Discussione: Reportage da Graceland
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Vecchio 01-03-2011, 09:04
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Utente Gold
 
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Predefinito Re: Reportage da Graceland

GRAZIE infinite a tutti voi e, soprattutto, a PARADISE! Le sue parole così gentili mi hanno permesso di capire che il mio racconto sta raggiungendo lo scopo sperato. Prima di iniziare questo reportage, infatti, mi sono chiesta quale arricchimento specifico esso potesse portare ad un forum che già conteneva straordinari resoconti di viaggio e splendide fotografie. Dopo averci riflettettuto sopra, ho capito che la cosa migliore da fare era raccontare la mia esperienza personale così come essa è rimasta impressa nella mia mente e nel mio cuore, cercando di trasmettere nella maniera più spontanea possibile le emozioni e i sentimenti provati. Nella speranza di poter condividere quest’ultimi con persone che nutrono la mia stessa passione. Così ho cominciato a descrivere le varie tappe di quella che per me è stata una singolare avventura interiore: sogni ad occhi aperti si sono alternati a vivide percezioni, regalandomi esperienze illuminanti e rivelatrici. Il risultato è stato sorprendente. Man mano che il mio racconto è andato avanti mi sono resa conto che il protagonista non ero più io, ma Elvis. Ha preso il mio posto senza che me ne accorgessi e ha continuato lui ad intrattenervi con la sua storia. Io, naturalmente, l’ho lasciato fare, aspettando con impazienza insieme a voi il seguito di ciò che aveva da raccontare. So che quello che emerge dal mio reportage è un Elvis visto attraverso i miei occhi. Non poteva essere altrimenti. Non ho riportato da Graceland una sua fotografia, ma un suo ritratto. E i ritratti non sono una fedele riproduzione della realtà, ma solo una sua interpretazione. E’ questa, in fondo, la spiegazione del loro fascino: è estremamente interessante vedere cosa di una persona il pittore è riuscito a percepire, quale caratteristica del suo mondo interiore è riuscita a tirar fuori. Una foto non ha questo potere: non è in grado di garantire una comunicazione, uno scambio tra due anime. Nonostante il carattere estremamente personale del mio reportage, ritengo, tuttavia, di non aver smarrito troppo la strada che porta all’obiettività dei fatti. Il mio Elvis non è molto lontano dall’Elvis che ha vissuto nei luoghi che ho visitato e che ha usato le cose che anch’io ho toccato. Mi confortano in questo senso le testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto ed amato, le ricerche da me compiute privatamente nel campo della grafologia e della psicologia evolutiva e comportamentale, una minima conoscenza di nozioni mediche e una buona dose di intuito femminile. Non ho incontrato Elvis, non ho parlato con lui, non ho sentito il contatto del suo corpo, eppure sono convinta, in qualche modo, di averlo conosciuto. In ogni mio flash-back ci sono spunti per ulteriori e approfondite riflessioni (sulla generosità di Elvis, sul suo rapporto con le donne, sul contrasto uomo-immagine….), che, però, ho volutamente tralasciato. La cosa che mi interessava di più, in questa sede, era presentarvi una persona così come l’ho vista a casa sua, mentre parlava, sorrideva e cantava. Mentre, insomma, era impegnata a vivere la sua vita, con le sue incertezze e le sue preoccupazioni, le sue soddisfazioni e i suoi successi, nel momento stesso in cui tutto avveniva, senza che il mio racconto fosse troppo influenzato dal senno del poi. Perché, confessiamolo pure, è questo il rimpianto maggiore che tutti quanti noi abbiamo: aver perso la possibilità di condividere con Elvis anche uno solo dei suoi giorni.

Alla prossima....
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