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Vecchio 16-08-2008, 06:16
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I MUSICISTI


JOE MOSCHEO – IMPERIALS Dal libro “The Gospel Side of Elvis” di Joe Moscheo (pubb. 2007)

Agosto a Memphis. Il sole ti picchia sulla testa e l’umidità unita al caldo crea un’afa insopportabile. Il sudore esce da tutti i pori, le bolle dell’asfalto sembrano essere pannelli solari. Anche le foglie non si muovono. Preghi per avere un po’ di brezza.
Era così quanto arrivai a Graceland per il funerale di Elvis e, pur se non si poteva combattere contro il caldo, non riusciva comunque competere con il grande dolore che provavamo, in aggiunta al peso che dovevamo portare.
In quel periodo, io lavoravo per la BMI a Nashville.

Il 16 agosto ricevetti una telefonata dal mio amico, Bill Hance, che scriveva per un giornale serale di Nashville, il Banner. Bill parlava talmente veloce che non capivo niente e balbettando disse “E’ appena arrivata la notizia che Elvis è morto a Graceland”.
Sotto shock, chiamai immediatamente Priscilla e scoprii che stava partendo per prendere l’aereo che Vernon aveva mandato, per prelevare la famiglia e gli amici della West Coast e portarli a Memphis.
A quel tempo, mia moglie ed io eravamo molto amici di Priscilla.
Era dal 1971 che non lavoravo più per Elvis, quindi per poter stare con lei, andavamo a Memphis su invito di Priscilla. Ricordo perfettamente le 4 ore e mezza di viaggio in macchina durante le quali io e mia moglie sentivamo solo il nostro dolore. Non una parola uscì lungo tutto il tragitto, ma per tutta la sua durata ascoltammo la radio. In ogni stazione radiofonica di parlava della morte di Elvis, con una vera a propria maratona della sua musica. Era qualcosa di magico, di surreale.

Andammo direttamente a Graceland per incontrare Priscilla e lei organizzò di farci stare con una coppia di nostri intimi amici. Ognuno stava reagendo a modo suo: alcuni erano sotto shock e giravano intorno con uno sguardo sbalordito, altri piangevano ininterrottamente e alcuni di noi facevano di tutto per tenersi occupati. Amici e familiari vagavano in ogni direzione.
Vernon mi guardò con l’aspetto di un uomo distrutto.
Chiese a J.D. Sumner di aiutarlo a preparare il servizio funebre e andarono nella stanza di Charlie Hodge per elaborare i dettagli.
Tuttavia Charlie non fu di grande aiuto, perché piangeva in continuazione.
Praticamente della cosa si prese carico J.D. e iniziò a convocare tutti i gruppi gospel, affinché, ancora una volta, cantassero le canzoni preferite di Elvis.
In aggiunta al ministro della locale Church Of Christ, JD e Vernon decisero di chiamare il Rev. Rex Humbard per il discorso.

Girando per Graceland, in ogni angolo, si potevano vedere 2 o 3 persone che parlavano delle storie che preferivano di Elvis e condividevano i loro ricordi più intensi. Tutti erano visibilmente sconvolti. Altri dalla finestra guadavano i fans che si accalcavano. Ricordo ancora l’odore che proveniva dalla cucina. Come tutti sanno e chi ha partecipato ad un funerale nel Sud degli Sstati Uniti, ai funerali ci sono sempre molte cose da mangiare sia prima che dopo la cerimonia.
I cuochi di Graceland voleva assicurarsi, che per gli ospiti, ci fossero stati i piatti preferiti di Elvis: braciole di maiale, purè di patate, polpettone, focacce, succhi di pesca e altri piatti tradizionali della cucina del Sud.
Nel pomeriggio del giorno prima del funerale, il servizio di sicurezza venne istruito di aprire i cancelli per concedere alla gente di sfilare davanti alla bara, che era stata esposta nell’entrata. Erano arrivate migliaia di persone e Vernon aveva insistito affinché fosse loro permesso di vedere e omaggiare la salma. La fila era ininterrotta e durante tutto il pomeriggio una processione silenziosa si avvicinava alla casa, a due a due, in modo educato e venerante.
Alla fine c’erano almeno altre 10.000 persone che aspettavano, sperando di poter vedere Elvis nella bara. Le guardie riuscirono a chiudere i cancelli senza che fossero avvenuti incidenti.

