Re: Sonny West - Agosto 2007
D. Dave Hebler lavorò per Elvis solo un paio d’anni dal 1973 al 1976. Aveva il diritto di partecipare all’Elvis What Happened?, visto che ha avuto solo cose cattive da raccontare e nessun riferimento ai primi anni con Elvis che furono molto piacevoli?
SW. Credo che Dave sia stato criticato dalla gente in malo modo, perché era con noi da poco tempo. Invece si deve riflettere sul fatto che in quel breve periodo, le cose hanno iniziato a precipitare e Dave si è preso molta cura di Elvis. Il fatto che fosse lì da poco non ha nessuna importanza. Non serviva essere con Elvis da molto tempo, per sentirsi toccati da lui in un quel certo modo che ti permetteva di cambiare la tua vita per sempre.
Guarda i fans che non l’hanno mai incontrato e visto di persona e guarda come le loro vite siano state toccate nel profondo, se non addirittura cambiate grazie a lui. Sicuramente nelle parole da Dave non senti parlare degli anni che abbiamo passato io e Red con Elvis, ma questo non significa che anche lui non abbia degli splendidi ricordi su alcuni bei momenti che ha vissuto quando c’era.
In un certo senso, parlando delle cose che lo preoccupavano del comportamento di Elvis, Dave si è espresso in modo analitico, ma sicuramente affettuoso nei suoi confronti. Ognuno di noi ha una personalità diversa e per quello di noi che lo conoscono abbastanza bene, sanno che Dave ha un mente analitica. Io lo considero un caro amico e uno che vorrei avere dietro di me, per coprirmi le spalle. Non c’entra niente avere il diritto di partecipare alla stesura dell’Elvis What Happened?, c’entra il fatto che c’era ed era preoccupato del declino della salute di Elvis!
LA VITA CON ELVIS
D. Tu sei rimasto con Elvis dal 1960 al 1976, il che significa una buona parte della tua vita. Come hai preso la notizia della sua morte ?
SW. Elvis è stato una parte importante della mia vita e una persona con cui sono stato bene.
Non ho preso assolutamente bene la notizia della sua morte. Ero distrutto e a pezzi. A parte mio cugino Red e sua moglie Pat, quel giorno non parlai con nessuno, tranne mia moglie. Ho pianto quasi tutto il giorno e la notte. Camminavo per casa, chiedendomi perchè, pensando solo ai bei momenti passati insieme nel corso degli anni. Avevo perduto ogni speranza che si sarebbe “rialzato”, non sarebbe più successo e io sentivo il vuoto.
D. Hai viaggiato mai con il gruppo quando Elvis andava sul set? In quanti film sei apparso
SW. Praticamente sono apparso in quasi tutti i films di Elvis, che fosse con lui o no, tipo in scene di risse. Non ricordo esattamente in quanti film, ma sono gli anni che preferisco insieme ad Elvis, perché ci divertivamo molto.
D. Ti sei mai trovato da solo con Elvis a tu per tu? Ti ha mai confidato le sue paure o il suo senso di solitudine?
SW. Ci sono stati dei momenti insieme da soli, come probabilmente è successo a tutti i ragazzi. Le nostre conversazioni a due capitavano quando eravamo soli in macchina e andavamo in qualche posto. Qualche volta è successo anche in casa, ma non capitava spesso. Devo dirti che, con me, non ha mai parlato della sua solitudine o di cosa gli passava per al testa. Per quanto io debba dire che Elvis poteva essere una persona sola, in mezzo ad una grande folla. Alle volte dava la sensazione di essere una persona molto vulnerabile. Quelli erano i momenti in cui mi sentivo ancora più protettivo con lui.
Quando inizia a lavorare per lui, io avevo 21 anni e, nonostante fossi stato nell’Air Force ero ancora un ingenuo. Lo vedevo come un grande fratello del mondo che mi faceva vedere che cos’era la vita, ma verso gli ultimi tempi, mi sentivo come fossi io il fratello più grande che vigilava sul fratello minore.
Una delle sue grandi preoccupazioni, a parte le minacce ricevute a Las Vegas, era di perdere la voce e di non poter più cantare. Questo succedeva soprattutto a Las Vegas, dove le condizioni definite “la gola di Vegas” si riferiscono all’aridità dell’aria del deserto che può portare i cantanti ad avere problemi con la voce.
Una sera, all’Hilton di Las Vegas, Elvis aveva perso completamente la voce e il suo viso trasmetteva tutto il panico che sentiva. Aveva molta paura, come tutti noi, e non riusciva a capire cosa fosse che non andava o se sarebbe diventata una condizione definitiva e così via. Dopo quell’incidente, fece qualsiasi cosa pur di tenersi la gola umida.
