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Vecchio 30-05-2008, 12:16
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

D. Sappiamo dell’ultima conversazione telefonica tra Red ed Elvis. Quale fu l’ultima volta che ti mettesti in contatto con lui?

SW. L’ultima volta fu il giorno del mio compleanno, il 5 luglio 1976. Avvenne nell’atrio di Graceland dopo uno show al Mid-West Coliseum. Era la fine del tour che era durato 12 giorni. Gli augurai la buona notte e gli dissi di riposare, che ci saremmo visti entro pochi giorni. Lui iniziò a salire le scale per andare in camera da letto, si girò e mi disse “Buon Compleanno”
Lo ringraziai e dissi che, siccome Judy mi aveva fatto una torta, se voleva poteva averne un po’. Mi rispose “Certo, Linda verrà a prenderla. Buonanotte” Non l’ho più visto e non gli ho più parlato.
Lo chiamai nella casa di Palm Springs, credo fosse il giorno dopo che Vernon mi comunicò il licenziato ma, secondo quanto mi disse uno dei ragazzi, Elvis non si era ancora svegliato e non poteva rispondere al telefono. Il giorno dopo richiamai e il numero era stato cambiato, Alcuni giorni dopo. Dave Hebler scoprì che Elvis aveva lasciato Palm Springs e era andato a Las Vegas per rimanere nella casa del Dr. Ghanem. Così chiamai da lui e al telefono rispose il medico. Io chiesi se Elvis era sveglio, Disse di sì e che aveva appena finito di mangiare. Gli chiesi di parlare un attimo con lui. Dopo un po’ il Dr. Ghanem tornò e mi spiegò che Elvis non voleva parlare con me. Pensai che Elvis credeva che lo stessi chiamando per riavere il mio lavoro, così chiesi al dottore di spiegargli che non era per quello, ma volevo solo conoscere il vero motivo del mio licenziamento. Dissi persino al dottore che poteva essere lui a darmi le risposte di Elvis e che se non voleva parlarmi non aveva importanza. Ghanem tornò al telefono e disse che Elvis non intendeva affrontare l’argomento. Allora dissi al Dr. Ghanem. “Bene, allora gli riferisca che non lo chiamerò più”. Ti confesso che mi sentivo davvero ferito.

D. Un tema ricorrente della carriera di Elvis fu il razzismo, opinione che continua anche nel 2007. Cosa ne pensi?

SW. Non so da dove arrivi quest’affermazione. E’ stato accusato di pregiudizi verso i neri, gli ebrei e i messicani. Ma non è vero.
Quando seppe che si stavano dicendo di lui queste cose, ci stette male e nessuno di noi riuscì a capire da chi e cosa fosse partita quest’affermazione.
Questa cosa lo tormentò per tutta la vita e non poteva essere più lontana dalla realtà. Io credo che ci siano state delle congiure da parte di persone e associazioni che hanno creato questa diceria facendola arrivare ai media.

D. Quando è stata l’ultima volta che sei entrato in casa a Graceland?

SW. L’ultima volta è stata nel 1983. Chiamai Jack Soden e gli chiesi se potevo portare un paio di amici a Graceland, niente di speciale. Lui acconsentì e così andai, ma per me fu dura. Attraversai la porta principale e guardai nel salotto. Rimasi in piedi e pensai a tutte quelle volte che ero stato lì. Sono riuscito a controllare la mia emozione perchè c’era gente, ma poi non ci sono più tornato fino a due anni fa.
Ero nei dintorni per delle cose che stavo facendo e vidi la fila per il tour. Così dissi ad alcuni miei amici “Vedo se riusciamo ad entrare”. Ci unimmo alla gente, mettendoci in fila insieme agli altri. Camminai di fronte alla casa e raggiunsi dove c’erano due o tre persone assorte. Non vedevo dove stavo andando, ma all’improvviso, mi girai e vidi la tomba di Elvis. La guardai per un secondo e mi venne la pelle d’oca. Mi girai verso i ragazzi e dissi: “Devo uscire da qui” e me ne andai. Mentre me ne stavo andando, arrivò una signora e mi chiese se ero Sonny West, Le dissi di sì e lei mi disse “Voglio ringraziati tanto perché sono convinta che se l’abbiamo potuto avere per tutto il tempo che l’abbiamo goduto, è merito tuo e di Red”, Questa affermazione mi ha molto commosso e ho continuato la mia strada con le lacrime agli occhi.

