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Vecchio 04-03-2007, 20:09
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Predefinito Re: Marian Cocke, La Sua Infermiera

2002


Quest’anno ricorre il 25° anniversario delle morte di Elvis Presley.
L’uomo che rivoluzionò il rock’n roll, con i suoi suoni grossolani, suoi movimenti e il marchio delle sciarpe rosse, viene ricordato da molta gente nel mondo. Ma lui ha un posto speciale nel cuore di un’infermiera speciale, che si prese cura di Presley al Baptist Memorial Hospital di Memphis Tennesse, a metà degli anni ’70.

Quasi 28 anni più tardi, Marian J. Cocke ricorda ancora il giorno in cui lui entrò nella sua vita.

Era la 2° settimana del gennaio 1975, quando, il medico personale di Presley, Dr. George Nichopoulos, chiese alla capo reparto del reparto di medicina del Baptist Memoria Hospital, se voleva essere l’infermiera personale di Elvis. “Dr. Nick” come lo chiama Marian, spiegò che Elvis era una persona riservata e che, solo con alcune lusinghe, era riuscito a convincerlo ad entrare in ospedale.

Sorprendentemente, lei non era lusingata di questo compito, soprattutto perché, quando Elvis arrivò era il suo unico giorno libero della settimana.

Nonostante questo, Marian accettò l’incarico.

2 giorni più tardi, alle 4 del mattino, Marian ricevette una chiamata dal Dr. Nick, che gli diceva che Elvis sarebbe arrivato in ospedale di lì a poco.
Lei scese immediatamente dal letto, si vestì e andò fino al Baptist Hospital.

“Si può anche non credere, ma quando entrai al pianoterra dell’ospedale pensai .. hmmm è già qui!!! L’aria era carica di elettricità. Andai dritta nella stanza di Elvis e mi sentii come se stessi navigando nell’aria. E’ stata la cosa più strana e pazza che abbia mai sentito nella mia vita.”

Nella stanza d’ospedale c’erano il Dr. Nick, Joe Esposito, Dick Grob, Linda Thompson e Vernon Presley. Circondavano il re che stava seduto sul letto, ostentando un’ aria di sfida.
Non appena il Dr. Nick mi presentò Elvis, interruppi dicendo. “Ok so chi è!” Presley mi fece un sorriso e gli feci un sorriso anche io, e pensai: Questo è un bravo ragazzo, farà parte della mia vita.
Marian , a 5 anni, sapeva già che avrebbe fatto l’infermiera. E lo diventò.

Si diplomò alla High School di Memphis, Tennessee nel 1943 e nel 1949, a Gadsden, Albana, ottenne il diploma di infermiera qualificata alla Holy Name of Jesus Hospital (ora Riverview Regional Medical Center).
Tornò a Memphis, dove, nel 1951 sposò Bob e continuò a lavorare in ospedale, prima all’ospedale dei veterani di guerra e poi al Baptist Memorial.
Lavorò al Baptist fino al 1964, quando andò in pensione. Quattro anni più tardi, il vice presidente delle infermiere del Baptist chiese a Marian se le sarebbe piaciuto riprendere a lavorare. Marian ne fu felice. Dopo più di 10 anni, dovette interrompere di nuovo. Questa volta per prendersi cura di sua figlia Katey, che, l’anno scorso (2001) ha perso la sua battaglia contro il cancro. Marian ha ritrovato la sua serenità tornando al Baptist Memorial dopo la morte di Katey, dove continua tuttora a lavorare come supervisore amministrativo.
Gli anni dal 1975 al 1977, sono stati i più memorabili della sua carriera. Nonostante lei ammetta di non essere mai stata fan di Elvis se non dopo averlo incontrato, accorgendosi, così, di essere una fan e un’amica leale.

“Nel mio primo giorno con Elvis, parlammo molto di quello che gli piaceva e non gli piaceva, condividevamo la storia delle nostre famiglie. Sicuramente ci guardavamo bene dal parlare dello show business.
Ci siamo piaciuti. Elvis era un paziente eccellente che capiva quanto fossi impegnata anche con altri 50 pazienti, in corsia o dovevo seguire a tutti i miei impegni.

La prima volta che venne ricoverato si fermò tre settimane circa. Ma con mia sorpresa, non se ne andò senza avermi salutato chiamandomi Miss. Cocke. Mi ringraziò con una croce d’oro in filigrana dotata di 13 diamanti e punteggiata di onice nero.
Con le lacrime cercai di rifiutare il regalo, ma Elvis insistette.
Disse semplicemente: Si, ma’am questo è per te e me lo mise al dito.

Passarono parecchie settimane prima che lo incontrassi nuovo.

Una sera, mentre tornavo a casa dal lavoro, mi stupii di quello che stava succedendo.

Fu uno dei peggiori momenti perché, quella notte mi chiamò il Dr. Nick e mi disse “Elvis sta male. Lo stiamo portando indietro da Las Vegas, avete una stanza pronta per lui?”

Elvis arrivò al Baptist Memorial, apparentemente di buon umore, e anche se lamentava di dolori allo stomaco disse: “Allora, Miss Cocke, le ho ordinato una macchina e sarà qui domani”

Gli risposi: Molto gentile da parte sua, ma io non ho bisogno di una macchina!