Riguardo ai momenti sola con lui, c’è stata una volta che mi è rimasta impressa nella mente e che per me ha voluto dire molto. Eravamo in cucina nella sua casa di Chino Canyon, a Palm Spring. La mia stanza era vicino alla cucina, quando ad un certo punto sentii dei rumori e vidi Elvis che stava girando per la cucina, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Mi offrii di preparargli qualcosa, qualsiasi cosa volesse oppure di uscire insieme a mangiare qualcosa. Si fermò per un secondo, si girò e mi guardò e poi disse: “Sonny……… ti voglio bene”
Questa sua semplice affermazione mi toccò profondamente. Risposi “Grazie capo. Anche io ti voglio bene” E lui “Lo so”. Poi si girò e continuò a cercare qualcosa, dicendo “E’ uno di quei momenti in cui vorresti gustarti qualcosa, ma non sai cosa…. Capisci cosa intendo?” Gli dissi che capivo perfettamente e aggiunsi “Vabbè, quando decidi cosa devo farti, fammelo sapere, okay?” Replicò che l’avrebbe fatto, ci demmo la buona notte e io tornai nella mia stanza. Pochi minuti dopo, in cucina c’era silenzio. Il giorno dopo mi dimenticai di chiedergli se aveva trovato qualcosa da mangiare o no. E’ possibile che abbia lasciato perdere.
D. Come cambiarono le cose, quando Priscilla arrivò a Graceland?
SW. All’inizio non cambiarono molto, se non, quando lei era nelle vicinanze, stare attenti al nostro linguaggio. Cambiò un po’ anche il contenuto delle nostre conversazioni, ma alla fine le cose iniziarono a cambiare abbastanza presto. Lei voleva stare più tempo sola con lui, ma era difficile che Elvis lo facesse. Gli piaceva che i ragazzi fossero con lui, per la maggior parte del tempo e c’erano volte in cui loro due litigavano. Lei rimprovera noi per questo, ma non era un problema nostro. Credo che, con il senno di poi, oggi lo abbia capito anche lei. Un anno dopo che si erano sposati, suppongo perché riteneva che avrebbero potuto godere di una maggiore privacy, si trasferirono nella piccola casa su Hillcrest Drive a Beverly Hills. C’erano meno stanze e quindi meno ragazzi.
D. Cosa pensi della rapporto tra Elvis e Ann Margret? Erano perfetti per stare insieme oppure entrambi avevano una personalità molto forte? Eri amico di Ann-Margret?
SW. Devo dirti che mi piaceva molto Ann-Margret. Lei ed Elvis erano grandi insieme e c’era una grande alchimia tra loro, sia sullo schermo che fuori. Erano compatibili.
Di lei si diceva che era l’ “Elvis al femminile” ed era vero. Il suo senso dello humor e la sua personalità erano in sintonia con quella di Elvis. Stavano bene insieme e non c’era alcun conflitto di personalità.
Tutti noi amavamo Ann-Margret e a lei piaceva stare con noi. Lei capiva che Elvis ci voleva con lui e quando non ci voleva, ce lo faceva sapere e noi ce ne andavamo.
D. Tu e July risiedevate nella cada di Manovale a Los Angeles. Cosa ti ricordi?
SW. Dopo l’omicidio di Sharon Tate e Jay Sebring (che Elvis conosceva) da parte della Manson Family, Elvis disse a Priscilla di cercare una casa più grande, perché voleva che io stessi sempre con loro. Lei trovò quella a Manovale Drive, così io e mia moglie ci trasferimmo là, con loro. Poi, due anni dopo, nacque nostro figlio Bryan e rimanemmo fino a quando lui raggiunse quasi l’ anno di età, per poi spostarci in una casa vicina a soli 15 minuti di strada. Charles Manson era ormai in prigione, così come quei drogati che avevano agito per lui e, piano piano, le cose si sono ridimensionate.
D. Hai qualche rimpianto del tuo periodo con Elvis?
SW. Di non aver potuto stargli vicino quando era verso la fine. Per il resto è stato magnifico stare con lui.
D. Verso la metà degli anni ’70, le condizioni psicologiche ed emotive di Elvis erano incostanti. Ritieni che, a livello personale, abbia perso la strada?
SW. Io credo che, a partire dal 1975/76 Elvis gradualmente, sia diventato sempre più apatico verso la vita fuori dal palco. Lui amava esibirsi, ma per il resto si era affievolito tutto l’interesse verso quelle cose che una volta amava fare. Non aveva più interessi in nessuna delle altre attività. Nell’ultimo anno passava sempre più tempo con suo cugino, Billy e sua moglie Jo e naturalmente Ginger o qualche altra donna quando lei non c’era.
