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Vecchio 17-03-2008, 07:17
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

D. Hai avuto grosse difficoltà a far accettare la scena del bordello?

SB. Lo show era già stato venduto anticipatamente alla Singer Sewing Center, prima ancora che io incontrassi il Colonnello e la NBC. In quel periodo, la Singer già sponsorizzava altri show e avevano già definito un pacchetto di contratti con la NBC, tra cui quello di Elvis.
Appena saputo che Elvis avrebbe fatto uno special televisivo, i telefoni avevano incominciato a suonare, sembravano tutti impazziti. Ricordo che il Colonnello Sander era disposto a morire pur di poter fare da sponsor con le loro Kentucky Fried Chicken, e poi anche i Mrs Paul’s Fish Stick. Insomma tutti volevano inserire la loro pubblicità nello show di Elvis.
Sono sicuro che la NBC avrebbe fatto un sacco di soldi con tutti quegli sponsor e invece poi ho scoperto che loro avevano già tutto definito con la Singer, che in un certo senso, era già un ingrediente della torta, con l’obiettivo di far entrare le donne nei loro negozi per comprare macchine da cucire. Non aveva niente a che fare con Elvis e la sua musica. Ma dal momento che loro se ne stavano fuori dall’aspetto creativo dello show, non mi sono posto il problema. Infatti non hanno mai interferito fino a questa scena, che oggi è chiamata la scena del Bordello. Non era stata concepita in questo senso era solo parte dello spettacolo, come semplice ciclo della storia di un musicista che cerca di affermarsi. Il fatto che avevamo messo un letto in ottone nella stanza dove ci sono tutte queste donne, ha dato l’idea a qualcuno della NBC di chiamarlo bordello.
Poi invece avevo sentito voci di non gradimento e qualcuno mi è venuto a dire che la scena doveva essere tolta. A quel punto sono andato dagli sponsors e dai responsabili della NBC, dicendo “Allora, voglio saperlo prima di girare e non dopo! Volete questa scena oppure no?” Pare che qualcuno abbia riferito che, qualora la scena fosse stata tolta, me ne sarei andato, ma in verità io non l’avevo mai detto. Fu così che mi hanno dato la loro parola che non l’avrebbero tolta e così ho girato.
Il problema è che poi, il problema si è presentato di nuovo e su disposizioni della General Electric (che poi ha acquistato la NBC) non è stata mandata in onda.
E’ stata una battaglia che ho combattuto e che, al momento, ho perso. Anni dopo invece, ritenendo che fosse una bella scena, è stata rimessa nello special.

D. Per cui adesso è nel DVD!

SB. Non solo, ma è anche stata mandata in onda dalla NBC. Questa è l’ironia della sorte. La prima volta me l’hanno fatta togliere, perché avevano paura di……. E invece, con gli standard che ci sono oggi, è una cosa molto ingenua.

