Discussione: Una giornata a Tupelo
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Vecchio 24-03-2011, 07:33
Ariadne Ariadne Non in Linea
Elvis Big Fans
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Predefinito Re: Una giornata a Tupelo

Riguardo alla capacità di Elvis di incantare e trascinare le folle tutti sanno che, soprattutto negli anni cinquanta, il suo nome bastava a mobilitare un numero impressionante di persone e a dar vita a manifestazioni di delirio di massa. Significativa è la testimonianza di DJ Fontana a proposito del concerto a Dallas dell’11 ottobre del 1956. Non appena Elvis apparve, salutando la folla dal sedile posteriore mentre faceva il giro del campo da football su una cadillac decappottabile, si alzò un acuto, assordante lamento simile ad una scossa di terremoto, mentre tutt’intorno risuonavano grida di estasi che non accennavano a spegnersi. «Sembrava di essere in guerra laggiù» ricordò in seguito il batterista. «Fu quello che mi fece pensare: stavamo facendo il giro del campo sul sedile posteriore della Cadillac e l’unica cosa che vediamo sono migliaia di flash. Pensavo tra me: ”Mai fatto questo, ragazzo?”. Salii sul palco, mi guardai attorno e pensai: ”Questo ragazzo attira più gente dei giocatori di football. Un uomo solo e questo posto è pieno di gente”». Dopo la lunga assenza legata alla naia in Germania, le cose non erano affatto cambiate. Il tragitto in treno fino a Miami per registrare lo show televisivo con Frank Sinatra, nel Marzo del 1960, fu per Scotty Moore semplicemente incredibile.«Le uniche cose a cui posso associarlo», disse, «sono le letture sul rientro a Springfield della bara di Lincoln o i filmini su Roosvelt quando trasportarono la sua salma fuori dalla Georgia. Ad ogni villaggio e a ogni stazione, non potete immaginare, c’erano file interminabili di persone. Pur sapendo che il Colonnello aveva messo le mani avanti, avvertendo dovunque del loro arrivo, fu comunque una cosa da brividi, per tutta la durata del percorso». Se si fa un balzo nel tempo e si pensa al lungo e impressionante corteo di gente che accompagnò la salma del cantante nel suo tragitto verso il cimitero di Forrest Hills a Memphis il 18 Agosto 1977, si può capire come negli anni il fascino esercitato da Elvis sui suoi fan non sia mai venuto meno, nonostante lo scandalo legato al consumo di droghe.
Delle ragioni del carisma di Elvis abbiamo già parlato in altre occasioni in questo forum, perciò non ci ripetiamo. Ci teniamo, invece, a ricordare le parole di Joe Esposito:«Per la maggior parte era un uomo davvero umile. Ma era pienamente consapevole di quel suo dono unico e ha trascorso gran parte della sua vita cercando i regni della spiritualità per capire perché era stato scelto per essere “Elvis Presley”. Per tutta la vita si è chiesto: “Perché io?”». Insomma Elvis, in mezzo ad un mare di inganni e di apparenze, sentiva di avere uno scopo nella vita, una missione che gli era stata affidata e che, se ci pensiamo bene, lui cercò di portare a termine in vari modi. Condividendo le ricchezze che aveva ottenuto con gli altri, in particolare con i più bisognosi, per esempio, oppure regalando un po’ di spensieratezza alla gente attraverso le sue esibizioni. Ma, soprattutto, cercando di infondere negli animi delle persone l’amore per Dio attraverso la musica gospel. Se teniamo presente tutte queste cose, il contrasto tra la grandezza del mito e la fragilità dell’uomo in lui non stupisce più. In fondo, è il contrasto presente in tutti noi, tra la grandezza di ciò che siamo chiamati a realizzare come figli di Dio e le nostre piccole e grandi paure di esseri umani. L’importante è non lasciarsi travolgere dagli eventi, rimanendo sempre padroni di noi stessi e della nostra vita. Senza dimenticare mai qual è il motivo per cui siamo al mondo. Una sfida che nonostante tutto ha vinto anche Elvis, ed è per questo che può essere considerato un grande uomo, non soltanto per il successo e la fama che ha raggiunto. Uscendo dal museo non abbiamo più dubbi: la persona che stiamo inseguendo (per poterla conoscere veramente) è sempre stata incompresa dai più e ingiustamente sottovalutata!!!!
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