D. Qual’è stato il modo più strano che un fan abbia usato per avvicinarsi a te?

SW. La stessa donna mi presentò ad un ragazzo del Messico. Avrà avuto 20/21 anni e non parlava bene inglese. Mi chiese il perché Elvis non amasse i messicani. Aveva sentito dire che così pensava Elvis. Gli dissi che erano tutte bugie e che al contrario Elvis amava i messicani. Mi spiegò che aveva sentito dire che Elvis pensava fosse gente con i capelli grassi e sporchi. Gli ricordai che Elvis era uno che, sui capelli, si metteva tutta una serie di porcherie per farli apparire brillantinati e che se li era anche tinti neri. Sono state riportate un sacco di cose che si suppone siano state dette da Elvis, ma che invece lui non ha mai detto, tanto che era arrabbiato perché non gli era permesso andare in Messico, per paura di rivolte.
Sul set di Fun In Acapulco, Elvi si arrabbiò con il regista che a sua volta si era arrabbiato con un paio di attori perché non parlavano bene inglese. Il regista aveva gridato “Gesù, ma non riesci a dire le cose bene?”. Elvis lo prese da parte e gli disse “Signore, queste persone sono state assunte dal produttore, lui lo sapeva come parlavano e conosceva quale era la loro lingua, ma ha voluto proprio loro e loro fanno quello che sono in grado di fare. Non mi piace come si comporta con loro”.

D. Elvis era una persona molto riservata riguardo le sue idee politiche. Perché secondo te, visto che alla fine degli anni ’60 molti attori e cantanti rock hanno reso pubbliche le loro ideologie politiche?

SW. Su questo argomento, Elvis era molto riservato, ma era appassionato di politica e ne parlava con noi e con chi si poteva fidare. Lui riteneva che le persone in una posizione come la sua o in altri settori pubblici non dovevano influenzare la gente con le loro opinioni o rischiare di farlo, a seguito della loro posizione. Non avrebbe mai aderito con i metodi in voga oggi di contestare pubblicamente il Presidente e la sua politica, con violenti attacchi verbali, pieni di odio

D. Traendo spunto da questo, però ci furono segni di un “Elvis politico” che nel 1968/69 si espresse con due successi quali “If I Can Dream” e “In The Ghetto”.
Non credi che il contenuto di queste canzoni possa avergli fatto perdere l’opportunità di entrare in un nuovo mercato discografico “nuovo e attento alla politica”?

SW. Non credo che Elvis l’abbia mai vista in questo modo. Io non c’ero quando fece lo special del 1968, quindi non posso fare commenti su “If I Can Dream”, ma c’ero quando incise “In The Ghetto”. Amava quella canzone, ma cercò di evitare possibili risultati parlandone o cantandola in modo che potesse esprimere quello che era la sua opinione personale a riguardo. Entrambe le canzoni sono dei grandi pezzi musicali e sono felice le abbia incise.

D. Ci sono dei sospetti che Elvis possa aver sofferto di disturbi depressivi bipolari. I sintomi sono difficoltà di dormire, impulsività, impazienza, sovra emotività, alle volte cupi e scontrosi, facilmente distratto e con alle volte poca concentrazione. Secondo te questi sintomi descrivono Elvis? Poteva essere considerato bipolare?

SW. Questa è una domanda interessante perché anche se questo argomento mi è molto più familiare oggi, rispetto a quella volta. E’ vero, anche se non tutti i sintomi che hai elencato erano presenti in Elvis. Però è anche vero che quei sintomi sono associabili agli effetti che i farmaci hanno sulle persone. Sinceramente non mi va di continuare su questo argomento perché non sono abbastanza preparato e nemmeno abbastanza informato per fare commenti, che siano in un modo nell’altro

La Memphis Mafia

D. Di suo la Memphis Mafia è un’icona. Da molti è stata definito un periodo spensierato e divertente. E’ corretto vederla così?

SW. E’ stato un periodo divertente. Ci hanno affibbiato il nome nel 1962, mentre eravamo a Las Vegas indossando vestiti neri e occhiali da sole scuri. Direi che è stato la definizione giusta per indicare che il nome rappresentava grandi momenti di divertimento.

D. La gente descrive spesso la Memphis Mafia come tirapiedi e persino parassiti che avrebbero dovuto essere più onesti con Elvis dicendogli la verità per il suo bene. Tu hai detto che “Dovevamo sempre chinare la testa e dargli ragione” Questo è abbastanza difficile da credere di Elvis? Nel tuo intimo pensi che avreste potuto fare di più?

