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Vecchio 16-08-2008, 05:19
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: 16/08/1977 - Le Reazioni

JAMES BURTON - TCB BAND

Eravamo sull’aereo che ci portava a Portland, Maine per fare lo spettacolo del 17 Agosto.
La band era partita il 16 e durante il volo, ci fu chiesto di tornare a Las Vegas.
Tutti ci meravigliammo e ci chiedemmo il motivo. Sapevo che suo padre Vernon aveva problemi al cuore, ma mi meravigliai di questo cambio di rotta solo perché era successo qualcosa a Vernon. Non avevamo idea del perché Elvis avesse cancellato il tour. Atterrammo a Pablo, Colorado per i rifornimenti.
Marty Harrel, il trombonista, disse che aveva chiamato Vegas per sapere cosa stesse succedendo.
Marty tornò indietro, venne da me, mi buttò le braccia la collo e disse “Elvis è morto”.
Brividi freddi mi percorsero il corpo, non riuscivo crederci.
“E’ uno scherzo?” dissi
“No” disse “è vero”
Fummo costretti a dirlo agli altri membri.
Amico, quel volo di ritorno a Vegas fu estremamente lungo. Fu un momento incredibilmente triste. Una perdita incredibile per tutto il mondo e l’industria musicale.
Ancora mi manca. Amo la sua musica, amavo la persona.
Di Elvis, penserò sempre che sia stato il più grande intrattenitore di tutti i tempi.
Sarà sempre terribilmente rimpianto.

JERRY SCHEFF - TCB BAND


Il 16 agosto 1977, eravamo tutti su un aereo privato diretto a Bangor Maine, quando il pilota ricevette un messaggio che gli diceva di atterrare a Pueblo Colorado.
Qualcuno chiamò Memphis e venimmo a sapere che Elvis era morto. Rimanemmo fermi sulla pista per un momento. L’unico rumore che si sentiva erano i singhiozzi delle persone. Risalimmo sull’aereo e tornammo a Los Angeles, in silenzio.
Quando atterrammo c’era un terribile temporale e ognuno di noi scese dall’aereo e sparì nella pioggia.
Rimasi molto, molto sorpreso della sua morte, davvero.
Avevo sempre pensato che ne sarebbe uscito. Avevo conosciuto molte, molte altre persone in quella situazione, ma pensavo che lui ne sarebbe uscito.
Ero sotto shock e così non sono mai più tornato a Graceland,
Nel 1997 avevano organizzato un tour per tutti a Graceland, ma io non ho voluto andare, perchè volevo ricordarlo così com’era.
RONNIE TUTT - TCB BAND

Il 16 agosto 1977 ero nella mia casa in South California.
Mia suocera mi chiamò per segnalarmi quello che stavano dicendo nelle news. Chiamai Graceland per averne la conferma e mi rispose Felton Jarvis. Gli chiesi “E’ vero Felton?” E Felton “Si, Ronnie è vero”

Personalmente sento che in qualche modo è morto di noia. Aveva molto poco per cui guardare avanti. L’ho visto anche nella sua vita. Ho cenato con lui. Ho visto la ragazza che era con lui. Era là giusto per una cavalcata. Secondo quanto ho notato, a lei non interessava niente di lui, ma è la mia opinione. Quando ti sei circondato da persone come quelle, allora ….. Lui non si rendeva conto di quanto fosse entrato in una depressione seria.
Un’altra parte della tragedia è che è rimasto intrappolato nell’immagine che si era creato.
Secondo la mia opinione era fortemente depresso…, perché non riusciva ad esprimere se stesso…. Ma credo anche che sapesse che la sua depressione, faceva parte della sua frustrazione.
Ho conservato tutti i miei Jumpsuits.
Nel 1969, all’International, mi regalò un orologio d’oro. E’ stato il suo primo regalo. Lo tengo ancora, è un orologio svizzero in oro, molto carino. Sul retro c’è un’incisione. Per me è veramente una cosa speciale.

