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Vecchio 18-08-2008, 07:32
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: 18-08-1977 - Il Funerale

KATHY WESTMORELAND - Dal libro “Elvis and Kathy” di Kathy Westmoreland (pubb. 1987)

Al mattino presto del giorno dopo, a Graceland incontrai gli altri cantanti, tra cui James Blackwood, Jake Hess, The Stamps, Charlie Hodge e Jackie Kahane, che avrebbe fatto l’eulogia e i pastori C.W. Bradley (da sempre amico di Vernon) e Rex Humbard, che faceva il ministro in televisione. Ci affrettammo a preparare il servizio per quel pomeriggio, mentre amici e familiari continuavano a consolarsi a vicenda.
Parlammo di come era morto stringendo al petto un libro che si intitolava The Face of Jesus.
Per il servizio funebre a Graceland erano state invitate oltre 100 persone. Vedevo che tutti erano vestiti di nero, tranne io che indossavo un vestito color crema. Mi ricordai di quella volta in cui Elvis mi aveva regalato una macchina bianca anziché nera, come la volevo io, e disse: “Mi piaci di più in bianco” e poi aggiunse “Fai in modo che al mio funerale tu sia vestita di bianco”.
Ricordo che avevo cercato con tutte le mie forze di non piangere, in modo da non aver la voce rauca per cantare al funerale.
Cantare al funerale di Elvis fu la cosa più dura che mi sia capitata in tutta la mia vita.
Tremavo e, per la maggior pare del tempo, mi sentivo svenire. Non riesco a trovare le parole per spiegare come mi sentivo.
Continuavo a ripetere a me stessa “Non piangere! Non piangere!”
Continuavo a pensare ad Elvis che, una volta, aveva cantato al funerale del poliziotto di Denver e dicevo a me stessa “Se ce l’ha fatta lui, posso farcela anche io!”
Non so per quale motivo, la stampa riportò che cantai molte il canzoni ed invece cantai solo Heavenly Father, questo tutto ciò che ho cantato, inno che normalmente cantavo con Elvis.



In quel momento avrei dovuto immaginare cose diverse e invece, onestamente, mi sembrava di sentire Evis che ridendo, mi diceva,: “Questo non è il modo in cui l’avevamo preparata!”
Non appena iniziai a cantare successe un’altra cosa strana: le luci di Graceland iniziarono ad accendersi e spegnersi e continuò così per tutta la durata della canzone, stabilizzandosi quando terminai di cantare, senza più spegnersi.
Il tempo era sereno, faceva caldo e umido.
A Graceland c’era la National Guard per aiutare le centinaia di poliziotti e le bandiere erano a mezz’asta.
Non appena i portatori della bara uscirono dalla porta di Graceland, un grosso ramo della quercia in prossimità del carro funebre, si ruppe e cadde giusto dietro di loro.
Alla fine, il carro iniziò il suo cammino seguito da una lunga fila di limousine bianche e si avviò verso il centro di Memphis e il mausoleo del Forest Hill Cemetery. La processione funebre passò attraverso migliaia di persole allineate ai bordi della strada fino a perdita d’occhio.
In seguito, una stima stabilì che c’erano oltre 100.000 persone ad assistere alla processione. C’erano 16 limousine bianche in fila dietro il carro funebre.
“Questa processione è il suo Mistery Train” fece notare Charlie, riferendosi ad uno dei primi successi di Elvis e continuò cantando “Train I ride….. sixteen coaches long.” Il carro funebre di Elvis era il “motore” seguito da 16 “vagoni”.
Non era stata una cosa programmata e quindi fu inquietante.
James Burton, sua moglie Louise ed io eravamo nel 7° “vagone”.
Mentre attraversavamo un cavalcavia, c’erano letteralmente centinaia di persone che si aggrappavano. Molti saltavano sperando di arrivare sul carro funebre di Elvis e invece cadevano tutti sul selciato.
Mano a mano che passava il corteo, molti tra la folla, indossavano spille di Elvis e tutti coloro che avevano cappelli, li appoggiavano sul cuore oppure, sul cuore, mettevano la mano.
C’era gente povera, anonima, operai, contadini, giovani, vecchi, persone di mezza età. Praticamente tutta la gente di Elvis.
Pensai ai personaggi famosi presenti alla cerimonia, attori famosi di cinema e televisione, che , all’angolo della strada, condividevano il loro dolore con i dipendenti di una stazione di servizio ed con gli impiegati di banca. La morte di Elvis aveva toccato l’intero tessuto sociale del paese.
Quando arrivammo al cimitero, rimasi sbalordita dall’inifinità di fiori. Qualcuno disse che c’erano oltre 3.000 mazzi di fiori e composizioni, allineate su tutto il percorso a piedi dentro il cimitero e davanti al mausoleo.
Erano composizioni di tutte le dimensioni e forme: note musicali, riproduzioni di cani da caccia, di orsetti, di chitarre, di qualsiasi cosa facesse riferimento alla vita di Elvis.
Vernon, molto dolcemente, autorizzò che tutti i fans prendessero un fiore.
Fu uno dei momenti più commoventi che io abbia mai visto.
Il corpo di Elvis fu provvisoriamente seppellito in una cripta sigillata nello stesso mausoleo in cui giaceva sua madre, Gladys. La cerimonia durò meno di 10 minuti.
Vernon fu uno degli ultimi ad andarsene, perché rimase lì a guardare l’unico suo figlio sopravissuto, che veniva definitamene chiuso ermeticamente in una tomba di cemento. Vernon era talmente sopraffatto che furono costretti a portarlo via, pur di allontanarlo dalla scena.

