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Vecchio 18-04-2007, 14:09
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. C’è un’altra domanda, alla quale ovviamente sei molto incluso, perché ne hai fatto parte. C’è una release, della RCA, l’album “Private Elvis” e so che molte delle cassette, per non dire tutte, le hai fornite tu stesso a Ernst Jorgensen.
Esiste altro materiale oppure adesso ha tutto?

RW. Non credo, a meno che non ci sia qualcosa nella mia soffitta. Avevo un paio di cassette là e ho sentito la voglia di ascoltarle, ma credo non ci sia altro. Credo che queste registrazioni casalinghe, siano le ultime. Non riesco ad immaginare che ci sia qualcos’altro in giro, che possa venir fuori.

D. Questa è una domanda dolorosa. Tutti, nella loro vita, si guardano indietro. Esiste per te un “Solo se” a cui pensi, che sia collegato ad Elvis’?

RW. Naturalmente. Questa domanda c’è sempre! Alla fine, io ho fatto tutto quello che ho potuto, ma ci sono un sacco di cose. Non posso puntare un dito, ma sono sicuro che ci sono un sacco di cose sulle quali potrei dire “se solo”, cose che avrebbero potuto essere diverse, non conosco nient’altro che avremmo potuto fare, alla fine. Abbiamo fatto tutto il possibile.

D. Nella tua vita hai lavorato con molte star. Veramente tante. Chi è il migliore, con chi era il più divertente stare?

RW. Elvis. E’ stato il più divertente di tutti. Ho lavorato con John Wayne ne “The Man Who Shot Liberty Salace” Lee Marvin, James Stewart. Ho lavorato con molte persone. Robert Conrad, ci siamo molto divertiti, era pazzo e tuttora lo è. Ho lavorato come stuntman in “Wild Wild West”, rompendomi tutte le ossa, poi sono stato così fortunato da avere un ruolo in “Black Sheep Squadron”.
Devo dire che Elvis era il più divertente di tutti, perché facevamo tutto con lui. Sul set, facevamo cose che facevano impazzire i registi. Ad esempio, una volta, aveva fatto i capelli tutti lisciati, all’indietro…. Ci volle mezz’ora per rimetterli a posto. Eravamo all’Universal, sul set di “Hunchback of Notre Dame”. Io ero salito sulla passerella con un pallone pieno di acqua. Dopo che il truccatore aveva finito il suo bel lavoro sui capelli di Elvis, appena lui fece alcuni passi, io gli tirai l’acqua. Naturalmente i capelli, scesero sul viso e non vedeva niente! Si girò e tornò girare.
Un’altra cosa, sullo stesso set, Charlie Hodge – qualcuno gli tirò dell’acqua. Si tolse la camicia e la appese su un ventilatore per asciugarla e andò a prendersi un’altra maglietta, venendo ogni tanto a vedere se l’altra era asciutta. Ma ogni volta che andava via, noi bagnavamo la maglietta! E’ durata tutto il giorno!
Mentre giravamo King Creole, Alan Fortas faceva scherzi a tutti, così decidemmo di fargliene uno. Gli abbiamo detto: “Alan, oggi avrai una particina, diventerai attore” vai a truccarti. Così andò al trucco, gli misero un piccolo telo sopra la maglietta, in modo tale da non sporcarla. Gli spiegammo “Siediti qui e non toglierti il telo altrimenti ti sporchi” Così rimase fermo e seduto tutta la mattina, gli demmo una parte da leggere, per essere sicuri che la memorizzasse, e lui rimase fermo e seduto, a studiare la parte. Arrivò ora di pranzo, ci avvicinammo per dirgli: “ Noi facciamo un break e andiamo a mangiare. Dopo il pranzo, ti ritoccavano sempre il trucco perché era possibile che tu avessi la bocca sporca di grasso di pollo o altro. Così, ritoccarono anche il suo trucco e lui rimase seduto tutto il pomeriggio rileggendo quelle quattro righe e aspettando il suo momento. Alla fine della giornata, arrivò il primo assistente e disse “Alan, siamo andati oltre il tempo, lo faremo domani” e noi scoppiammo a ridere. Facevamo in continuazione di queste cose.

