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Vecchio 28-04-2007, 11:15
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

D. Voi ragazzi vi prendevate cura di Elvis?

CH. Dovevi farlo, perché vedevi persone che cercavano di…. Come quella volta che ci fu uno, divorziato dalla moglie e questa lo spremeva per gli alimenti, mentre lui non voleva darle di più di quanto che le dava. Per cui accennò ad Elvis di una casa che voleva comprare, immaginando che Elvis gliel’avrebbe comprata. Ad Elvis capitavano queste cose.

D. Elvis visse in una roulotte per un periodo?

CH. Quando era al ranch, sempre. Là c’era una vecchia casa che aveva un secolo. Venne ristrutturata ed era diventata molto bella. Elvis aveva comprato una roulotte a tutti i ragazzi e le aveva fissate su una soletta di cemento, lungo tutto il recinto. Comprò una roulotte anche per sé e una per sua nonna. Elvis lasciò la casa ad Alan Fortas e sua moglie. Alan, nel ranch, fungeva da caposquadra, mentre lui viveva nella roulotte. E’ lì che Lisa Marie è stata concepita.

D. Ti ricordi la reazione di Elvis quando seppe che sarebbe diventato padre?

CH. Non ricordo esattamente quando l’ha detto. Ricordo quando disse che era incinta. Quella volta eravamo nella casa di Trousdale Estate ed eravamo una famiglia. Conoscemmo la cugina di Elvis, Patsy, e suo marito G.G. viveva là con noi, perchè G.G. doveva occuparsi dei vestiti di Elvis. Pasty teneva compagnia a Priscilla ed era doppia cugina di Elvis, in quanto due fratelli avevano sposato due sorelle. Così intorno al tavolo eravamo una famiglia. Uno dei miei momenti preferiti è il periodo vissuto in quella casa. Poi Joe e Joannie avevano l’abitudine di venire e sedersi a tavola. Così come il Colonnello e Mr. Diskin. Il Colonnello che raccontava le sue storie facendoci ridere. Era bellissimo quella volta. Era più una famiglia che un gruppo di amici.

D. Sicuramente, quando nacque la bambina Elvis era alle stelle.

CH. Oh sì, sì….. Sai, non c’è stata esperienza più bella di questa. Rra come fosse mia nipote, visto che eravamo così uniti. Pensammo tutti che fosse come un miracolo. Quando andavo a prenderla a casa di Priscilla e la portavo nella casa in Hamony Hills, per il week end, una volta, Lisa Marie mi chiese: “Charlie ma tu sei mio zio o cosa?” e io “Probabilmente cosa”.


D. Quali erano le cose preferite che faceva a Graceland, quando era piccola?

CH. C’erano dei bambini della sua età con cui giocare. Elvis dormiva tutto il giorno. E lei correva qua e là come un piccola selvaggia, cioè faceva quello che voleva. Ricordo che avevano l’abitudine di prendere le Pepsi-Cola e metterci dentro zucchero, shakerarle e berle. Cose così. Ricordo una volta, che sua zia Delta, che curava la casa di Elvis, disse: “Charlie potresti portare Lisa Marie a farsi un bagno? Non vuole farlo con me”. Io e Joe eravamo gli unici che riuscivamo a farle fare il bagno. Così andai a chiamarla dicendole “Lisa, avanti andiamo” e lei “Cosa? “ “Sali, così ti faccio il bagno. Siccome non vuoi farlo con zia Delta, te lo faccio io e quando si sveglia tuo papà, gli racconto tutto” e lei “Non farlo Charlie, vengo subito”

Il Comeback

D. Era nervoso per il ritorno a Las Vegas?

CH. Sì, aveva avuto una brutta esperienza con il Dorsey Brothers Show e quando sentì le donne urlare, si fermò per un minuto. Quando abbiamo fatto il ’68 Comeback per la prima volta, avevamo l’intera orchestra e il coro nella stessa stanza. Elvis disse “Charlie, non so leggere la musica. Non so come e quando entrare” Dissi “Non preoccuparti. Dico io a Billy di girarsi quando è il tuo momento. E vedrai che dopo pochi minuti, ti sentirai come fosse naturale” Elvis disse “Okay”. Aveva fiducia in me e così parlai con Billy. Quando arrivò il suo momento di iniziare a cantare, Billy si girò e subito dopo Elvis si sentì completamente a suo agio. Era felice di lavorare di nuovo con un’orchestra ed avere al suo fianco un direttore d’orchestra.

D. Parlando dello Special del 1968, il Colonnello diede supporto a Steve Binder?

CH. Certo che sì. Alla fine il Colonnello arrivò, vide Elvis che prendeva accordi con Steve Binder e non sembrava che il Colonnello fosse in disaccordo con Elvis. In ogni caso, non l’avrebbero mai fatto davanti ad altri. Quindi si avvicinava lentamente infilando nel mezzo il suo dito, dicendo … dì così, ricordati questo. Ricordo una volta che il produttore andò dal Colonnello Parker e disse “Colonnello, potrebbe dire ad Elvis di usare un’altra tintura sui capelli? Sono troppo neri.” E il Colonnello ”Non credo che lo farò, andiamo avanti” e uscì. Bene, il tipo andò da Elvis e disse “Elvis potresti usare una tintura per i capelli un po’ più leggera. Sono troppo scuri!” Ed Elvis rispose “Cosa intendi per troppo scuri?” E disse “Io non ho mai detto niente di quel tremendo parrucchino che porti tu e di quanto male ti sta” E gli girò le spalle.

