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Vecchio 20-06-2007, 15:58
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ecco come raccontano elvis su un blog barese....


L’esordio ufficiale nel mondo del cinema di Elvis Presley risale al 1956 quando interpreta Love Me Tender ('Fratelli Rivali’, 1956) di Robert D.Webb. E’ un western curioso, che fu traformato all’ultimo momento come veicolo per l’esordiente Presley che qui canta Love Me Tender e Poor Boy.
Fu però con la sua interpretazione di Vince in Jailhouse Rock (‘Il Delinquente Del Rock’n’Roll’, 1957) di Richard Thorpe, che nacque il primo vero divo del cinema rock.
Elvis Presley ‘The pelvis’, incarnava un nuovo modo, tipicamente giovanile di ‘sentire’ ed esperire la musica. Cresciuto a contatto con la musica e la cultura dei ‘neri’, ne riadattò elementi musicali, stilistici e performativi, diventando così l’eroe della nuova adolescenza.
L’immagine del ribelle gli andava a pennello: aria da camionista, capelli un po’ lunghi, trasudava sessualità. Il vasto successo provocò l’indignazione della stampa puritana e la censura televisiva, che, loro malgrado per una sorta di feedback inverso, contribuirono ad alimentare il mito di Elvis, e contemporaneamente, a diffondere lo spirito trasgressivo del rock’n’roll.
La costante pressione dell’opinione pubblica costringevano però, a cercare di ridurre il mito a valori più accettabili, così assistiamo alla trasformazione dell’Elvis cinematografico, in un eroe romantico, un bravo ragazzo dai sani principi. La scorza sembra dura, ma il nucleo è tenero.
In Jailhouse Rock interpreta infatti il giovane Vince che in carcere, condannato per omicidio, impara a suonare la chitarra, riscontrando un grande successo. Anche se questo gli dà alla testa alla fine rinsavisce per l’amore di Peggy.
E’ considerato il film più riuscito di Presley: "Nel suo miglior film, Elvis ‘The King’ regge bene il ruolo drammatico, pur riuscendo a mantenere la giusta grinta per le esibizioni canore", mentre per Morandini: "Il suo miglior film e non solo perché è meno fatuo degli altri".
Questo dramma giovanile, dove musica e ballo sono ben compenetrati, impose definitivamente il ragazzo di Memphis sulla scena musicale e cinematografica. A questo si giunse anche grazie ad un’accurata manovra promozionale che non tralasciava l’immagine: capelli pettinati in un certo modo, carichi di brillantina (il famoso taglio ducktail), i movimenti molleggiati e le scarpe a punta bluesuede. La colonna sonora conteneva Jailhouse Rock, Don’t Leave Me Now e Treat Me Nice.
Il successo straordinario del film portò anche a riletture parodistiche come il film The Girl Can’t Help It (‘Gangster Cerca Moglie’ tit. it.,1956) di Frank Tashlin con Jane Mansfield e Gene Vincent, Little Richard e The Platters in ruoli secondari.
Al di là di una o due canzoni cantate, i film di Elvis non sono però dei veri esempi di cinema-rock, ma rimangono sostanzialmente commedie: Fun In Acapulco (‘L’idolo Di Acapulco’,1963), Viva Las Vegas (‘Viva Las Vegas’, 1964), Speedway (‘A Tutto Gas’, 196; o banali drammi: Roustabount (‘Il Cantante Del Luna Park’, 1964), Tickle Me (‘Per Un Pugno Di Donne’, 1965), The Trouble With Angels (‘Guai Con Le Ragazze’, 1969).
Nonostante le scarse doti recitative interpretò trentuno film, passando con disinvoltura dal ruolo di cow-boy alla guida turistica, dal delinquente al bagnino, al pugile.
A Jailhouse Rock, fanno seguito ottime opere come King Creole (‘La via Del Male’, 195 di Michael Curtiz e Flaming Star (‘Stella di fuoco’, 1960) di Don Siegel, dove sostituì addirittura James Dean e, quello che nel copione originale era un pugile, divenne un cantante.
Nel 1961 cominciò con il regista Norman Taurog un prolifico sodalizio, che portò alla realizzazione di nove films, alcuni dei quali sono i suoi più celebri:
- Blue Hawaii (‘Blue Hawaii’,1961) dove canta Can’t Help Falling In Love. La trama racconta di un ragazzo dalle grandi doti vocali, che smessa la divisa di soldato, trova impiego in un’agenzia turistica di Honolulu contro il parere della madre.
- G.I. Blues (‘Caffè Europa’ ,1960) dove canta Wooden Heart e Tonighi Is So Right To Love. Tre soldati americani in Germania, tra cui Tulsa McCauley (Presley), si esibiscono con successo come cantanti. Uno dei tre, per scommessa, si propone di sedurre una famosa ballerina di cui, però, s’innamora sul serio.
- It Happened At The World’s Fair (‘Bionde, Rosse, Brune…’,1962) dove canta A World Of Our Own e Happy Handing. Mike, ama le donne e Danny ha la passione del gioco. Sono due piloti di aerei, amici per la pelle, che sono sempre in mezzo ai guai.
- Girls!Girls!Girls! (‘Cento Ragazze E Un Marinaio’,1962) dove canta Return To Sender e Song Of The Shrimp. Il sogno del marinaio Ross (Presley), è quello di diventare padrone del peschereccio West wind, su cui lavora. Una delle sue pretendenti lo compra di nascosto, ferendolo nell’orgoglio.
A parte i film musicali da lui interpretati, vanno ricordati i vari film biografici e i documentari realizzati tutti dopo la sua scomparsa (avvenuta il 16 Agosto 197, quando, grazie ad un progetto promozionale perverso, ci fu un pilotaggio della morte, ricostruita con tutti gli ingredienti massmediali indispensabili all’edificazione del mito.
- Elvis (‘Elvis, Il Re Del Rock’n’Roll’, 1979) di John Carpenter con Kurt Russel – doppiato nelle canzoni da Ronnie McDowell- nella parte del Re. Si ripercorre la sua vita dal concerto del 26 luglio 1969 a Las Vegas, indietro a colpi di flashback sino al 1945 e poi in avanti in linea cronologica.
- Elvis And The Beaty Queen (‘Elvis E La Regina’ ,1981) di Gus Trikonis con Don Johnson nella parte del Re, che racconta la sua chiaccherata storia d’amore con Linda Thompson.
E altri sono soltanto riletture del fenomeno Elvis come Heartbreak Hotel (1985) di Chris Columbus, Honeymoon in Vegas (‘Mi Gioco La Moglie A Las Vegas’, 1992) di Andrew Bergman.
Ci sono poi altri banali documentari come Elvis In Hollywood, The 50’s, con scene di spettacolo dai suoi vari tours degli anni Settanta, immagini inedite e interviste a personaggi vari, dai celebri Leiber e Stoller a una sua presunta girl-friend June Janico, più molti altri, come i film-concerto tra cui il recente Elvis On Tour, che servono solo a far sopravvivere il mito (come se ce ne fosse bisogno).

Francesco Serini
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