Dopo il servizio funebre, tornammo a Graceland e passammo una serata tranquilla parlando tra noi.
Io cenai con Vernon che mi disse “Elvis amava così tanto sentirti cantare quella canzone, Kathy. Oggi sarebbe stato fiero di te”.
“E’ stato un onore ed un privilegio per me” dissi sentendomi un nodo in gola.

Quella stessa sera, un vecchio amico parlando con noi, in tutta confidenza, ci spiegò di come il cancro alle ossa di Elvis si fosse esteso in tutto il corpo.
Ci meravigliavamo di come avesse potuto sopportare tutto quel dolore fino alla fine.
Ancora, dopo tutti questi anni, sono disorientata di tutte le parole che sono state scritte su Elvis e la sua morte, senza aver mai menzionato il cancro, fatto salvo per due libri…….. uno di Larry Geller e uno di Charlie Hodge.
La stampa passa subito alle droghe, ma addirittura anche i rapporti di tre Coroner hanno dimostrato che l’attacco di cuore non era dovuto alle droghe.
Ancora oggi persistono le voci che Elvis sia morto per un’overdose, anche se gli esperti hanno chiarito che i farmaci o le droghe non hanno niente a che fare con la sua morte.
I peggiori diffamatori sono membri dei nuovi media, che non si preoccupano di fare delle ricerche per trovare la verità.

Dopo il servizio, gli ospiti giravano per casa, venne servito da mangiare e ricordo che per un po’ osservai Lisa Marie che girava per casa dicendo agli ospiti “Mio papà è morto……. Mio papà è morto”.
Ormai ero sfinita sia emotivamente che fisicamente.
Tornai nella camera d’albergo per riposare e, appena entrata sentii l’effetto della morte di Elvis su di me.
Non riuscivo a credere che il telefono non avrebbe più squillato e non avrei più sentito la sua voce che mi raccontava una cosa o l’altra.
Non riuscivo a credere che non avremmo più riso insieme, che non avremmo più avuto quelle conversazioni così intense e che non avremmo più cantato assieme.
Per un attimo desiderai che mi chiamasse, così potevo dirgli “Ragazzo, questo è il miglior scherzo che tu abbia fatto!” e poi pensai “Dio mio, se n’è andato………. Se n’è andato veramente!”
Elvis non era un fratello, era la mia anima gemella e, anche se che mi mancherà per il resto dei miei giorni, credo che ora sia con il Signore e che abbia trovato tutte le risposte alle sue GRANDI domande.
Dovunque ci sia Elvis Presley, posso assicurarvi che c’è una musica gloriosa.

Riesco ancora, come fosse ieri, a sentire la sua voce che mi diceva: “Kathy, dove e quando ci incontreremo di nuovo, sarà molto più bello di quello che abbiamo immaginato su questa terra”.

Ultima Modifica di hurt : 19-08-2008 07:35
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