Discussione: Frammenti di Memphis
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Vecchio 22-04-2011, 08:29
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Mentre mio marito filma l’ingresso delle papere nell’atrio dell’hotel e il loro tuffo nella fontana, io mi guardo intorno. C’è un sacco di gente e se non si fa attenzione si può venir spintonati ad ogni passo. I facchini trascinano carrelli stracolmi di valigie appartenenti a persone che arrivano o che partono e il continuo vociare che mi circonda quasi intontisce. Il pianista è piuttosto bravo e così mi fermo ad ascoltarlo. All’improvviso arriva un bimbetto che lancia il suo giocattolo lungo il corridoio, facendolo finire sotto una poltrona. Mi abbasso a raccoglierlo e il mio sguardo distrattamente finisce su un angolo del bar. Non ci avrei mai guardato se non fosse accaduto questo piccolo incidente. Quando si dice il destino! Non credo ai miei occhi, e per un momento rimango pietrificata. Ma, fortunatamente, lo strattone del bimbo che vuole la sua automobilina mi riporta alla realtà. Devo agire, ed anche in fretta, perché la persona che ho appena visto si sta dirigendo verso l’ascensore. I miei piedi cominciano a camminare veloci, ma il cervello non risponde. «Andiamo!», mi dico. «Non può essere più difficile di tutto quello che hai passato in vita tua». Certo che no, ma è da completi incoscienti. E’ la prima volta che trovo il coraggio di fare una cosa simile. Mi unisco ai clienti che aspettano di salire ai piani superiori, nascondendomi dietro un carrello, ma non capisco quasi niente di quello che l’addetto all’ascensore va dicendo. Se si gira verso di me, è finita. Gli ci vogliono due secondi per capire che sono un’intrusa. Mi sento un pesce fuor d’acqua. Le persone attorno a me sono di un altro livello sociale, è evidente: sono vestite di tutto punto e hanno un portamento aristocratico. Rispetto a loro, io posso essere scambiata tranquillamente per una cameriera. E se qualcuno mi chiede qualcosa? Non c’è tempo per pensare: l’ascensore si ferma e l’uomo che sto seguendo esce, seguito dal facchino con i bagagli. Io gli vado dietro, pregando l’Onnipotente di risultare invisibile alle telecamere di sicurezza dell’albergo. Quanto tempo ho perché mi scoprano? Cinque minuti, se tutto va bene, perciò devo sbrigarmi. Sì, ma che fare? Meno male che a volte la sorte decide per noi......
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