Re: Elvis Cantava
Elvis ha cantato con lo stesso gruppo di persone assiduamente, ma non si è mai focalizzato su un gruppo di autori.
A differenza del suo modo di essere negli anni ’50 e inizio anni ’60, quando Otis Blackwell, Jerry Lieber e Mike Stoller, nonché Doc Pomus, Mort Shuman e Don Robertson - insieme agli artisti di R&B – si direbbe lo abbiano aiutato a definire il suo stile, negli anni ’70 Elvis aveva pochi autori che scrivevano per lui. C’era un’enorme varietà di scrittori che gli proponevano canzoni, noti o anche sconosciuti (chiunque avesse scritto una canzone che poi Elvis registrava, aveva il suo momento di notorietà) come Mark James, Tennis Linde, Joe South e Tony Joe White. Pur scegliendone alcuen, c’era alcuna garanzia che questi autori fossero nuovamente presi in considerazione per album successivi e nessuno di loro aveva maggiori pretese rispetto a qualcun altro.
In parte, il materiale di Elvis proveniva dai risultati esaltanti di una sua jam session, dove esprimeva il suo stato d’animo. Questo è lo spirito per tutte le vecchie canzoni di R&B e Rock – di Faye Adams “Shake a Hand” si Chuch Berry “Promised Land” di Timi Yuro “Hurt” di Johnny Ace “Pledging My Love” Jerry Lee Lewis “Whole Lot-ta Shakin’ Goin’ On” “Muddy Waters’” “Got My Mojo Working” fino alla migliore di tutte di Percy Mayfield “Stranger In My Own Town”. Tutte canzoni che Elvis ha registrato, e che sono emerse dallo sterno di Elvis durante la sua intensa (ed estremamente ben scelta) session per la preparazione di una raccolta di singoli. Questo spirito è lo stesso che ha influito sui brani standard di pop, folk e bluegrass (come Cindy Cindy” Little Cabin on th Hill” “I’ll Take You Home Again, Kathleen” “Froggy Went A Coutrin’ “Danny Boy” “A Hundred Years from Now” nonchè quelle country “I’m So Lonesome I Could Cry” “Shi Thinks I still care” “Funny How Time Slips Away” “Faded Love”) e gli spirituals come “Amazing Grace. Tutto materiale che Elvis, con la sua band, ha fatto risaltare ed elevato.
Alle volte si può sentire Elvis che si esalta con questa musica, cosciente che stava apportando dei cambiamenti sui dei vecchi brani, che, prima ancora che si pensasse potesse nascere un miscuglio chiamato rock ‘n roll, erano già perdurati nel tempo.
Questo spirito diventa evidente nell’affascinante gioco in “Froggy Went A Coutrin’” e nello spirito autobiografico delle parole di “Stranger In My Home Town” oppure “Hurt” in un ruggito di dolore che nessuno aveva saputo mettere nell’interpretazione di questa canzone. Ma tutto questo arriva da dentro la musica, non da fuori. Elvis e la sua band hanno sempre rispettato il luogo da dove la musica proveniva, in quanto quel luogo era lo stesso luogo da cui provenivano loro ed è molto vicina ad un’autobiografia che ci ha lasciato, nel senso che è musica che rispecchia aspetti della sua vita.
Tutto questo può essere recepito dai versi di queste canzoni e proprio per questa ragione, si inseriscono come i brani più rivelatori di Elvis. E’ un dato di fatto e spiega il perché Elvis prontamente incise ”America Trilogy” di Mickey Newbury – un medley di “The Battle Hymn of The Republic “ “Dixie” e “All My Trias”, di cui Elvis fece una combinazione rendendola ancora più inno degli originali, cantati separatamente.
A domande su come Elvis concepisse il suo ruolo nella cultura americana, questa è una risposta: Elvis rivela il suo ruolo come l’unione tra gli opposti e un suo processo genuino americano di riconciliazione di ogni punto di vista. Alcuni la trovano fredda e sdolcinata, ma ascoltatela attentamente e sentirete quanto Elvis si avvia verso un posizionamento eroico e sano. Naturalmente nessuno fisserebbe una session (e nemmeno Elvis l’avrebbe fatto) pensando di fare materiale che proviene dai ricordi del cantante e dei suoi collaboratori e tantomeno si può pensare che Bud Ives avrebbe potuto far carriera esclusivamente, con brani vecchi e familiari. Le canzoni di Elvis arrivano in modo naturale.
