare in modo di motivarlo a tornare in forma.
D. Che cosa pensavi di Vernon Presley?
SN. Mi piaceva Vernon ma era strano (ride) Noi dovevamo andare da lui e pregarlo per essere pagati. Andavamo a Graceland e ogni volta che pensavamo fosse il momento di paga, eravamo costretti ad andare da Nashville a Memphis per riscuotere e dovevamo veramente supplicare.
D. Perché ? Vernon era tirchio? (risata)
SN. Infatti. C’erano volte che minacciavano di staccare le luci di tutta Graceland, perché Vernon non voleva pagare le bollette! Era incaricato della cassa. Aveva sempre paura di perdere tutto.Suppongo che si sia sempre ricordato di com’era stato in passato.
Secondo me Vernon era una persona carina, non penso fosse un uomo molto astuto. E’ la mia opinione personale.
D. E cosa ci dici di Priscilla?
SN. L’ultima volta che ho parlato con Priscilla è stato a Graceland. Avevamo appena visto Elvis. Erano arrivati i musicisti. Non appena andai per porgere le mie condoglianze, lei mi disse: Voglio che tu sappia che ascoltavamo sempre I tuoi dischi e gli hai donato molta felicità. Ringraziai. E’ stato molto gentile da parte sua. E’ stata l’ultima volta che ho avuto l’opportunità di parlare con lei.
D. L’ultimo concerto a Indianapolis è stata anche l’ultima volta che l’hai visto vivo?
SN. Sì Ero molto preoccupato per lui, ma nonostante la mia preoccupazione non pensavo sarebbe morto. Pensavo si sarebbe preso più cura di sé, andando in ospedale o cose del genere e sarebbe tornato in forma. Ma ho anche provato ammirazione per il fatto che ha portato avanti la tradizione “The show must go on”
D. Così eri al funerale?
SN. Non al funerale. Noi eravamo alla veglia il giorno prima. C’erano alcuni di noi che non erano stati invitati al funerale. Siamo stati invitati ad andare là il giorno prima e vegliarlo a Graceland. Non sono andato al funerale e ne sono stato felice, perché come sai era caotico. Perciò abbiamo vegliato sul suo corpo nella bara. Era bello, anche se appariva ancora gonfio, cioè più grosso di quello che avrebbe dovuto essere, come ad esempio era nel ’68 al Comeback Special. Mettiamola così.
D. Come ti sei sentito quando Elvis morì?
SN. Questa è una storia bizzarra. Eravamo andati all’aeroporto, un piccolo aeroporto privato di Nashville e aspettavamo che arrivasse il jet, per poter andare a Portland Maine. Il jet dell’orchestra era arrivato e ripartito. Felton tornò dicendoci che il tour era stato cancellato per un atto di Dio. Naturalmente la prima cosa che pensai era che Vernon aveva avuto un attacco di cuore, visto che non era molto in salute. Al ritorno e non lo dimenticherò mai, arrivò la più grande nuvola che io abbia mai visto, con pioggia e vento. Era tremendo guardare il cielo. Poi, tornando a casa, sentii la notizia, alla radio.
D. Cosa fai adesso?
SN. Ho risposato la mia prima moglie, Brenda Hall. Ho 3 acri di un bel bosco e una bella casa nuova. Abbiamo in programma di cantare assieme. Ho vissuto in Europa per 12 anni e sono appena tornato.
D. Vedi ancora molti dei tuoi amici?
SN. Qualche volta. E’ successo al Festival di Bruxelles.
D. Hai mai pensato perché Elvis è ancora così popolare?
SN. Tutti sappiamo quanto è stato popolare. Non so se lui l’ha mai capito. Si preoccupava se, a 10 anni dalla sua morte, sarebbe stato ricordato ancora. Come ti ho detto ho vissuto in Europa e mi sono reso conto che un uomo che se n’è andato da così tanto tempo, è il primo in classifica nelle hit. Ho fatto uno Elvis Show in Danimaca, era un Elvis The Concert. C’era il tutto esaurito. Elvis cantava nel video screen e ancora, c’erano donne che gli lanciavano le mutandine. (ride)
D. Deve essere stato difficile per te, cantare con il resto della band e con Elvis sullo schermo. Come ti sei sentito?
SN. Quando l’ho fatto, ho capito che avevo dimenticato quanto grande fosse. Ho detto: Dio mio!!! Sai, quando eri con lui eri molto concentrato a fare lo show, ma qui, dopo 20 anni, lo ascolto e capisco quale grande talento sia stato. Lui era il vero affare.
D. Da cantante professionista quale sei, come valuti la voce di Elvis Presley?
SN. Ritengo che avesse una voce stupenda. Ho trovato sempre maggiore maturità nella sua voce, mano a mano che invecchiava. Secondo me, la sua voce era sempre meglio. Spesso sono rimasto affascinato in questo senso, come un cantante che ascolta un altro cantante. L’uomo aveva una delle voci più versatili che io abbia mai conosciuto. Poteva cantare qualsiasi cosa. Non ho mai trovato tanta versatilità, e infatti oggi non ce n’è. Di solito una voce può cantare in un modo, ma lui, con la sua, aveva una grande abilità. E ti dirò che mi ha aiutato ad imparare il valore della comunicazione con il pubblico. Questo era il suo forte. Aveva un dono enorme, quella di far sentire chiunque, tra il pubblico, che cantasse solo lui. Una capacità di comunicazione che è stata unica.
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