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Vecchio 10-07-2008, 15:22
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Predefinito Re: Notizie da Internet

Via dal mondo

Quella voglia di sparire senza lasciare traccia.


Si riapre il giallo sulla fine di Jim Morrison, ma anche la morte di Presley è controversa. La voglia di sparire e cambiare esistenza che rende simili vip e comuni mortali.



Quell'iscrizione in greco antico, sulla tomba al Pere Lachaise: «È laggiù con i suoi demoni». Ma pochi, tra i fan dei Doors che dall'estate 1971 affollano "l'angolo dei poeti" del cimitero monumentale parigino si fermano a riflettere sull'enigma della frase.
Laggiù dove? Che fine ha fatto davvero Jim Morrison? Ha preso alloggio in qualche suite all'inferno o ha solo inscenato la sua morte? Di motivi per sparire dal mondo ne aveva, il tormentato divo del rock: la giustizia americana non lo mollava dopo che aveva mostrato il pene alla platea durante un concerto di Miami nel '69; né lo lasciavano in pace i satanisti legati a Charles Manson, quelli che attraverso la bellissima figlia di Errol Flynn, Rory, continuavano a rifornirlo di droghe, per indurlo a diventare una specie di "testimonial" di quel sanguinario club. Non bastasse, la sua ispirazione all'interno della band era in fase calante. Ce n'era abbastanza per sognare una fuga alla Rimbaud, verso destinazioni esotiche, lontano da minacce e pressioni della fama.


La versione ufficiale sulla sua morte lo vuole ritrovato senza vita dalla fidanzata e da tre amici nella vasca da bagno, stroncato da un infarto, o forse da una crisi di asma. Ma il certificato di morte fu stilato da un medico poco affidabile: non vi fu autopsia, e il manager dei Doors Bill Siddons, arrivato in fretta dalla California vide solo la bara chiusa, quella stessa in cui molti sostengono vi siano solo pietre. Quando Siddons tornò a Los Angeles fu letteralmente aggredito dal tastierista Ray Manzarek: «Come puoi essere sicuro che sia morto se non hai dato un'occhiata alla salma?».

Oggi Manzarek (se non è una bufala autopromozionale) torna alle sue ossessioni. Ipotizza si sia trattata di una messinscena: «Jim era un'anima in pena, alla perenne ricerca di qualcos'altro nella vita e anche sei anni di successi ed eccessi con i Doors non erano abbastanza per lui. Un anno prima di sparire mi mostrò un depliant delle Seychelles e mi disse: non sarebbe il posto perfetto dove fuggire una volta che tutti ti credono morto?».
Chissà. Di certo, da 37 anni, Morrison è stato avvistato ovunque: ferito sulle rive del fiume Congo, in un ranch dell'Oregon, barbone in Ontario, appassionato d'arte al Jeu De Paume. Perché la mistica rock'n'roll non prevede una fine definitiva, ma una qualche forma di redenzione dionisiaca o di immortalità, anche solo virtuale.
Il caso più clamoroso è quello di Elvis: ancora oggi, dopo quel fatale Ferragosto del 1977, sono centinaia di migliaia le segnalazioni che lo vogliono ai quattro punti cardinali, vivo e vegeto. C'è persino una pseudo-religione, quella del culto "Elvis is Alive!". I molti suggestivi indizi apportati dagli irriducibili fans si basano sul fatto che anche Presley aveva bisogno di smaterializzarsi, prima che fosse troppo tardi: è noto che avesse la mafia alle calcagna, che non gli perdonava la sua iniziativa di aver chiesto a Nixon di nominarlo "agente speciale federale" nella lotta alla droga.
Così, gli inconsolabili (che lo vogliono tuttora sottoposto a un programma di protezione del governo Usa) ritrovarono ragione di sperare quando il "National Enquirer" pubblicò le foto del suo presunto cadavere, così somaticamente diverso da "The Pelvis". Quanto gli somigliava, invece, quel tizio che il giorno dopo la ferale notizia del decesso prese un volo per Buenos Aires proprio dall'aeroporto di Memphis, qualificandosi come John Burrows: lo stesso alias che Presley utilizzava per registrarsi in incognito negli alberghi.

Si dirà: questi sono artisti, sensibilità esposte, poco razionali. Ma che dire degli scienziati? È dal 1938 che ci si interroga sulla scomparsa del fisico Ettore Majorana. La sera del 25 marzo di quell'anno, prima di imbarcarsi sul piroscafo Palermo-Napoli, scrisse al collega Antonio Carrelli una lettera in cui lo esortava a perdonarlo per la "decisione presa", e in cui chiedeva ai familiari di non vestirsi di nero, e di non osservare il lutto per più di tre giorni. Ore dopo, tuttavia, Majorana spediva un telegramma tranquillizzante: "Il mare mi ha rifiutato". E annunciava il ritorno in quell'albergo dove però non lo vide mai più nessuno.
L'uomo che era stato in grado di scandagliare l'invibile potenza dell'atomo non era stato capace di frantumare l'angoscia di dover testimoniare, al processo, l'innocenza di un suo zio accusato della morte in culla di un cugino di Ettore. Un trauma che aveva tagliato per sempre in due l'anima del "ragazzo" di via Panisperna. E chissà dove lo aveva condotto, mentre dal ponte della nave guardava il Tirreno tumultuare sotto di lui.
Ma se spesso chi sparisce cerca un altro posto nel mondo, e gioca a nascondino con la vita e con la propria identità, altre volte basta un gesto per segnalare un dignitoso e irrefutabile commiato dall'esistenza. Non lasciò biglietti, il professor Federico Caffè, quel mattino del 15 aprile 1987, quando aprì la porta dell'appartamento di Monte Mario. Il fratello, che dormiva in un'altra stanza, notò che l'insigne economista (e che temeva il paradosso di una vecchiaia umiliata da problemi finanziari), aveva lasciato anche l'orologio sul comodino. Del tempo che scorreva, a Caffè non importava più. Quello stesso tempo che invece ticchetta senza sosta nell'anima di chi resta, e cerca incessantemente, senza esiti. Quel tempo che si dilata dentro - per dire - la testa di Albano e Romina quando pensano a Ylenia e al mistero nascosto dalle acque del Mississippi; o alla voce di Davide Cervia che risuona nelle orecchie dei familiari da 18 anni, da quando il tecnico esperto di radar non è più rientrato nella casa di Ariccia: e lì la fuga volontaria è una pista labile, rispetto a quella del rapimento da parte di 007 stranieri.
Il tempo scorre implacabile sull'ansia di migliaia di mogli, figli, parenti di chi ha deciso - per amore, per debiti, per desiderio di avventura, per convenienza o noia - di svanire nell'aria, da un momento all'altro, verso isole di non-famosi. E magari per ridere di chi lo piange, come il protagonista del "Re della pioggia" di Bellow o il "Fu Mattia Pascal" pirandelliano. O l'Orson Welles de "Il terzo uomo". Ma qui si riparla di artisti. Come quell'Agatha Christie che scrisse sulla propria pelle il suo giallo più appassionante. Sconvolta dal tradimento del marito con la segretaria, sparì per dieci giorni e si registrò in un albergo con il nome dell'amante di lui. Voleva fingersi morta, chissà dove sepolta, per far incolpare il consorte dell'uxoricidio. Ma il piano fallì: e il mondo la riaccolse, riconsegnandola agli spettri di Poirot e Miss Marple.

Stefano Mannucci
09/07/2008
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