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Vecchio 18-04-2007, 14:10
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. Elvis aveva qualcuno con cui confidarsi, se non coloro che erano nel libro paga o dipendenti da lui finanziariamente?

RW. No

D. Quando scrivesti il libro che screditava Elvis, lui morì poche settimane più tardi. Ti sei sentito, in qualche modo responsabile della sua morte?

RW. No, non ho sentito alcuna responsabilità perché Elvis era già morto una volta precedente, ma l’abbiamo trovato giusto in tempo. Sapevo che stava arrivando e questa era uno dei motivi per cui ho scritto il lbro. Come ho detto prima, ho cercato di fermare ciò che stava succedendo, già quando ero con lui e non è servito, così abbiamo scritto questo libro, per fargli vedere la realtà che ciò che stava accadendo, non era niente di buono.
E’ stata una coincidenza, ma ti assicuro, che io so quali erano le sue condizioni.
Voi non sapete in che condizioni era, ma tutti noi lo sapevamo.
Se non ci fossimo stati, un paio di volte, se ne sarebbe andato prima e noi abbiamo cercato di aprirgli gli occhi. Come hai detto tu, non c’era un posto dove metterlo e non potevamo portarlo all’ospedale. L’unico che poteva farlo era suo padre e non l’ha fatto. Quindi è come se si fosse trovato senza aiuto.

D. Quando fu l’ultima volta che parlasti con Elvis, in termini cortesi?

RW. L’ultima volta che parlai con Elvis, fu quando mi chiamò, quando seppe del libro che stavamo scrivendo. Infatti quella conversazione è nel libro e mi chiamò per capire cosa stavo facendo. Penso che fosse un po’ nervoso per il libro. Abbiamo avuto una lunga conversazione e fu l’ultima volta che parlai con lui.

D. Avresti potuto fare diversamente?

RW. Sì. Avrei potuto mentire, ma tutto quello che c’è nel libro corrisponde a verità. Non so se l’hai letto, e si sono notate le cose belle in quel libro? Il 90% del libro contiene cose positive, ma si è preferito non vederle. Una cosa devo dire su tutti gli altri libri usciti ed è che sono pieni di stronzate.

D. Dov’eri quando Elvis morì?

RW. Ero nel bel mezzo di un episodio di “Black Sheep Squadron” che si chiamava 200 Pound Gorilla. Era imperniato su di me, ero con Robert Conrad e uno stunt coordinator. Stavamo provando una scena, era mattina presto e Chuck arrivò correndo e disse: “Credo di aver sentito alla radio che Elvis è morto”. Robert Conrad era diventato amico di Elvis e, molte volte, avevamo chiacchierato insieme su quanto accadeva. E’ l’unica volta, che io sappia, di uno show che sia stato bloccato. Niente blocca un film o uno show televisivo. The show must go on! Eppure questo show non venne trasmesso quel giorno. Mia moglie e i miei due figli arrivarono piangendo e non ci importò un fico secco di continuare quel giorno o di continuare il resto dell’episodio.

D. Elvis ha mai pensato di scrivere canzoni con te?

RW. Mi dava i titoli. Mi diede il titolo di “That’s Someone You Never Forget”. Credo che ci abbia provato una volta. Charlie, io e lui ci sedemmo, cercando di scrivere qualcosa, ma non riuscivamo a starci a lungo. Mi dava il titolo e diceva: Scrivi! Funzionava così.
D. Prima dicevi che ti sei sempre considerato uno degli amici più stretti di Elvis. Questo fa nascere due tipi di domande. Se così fosse, credo che se fosse stato uno dei miei amici, non avrei mai pensato di scrivere un libro del genere e renderlo pubblico e credo anche che tu abbia detto, che l’hai fatto per aiutare Evis e fargli aprire gli occhi. Se è così, se l’hai fatto per aiutarlo, sarebbe bello dire che i soldi che, hai guadagnato dal libro, sono andati in beneficenza.