D. E’ vero che tu ed Elvis avete fatto una passeggiata sul Sunset Boulevard?

SB. Non è stata proprio una passeggiata. Io tastavo il terreno in continuazione e, dietro le quinte, avevamo un gran bel rapporto.
Gli dissi “Cosa pensi succederebbe se oggi tu camminassi normalmente sulla strada?”
E lui “Cosa intendi?”
E io “Cosa pensi succederebbe?”
Lui guardandomi incuriosito, disse “Non ho idea di cosa intendi dire quando dici succederebbe”
E io “Niente. Siamo nel 1968. Vai giù in strada e ti prometto, anzi ti garantisco, che nessuno ti tirerà per i vestiti. Nessuno ti darà la caccia per un autografo o altro, semplicemente ti accetteranno. I tempi sono cambiati”.
La conversazione si è conclusa così,
Abbiamo ripreso le prove, facendogli anche provare alcuni arrangiamenti al pianoforte. Sai, Elvis aveva sempre registrato con una sezione ritmica, quindi con batteria, basso, ma mai con qualcosa di più grande ed ora gli stavamo chiedendo di presentarsi davanti a 50 musicisti e cantare. Logicamente era nervoso per questa cosa.
In ogni caso, non voglio divagare e torniamo alla storia del Sunset che è successa nei primi giorni delle prove.
Elvis venne da me e disse “Andiamo”
Non capivo di cosa stesse parlando, quindi gli chiesi “Andiamo dove?” “Giù”.
A quel punto tutti indossarono i loro soprabiti e cappelli, dicendo “Andiamo”.
Allora Elvis “No, no….. scendiamo solo io e Steve. Voi potete guardare dalla finestra!” e continuò “Andiamo a vedere come va sul Sunset Boulevard”.
Siamo scesi e ci siamo infilati nel traffico nell’ora di punta delle 5 del pomeriggio, arrivando fino alla facciata anteriore del nostro edificio.
Siamo rimasti fermi per qualche minuto, chiacchierando un po’.
Non ricordo di cosa abbiamo parlato, ma entrambi osservavamo che nessuno prestava attenzione a noi. Lui salutava le macchine che ci passavano vicino. I ragazzini che si avvicinavano a noi, non si rendeva conto che erano a due passi da Elvis. Siamo rimasti là per almeno 10 minuti, minuti che sono stati persino imbarazzanti, cercando di attirare l’attenzione per un saluto, per una presa di coscienza di sentir dire: “Hey, ma questo è Elvis Presley”.
Quando tutto finì, posso dire che ho notato un cambiamento nel suo comportamento. Era diventato più accomodante, divertente e dimostrava una totale fiducia in me.