Con lo sguardo sconcertato mi disse: “Ok, che lei ne abbia bisogno o no, io l’ho ordinata e sarà qui domani. Come promesso, il giorno dopo, Elvis mi interruppe mentre gli facevo il letto e mi disse di guardare fuori dalla finestra. Seguendo il suo dito 18 piani più in giù, vidi una Grand Prix bianca del 1976.”

Elvis si ciondolava con le chiavi nella mano e Marian le afferrò subito e facendosi accompagnare da una coppia dei supervisori della clinica, corse di sotto per vedere la nuova macchina che Elvis aveva comprato per lei.

Quando, quella sera stessa, tornò all’ospedale più tardi, Elvis mi disse “Miss Cocke, voglio dirle solo una cosa. La prossima volta che le prendo una macchina, prima di darle le chiavi, vorrebbe essere così gentile farmi verificare che il mio letto è fatto?
Ridemmo assieme. Elvis aveva la risata più contagiosa che io abbia mai sentito.

La notte successiva Elvis tornò a casa a Graceland e Marian lo seguì. Gli avrebbe fatto da infermiera privata per i due anni successivi, pur mantenendo il suo lavoro all’ospedale.

“Non ho voluto essere pagata, perché ogni cosa che facevo per Elvis era perché io lo volevo fare.”

Tra i suoi compiti a Graceland – dove qualche volta faceva anche compagnia a Lisa Marie e divideva la stanza – c’era misurargli la pressione sanguigna e dargli le medicine. Come amica ed infermiera, nelle ultime ore della notte, quando non riusciva a dormire, ho spesso chiacchierato, a lungo, con lui.

Al fine di mettere a tacere tutte le voci che Presley morì di overdose di droghe, ha iniziato il suo libro “I Called Him Babe: Elvis Presley’s Nurse remebers” dicendo che tutte le medicine che Elvis Presley prendeva, erano per tenere sotto controllo l’ipertensione, i problemi al colon, la pressione sanguigna alta e la ritenzione di liquidi, che erano sempre attentamente monitorati dal Dr. Nick.

“Se c’erano altri farmaci ordinati da un altro medico, io e le altre infermiere, non ne eravamo al corrente….. Non c’è mai stata una volta, in cui io abbia notato qualsiasi sorta di abuso o dismisura di farmaci. Il rapporto del coroner stabilisce che Elvis morì di attacco di cuore e che aveva un cuore ingrandito. Questo per me non fu una sorpresa. Elvis aveva il cuore più grande che io abbia mai visto a nessuno.”

Una mattina, prima di tornare al mio lavoro al Baptist Memorial, quando salutai Elvis, lo abbracciai.

Quando raggiunsi la porta della sua camera, Elvis mi disse: Miss Cocke….. Voglio solo che tu sappia che le porte di questa casa daranno sempre aperte per te!”

Pochi giorni più tardi, Presley la chiamò e le chiese di andare da lui verso le 4 del pomeriggio, prima che di lasciare Memphis per un concerto. Non voleva partire per l’aeroporto senza averla vista. Notando che la voce di Elvis molto stanca, gli disse: ok vengo.

Verso le 3 del pomeriggio dello stesso giorno, Marian ricevette una telefonata che le ordinava di andare urgentemente in sala emergenza.
Molti dottori, incluso il Dr. Nick, stavano facendo di tutto per far rinvenire Elvis usando il rianimatore cardiorespiratorio. La macchina dell’elettrocardiogramma aveva dato l’informazione prima che fosse necessario essere fatto dal medico…. Era evidente che non c’erano segni di vita.
Il 16 Agosto 1977. Elvis Aaron Presley venne dichiarato morto all’età di 42 anni.
Come ha scritto Marian sul suo libro: “Il mio ragazzo se n’è andato”

Oggi, in ricordo di Elvis, Marian organizza un Elvis Presley Memorial Event e tutti i guadagni dal suo libro, come pure quelli dall’evento, vanno ad organizzazioni di carità tra cui la United Celebral Palsy. la Special Olympics, Memphis Humane Society, Memphis Baptist Foundation for Indigent Patients, Memphis Cancer Center, Elvis Presley Trauma Center e il Presley Place.

In aggiunta all’evento. Marian ha anche l’opportunità di viaggiare in tutta la nazione e in Europa per parlare ai vari Fan Club di Elvis Presley, sulla sua indimenticabile esperienza in quanto infermiera e amica di Elvis Presley.

“Sicuramente ha cambiato la mia vita, lasciando molte porte aperte per me”

Una di queste porte include Graceland. Nonostante la casa, ormai, sia solo un’attrazione turistica, la gente dietro a Graceland, incluse Priscilla e Lisa Marie Presley, rimangono parte della famiglia di Marian.

“Le persone di Graceland, sicuramente mi hanno dato una grande forza e un grande supporto. Elvis era un mio amico e io ero molto protettiva con lui, finché è stato in vita e lo sono tuttora. Per me ha voluto dire molto e lo sarà sempre.
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