Discussione: Una giornata a Tupelo
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Vecchio 04-04-2011, 15:35
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Geicn 53 Re: Una giornata a Tupelo

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Ariadne Visualizza Messaggio
Mentre il confine con il Tennessee si avvicina ci sentiamo in preda ad una strana agitazione. Qual è l’ultima cosa che abbiamo visto a Tupelo? Un incrocio tra due strade, un incrocio come tanti. Solo che, a pensarci bene, quell’incrocio non era deserto come ci è sembrato quando l’abbiamo attraversato. C’era qualcuno che camminava sul marciapiede di sinistra, con la testa bassa, le mani in tasca e i piedi intenti a dare calci ad un sasso. Si è anche girato dalla nostra parte e per un secondo ha fissato lo sguardo su di noi. Non era un bambino, ma non sapremmo proprio dire che età avesse. Quegli occhi….quegli occhi capaci di catturare la tua anima erano di…No, non è possibile…..Come se avessimo ricevuto un improvviso pugno nello stomaco, ci manca il fiato e proviamo una fitta dolorosa dentro di noi. Forse per la prima volta da quando siamo negli Stati Uniti riusciamo a vedere Elvis così come lui stesso si vedeva, sfatando per primo il suo mito:«Guardo me stesso rigorosamente come un essere umano, il quale, come ho già detto, è stato davvero fortunato. Ma la quale vita ha sangue che scorre nelle vene e la quale potrebbe essere spenta nel giro di pochi secondi. Non come qualcosa di soprannaturale. O meglio di chiunque altro essere umano». E’ tenendo presente questa verità che dobbiamo riflettere sulla sua storia. E allora tutto prende un’altra piega. La nostra autista si ferma a fare rifornimento di benzina e intanto noi facciamo alcune considerazioni. Elvis ha sempre rassicurato di saper distinguere il bene dal male, ma per tutta la vita luci e ombre si sono litigate la sua anima. Quest’ultima, come ha detto Sheila Ryan, «era teatro di una lotta spirituale». Elvis era desideroso di appartenere a qualcuno, ma non è mai stato in grado di donarsi completamente a nessuno. «E’ essenzialmente un lupo solitario» si legge in un articolo di giornale del 1956 e mai intuizione fu più azzeccata. Elvis ha sempre avuto un forte senso del dovere, ma si è sempre rifiutato di crescere: «addirittura, darei qualsiasi cosa per ritornare sedicenne» ha confessato in un’occasione. Elvis credeva di sapere sempre quello che faceva, ma molte volte si è limitato a farsi trascinare dalla corrente. L’Elvis passivo che lascia accadere le cose e il vero Elvis che prende le sue decisioni si sono alternati continuamente in quella che lo scrittore Paul Simpson ha definito «una delle personalità più misteriose nella cultura popolare». Ma, in fondo, chi di noi non è un mistero? Chi di noi non è vittima delle sue contraddizioni ? E chi di noi non ha mille cose in sospeso? Ormai il nostro viaggio volge al termine e ci rimane poco tempo per pensare. Così tiriamo le somme. Oggi Elvis ci ha svelato un segreto: se il nostro desiderio di vivere è autentico niente e nessuno potrà allontanarci dal nostro obiettivo. Naturalmente, dobbiamo accettare di correre dei rischi, dobbiamo essere disposti a perdere qualcosa. Ciascuno di noi prima o poi arriva a porsi questa domanda: «Ho dato la mia vita per essere la persona che sono. Ne valeva la pena?». La nostra risposta è affermativa. Ne vale la pena sempre, per chiunque. Nonostante tutto. In quell’incrocio, a Tupelo, l’uomo con le mani in tasca ce l’ha confermato.
...tutti siamo vittime delle nostre contraddizioni,
tra quello che sognamo di essere e quello che riusciamo ad essere...
e a volte, quello che sogniamo di essere non è quello che dovremmo essere...
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