GLEN D. HARDIN - TCB BAND

Il 16 Agosto 1977 ero a Memphis, e stavo lavorando con Emmylou. Aprivamo lo show per Willie Nelson. Arrivai nel primo pomeriggio, andai a mangiare qualcosa e fu il batterista di Emmylou, John Ware, a dirmi che Elvis era morto. Era circa un anno che non lo vedevo. Per me non fu una vera sorpresa e non volli chiamare nessun. Comunque non c’era niente che potessi fare. Mi è molto dispiaciuto, naturalmente, ma non andai né al funerale, né altro.
Penso che buona parte dei problemi di Elvis siano stati gli errori del Colonnello Tom Parker. Elvis avrebbe dovuto girare il mondo, passare dei bei momenti, cantando e suonando per i suoi fans in tutto il mondo. La cosa triste è che, oggi, io e gli altri ragazzi stiamo suonando in tutto il mondo per tutti i tipi di persone. E’ meraviglioso, sai, girare il mondo, avere dei gran bei momenti, mangiare cose diverse, vedere gli altri modi di vivere, gioire della vostra ospitalità nel vostro bel paese e tutto questo.
E’ una grande vergogna, che Elvis non abbia potuto farlo. Era questo, ciò che Elvis voleva.
Voleva questo, e sono sicuro di quello che dico. Per lui, sarebbe stato esaltante.

JOHN WILKINSON - TCB BAND

Quel giorno eravamo sull’aereo che ci avrebbe portato a Portland, Maine dove Elvis avrebbe dovuto esibirsi per aprire il nuovo tour.
Avevamo lasciato Los Angeles e ci eravamo fermati a Las Vegas per prendere Joe Guercio e la sua orchestra. Ripartimmo. Eravamo proprio sopra Pueblo, Colorado e il pilota mise la intercomunicazione per dirci che dovevamo atterrate per fare carburante.
Pensammo fosse una cosa strana, visto che quell’ aereo non avrebbe mai fatto da costa a costa, senza i giusti rifornimenti. Comunque, atterrammo e ci aspettavano un paio di ufficiali. Salirono e chiesero di Mary Harrel che era il trombonista dell’orchestra. C’era una chiamata telefonica per lui. Pensammo che fosse successo qualcosa ai genitori di Marty o a sua sorella, cose del genere. Così, scendemmo dall’aereo, per sgranchirci le gambe. Eravamo tutti insieme in fondo alle scale, quando Marty tornò indietro. La testa bassa, ovviamente in grande angoscia. Disse “Venite tutti qui ragazzi, ho cattive notizie, è tutto finito. Elvis è morto questa mattina!” La nostra reazione fu “Cosa?, cosa vuoi dire. Elvis è morto?”
Come puoi immaginare, l’umore sull’aereo era molto cupo, tutti noi piangevamo, soprattutto perché non c’era nient’ altro che potessimo fare. Ho sentito che avevo perso un fratello. Era un amico di cui potermi fidare e lui poteva fidarsi di me.

JOE GUERCIO

Fu un giorno molto strano. Io ero con mia moglie e andavamo in Boulevard Mall perché volevo comprarmi una cravatta. Entrai nel negozio e una ragazza stava dicendo ad un’altra che Elvis era morto.
Dissi “Cosa dici? Elvis è morto?“
Lei rispose, Sì, la radio lo ha appena annunciato. L’hanno trovato morto”
Così cercai di chiamare l’Hilton e finalmente raggiunsi Bruce Bankey e gli chiesi “Cosa succede?” E lui,”Vieni subito e ti dirò tutto” Così andai all’Hilton e scoprii quello che era successo. Avrei dovuto fare le prove con Ann Margret. Elvis e Ann Margret erano molto amici; avevano fatto due film insieme.
Così tornai indietro per andare al funerale. Jackie mi aspettava a Los Angeles e insieme partimmo per Memphis.
A Graceland c’era molta gente e, tra gli altri c’erano i Blackwood Brothers, gli Stamps con JD che, dietro la bara, cantarono “How Great Thou Art”.
Fu un momento molto triste, veramente tanto triste, anche perché dentro sentivi un sentimento vivo verso un tuo compaesano, un amico!
Poi tornammo a Las Vegas con Ann-Margret, con l’aereo che aveva noleggiato.
La gente ti chiede “Come ti sentivi, cos’hai provato?”
La mia teoria è che ci sono alcune persone che non sono destinate a vivere per invecchiare. E l’ho già detto. Non riesco ad immaginare vecchia Marilyn Monroe. Non riesco ad immaginare Elvis vecchio e James Dean o Rodolfo Valentino o chiunque tu voglia mettere nella categoria. Penso che sia così. Questo era quello che doveva succedere ed è andata così.