TERRY BLACKWOOD - IMPERIALS

L’ho saputo in macchina mentre partivo da Memphis per fare una data da qualche parte. Lo sentii alla radio. Sconvolto, scioccato. Ero sorpreso perché non si accetta mai che un uomo muoia a 42 anni.
Ha sempre detto che non voleva vivere a lungo, diceva che voleva morire alla stessa età di sua madre.

ED ENOCH - STAMPS

Ho saputo della morte di Elvis dalla televisione.
Quella mattina eravamo al National Airport e aspettavamo l’aereo che venisse a prenderci per iniziare il tour. L’aereo era in ritardo, e quell’aereo non ritardava mai. Invece, aveva oltre un’ora di ritardo. Ricevemmo una chiamata, in aeroporto, che ci diceva che il tour era stato cancellato “Per volontà Divina”.
E’ stata l’unica cosa che ho sentito. Tornammo a casa, io vivevo in Virginia.
Quando arrivai a casa, la signora che teneva mio figlio, disse: “Hai saputo la novità?”
La sua Tv era accesa e, in quel momento, passavano l’informazione che Elvis era morto. Ecco come l’ho saputo, anche se più tardi fummo informati anche da Graceland e dall’Ufficio di Parker.

Abbiamo cantato al suo funerale. E’ stato un giorno molto duro per tutti noi.
C’erano anche Kathy Westmoreland e Joe Guercio, che ci ha diretto, come aveva fatto per tanti anni, sul palco.
Quel giorno, Elvis aveva molti suoi amici che hanno cantato per lui.
In questo triste evento, questa è stata la cosa più bella.
Elvis amava il Gospel, talmente tanto ed il saluto d’addio, per lui, è stato il Gospel. Il gospel è stata la musica che le sue orecchie hanno ascoltato per l’ultima volta.
Ho sempre pensato che c’era qualcosa, in Elvis, che nessuno di noi conoscerà mai. C’era qualcosa dentro di lui, il suo amore per la musica era grande, ma soprattutto il suo amore per il Gospel. Questo lo capivi, quando lo conoscevi. Quante volte avevamo cantato con lui e per lui. Cantavamo ore ed ore. Non avrei mai pensato, che l’ultima cosa che avremmo fatto, sarebbero state le canzoni Gospel che lui amava così tanto…. Penso che per lui sia stata una gran bella cosa. Era una delle cose belle, della sua parte privata. C’era qualcosa di speciale, in una canzone gospel cantata da Elvis. Decisamente, si illuminava.
Ancora oggi, ci sono giorni in cui mi sento giù e metto sul giradischi un LP di Gospel di Elvis e mi risollevo il morale. Penso che succedesse lo stesso ad Elvis.
Soprattutto alla fine, sembrava fosse alla ricerca di qualcosa. Non so cosa, ma so che, negli ultimi tre anni della sua vita, il Gospel sembra che fosse tutto ciò che voleva ascoltare.

DONNIE SUMNER - STAMPS

Quando ho sentito la notizia, ero in Florida. Non riuscivo a crederci, anche perché molte volte, Elvis aveva detto che entro un anno o due, non ci sarebbe più stato.
Infatti ne parlava in continuazione e quel giorno, a coloro che stavano con me, io dissi: “Finalmente l’ha fatto”
Loro dissero: “No è morto!”
E io: “Non è morto, è alle Hawaii o in qualche altro posto”.
Più tardi mi chiamò J.D. e mi disse che mi voleva per cantare al suo funerale.
“Ma Elvis è davvero morto, J.D.? “
“Sì è morto.”
“Sei sicuro? “
E J.D. mi rispose: “Sì, è morto, sono appena uscito dalla sala del funerale. Anch’io pensavo fosse uno scherzo e invece se n’è davvero andato.”