Elvis non ha mai scritto niente, ma questo non significa che la sua reintepretazione di una canzone non fosse come l’avesse composta un’altra volta. Una volta, Doc Pomus disse che Elvis era uno dei due cantanti per i quali ha scritto, che “ogni volta inseriva qualcosa nella canzone che nessuno avrebbe immaginato di poter mettere”. L’altro era Ray Charles,
Il fatto che Elvis abbia fatto un’enorme quantità di dischi e che i film non servivano a produrre materiale particolare, la quantità di canzoni necessariamente portava ad alti e bassi. Inoltre Elvis era sufficientemente discriminato su quanto avrebbe inciso. L’immagine critica di Presley come colui che avrebbe cantato qualsiasi cosa, lo danneggiava (lui non era George Jones o Jerry Lee Lewis). A quanto detto da Freddy Bienstock, sono state più numerose le proposte che ha rifiutato che quelle che ha accettato.
Quando disse a Marion Keisker “Io canto tutto” intendeva veramente questo. Iniziò subito dimostrando quanto serio fosse e quanto intendesse dimostrarlo, come fece negli album degli anni ’60, tipo ELVIS IS BACK.
Ma fu solamente negli anni ’70, libero da impegni cinematografici e con uno show da montare, che Elvis dimostrò come potesse regnare. Non solo ha sempre cantato qualsiasi cosa, tanto da sembrare uno snobbismo, ma il suo gusto nel R&B, il gospel e il rock ‘n roll apparve impeccabile. Amava anche cantare ballate popolari e non si preoccupava se la ballata in questione fosse stata scritta con uno spirito trascendentale, come poteva essere “Bridge Over Troubled Water” o “You’ve Lost That Loving Feelin’” oppure le magnifiche “May Way” o “The Impossibile Dream”. Quello che è importante capire è, che non si tratta di mancanza di gusto, ma rappresenta una diversa sensibilità rispetto alla maggior parte dei critici musicali. Alla fine, quando Elvis cantava una canzone, sembrava avere in mente solo un criterio: La cantava? Oppure parlava con se stesso, con quell’interiorità che lo porta ad amare la musica?
Se la sentiva così, allora la cantava. Ma se non la sentiva, allora l’ignorava.
Molti si stupiscono del coraggio che ha avuto di cantare “My Way” una canzone che si identifica totalmente in Frank Sinatra, così come “Houd Dog” e Herathbreak Hotel” sono di Elvis. Letteralmente rubò la canzone a Sinatra, e il risultato è che oggi è quasi più identificata essere appartenuta ad Elvis Presley. Elvis, con la sua interpretazione, è entrato nella canzone in modo talmente intenso che è riuscito a battere Sinatra.
Probabilmente nel mezzo secolo dopo la seconda guerra mondiale, non c’è un altro cantante che abbia avuto il coraggio e la capacità di quasi estromettere gli altri famosi cantanti del mondo e che sia riuscito a farlo così bene.
Il concetto che, negli anni ’70, Elvis non sia diventato altro che indolente, muore nel momento stesso in cui si ascolta il suo modo di cantare “My Way”, che oblitera chiunque altro, ma non per il suo arrangiamento musicale, o perché Elvis usa la voce meglio di Sinatra, o perché il testo calza molto più alla vita di Elvis che a quella di Sinatra.
No, Elvis Presley vince questa gara per una ragione più semplice: per il modo in cui Elvis la canta.
Di tutte le cose per le quali i critici hanno condannato Elvis, nell’ultima decade della sua carriera, la più comune deriva dal suo metodo di realizzare spesso gli albums live, in occasione dei diversi eventi.
