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Vecchio 11-11-2007, 07:26
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"Il rock - ha detto intanto padre Spadaro - non è la musica di Satana ma è un genere che esprime una grande forza espressiva e che spesso ha convogliato espressioni dell’anima anche violente, ma profonde". Però padre Spadaro detesta parlare di "assoluzioni" o di "redenzione". "Ma che significa - ha chiesto, infatti - assolvere un genere musicale? Non c'è nulla da assolvere nel rock. Semmai c'è da valutare, al di là di assoluzioni e condanne generaliste, che non servono a nulla. Il rock - per il gesuita - è un genere che ha in sé un enorme potere espressivo ed una storia ormai consolidata che ha origine intorno agli anni Cinquanta. È un fenomeno che va conosciuto e capito. E alcuni gesuiti ci hanno provato con l'incontro". Non è comunque la prima volta che padre Spadaro si occupa di rock. "Ho iniziato - racconta l’esperto - con Bruce Springsteen, proseguendo poi con Nick Drake e Nick Cave. Seguiranno altri interventi su altri artisti. A partire da Tom Waits".

Quarantenne, siciliano, un insegnamento alla Pontificia Università Gregoriana, scrittore di Civiltà Cattolica e un elenco di collaborazioni con giornali più vari, padre Antonio Spadaro, critico di letteratura contemporanea, musicologo, ma anche attento osservatore delle mode giovanili, a partire dalla musica, sulle pagine di Civiltà Cattolica già in passato aveva "riletto" il percorso di musicisti maledetti, popolarissimi come Bruce Springsteen e di nicchia come Nick Drake.

Nega, pure, padre Spadaro che papa Wojtyla e papa Ratzinger, siano stati "avversari del rock". "Tutt'altro - ragiona - l'idea della musica come possibile luogo di incontro con Dio è stata ben espressa da Giovanni Paolo II al congresso eucaristico di Bologna del 1977 dove, oltre a citare le parole di ‘Blowin' in the wind’, si incontrò con l'autore Bob Dylan e con Adriano Celentano. Ma papa Wojtyla ha incontrato anche Bob Geldof e Quincy Jones. E hanno suonato alla sua presenza, in Vaticano, tanti altri artisti - ha ricordato ancora il gesuita -, come gli Eurythmics, Lou Reed, i Nomadi di Beppe Carletti, Claudio Baglioni e tanti altri". "Ma oltre al rock - ha osservato Civiltà Cattolica - ci sono tanti altri generi emergenti di estremo interesse, come il rap e l'hip-hop, che in qualche caso produce della musica cristianamente connotata, come nel caso di KJ-52, ma è un fenomeno da noi poco conosciuto, per cui solo Eminem sembra l'unica icona possibile, ma non è così". E cosa rispondere a chi accusa il rock di essere musica satanica? "Sì, ci sono casi - ha detto padre Spadaro -, come quello di Marilyn Manson in cui il satanismo occupa la musica rock, ma sono casi. Il rock è un fenomeno vastissimo, non facilmente etichettabile, che va capito. Ratzinger si è solo detto contrario all'uso del rock nella liturgia, ma ha ben colto il potenziale di questa musica".

"Il rock è un fenomeno contraddittorio, che si è fatto interprete dei sogni, delle aspirazioni e del malessere di più generazioni. È un canto di liberazione, musica di rottura. Esprime spesso lacerazione o una ribellione profonda che va letta con cura. L’energia vitale liberata dal rock può a volte ritorcersi anche su se stessa, con azioni estreme come il suicidio - ha ricordato Spadaro citando Kurt Cobain - ma di ogni artista bisogna analizzare il percorso di vita", come per esempio l’inquieto Nick Cave: un passato vissuto tra alcol e droga, la morte del suo miglior amico e la successiva conversione che traspare dai testi più recenti, ispirati anche alla Bibbia. La contraddizione è tipica dell’artista, la coerenza no. È per questo motivo che bisogna distinguere, evitando condanne sommarie così come facili benedizioni. C’è il rock satanico che scivola nel narcisismo e c’è il rock capace di esprimere tensioni interiori profonde, verso qualcosa di radicalmente altro. "Ci sono percorsi che partono da una visione desolante, cupa e poi, cammin facendo, maturano una visione diversa, approdano a una dimensione che contempla la trascendenza, in cui Dio è presente", è l’insegnamento di padre Spadaro.

Antonio Spadaro è consapevole di come si muova il "mondo giovanile": cosa legge, cosa ascolta, cosa cerca. La musica rock non è né buona né cattiva, può nascondere il Maligno o il Sacro e qui occorre vigilare. Ma è prima di tutto una straordinaria forma di espressione culturale. Nei confronti della quale, a lungo, la Chiesa è stata sorda. Tutto qui. Nonostante si tratti di una rivoluzione. In realtà in il rapporto della Chiesa con la musica più o meno rock è sempre stato piuttosto vario: dalle simpatie di Branduardi per l’Opus Dei alle manie mistiche di Celentano, fino ad arrivare al fenomeno, abbastanza misconosciuto tranne rari casi, denominato Christian Rock e che comprende anche gruppi punk e metal i cui testi fanno riferimenti espliciti alla dottrina cristiana tanto quanto i Clash li facevano alla politica. Ai concerti di Natale in Vaticano hanno partecipato i più popolari musicisti italiani, molti big stranieri (soprattutto i Cranberries, irlandesi e assai cattolici), ed anche cantanti sospettati di legami con la camorra e che hanno lasciato la famiglia per una ragazzina che ha l’età dei suoi figli. Le proteste (fondate o meno, secondo i punti di vista) per il tour in cui Madonna si esibiva su una croce luccicante, per Marilyn Manson (che ci ha costruito una carriera), per il romanzo di Dan Brown ed il relativo film hanno avuto come solo risultato quello di una enorme pubblicità per l’oggetto di discussione: le critiche negative aumentano l’aura trasgressiva, conquistando le simpatie o perlomeno la curiosità anche da parte di chi non era un particolare fan del genere. Ma non sarebbe più dignitoso lasciar perdere le polemiche futili e magari dedicarsi a problemi più urgenti?
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