SHAUN NIELSEN - VOICE

Quel giorno eravamo andati all’aeroporto, un piccolo aeroporto privato di Nashville e aspettavamo che arrivasse il jet, per poter andare a Portland Maine. Il jet dell’orchestra era arrivato e ripartito. Felton tornò dicendoci che il tour era stato cancellato per un atto di Dio.
Naturalmente la prima cosa che pensai fu che Vernon avesse avuto un attacco di cuore, visto che non stava molto bene.
Al ritorno, e non lo dimenticherò mai, arrivò la più grande nuvola che io abbia mai visto, con pioggia e vento. Era tremendo guardare il cielo. Poi, tornando a casa, sentii la notizia, alla radio.
Alcuni di noi non erano stati invitati per il funerale, ma siamo stati invitati a presenziare il giorno prima e vegliarlo a Graceland. Non sono andato al funerale e ne sono stato felice, perché come sai è stata una situazione caotica. Perciò abbiamo vegliato sul suo corpo nella bara.
Era bello, anche se appariva ancora gonfio, cioè più grosso di quello che avrebbe dovuto essere, ad esempio come era nel ’68 al Comeback Special. Mettiamola così.

TONY BROWN - VOICE

Il 16 agosto 1977 eravamo all’aeroporto al terminal privato e aspettavamo l’aereo che era partito da Los Angeles e a Las Vegas erano saliti i musicisti, poi doveva fare tappa a Nashville, per caricare tutti noi, Bobby Ogdel, me, gli Stamps, e molta altra gente. Era una bella giornata.
Il sole splendeva, era magnifico. Improvvisamente arrivò un gran temporale. C’era un vento fortissimo. La pioggia iniziò a cadere fortissima e il vento soffiava, sembrava qualcosa di soprannaturale.
Ad un certo punto 4-5 ragazzi della Guardia Nazionale si diressero verso di noi e li sentii mentre parlavano al telefono mobile e dissero “Come è successo? Siete sicuri si tratti di Mr. Presley?”
Poi Felton Travis ad avvicinarsi a noi e disse “Il tour non si fa. Andate a casa. Vi chiameremo e vi terremo aggiornati.”
Sul momento e come primo pensiero pensai che fosse morto Vernon Presley. Non c’è bisogno di aggiungere niente. Ero sconvolto.
Raggiunsi la mia macchina (in quel momento il temporale si era placato) e guidai fino a Riley Parkway.
Alla radio dissero che Elvis era stato trovato senza sensi, nella sua casa e lo stavano portando in ospedale, ma si pensava fosse morto.
Il tempo di arrivare a casa e la radio disse che ne avevano dichiarato la morte.
Andai al ristorante di Julienne e, per non pensare, mi ubriacai.
E’ stata una fine così strana. Era destino!
Hai presente quando senti quelle storie sui poteri soprannaturali: era una bellissima giornata, poi arriva un grande temporale e subito dopo senti una notizia simile. Per me è una cosa strana, qualcosa come un progetto soprannaturale. Però non ne sono sorpreso. Dopo aver passato tanti anni con Elvis, sai che è andato in paradiso e probabilmente, da lassù, fa ancora tremare le città.
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