Guardandosi indietro, sembra molto evidente che stabilito che l’essenza dell’interazione di Elvis con i suoi fans erano diventati i suoi concerti, che fossero di una sera o quelle lunghe stagioni a Las Vegas, dal 1970 al 1976, ci sono stati solo 5 albums live. Uno di questi fu la colonna sonora del film That’s The Way It Is, che conteneva solo 12 canzoni registrate dal vivo, mentre l’altro Aloha From Hawaii Via Satellite, documentava un evento, il primo al mondo per un musicista popolare, che ancora oggi viene visto come un evento storico e sufficientemente importante per diventare un album. Per quanto riguarda gli altri tre, tutti sono d’accordo nel dire che On Stage – Febbraio 1970 - rappresenta Elvis al suo top, mentre Elvis As Recorded At Madison Square Garden rappresenta il suo primo concerto a New Your City, capitale dei media, mentre Elvis Recorded Live On Stage In Memphis è il suo ritorno, dopo moltissimo tempo, sul palco della sua città,.
Il più grande rimprovero che viene fatto sui numerosi album live è la ripetizione delle stesse canzoni, ma come diceva Landau “Un concerto di Elvis è una parata, che implica un rituale dove ci sono determinate attività e se non vengono seguite si toglie lo spirito dell’avvenimento”. Elvis, per quanto poteva, variava questo rituale, ma, durante lo spettacolo, doveva indirizzarsi su diversi fronti e c’era solo un numero limitato di canzoni che potevano adattarsi a quello che era l’obiettivo.
Landau spiega bene dicendo: “Elvis crea un rapporto individuare con il suo pubblico e quando cammina sul palco. È lui e solo lui l’oggetto dell’adulazione maniacale, incontrollabile e irrazionale che è l’anima dello star system americano. Elvis non pretende di essere un adolescente pieno di energia arrivato dal Delta, ma deve ridimensionare l’ adulazione che hanno per lui, così come deve fare per il suo narcisismo e deve fare questo, per nessun’altro motivo se non quello di preservare la sua incolumità. La sua luce si riflette sul suo controllo; non si muove mai troppo velocemente e soprattutto non perde mai il controllo.”
Questo definisce molto bene non solo quello che Elvis faceva, ma perché il suo pubblico lo amava così teneramente e ancora lo ama.
Per il vero fan di Elvis, troppi albums live possono essere paragonabili alla eccessiva luce del sole per un amante della natura. Per quei fans, ogni concerto di Elvis afferma le loro speranze, i loro sogni, le loro passioni e li libera, non come fece il vecchio rock ‘n ‘roll, tuffando tutti i problemi nel ballo, ma li aiuta ad esprimere i sentimenti e le paure più profonde: certo “You Gave Me A Mountain” parla per Elvis, quando aveva perduto Priscilla, ma questa è solo metà della storia. L’altra metà è a nome di quanti cuori spezzati parla.
L’amarezza di “Stranger On My Own Town” esprime alcuni aspetti di quanto lo colpiva e lo feriva l’ allontanamento dalla sua città, persino quando tornava a casa. L’esasperante lettura dei versi di “Men With Broken Hearts” )un frammento della grande fatica spirituale che assorbì questa grande star, esattamente come Hank Williams, prima di lui), non riesce a mascherare il fatto che Elvis capiva questa musica dal suo interno, e la sentiva nel cuore e nelle ossa e usciva con il grande amore e l’intensità che Elvis metteva in ogni cosa.
Tutto questo mi fa ricordare non solo che Elvis era uno straordinario essere umano che ha vissuto una vita mitica, non solo che era una grande star, amata da milioni, non solo che Elvis aveva una grandissima voce. No mi racconta il peso più difficile da portare: Elvis era un artista.
Per capire questo l’unica cosa che dovete fare è ascoltare. Potete ascoltare questo o quello, potete ascoltare la musica che lo ha ispirato e liberato, ma potete ascoltarla e capirla molto meglio, se ascoltate Elvis Presley.
Le possibilità che si presentano sono che quello che ascoltare Elvis Presley ci riporta indietro nei luoghi dei nostri sogni, dei nostri amori e del nostro futuro. Questo sogno, questa libertà di immaginare un mondo migliore, mente la musica scorre, alle volte fa sentire quanto ci appartenga.
Fa capire che è il più grande regalo che ci è stato fatto da un artista del nostro tempo.
E noi l’abbiamo ricevuto per un motivo molto semplice:
Elvis cantava.
Fine
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