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Vecchio 24-01-2007, 15:56
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Intervista A Joe Guercio

D. Che cosa significa Elvis per te, personalmente?

JG. Cosa significa per me? Credimi, personalmente, significa grandi ricordi, ma vuol anche dire che mi ha messo in contatto con persone che mai incontrato, in quanto non facevano parte della mia vita. Ha portato persone come le Sweet Inspirations, gli Stamps, credimi eravamo una famiglia. Quando eravamo con lui, eravamo lontani, ma mi ha portato sul palco con 20 delle persone più professional, con le quali io abbia mai lavorato. Poi ci sono i ricordi divertenti. Non avrei mai capito il Sud, senza Elvis Presley nella mia vita. Io sono cresciuto in tutt’altro mondo. Questi sono i veri ricordi. Inoltre mi ha aperto gli occhi verso un sacco di musica. Io, alla mia età, sono qui e vivo grazie al rock and roll. Ho un sacco di amici che aspettano che ritorni la grande band. E tutto questo ruota intorno a me.

D. Allora, in un certo senso ti ha cambiato la vita.

JG. Sicuro mi ha cambiato la vita in tantissime cose.

D. Hai detto che le Sweet Ispirations normalmente facevano le prove qui.

JG. Certo, nella stanza al piano di sopra, nella stanza della musica. Arrivavano e ci sedevamo e assieme facevamo dei medleys. Erano loro, le ragazze che aprivano gli show a Las Vegas. Abbiamo fatto uno show con un medley di Billie Holiday all’epoca in cui stavano girando il film. Abbiamo fatto un medley di Stevie Wonder e ne abbiamo fatto uno anche di Elvis.

D. Così, praticamente stai di nuovo lavorando con tutti?

JG. A te piacerebbe tornare indietro di 25 anni e fare esattamente le stesse cose che facevi 25 anni fa e con le stesse persone? Ecco è così. Oggi ho parlato con un signore di un giornale di Zurigo, visto che stiamo andando in Europa con queste cose e mi ha chiesto: “ Come ci si sente?” e io “Come ci si sente cosa?” e lui “A tornare indietro nel tempo.Ti sei ritrovato a dover riarrangiare tutto?” La mia risposta è stata “Siamo saliti sul palco dopo averlo fatto, comunque per 20 anni. Ma al secondo pezzo mi sono sentito, come se fossimo stati ad Indianapolis 3 sere fa!” Ci siamo ritrovati dentro lo stesso spirito, e tutto è ricominciato.

D. Che cosa ci dici dello show all’Hilton? C’era tensione?

JG. La notte in cui successe? Beh, ritengo di essere stato felice a non essere io quello che indossava il jumpsuit bianco. Ti posso dire che diede lavoro a tutte le guardie del corpo. Stavamo là ed erano lì per fare quello che dovevano fare. E’ stata un’esplosione di paura. Poteva trattarsi di uno qualsiasi, perché spiegarono che c’era stata una minaccia di morte. Personalmente non mi sono messo in ansia, perché non era rivolto a me.

D. Eri in grado di prevedere quale canzone avrebbe fatto?

JG. Ero in grado di capirlo da come partiva, anche se, nel frattempo, ogni volta diceva cosa voleva. Perciò quello che io dovevo fare era arrangiarmi. Avevo messo delle estensioni in compensato, specialmente per i violini, in modo tale che avesse più spazio, senza ritrovarsi a cercare le cartelle del pezzo da eseguire. Durante gli shows, non avevamo, una serie di cartelle, a disposizione. Se c’era da fare un’ improvvisazione dance, tutte le relative cartelle erano numerate 42. e invece ci ritrovavamo a dover fare le 63. Così tenevo una riserva di 12 accordi extra. A quel punto qualsiasi cosa succedesse, lo spettacolo doveva continuare. Quindi quando Elvis ne chiamava una, non prevista nello show,e noi non l’avevamo preparata, si andava avanti con….. Battuta 12 e via!!

D. Dove ti trovavi, quando hai saputo che Elvis era morto?

JG. Fu un giorno molto strano. Io ero con mia moglie e andavamo in Boulevard Mall perché volevo comprarmi una cravatta. Entrai nel negozio e una ragazza diceva ad un’altra che Elvis era morto. Dissi “Cosa dici? Elvis è morto? “ Lei rispose, Sì, la radio lo ha appena annunciato. L’hanno trovato morto” Così cercai di chiamare l’Hilton e finalmente raggiusi Bruce Bankey e gli chiesi “Cosa succede?” E lui,”Vieni subito e ti dirò tutto” Così andai all’Hilton e scoprii quello che era successo. Io dovevo fare le prove con Ann Margret ed Elvis e Ann Margret erano molto amici; avevano fatto film insieme. Così sono tornato indietro per andare al funerale. Jackie mi aspettava a Los Angeles e insieme siamo partiti per Memphis. Poi arrivò Ann Margret, che si era presa 24 ore e siamo tornati con lei, visto che aveva noleggiato un aereo. La gente ti chiede“Come ti sentivi, cos’hai provato?” La mia teoria è che ci sono alcune persone che non sono destinate a vivere per invecchiare. E l’ho già detto. Non riesco ad immaginare vecchia Marilyn Monroe. Non riesco ad immaginare Elvis vecchio e James Dean o Rodolfo Valentino o chiunque tu voglia mettere nella categoria. Penso che sia così. Questo era quello che doveva succedere ed è andata così.

D. E’ vero che hai diretto il funerale di Elvis?

JG. Certo! Io e i Blackwood Brothers, con JD e gli Stamps dietro la bara con “How Great Thou Art” E Credimi, è stato molto triste, veramente molto triste, perché sentivi il sentimento vivo che hai verso un tuo compaesano, un amico. Ecco cos’era.

D. Dopo tutti questi anni, da quando se n’è andato, in che cosa pensi che Elvis sia stato unico, tale da renderlo diverso dagli altri performers?

JG. Ritengo che fosse la persona di Elvis Presley. In Elvis non c’era niente che uscisse da Brodway. Lui era quello che era. Era reale. Era creativo. Ci ha portato in un mondo, ci ha insegnato un nuovo modo di muoversi nel business. Questo ha un senso per te? Lui ha dato inizio ad un sacco cose diverse. Tutti imitano Elvis. Elvis non imita nessuno. Lui ha preso qualcosa che era al limite delle barriere e l’ha portato agli altri, di modo anche gli altri potessero capirlo.
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