D. Elvis era un buon padre? Ha mai cambiato un pannolino?

RW. Mai. Niente gli avrebbe fatto cambiare un pannolino. Avrebbe fatto una confusione incredibile. Non sarebbe stata una cosa che avrebbe saputo far bene.

D. Pensi che se fossero già esistite i centri Betty Ford, Elvis ne avrebbe usufruito volontariamente? Oppure avrebbe continuato a pensare che lui non aveva alcun problema?

RW. Non credo abbia mai capito di avere un problema, ma alla fine aveva sempre il Dr. Nick che stava con lui, oppure un’infermiera o altri. Credo che pensasse che se doveva succedere qualcosa, sarebbero intervenuti in tempo e fatto qualcosa. Molte volte noi abbiamo pensato… se ci fossero stati i Betty Ford Centers, ma anche quando doveva andare in ospedale, cosa che fece spesso alla fine, avrebbe detto “Da cosa pensi che sia provocato tutto questo?” Avrebbe detto che era solo un problema di stomaco, e io gli avrei risposto “Cosa pensi che di causi tutto questo? Non pensi che sia per le cose che prendi?
E poi c’è qualcosa che mi viene in mente: tornando indietro a quanto ti ho raccontato circa i miei calci alla porta, quando pestai il piede di quel ragazzo.
Quando questo arrivò alle orecchie di Elvis, lui mi chiamò e disse “Voglio che lasci in pace questa gente. Io ne ho bisogno” Io dissi “Tu hai bisogno di questo?” E Lui “Sì ne ho bisogno” e io “Bene, ne hai fatto a meno per molti anni” e lui “Ma adesso ne ho bisogno” e poi quando tornammo dal tour, andò a Las Vegas e suo padre mi chiamò, e anche Sonny e Dave Hebler e disse “Dobbiamo tagliare le spese. Mi dispiace per voi ragazzi, dovete lasciare” Io me ne sono andato, ma ho cercato.

D. Ovviamente sei un uomo molto forte, e te lo dico perchè circa 10 minuti fa, quando mi hai dato un colpetto sulla testa, pensavo tu mi spaccassi il cranio. Sei forte e anche io volevo raccontarti una storia divertente. In verità, non fu divertente quella volta, ma va condivisa. Nel 1972, raccogliemmo un gruppo di fans per portarli negli States, per vedere un concerto di Elvis Presley a Las Vegas. Fu bellissimo, meraviglioso, veramente. Il Colonnello fu molto ospitale con tutti e ottenemmo buoni posti per vedere lo show.
Suppongo che il vero errore che abbiamo fatto fu l’anno successivo, quando decidemmo di tornare. L’Hilton di Las Vegas non era così tollerante a quel tempo, perché c’erano 250 persone dalla Gran Bretagna che non avevano intenzione di giocare al casinò, ma volevano solo vedere Elvis. Tutti avevano la prenotazione e il posto riservato. Di colpo questi posti riservati vennero cancellati, uno per uno, così non potemmo andare all’Hilton.
Avremmo potuto entrare, ma non vedere lo spettacolo.
Quello che dovevamo fare era far leva sul fatto che alle spalle avevamo un’organizzazione forte perchè, nel gruppo, c’erano 2 persone- una del Daily Mirror, il giornale nazionale inglese e un dick jockey che si chiamava Tony Prince che faceva parte di Radio Luxembourg. Decidemmo di andare alla radio di Las Vegas e raccontare che 25 inglesi erano stati tagliati fuori dall’Hilton di Las Vegas. Peraltro io ero in confidenza con Emilio colui che aveva combinato i posti e mi disse: prendi 250 nomi e mandali *****!
Così entrai con Tony Pince (il ragazzo di Radio Luxembourg che fece finta di essere quello della BBC) e prendemmo 250 nomi. Non il loro vero nome. Su alcuni pezzi di carta scrivemmo altri nomi, dicendo a quelli del nostro gruppo di ricordarsi i nomi fittizi. Naturalmente c’era un sacco di nomi ebrei, tipo Bullombergs e la gente non se li ricordava, così si vede l’intero gruppo, con vestiti C&A molto evidenti con, di fronte, la loro targhetta, con indicato il nome vero, in modo tale da poter accedere alla showroom.
Per me fu un trauma, per la mia prima moglie anche, perché era traumatizzata dal fatto che il 90% del tempo che sono rimasto a Las Vegas, ero al bar perché, non potevo entrare.
Quando arrivò il fotografo, con un contrassegno del giornale britannico (che era il giornale musicale New Musical Express) noi eravamo ammassati aspettando il Colonnello. In quel momento, il Colonnello era piuttosto incazzato, visto che l’Hilton l’aveva rimproverato. Non eravamo certo i benvenuti, ed Elvis non sapeva che eravamo là. Per noi tutti fu una cosa traumatica. La mia prima moglie, che sia benedetta, decise di dire ad Elvis quello che pensava di quanto stava succedendo, al fine di proteggermi! Adesso tu (Red) non puoi ricordarlo, ma tu la tirasti via buttandola addosso al muro! Credo che di queste cose te ne siano successe continuamente.

