
Dopo aver chiamato a raccolta i miei ricordi sul primo gioco presentatovi al posting 65 di questo topic, consentitemi di concentrarmi sul gioco n.2: Il cerchio

. Si recuperava una vecchia ruota di bicicletta, si sfilavano il copertone e la relativa camera d’aria, si toglievano tutti i raggi, ci si muniva di un robusto ramo di ulivo, gli si toglieva la corteccia e lo si faceva essiccare fino a diventare una bacchetta flessibile

. Si poneva il cerchio a terra, si appoggiava il segmento della bacchetta lungo la rientranza del cerchio e lo si spingeva guidandolo per la strada e correndogli appresso

emulando con la bocca il suono del motore

. Le gare di pilotaggio del cerchio a tre o quattro sfidanti muniti tutti dei rispettivi cerchi, rappresentavano il top del divertimento in quanto chi arrivava per primo ad un traguardo prefissato era il vincitore

della gara. Era un gioco sfizioso per quei tempi, anche se debbo dire che numerose sono state le volte in cui, non riuscendo a fermarlo specie in discesa, andava a sbattere contro la porta di qualche abitazione e rompesse i vetri del malcapitato proprietario

(allora le porte, munite di un voluminoso chiavistello, erano costituite da frontale basso in legno e parte superiore in vetro). In diverse circostanze i miei genitori, e non solo i miei, venivano chiamati a risarcire i danni prodotti. Inevitabilmente tutte le volte seguiva una regolare immancabile e puntuale

punizione. Ed Elvis?

Dov’era e cosa faceva il nostro idolo quando, sul finire dell’estate del 1954, io avevo undici anni e lui venti? Diamo un’occhiata al di là della massa oceanica, ma solo per creare una una breve sospensione, sfruttando

la contemporaneità degli eventi. Gondar.
(continua)