A quel punto dovevo prendere subito un volo per Memphis e non avevo abbastanza tempo per andare in macchina. Ormai non c’erano posti nei voli dalla Florida, che fosse con aerei di linea o privati.
Tutti andavano a Memphis e così mi sono perso il funerale.
Però sono contento di quello che gli dissi un giorno: “Nessuno mi ha mai trattato meglio di te, nessuno con me è stato gentile quanto te e nessuno mi è mai stato tanto amico quanto te”.
Fino a quando vivrò lui sarà amico mio e se fossi morto prima di lui, avrei vegliato su di lui.

LARRY STRICKLAND – STAMPS

Ci furono solo due volte che, sul palco, ho visto che non stava bene. Non capivo cosa gli stesse succedendo. Le altre volte sembrava normale e felice, perché la cosa che amava di più era cantare. Quando cantava e si esibiva era sempre nella sua forma migliore, perciò non avevamo idea di quello che sarebbe successo.
Sapevamo che aveva problemi al colon e c’erano volte in cui doveva lasciare il palco, nel bel mezzo dello show, per andare in bagno. Perciò noi eravamo al corrente di quel problema, ma mai avremmo immaginato che sarebbe morto.
Il ricordo di quel giorno è uno dei peggiori che ho.
Eravamo all’aeroporto di Nashville, in attesa di prendere l’aereo che ci avrebbe portato a Portland, Maine. Dovevamo iniziare un nuovo tour con Elvis. Tutto il gruppo stava in un terminal privato. Felton Jarvis venne da noi, riunendoci tutti, per dirci che aveva ricevuto una chiamata e aggiunse “Ragazzi il tour è stato cancellato. Andate a casa e vi contatteremo per darvi maggiori informazioni”. Naturalmente tutti ci chiedevamo cosa era successo e pensavamo fosse successo qualcosa a Vernon, forse si era malato nuovamente o forse era morto.
Mentre guidavo verso casa, in macchina accesi la radio, così sentii la notizia.
Mi venne in mente un sogno che avevo fatto solo tre settimane prima
Ricordo che eravamo in tour, non un tour di Elvis, ma di gospel e sul pullman mi addormentai. Feci un sogno e sognai che cantavamo ad un funerale. E’ strano, ma non erano passate tre settimane da quel sogno e noi cantavamo al funerale di Elvis.
E’ difficile, per me, raccontare questa storia e pensare che la gente possa crederci, ma è la verità.
Pensai anche che sarebbe stato più corretto da parte loro spiegarci il motivo della cancellazione del tour. Noi eravamo vicini ad Elvis, tanto quanto chiunque altro e il nostro gruppo poi cantò al suo funerale.

ED HILL – STAMPS

Eravamo una decina all’aeroporto di Nashville e aspettavamo di partire verso la prima città del tour. Avevamo tutto pronto e aspettavamo di salire a bordo del jet.
Felton Jarvis ci disse di non salire sull’aereo perché il tour era stato cancellato, a seguito di un atto divino.
Però venni a sapere la notizia dalla Tv.
Appena sentita la notizia chiamai JD e gli chiesi se era vero ciòche avevo sentito di Elvis. Lui mi rispose di sì.
Così il giorno dopo partimmo per Graceland.
Nessuno di noi riusciva a crederci. Andai da lui e lo guardai. Credo di essermi avvicinato al feretro almeno quattro volte, finché mi dissero di smetterla perché diventavo sempre più stravolto e piangevo in continuazione. Alla fine mia moglie mi fermò.

BILLE BAISE – STAMPS

Venni a sapere della morte di Elvis in un modo molto strano. Stavo entrando in casa, dopo essere andato all’ufficio postale. Appena messo piede in casa mi arrivò una telefonata da un’ amica di mia moglie, che aveva sentito che Elvis era morto.
“Sai niente?” mi chiese
“No” dissi e infatti non sapevo niente “Sicuramente è una frottola che qualcuno si è inventato. Non mi agiterei tanto, fossi in te”.
Riagganciai il telefono e accesi la televisione, che infatti stava trasmettendo la notizia.
Dovetti richiamarla, per dirle che mi dispiaceva, ma era proprio vero.
Quando andai a Graceland, per cantare al suo funerale, mi diressi verso la bara e mi resi conto che Elvis era morto. Lo realizzai veramente, solo quando lo vidi nella bara.
C’era gente che continuava a ripetere che Elvis era ancora vivo, quando invece, ormai Elvis era già andato in Paradiso.
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