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Vecchio 22-10-2006, 10:25
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Intervista A Tony Brown- Gruppo Gospel The Voice

La sera successiva eravamo ad Ashville (sono state due sere di liti), perché Elvis, lo fece di nuovo. Ma questa volta non era una chitarra, era un anello. Lo vidi dare un anello a qualcuno del pubblico. E quindi, ancora una volta, qualcuno dell’entourage, chiese ad Elvis, se fosse sicuro che voleva che quella persona avesse il suo anello. Era una persona veramente molto altruista. Penso che in tutta la sua vita fino alla sua morte, non abbia mai rimpianto di aver regalato qualcosa a qualcuno. Dava via le cose, non per esibizione, ma perché lo faceva sentire bene. Funziona allo stesso modo, quando le persone prendono, ci sono persone che prendono e persone che danno: Elvis è stato uno che ha dato.

D. Elvis, ti ha detto qualcosa di particolare, che ti è rimasto impresso?

TB: Penso a quei periodi in Palm Spring, in cui leggevamo quei libri, la Bibbia e cose simili, le cose di cui voleva parlare, quella parte spirituale e che crede in Dio. Ti dirò, non mi è capitato di avere quei momenti in cui ti sedevi con Elvis e parlavi con lui per darti consigli sulla carriera o altro. Purtroppo c’era talmente tanta gente intorno ad Elvis! Ero semplicemente un piccolo lavoratore nel bel mezzo di grandi persone, che stavano con lui. Per cui mi sentivo onorato di esserci. Non serve nemmeno dirlo che il mio miglior lavoro è stato, suonare con la TCB band,. Quello che io cercavo di raggiungere era un anello di ottone, a cui aggrapparmi. Ma non avrei mai omesso di essere uno dei Voice, anche se, oggi, non lo considero musicalmente creativo. Penso solo che, mi sono trovato lì. per un motivo. Come diceva Elvis, era stato creato perchè tutti quei ragazzi che giravano intorno ad Elvis Presley, potessero usufruirne e capire. Non avrei mai perso una cosa simile; è una cosa che mi ha permesso di conoscerlo come persona e sedermi sull’erba con lui, solo io e lui a parlare di karate o di religione, macchine, di tutto insomma.

D. Quando è stata l’ultima volta che l’hai visto?

TB: E’ stato a Indianapolis, il 26 giugno. Quella è stata l’ultima volta. In quel tour, successe qualcosa che non dimenticherò mai. Successe tre giorni prima, non ricordo in quale città. Camminavamo insieme sul palco. Elvis si stava preparando e noi uscivamo dalla dressing room, la band, le coriste, i musicisti, una grande folla, un sacco di gente, dove io sono uno di loro. Elvis si avviò verso la porta del retro. Naturalmente io non mi voltai, perché noi dovevamo proseguire, quando, ad un certo punto, Elvis mi chiamò. Mi fermai e mi voltai verso di lui e tornai indietro. Mi disse: “Tony, ah, non importa, niente” Per me invece fu un momento unico! Lui aveva scelto me. E quello fu il suo ultimo tour. Quello è stato l’ultimo attimo, personale che ho avuto con lui. Credo veramente che se fosse vissuto, saremo diventati buoni amici.

D. Dov’eri quando hai saputo che era morto?

TB: All’aeroporto. Eravamo all’aeroporto ad aspettare l’aereo. Era partito da Los Angeles, che si era fermato a prendere i musicisti, a Las Vegas. Si sarebbe fermato a Nashville e caricato tutti noi, Bobby Ogdel, me, gli Stamps, e molta altra gente. Eravamo all’aeroporto al terminal privato e aspettavamo l’aereo. Era una bella giornata. Il sole splendeva, era magnifico. Improvvisamente arrivò un gran temporale. C’era un vento fortissimo. Ad un certo punto 4-5 ragazzi della Guardia Nazionale si diressero verso di noi. La pioggia iniziava a cadere fortissima e il vento soffiava, sembrava qualcosa di soprannaturale. Sentii i ragazzi della Guardia Nazionale parlare ai telefono mobile e li sentii dire “Come è successo? Siete sicuri si tratti di Mr. Presley?” Poi arrivò Felton Travis e disse “Il tour non si fa. Andate a casa. Vi chiameremo e vi terremo aggiornati.” Il mio primo pensiero fu che era morto Vernon Presley. Non c’è bisogno di dire niente. Ero tutto sottosopra. Raggiunsi la mia macchina (in quel momento il temporale si era placato) e guidai fino a Riley Parkway. Alla radio dissero che Elvis era stato trovato senza sensi, nella sua casa e pensavano fosse morto e lo stavano portando in ospedale. Il tempo di arrivare a casa e dissero che avevano appurato la sua morte.
Andai al ristorante di Julienne e, per non pensare, mi sono ubriacato. E’ stata una fine così strana. Era destino!
Hai presente quando senti quelle storie sui poteri soprannaturali: era una bellissima giornata, poi arriva un grande temporale e subito dopo senti una notizia simile. Per me è una cosa strana, qualcosa come un progetto soprannaturale. Però non ne sono sorpreso. Dopo aver passato tanti anni con Elvis, lo sai che è andato in paradiso e probabilmente, da lassù, ancora fa tremare le città.
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