D. Quando lo Special era finito, Elvis sembrava contento?

CH. Sì. Come ho detto, gli piaceva molto la parte in cui eravamo seduti e quella gospel, perché per lui erano cose che gli avevano fatto bene. Le altre erano molto simili ai film, perchè avevano poca coreografia. Probabilmente, quando uscì in tv, fo lo special più visto dell’anno.

D. Questo ci porta al 1969 e tu hai aiutato molto nella preparazione del ritorno di Elvis.

CH. Tutti. Eravamo un gruppo di persone che ci credeva, soprattutto Joe ed io. Non era necessario che ci dicesse cosa fare. Lo sapevamo fare. Io lavoravo sulla musica e quello che la riguardava. Joe studiava i tempi delle canzoni, vale a dire quanto duravano, perché doveva essere calcolato in base al tempo a disposizione e non superarlo. Per ognuno seguiva il suo senza per forza dirlo. Io facevo quello che dovevo fare, qualsiasi cosa fosse. Poi avevamo l’abitudine di sederci, esaminare le canzoni, registrarle. Ad esempio eravamo io e Red West a farlo e qualche volta Joe, perché Elvis non voleva ascoltarle tutte. Dovevi esaminare 100 canzoni per un album di 12 e alle volte 200. Le passavamo tutte e cercavamo di estrarre quelle molto buone.
Così Elvis doveva ascoltare solo quelle che noi avevamo ritenuto veramente buone.
Poi, da lì, anche lui avrebbe selezionato quelle adatte da fare in scena.


D. Come fu l’Opening Night a Vegas, all’International Hotel?

CH. La prima volta che Elvis si era esibito a Vegas, non era andata molto bene, perché c’era un pubblico adulto, mentre i suoi fans erano i giovani che non potevano entrare nei casinò. Così fu un errore. Per cui Elvis si ricordava di questo, ma nuovamente, come quando registrammo il ‘68 Comeback, si sentì a suo agio con un’orchestra e un’altra cosa che aiutò molto Elvis a decidere di tornare sul palco e riprendere i tours fu che lui e Tom Jones divennero grandi amici. Ma molto grandi amici. Aveva visto Tom esibirsi e pensò “Anche io posso farne uno mio”. Sono sicuro che l’abbia pensato, anche se non l’ha mai detto. Ma si girò e disse “Bene, Gee, penso di essere in grado di riprovare” E il Comeback lo aiutò a farlo.

Così, quando iniziammo a Vegas, la prima cosa che abbiamo fatto è stato di avere tutti quei musicisti, come James Burton. Quando andammo alla RCA, la RCA aveva una lista dei migliori chitarristi in città ed in cima alla lista c’era James Burton. Ti dirò che prima di lui c’era il top dei chitarristi Glen Campbell e suonò un po’ nelle sessions di Elvis, prima di diventare una star del cinema. James Burton suggerì qualcuno che sapeva essere un buon basso, così arrivò Jerry Scheff. Penso che Jerry Scheff abbia proposto Ronnie Tutt. Insieme diventarono il nucleo della band. La band erano loro. Ronnie Tutt alla batteria, Jerry Scheff al basso, Glen D. Hardin al piano. All’inizio c’era un altro pianista Larry Mahoberac, ma dopo la prima volta se ne andò, più tardi arrivò Glen D. Erano davvero il nucleo della band. Io ho voluto un altro ragazzo, John Wilkinson che suonava la chitarra ritmica. Volevo equilibrare la band, perché senza John sarebbe stato troppo pesante da un lato, con James da solo, sopra tutti. Non era necessario che ci fossi anche io, ma Elvis ci voleva tutti. E io chiudevo il quadro.
Nel corso degli anni, non ci siamo mai resi conto di quante canzoni abbiamo fatto, ma le canzoni che abbiamo eseguito, on stage, sono state oltre 500.

D. Come fu a Las Vegas?
CH. Elvis non appariva su un palco dal 1961 e la prima volta che andò a Las Vegas venne fischiato. Quando ero con Elvis, se stava in piedi e sorrideva, dovevo capire che voleva bere. Ricordo una ragazzina giapponese che salì sul palco. Elvis si girò verso di lei e disse: Cosa vuoi, dolcezza, la sciarpa o un bacio? Lei lo guardò e disse: No. Elvis glielo chiese di nuovo e lei disse James Burton. Elvis scoppiò a ridere e portò la ragazza da James Burton che la baciò. Poi lei rimase impalata davanti ad Elvis. Lui le chiese se voleva qualcos’altro e lei disse che voleva una sciarpa e un bacio. Elvis le mise una sciarpa al collo e lei chiese un bacio. “Charlie” gridò Elvis “Dai un bacio a questa ragazza” e se ne andò ridendo.

D. Elvis usava dei soprannomi per voi? Te li ricordi?

CH. Allora, ricordo che Joe era Charmin Carmen. Ne usava per tutti tranne che per Burton, Una volta sola in 17 anni mi chiamò Slewfoot. Ma non mi chiamava mai Charlie. Se tu ascolti quando mi presenta nei lives dice “E il ragazzo che suona la chitarra e canta più alto di me, Cholly Hodge” Cioè C-H-O-L-L-Y, Cholly Hodge.

Nota
Sembra che, nel suo libro su Elvis, Charlie abbia scritto: “Ricordare Elvis, con lo scopo di scrivere questo libro, ha creato in me una solitudine da tormento”
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