D. Come siete arrivati a “If I Can Dream”?

SB. Mano a mano che lo show proseguiva, il Colonnello, naturalmente, vedeva i suoi problemi che aumentavano. Devo dire in tutta onestà che, secondo me, in qualsiasi momento Parker avrebbe potuto togliermi la spina e sbarazzarsi di me. Bastava un attimo per farmi licenziare. Credo fermamente che, tanto odiava il fatto che io mi fossi intromesso tra lui ed Elvis, tanto rispettava il fatto che questo special sarebbe stato qualcosa di diverso.
Tutto quello che faceva erano questi confronti personali, da cui derivava che se gli piacevo il mio nome era B I N D E L, mentre quando mi chiamava BINDER significava che qualcosa non gli andava bene. Poi quando aveva dei problemi su cui discutere, convocava in riunione con Elvis e me.
Certamente ormai aveva capito che non sarebbe stato quello show natalizio tradizionale con canzoni tipo “I Believe”. Lui l’ avrebbe voluto, ma aveva perso la sua battaglia, pur se era riuscito a spuntare di mettere una canzone natalizia, almeno alla fine. Così un giorno ci chiamò in quel piccolo atrio dei servizi igienici che lui aveva fatto diventare il suo ufficio. Aveva due agenti della William Morris, che vestiti con un’uniforme stavano piantonati fuori da questo “bagno” che lui insisteva nel definirlo suo ufficio.
Una volta entrati disse “Binder, ho saputo che non hai intenzione di mettere nessuna canzone natalizia, nemmeno alla fine”.
Ed io “Giusto”
E lui “Bene! Elvis vuole che nello show ci sia una canzone natalizia. Vero Elvis?”
Elvis teneva la testa bassa e disse “Si, signore”
Allora io dissi “Bene. Se Elvis vuole inserire una canzone natalizia, nello show allora la metteremo”.
Non avevo nessuna intenzione di imprecare e quindi siamo usciti dall’ufficio di Parker, pensando che ormai la cosa era definitiva, ma Elvis, dandomi un pizzicotto, disse: “Ignora quello che ha detto, non dobbiamo preoccuparci di quello che vuole lui”.
E’ stato il momento in cui ho capito quale fosse la filosofia di Elvis.
Una sera, mentre stavamo provando, c’era un televisore acceso nell’altra stanza e tutto ad un tratto ci fu un gran silenzio. E io ho detto “Credo che sia stato assassinato Bob Kennedy”.
Tutti ci siamo precipitati nella stanza dove c’era la tv e ne abbiamo avuto la conferma. Praticamente abbiamo passato tutta la notte a parlare dell’assassinio di Bob e John Kennedy.
A me piaceva molto Elvis. Ritengo che sia stato una delle persone più carine, gentili e nello stesso tempo divertenti, che io abbia mai conosciuto.
Può non aver ricevuto un’educazione da college, ma sicuramente era perspicace e preparato. In quei momenti di pura onestà, Elvis stava dicendo cose che pensavo sarebbe stato bello poter inserire nello special.
Così decisi di andare da Earl Brown, (nostro compositore di canzoni e arrangiatore dei cori) e da Billy Goldenberg e proposi loro di fare un trucco. Avevo letto un articolo che diceva che nella seconda guerra mondiale, tutti gli artisti tedeschi camuffavano il loro lavori, in modo tale, che essendo troppo astratto, i nazisti non avrebbero potuto capire il loro messaggio nascosto.
Così parlando con Earl e Billy, dissi “Se facessimo un discorso non riusciremmo a oltrepassare il Colonnello, ma se lo mettiamo sotto forma di canzone, non verrà mai a sapere cosa abbiamo fatto”.
Chiesi loro di andare a casa e scrivere una canzone che avesse lo spirito di ciò che avevo sentito dire da Elvis in persona, e cioè che siamo stati creati tutti uguali, che tutti meritiamo di camminare mano nella mano come fratelli e così via.
Una mattina, molto presto, ho ricevuto la telefonata di Earl Brown che mi diceva: “Credo che ci siamo. Penso tu abbia la canzone che volevi”. Ci siamo trovati tutti nello studio, per ascoltarla. Billy Goldenberg era al pianoforte ed Earl cantava la canzone scritta da loro “If I Can Dream”. Allora io dissi “OK. Aspettiamo che Elvis arrivi e gliela facciamo ascoltare”. Il Colonnello Parker stava già passando sul mio corpo e diceva “Non avrete mica intenzione di usare questa come ultima canzone dello show?”. Non risposi e aspettai l’arrivo di Elvis, per portarlo subito nella stanza del piano. Nel contempo, il Colonnello era nell’altra stanza con Tom Diskin e altri della RCA. Li sentivo brontolare, disapprovando quello che stavamo facendo.
Abbiamo suonato “If I Can Dream” per Elvis ed lui l’ha ascoltata attentamente. Poi disse “Suonala di nuovo”. Poi aggiunse “Devo abituarmi!” Quando Elvis doveva prendere una decisione su una canzone, non voleva decidere in fretta. Voleva assorbirla e ascoltarla ripetutamente. Billy e Earl l’hanno fatta almeno tre o quattro volte. Alla fine, Elvis mi ha guardato e ha detto “Ok la facciamo” e io “Ok la faremo” e immediatamente sono state avviate tutte le pratiche per i diritti d’autore e per la RCA. A quel punto tutti si sono resi conto che la canzone avrebbe fatto parte dello special, che piacesse o no.
Ma la cosa ancora più grande è che quando Billy Goldenberg ha saputo che Elvis l’avrebbe cantata, è andato al piano. Ha preso una matita e una gomma e ha cancellato il suo nome dal foglio dove era scritta la canzone, perché, in realtà era stato solo Earl Brown a scriverla. Questo gesto, probabilmente, a Goldenberg è costato milioni di dollari in diritti d’autore, ma nella squadra la prima cosa era l’integrità e io sono ancora molto legato a queste persone.

D. Che cosa ti hanno detto quando hai presentato lo show?

SB. Quando l’abbiamo finito, sono andato alla NBC, per mostrare il filmato montato.
Devi sapere che, in quegli anni, si registrava su un video-tape da due pollici e, non appena fatte tutte le registrazioni per i diritti, il nastro doveva essere fisicamente distrutto. Era un metodo notevolmente laborioso, ma siccome ero autorizzato al montaggio, avevo tonnellate di filmati che avevamo preparato prima e che erano ben organizzati. Ma quando ho visto l’improvvisazione, ho detto “Questo è quello che vuole vedere il mondo. Questo è Elvis! Quello con i capelli scompigliati e il sudore sotto le ascelle”. Quando la NBC l’ha visto, ha obiettato perché non era ritenuto adatto per una prima serata e voleva togliere anche questa parte dallo special.
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