RW. Sì e mi ricordo di questa cosa. Quello che successe è perché non avevate i biglietti, cioè dopo essere arrivati fin lì per vederlo, c’era tutta una confusione all’Hilton?

D. Non c’era alcuna confusione, ognuno aveva il suo modulo di prenotazione ma qualcuno - forse c’erano stati dei cambiamenti al management dell’Hilton – qualcuno aveva deciso che la gente che doveva sedersi ai posti del casino dovevano essere i giocatori e 250 persone in una sala da 2000 posti a sedere è più del 10%. Credo che volessero sfruttarci come business, perciò, sicuramente non ci volevano lì. Fu l’unica volta che non riuscii a trovare Parker e così fummo costretti ad inventare questo trucco. Inventammo questa cosa, ma mi venne detto che se avessi ancora cercato di farlo, ci avrebbero buttato fuori!

RW. Sì c’erano un po’ di persone a Vegas! E mi dispiace per te.
Però ti voglio raccontare qualche storia. Una ragazza stava in un separè al centro. Quando c’era Elvis, mettevano dei tavoli, lunghi tavoli, giusto davanti al palco. Elvis aveva fatto un bellissimo spettacolo, quella sera. Il sipario era abbassato, e io stavo uscendo, Sonny anche usciva, camminando lungo il sipario. Una ragazza con una minigonna saltò dal tavolo e corse verso Elvis.
La vidi e, visto che il sipario era abbassato, lei mi saltò sulla schiena, Elvis naturalmente si fermò un attimo e scoppiò a ridere, continuando a camminare, ma lei cercava di oltrepassare e così la raggiunsi. La presi tra le braccia e sentii applausi e fischi. Tutti si divertivano e io mi meravigliavo su quanto succedeva. Mia moglie mi raccontò che quando venne nel backstage e la presi, la trattenevo tra il sipario, tenendo le mie braccia intorno a lei, per evitare che scappasse. A quel punto la sua gonna si sganciò e non c’era niente sotto! Tutti i ragazzi si misero ad urlare…… tienila Red!

Un’altra volta una ragazza correndo giù dai tavoli, cadde sul grembo di un ragazzo e la sua parrucca volò via. Senza rallentare, si alzò, si rimise i riccioli in testa e continuò!
Non so se hai sentito la canzone live di Elvis “Are you lonesome tonight”. In questo caso, c’era un ragazzo seduto e aveva un toupet sulla testa. Una ragazza che, stava cercando di arrivare ad Elvis, urtò il toupée che volò via.
Elvis stava cantando e questo punto gli sentimmo dire “………. La tua testa calva”. Se ascolti questa incisione, capisci cosa è successo, stava cantando dal vivo, quando, al ragazzo volò via il toupet ed Elvis non riusciva più a proseguire con il resto della canzone. Le voci di accompagnamento non persero un passaggio, continuarono come dovevano continuare, e lui “…. And your bald head…:” E’ da qui che è uscita.



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