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Vecchio 12-07-2006, 14:28
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Predefinito Re: Elvis gives a rare interview, Las Vegas 1969

INTERVISTA DI ELVIS A LAS VEGAS
A cura di Lea Frydman

Dopo il debutto a Las Vegas, nel 1969, Elvis rilasciò questa intervista, una rarità.

Nel corso della sua vita, ne concesse pochissime. E, quando lo fece, le domande furono molto blasè, tanto che non abbiamo conosciuto a fondo l’uomo celato nella leggenda. Nella singolare intervista che segue, la prima dopo nove anni di silenzio, Elvis parlò al fine di mettere le cose in chiaro e, al contempo, mostrando una particolare abilità nel deridere se stesso.
Essa ci fu in seguito alla prima di Las Vegas, avvenuta all’International Hilton il 29 Giugno 1969. Portati a termine i contratti ad Hollywood e godendo del recente successo dello Special televisivo (196, un Elvis maturo si risvegliò col ritorno agli spettacoli dal vivo.

Per la prima serata, Elvis perse i chili acquisiti ad Hollywood. In forma e bellissimo, sano e rilassato nel suo semplice completo nero, schivò i quesiti della stampa, con una bravata tipica delle celebrità, sedendosi e concedendosi un lungo e torpido sorso d’acqua.

Dato il mancato beneficio di domande bruciapelo, Elvis si lanciò in una tiritera.
“Come sia entrato in questo business, come abbia iniziato, dove e quando e via dicendo… Hanno scritto talmente tanto su queste cose che la gente non sa la vera storia”, spiegò Elvis, col suo imperturbabile accento del Sud.

“Quand’ero ragazzo, mi sentivo l’eroe di film e fumetti. Crebbi credendo in quel sogno…Terminate le scuole superiori, mi misi a fare il camionista. Sai, ero solo un povero ragazzo di Memphis, Memphis” disse Elvis, evidenziando il nome della città natia con un esasperato accento meridionale. “Guidavo un camion e imparavo il mestiere di elettricista” sorrise.
“Credo di aver imboccato la strada sbagliata, da qualche parte, lungo il confine”

“Un giorno entrai in uno studio di registrazione ed incisi un disco con un certo Sam Phillips, ai Sun Records. Lo produsse nel giro di una settimana. Io tornai a fare il camionista e me ne dimenticai, amico… Il disco uscì e riscosse un gran successo a Memphis. Iniziarono a suonarlo e fu un gran successo. Non lo sapete il perché? (Sorride). Il testo non aveva alcun significato. Ero un ragazzino, che nella canzone urlava “awopah-awh-a-awh” esclamò Elvis imitando i propri vocalismi.

“Comunque lo mandarono in onda e andò a ruba nel Sud. Ma io avevo ancora il mio impiego.
Di giorno guidavo il camion, la sera lavoravo nei night club…e cose del genere
Nel 1956 incontrai il Colonnello Sanders”, Elvis scoppiò in una risata, “No, no, Parker, intendevo Parker. Mi fece andare in tv.”

Elvis fece un grosso respiro ricordando un brutto episodio: quando fu costretto a cantare HOUND DOG ad un bassotto con indosso un cappello a cilindro.

“Allora andai in televisione. E iniziò tutto. Fu azzardato. Dico sul serio. Partecipai all’Ed Sullivan Show quattro volte. Partecipai anche allo Steve Allen Show e al Jackie Gleason Show. Mi fecero cantare ad un cane e mi filmarono da qui in su”, Elvis indicò la cintura.

“Mi dicevano sempre ‘Hey, tu! Fermo, sta’ fermo! E chiedevano, continuamente: ‘ Di dove sei, bianco?’; io rispondevo Memphis, Memphis. Pensarono ‘E’ un fantoccio, lo rispediremo da dove è venuto’ ”, Elvis scoppiò a ridere.

“ Questo debbo dirvelo”, continuò Elvis con tono cupo, “Alla mia prima audizione per l’Arthur Godffrey Talent Show, mi stroncarono! Gridarono: ‘Amico, portalo fuori da qui! Portalo via ’. Poi invece scaricarono quel fesso! Come si chiama?”, Elvis si rivolse al padre. Vernon fece spallucce. “Pat Boone, sì, era Pat. A me piaceva, perchè aveva una bella voce, tutto sommato…Comunque, dopo mi spedirono a Hollywood. A girare films. Era tutto nuovo per me. Avevo soltanto 21 anni…Quando gridarono ‘azione’, ah ah, io non sapevo cosa fare. Perciò urlai Memphis! Memphis!” scherzò Elvis, scuotendo la spalla destra. “Mi guardarono e dissero: ‘Non può fare di più’ …”


“Girai quattro films e, nel ’58, ci fu la chiamata alle armi. Entrai nell’esercito e vi rimasi per un paio d’anni. Fu davvero buffo…
Specularono un sacco sul mio taglio di capelli e su tutto quel trambusto. Ero un soldato ora”, Elvis si alzò e si esibì nel saluto militare, “Sissignore!”

“Poi seppi del congedo e dei prossimi films. Il primo si intitolava GI BLUES ed io credetti di essere ancora nell’esercito”, disse Elvis, ammiccando inquieto e guardandosi attorno, come se non sapesse dove fosse.

“ Ho fatto films buoni che mi hanno procurato molto successo, come Blue Hawaii…ed altri da dimenticare!”

Quando gli fu chiesto se pensava fosse stato un errore incidere quelle terribili colonne sonore, Elvis ammise “Certamente persi la mia direzione musicale ad Hollywood. Le mie canzoni, così come gran parte delle mie pellicole, erano una sorta di nastro trasportatore finalizzato alla distribuzione di serie…”

“Ora sono tornato e sulla strada giusta…”, Alzò il bicchiere e brindò alla stampa. “Con quei film sono caduto nella routine. Ora voglio riparare. Mi è mancato davvero esibirmi dal vivo, davanti ad un pubblico…Ecco perchè sono qui…”, Elvis si alzò e fece un inchino.
I giornalisti gli tributarono una standing ovation. Con voce dolce e gentile, concluse: “Spero di non avervi annoiato troppo raccontandovi la storia della mia vita…”
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