SW. Prima di tutto, vorrei che fosse chiaro che noi non eravamo dei tirapiedi. Voi che siete impiegati salariati e cui vengono dati dei compiti e delle responsabilità vi ritenete dei tirapiedi? Naturalmente no. Considerate dei tirapiedi i vostri amici che non lavorano per voi, ma con voi passano del tempo venendovi a trovare e facendovi compagnia? Quindi la mia risposta è NO. Noi non eravamo groupies. Il fatto che lavorassimo per Elvis Presley, la superstar delle superstar, dà per scontato che noi dovremmo essere rispettati come persone che fanno il loro lavoro e che si divertono perché il loro capo vuole che fosse così? Su andiamo, la stessa gente che parla di noi in questo modo, 9 su 10 dovrebbero scambiarsi con noi per un minuto. FACILE DA DIRE! Seriamente, non credo che sia corretto giudicarci come qualcosa di diverso da chiunque altro che abbia uno stipendio. La differenza sta solo nel fatto che non avevamo un grande capo a cui piaceva avere divertirsi lavorando e voleva che noi fossimo con lui ad ogni suo movimento.
A dire la verità e per essere onesto con lui, c’erano alcuni di noi che lo facevano. Nel 1961, io lo sostenevo e dopo un anno ero a lavorare per lui. Mi fece delle minacce, gli dissi che queste cose non dovevano succedere. Lo paragonavo ad un ufficiale della Gestapo perché sembrava aver sviluppato ogni tipo di arroganza. Gli dissi che era cambiato, che non mi piaceva più e che non volevo più girargli intorno. Terminai la conversazione dicendogli ti lascio e me andai. E’ stato un pugno nello stomaco. Perciò vorrei sapere in quale contesto e a che proposito io potrei aver detto che “Dovevamo abbassare la testa ed dargli ragione”. Pertanto vorrei che chiunque abbia fatto quella domanda, mi rispondesse quando, dove e a che proposito io l’avrei fatto

D. Sei ancora in contatto con i vecchi componenti della gang di Elvis, quali Larry Geller, Marthy Lacker, Joe Esposito? Un che rapporti sei oggi?

SW. Sono rimasto molto in contatto con Marthy Lacker, Lamar Fike, Billy Smith, Dave Hebler e, naturalmente mio cugino Red West.
Non vedo e non parlo con Larry Geller dal 1972, quando venne a vedere uno show di Elvis a Las Vegas con Johnny Rivers. Dopo quella notte non è più rientrato fino a che io non me ne sono andato nel luglio 1976.
Per quanto riguarda Joe Esposito non lo vedo e non lo sento dal maggio del 2003, quando ci siamo trovati ad un evento a cui entrambi eravamo stati invitati a partecipare.
Oggi le cose vanno bene e credo sia meglio continuare e lasciare tutto questo alle spalle.
Nel 2006, allo show di Palm Springs, c’era anche Charlie Hodge e subito dopo è morto. Sua moglie Jennifer mi chiese di parlare al suo funerale ed io acconsentii. Poi mi chiese se potevo chiamare qualche altro del gruppo per vedere se volevano dire qualcosa.
Loro avrebbero scritto il loro pensiero e io lo avrei letto al funerale per conto loro. Contattai molti di loro e tutti mi risposero che non gradivano che qualcun altro parlasse al posto loro, Priscilla ed altri. Contattai via mail anche Joe. Non ricevendo risposta, lo chiamai. Quella volta mi disse che non poteva perché aveva altri impegni con altre persone, ma da quello che so ha assunto questi impegni dopo aver ricevuto la mia e-mai. Questo è Joe.
Inoltre vorrei far notare che lo stesso Joe che una volta, rispondendo ad un fan che gli chiedeva una storia che ancora non era stata raccontata, rispose “Hanno già detto tutto”, in un recente estratto da un “altro libro” di Joe Esposito, dichiara che ci sono nuove rivelazioni sulla sua onestà e “verità” su tutto.
Noi questo l’abbiamo fatto 30 anni fa, quando Elvis era ancora vivo, quando avrebbe potuto affrontarci o, al limite, confutare le nostre affermazioni e l’iniziativa, mentre Joe ha deciso che ora è arrivato il momento di essere onesto. Buona tempistica per le tue “rivelazioni di onestà e straight up”, caro Joe.
Nell’estratto del suo libro, lui continua dicendo che il libro Elvis, What Happened? Fu scritto per “Vendetta e per pareggiare i conti con Elvis” per essere stati licenziati.
Lui sa che non è andata così, ma forse lo ha lasciato con l’immagine di essere uno dei bravi ragazzi, che sono rimasti leali ad Elvis. Una cosa che potrebbe essere interessante nelle sue nuove rivelazioni “Straight up” ed oneste, se veramente lui lo è, sarebbe dire la verità sulla storia che c’è dietro il fiasco del racquetball, da cui Elvis si tolse perché aveva percepito che era usato e preso in giro da coloro che erano direttamente coinvolti in quell’avventura.
Elvis stesso disse a Red durante la loro ultima conversazione che ne aveva fin sopra i capelli di tutto l’affare del racquetball, affermando che non intendeva continuare.
Da quello che ho capito e sentito, quell’affare costò ad Elvis un sacco di soldi.
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