RW. Sono d’accordo con te, ma ero rovinato. No, l’ho scritto per i soldi. E’ questo che vuoi sentirti dire? L’ho scritto per i soldi e per cercare di aiutarlo. La finiamo con questa cosa maledetta? Mi dispiace che la pensi in questo modo, ma sappi che io, quell’uomo, lo amavo molto. Tu non sai cosa ho passato e quanto ho cercato di tirarlo fuori. Ok, tu hai la tua opinione sul perché ho scritto il libro. Io ti ho detto la mia e puoi anche non accettarlo. Mi dispiace, ma è vero che ho scritto il libro per cercare di salvarlo e anche per avere soldi.

D. E’ vero che Elvis portava con sé una pistola, ovunque? Ci sono storie che vuoi raccontarci?

RW. Tutti noi le avevamo. Dopo essere stati autorizzati a Dever, Vegas e Memphis. In passato c’erano state indagini per la sicurezza. Noi eravamo tutti armati e pericolosi.

D. Di tutti gli scherzi che Elvis ha fatto ai membri della Memphis Mafia, quale ritieni sia la più divertente?

RW. Questa è una delle cose che ci aiutava a rompere la noia di Las Vegas e questa si trova nel libro, uno dei momenti migliori.
Ricevevamo queste minacce che andavano e venivano. Un giorno non avevamo niente da fare e decidemmo di fare qualcosa agli Stamps. Elvis, Sonny ed io decidemmo: Facciamo uno scherzo agli Stamps, diciamogli che abbiamo ricevuto un’altra minaccia così e così…. OK così abbiamo organizzato.
Per prima cosa, abbiamo radunato le vere guardie di sicurezza dell’holtel, per svuotare le loro pistole, (per contro pensavamo a cosa sarebbe successo, se, quella notte fosse successo qualcosa, veramente).
In ogni caso, dopo lo show, nel camerino, abbiamo chiamato gli Stamps e abbiamo detto: “Hey ragazzi, c’è un problema serio. Stasera abbiamo ricevuto una minaccia, perciò dovete prendere l’ascensore, andare fino al 30° piano, uscire e attraversare il corridoio fino alla suite”
Così per tutto il percorso, Sonny ed io istruivamo i ragazzi. “Ragazzi, state sull’attenti, per questa cosa”. Per tutta la salita dell’ascensore, avevano i nervi a pezzi. Salimmo e andammo nella suite. C’era un percorso che portava davanti alla suite e uno dietro la suite, attraverso il salotto, fino alla sala da pranzo. Andai con loro, chiusi la porta. Sonny tornò indietro e andò dall’altra parte. Non appena raggiunta la suite, dissi “OK., sembra sia tutto a posto Ok”. Poi all’improvviso Sonny urlò “Figlio di p******a, boom…… avevamo messo cartucce nelle pistole. JD Sumner spinse giù Elvis e si stese sopra di lui, Donnie Sumner saltò sopra il bar, sbattè le ginocchia sul bancone e quasi si ruppe le gambe.. Si nascose dietro il bar. Io arrivai correndo, sparai un paio di colpi, e Sonny uno. Mi tenni lo stomaco e dissi “Oh, sono stato colpito” e caddi per terra.
Tutte le guardie che arrivarono spararono, sentivi spari ovunque e tutte le guardie erano “morte”. Uno degli Stamps era sotto il tavolo. Era molto religioso e pregava! L’altro, il selvaggio del gruppo disse: “Dammi una pistola, dammi una pistola” Uscì e prese la pistola di una guardia “morta”. “Figlio di p*****a è vuota”. Nel frattempo, Sonny mise il braccio intorno ad Elvis (che era ancora disteso, con JD Sumner sopra di lui) e Donnie Sumner, dietro il banco de bar, poteva vedere questa mano con una pistola. Prese una grande bottiglia di succo di pomodoro e la tirò. La bottiglia mancò la mano di Sonny e Sonny si girò dicendo “figlio di p*******a” e scoppiò a ridere. Questo era il genere di cose che facevamo per divertirci.
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