L’ultimo periodo bello che io ho passato con lui è stato nel gennaio 1976 quando siamo andati a Vail, Colorado per 10 giorni e abbiamo festeggiato il suo 41° compleanno.
D. Quando Barbra Streisand gli offrì la parte di co-protagonista in A Star Is Born, mentalmente Elvis era veramente in grado di interpretare quel ruolo?
SW. Non nel momento in cui lei lo incontrò, ma se avesse ottenuto la parte, avrebbe potuto riprendere il giusto stato mentale. Sarebbe stata un grande opportunità per lui e avrebbe potuto farlo. Quando ce lo disse era molto convinto che avrebbe fatto il film, ma due o tre giorni dopo, quando cominciò a fare degli apprezzamenti negativi sia su Barbra Streisand che su Jon Peters, il suo partner, ci diventò palese che non avrebbe fatto il film. Disse al Colonnello Parker che aveva cambiato idea e di tirarlo fuori dalla cosa. Il Colonnello lo fece, per poi togliergli anche quel minimo di entusiasmo che gli era rimasto portando Elvis a non fare il film.
Questa è un’altra cosa, per la quale il Colonnello viene rimproverato di aver danneggiato la carriera di Elvis.
D. Sonny, Elvis aveva una personalità autodistruttiva?
SW. No. Elvis ha fatto cose pericolose nella sua vita, ma niente che mi abbiano fatto pensare che avesse disturbi di personalità autodistruttiva. Sapeva quando tornare indietro da una situazione che avrebbe potuto portarlo dove lui non voleva andare. Credo che l’unico problema di Elvis fosse la sua indole all’assuefazione. Lo si può notare anche in altre cose della sua vita. Se non avesse questa assuefazione, sarebbe stato bene. Avrebbe potuto combatterla. Mio fratello Bolly era un personaggio molto forte e intendo veramente forte. E’ stato presidente del club dei motociclisti di Memphis, per molti anni e l’ha gestito con un pugno di ferro. Ma aveva il vizio del gioco e non riusciva a combatterlo e questo gli è costato la vita.
D. Qual è stata la tua esperienza più spaventosa del periodo che sei rimasto con lui?
SW. Quando Elvis ricevette minacce di morte a Las Vegas. Era un tentativo di estorsione, ma in quel momento era una vera e propria minaccia e venne chiamata anche l’FBI. Fecero un profilo della persona e venne considerato un individuo disturbato che probabilmente avrebbe portato avanti la sua minaccia. Dissero che voleva avere il suo momento di gloria. Non ci crederai, ma mentre io mi trovavo in un punto strategico del palco, nella zona tra il pubblico che mi era stata attribuita, c’era qualcuno che corrispondeva al profilo. Indossava un vestito nero con occhiali neri e si guardava continuamente intorno, facendo molta attenzione ad Elvis sul palco.
Non applaudiva, quando gli altri applaudivano. Pensai: quello è lui. Per tutto lo spettacolo rimasi molto concentrato su di lui, in modo tale da essere pronto prima che lui sparasse ad Elvis. Finalmente arrivò la fine dello show e quando si alzò come il resto del pubblico, andò a prendere il suo capotto e io, ad una frazione di secondo da lui, mi tenevo pronto per allontanarlo dallo stage, quando lui mise la mano in tasca per prendere un fazzoletto e asciugarsi la fronte. Fu un momento pieno di tensione. In seguito scoprimmo che era solo un accanito giocatore d’azzardo, che la moglie lo aveva obbligato a stare vicino a lei, anziché andare dove lui voleva andare, cioè il casinò. Naturalmente lui non era un fan come la moglie, ma anche se avevi una pistola con te, rimaneva la costante preoccupazione su cosa fare, se anche lui avesse avuto una pistola da puntare contro Elvis, Ricordo che feci un po’ di esercizio di velocità, fino a che mi sono resi conto che ero abbastanza veloce per riuscire a salvargli la vita, se necessario
D. E l’esperienza più soddisfacente?
SW. Anche qui è molto difficile rispondere perché ne ho tantissime. Una è quando Elvis regalò una sedia a rotelle elettrica ad una vecchia donna di colore che viveva nella stessa zona dove lui era cresciuto a Memphis. C’era un articolo sul giornale che parlava di lei, che Marthy Lacker mostrò ad Elvis. Elvis lo lesse e disse di scoprire dove lei viveva. Elvis, Priscilla e noi ragazzi andammo a casa sua ed Elvis gliela regalò. Tutti piangevano; Il modo in cui lui si comportò con lei era ricco di un tale rispetto e carole che fu bellissimo vedere quanto Elvis riuscisse ad essere una persona dolce e paziente.
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