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Vecchio 13-08-2007, 06:56
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Dal CORRIERE DELLA SERA - Articoli agosto 2007

7 agosto, 2007

Corriere della Sera CARLO VERDONE «Una figura patinata Negli anni 70 era già roba d' antiquariato»
ROMA - Elvis? Per Carlo Verdone è «roba d' antiquariato». Il protagonista del Gallo cedrone, il suo film del ' 98, è un vitellone convinto d' essere il figlio segreto di Presley, «un millantatore nell' Italia del trasformismo». Carlo capisce l' icona Elvis: «Come Marilyn, facce che non moriranno mai. Però negli anni 70 a segnare il costume giovanile erano i Led Zeppelin, i capelli alla Robert Plant». Mentre Elvis col suo capello a ciuffo...«Era una musa del passato, le cose vanno dette. Negli ultimi anni faceva ridere, aveva un aspetto penoso dentro quelle tute che gli scoppiavano da tutte le parti. E sudava, sudava... Mi chiedevo: ma questo è stato il grande mito che ha venduto 500 milioni di dischi?». Questo per l' immagine. Musicalmente? «Lui ha sempre cantato in America con due eccezioni in Canada. L' Inghilterra è sempre stata avanti, l' America invece è la tradizione. Da sempre: dov' è la novità di Bruce Springsteen, grande, per carità, però...». E Bob Dylan? «Diverso, lui è un poeta. Diciamola tutta, furono i Beatles a sotterrare definitivamente Presley. Loro in giacca scura e camicia bianca, lui con le frange sembrava un cafone». Lo vogliamo buttare dalla torre. «Era dotato di una bella voce, io non mi sono mai sentito trascinato da lui, anche se un bianco che partiva dai gospel e dalla musica nera, era un punto di riferimento. Mi considero un esperto, è la verità, e trovo che Scott Walker era più bravo». Però gli italiani facevano il verso a Elvis: Little Tony, Bobby Solo, lo stesso Celentano nei movimenti...«Subito dopo il Festival di Sanremo mi precipitai al mercato di Porta Portese a comprare Una lacrima sul viso di Bobby Solo. Per me aveva la voce più calda di Elvis Presley. La figura patinata di Elvis era giusta per una certa America di fine anni ' 50 e ' 60, l' occhio azzurro, il ciuffo, il bacino, il Drive In. Cose che piacciono agli americani». Nel 1959 in casa Verdone va in soffitta il vecchio 78 giri e entra «uno splendido Schaub Lorenz a forma di mobiletto in grado di ascoltare i fantastici 45 giri. Finalmente con Elvis esce fuori una musica nuova che a noi ragazzi faceva battere il tempo col piede, non il solito Scarlatti che ascoltava mia madre con la cembalista polacca Wanda Landowska, di cui non ne potevo più. Il Gallo Cedrone è stato un film volutamente sgangherato, ha diviso, è stato discusso. Attraverso il vitellone raccontavo l' ultimo Elvis». Verdone, il mondo è pieno di pazzi che di notte vanno a cercare Elvis come se avessero la torcia magica ritenendolo ancora vivo...«Sono tutte fregnacce».
Cappelli Valerio

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12 agosto 2007

Tra qualche giorno si celebrerà il trentennale della morte
La Scozia litiga sulle origini di Elvis Presley
Il cognome è tipico dell'Aberdeenshire, ma ci sono pareri diversi su
chi fu l'antenato del re del rock che emigrò in America alcuni secoli fa

LONDRA - Mentre si danno gli ultimi ritocchi a Graceland in Tennessee, dove tra qualche giorno si celebrerà il trentennale della morte di Elvis Presley, in alcuni villaggi scozzesi dell'Aberdeenshire, lontanissimi da Memphis, infuria il dibattito sulle origini del re del rock and roll, che vanterebbe radici proprio nella terra di Paperon de' Paperoni. Resta da chiarire - ed è questo il centro della polemica - chi fosse l'antenato che salpò alla volta dell'America. Che gli avi di Elvis fossero scozzesi sembra fuor di dubbio, dato che il cognome è tipico dell'Aberdeenshire, nel nordest della Scozia. Ma i dettagli dividono. E se per la maggior parte degli scozzesi è sufficiente celebrare il legame tra Elvis e la loro patria (per il trentennale verrà anche presentato un Elvis Tartan, una stoffa quadrettata tipica, nei suoi colori preferiti, nero, celeste, rosa e oro), per altri, rivendicare la lontana parentela è un punto d'onore.

L'AVO FABBRO - Secondo la storia ufficiale Andrew Presley sposò Elspeth Leg il 27 agosto 1713 nella chiesa di Lonmay, nell'Aberdeenshire. Il loro decimo figlio, chiamato Andrew come il padre, imparò il mestiere di fabbro ed emigrò in America. Da lui discese Elvis Aaron Presley. Tutte balle, dice Jack Pressley (con due «s»), 91 anni, residente della vicina Fraserburgh: «Loro pensano all'Andrew sbagliato - dice, tirando fuori un lungo albero genealogico -. Fu un nipote di quell'Andrew sposatosi a Lonmay che andò in America, e non il figlio». Pressley e la sua famiglia da sempre dicono di essere imparentati con il re del rock and roll. Non è d'accordo Allan Morrison, autore del libro «The Presley Prophecy», che svelò le origini scozzesi del musicista.

SOMIGLIANZE - E se vari Pressley o Preseley dicono di essere parenti, e che il nome fu cambiato in America, c'è un 70enne, Jim Presley di Oldmeldrum, che non ha dubbi: «Sia io che mia sorella, che vive in America, ci siamo interessati da tempo a questa storia. Mia moglie ha sempre pensato che nostro figlio James somigliava a Elvis da giovane». Su una cosa però sono tutti d'accordo: il turismo locale, in una zona alquanto depressa, dovrebbe sfruttare di più questa «Elvis connection»: «Se qui fossimo in America - dice Morrison - ci sarebbero statue dappertutto e orde di turisti. Ma gli scozzesi non sono bravi a fare queste cose».
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