
10-11-2007, 17:30
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Elvis Super Fans
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Scoprii, come ho già avuto modo di confessarvi, che a me piaceva la musica, ne restavo incantato e, quando quelle rare volte rimanevo solo in casa, mi piaceva esibirmi davanti allo specchio cercando di modulare la mia voce con quella dei vari cantanti di quegli anni che ascoltavo da Domenico Modugno a Sergio Bruni , da Luciano Tajoli a Giacomo Rondinella , da Claudio Villa ad Alberto Rabagliati , da Gino Latilla a Giorgio Consolini , ma che non avevo mai conosciuto se non in qualche raro e vecchio rotocalco che mi passava per puro caso tra le mani. E vediamo qualcuno di questi eroi.
Mi lasciavo insomma trascinare da quella musica , dai loro protagonisti impettiti e statuali che riuscivano a trasmettere le loro elucubrazioni solo attraverso la loro voce . Attenzione, elucubrazioni, non emozioni. Ma io credevo che la rappresentazione musicale fosse solo quella . Ciò nonostante, l’amavo. Non so come, non so perché, io amavo la musica. A tale proposito, debbo confessarvi che durante le processioni e le feste di paese ove si esibivano vari gruppi bandistici, non facevo altro che scrutare ogni musicista che, tutti protesi nella lettura della propria partitura riportato su un pentagramma agganciato ai vari strumenti, emettevano un suono perfettamente sintonico con gli altri. Il tempo, specie se in marcia tra le strade, veniva battuto dalla grancassa e dai vari tamburi. Ed io ero lì, dietro di loro, mimando i vari strumenti con la bocca. E sognavo, sognavo di essere uno di loro. Vediamone uno che ancora oggi, incurante del tempo che cambia, segue quella tradizione.
Ma rimasero solo sogni. Perché? Beh, sarebbe lungo e triste spiegarvi le ragioni, ma conto di farlo più in là. Le feste venivano preannunciate al mattino da un gruppo di musicanti di quattro persone che giravano per le strade, suonando qualche pezzo orecchiabile in voga al momento, facendo pausa presso alcune abitazioni che offrissero loro da bere un bicchiere di vino assieme a qualche mostacciuolo, dolcetto tipico delle nostre parti, di colore scuro. La sera della festa cosiddetta “grande”, ma anche di notte in estate, su una illuminatissima cassa armonica, si esibivano i maestri musicisti che, diretti da concitati maestri d’orchestra, davano il meglio di sé nelle opere sinfoniche o liriche con gli immancabili tenori, baritoni e soprani. Parecchie opere me le sono perse volentieri perché dovevo scegliere tra loro e il corteggiamento delle ragazzine di Apulco, quando avevo appena tredici anni. E siamo nel 1957. E qui entriamo in un altro mondo che voi ragazzi del Forum non immaginate neanche. E che io vi vorrò raccontare per filo e per segno in un altro momento. Intanto le feste finivano in bellezza con i fuochi d'artificio meglio interpretati dal personaggio corridiano che vi prego di non perdervi (ma, attenzione, a vostro rischio e pericolo per lo scoppiare delle risate).
Gondar.
continua.......
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