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Vecchio 16-08-2008, 05:13
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: 16/08/1977 - Le Reazioni


BILLY SMITH – dal libro “Revelations From Memphis Mafia” di Alanna Nash (pubb. 1995)

La sera prima, Elvis sembrava stanco e non era nella sua forma migliore.
Cercava di fare alcune cose e sentirsi attivo, ma non lo era realmente. Qualche volta Elvis era intrattabile, e questa volta era preoccupato per l’ imminente tour.
L’ultima sera, Elvis, Ginger, Jo andammo al racquetball e giocammo una o due partite. Era di ottimo umore, ma non è che giocasse veramente. Soprattutto cercava di battermi! Scherzava e rideva.
Tornammo a casa ed Elvis si sedette al pianoforte, e cantò alcune canzoni e l’ultima fu “Blue Eyes Crying in the Rain”.
Poi salimmo insieme al piano di sopra, gli lavai i capelli e lo aiutammo a mettersi a letto.
Mi abbracciò e mi disse: “Ti voglio bene…. Buonanotte. Questo sarà un grande tour”

Il 16 agosto, poco dopo le 2 del pomeriggio, ricevetti una telefonata da mia cugina Patsy.
Dalla sua voce capii che c’era qualcosa che non andava. Era fuori di sé.
Mi disse “Penso sia meglio tu vada in ospedale!
Non è che ne fossi così entusiasta, perché non era la prima volta.
Dissi “Cosa c’è che non va?”
Lei disse “Credo sia morto!”
E io “Dio mio no! Non dirlo!”
Ma lei disse “No Billy. Credo che questa volta se ne sia andato sul serio”
Così iniziai a perdere il controllo. Uscii per prendere la mia moto e correre in ospedale. In quel momento arrivò David.
Salii sulla sua macchina e lui disse “Dove andiamo?”
“Al Baptist Central!”
Per tutto i, tragitto ripetevo a me stesso che sarebbe guarito, ma c’era un’altra parte di me che conosceva la verità.
Quando arrivai, lo staff del “The Havery Team” aveva portato Elvis nella Trauma Room 2.
Tutti i ragazzi che erano saliti sull’ambulanza – Charlie, Joe e Al - si trovavano nella Trauma Room 1.
Incontrai delle difficoltà con la sicurezza, ma finalmente arrivò Marian Cocke che vedendomi disse loro “Lasciatelo passare. E’ suo cugino”
Entrai nella Trauma Room 1 e Joe mi mise una mano sulla spalla e disse “Se n’è andato. Sono sicuro”
Dopo poco tempo il Dr. Nick uscì dalla sala di rianimazione. Guardò verso me e Joe e scuotendo la testa disse “L’abbiamo perso” .
Ci abbracciammo tutti, scoppiando a piangere.
Il Dr. Nick mi mise il braccio al collo e anche lui pianse come un bambino.
Disse “E’ nella stanza qui vicino. Vuoi vederlo?
Ci pensai un attimo e dissi “No, non così”.
Feci un passo avanti verso la porta e dissi “Perdonatemi tutti, ma io devo uscire da qui!”
L’unica cosa che riuscivo a pensare era “Dio non è vero, non è successo. Non può essere!! Billy, torna a Graceland e vedrai che lui è là. Vedrai che là che va tutto bene”
Ma quando tornai a Graceland le cose non erano migliori di quelle in ospedale.
Entrai nel mio trailer e mia moglie disse “Dimmi che non è vero! E io risposi “Dio mio Jo, se n’è andato”. E crollammo. Ero talmente confuso che non riuscivo a spiegare cosa fosse successo. Pensai che era meglio uscire e andare a correre fino allo sfinimento, così tutto sarebbe passato. Ma visto che non ce la facevo, pensai “Svegliati. E’ tutto un sogno”.
Il mondo mi era crollato addosso!! Tutto era andato in fumo!
Mentre cercavano di rianimare Elvis nel bagno, Vernon ebbe quasi un collasso e iniziò ad urlare “Non andartene, figlio mio! Vedrai che andrà tutto bene!” E poi iniziò a gemere “Mio figlio è morto”!
Subito dopo la morte di Elvis, Vernon fece un’affermazione parlando di noi ragazzi e disse “Non lavoreranno più come il gruppo di Elvis. Adesso lavoreranno per il mio gruppo”.
Vernon aveva voluto questa processione di 16 limousine bianche. La gente pensò che fosse un riferimento alla canzone “Mistery Train” visto il riferimento al verso in cui dice “lungo 16 carrozze”, ma di fatto era il numero di limousine che eravamo riusciti a trovare.
Poi Vernon volle avere una scorta di polizia. Alla fine il funerale costò poco meno di $ 50.000.
Il funerale fu una cosa strana. Nella mia testa passavano pensieri strani. Ero impazzito a tal punto da aver voglia di morire. Pensavo “Perché mi hai fatto questo? Perché ci hai lasciato qui?”


LAMAR FIKE – dal libro “Revelations From Memphis Mafia” di Alanna Nash (pubb. 1995)

Fu Joe a chiamare il Colonnello. Eravamo al Dunjey Sheraton di Protland, Maine. Mi ricorderò di quell’hotel lo ricorderò finché campo.
Ero rimasto sveglio tutta la notte, dopo aver preso il volo da Los Angeles e ero sfinito. Salii al piano di sopra, impostai tutti i sistemi di sicurezza e le stanze per il tour.
Poi scesi per fare colazione.
Dopo di che, dissi a Tom Hullet e il Colonnello che sarei andato a stendermi sul letto per un paio d’ore.
Mi ero appena messo a letto quando Tom bussò alla mia porta, dicendo “Lamar, il Colonnello vuole vederti”
E io “Digli che lo vedrò più tardi”
Al che Tom mi urlò “Lamar, apri questa porta! Devi andare nella stanza del Colonnello e parlare con lui, subito!”.
Ricordo che quando entrai nella stanza del Colonnello, lo trovai seduto a lato del letto, mentre parlava con Joe al telefono. Tutti stavano a testa bassa e guardavano in terra.
Dissi “Che diavolo sta succedendo qui!
Il Colonnello riagganciò il telefono, si alzò dal letto e venne verso di me, fermandosi a nemmeno un piede davanti a me.
Disse “Lamar, devi andare a Memphis e vedere Mr. Presley. Elvis è morto!”
Dissi “Sicuro?”
“E’ così’’
A quel punto non riusci a trattenermi dal dirgli “Ti ci è voluto un po’ ma finalmente sei riuscito a portarlo alla tomba, vero?”
Ero distrutto. Mi guardai intorno e dissi “Ve l’avevo detto, ragazzi, ma nessuno mi ha voluto ascoltare!”
Presi un aereo fuori Portland e sul volo c’erano tre giornalisti di televisioni importanti e avevano le telecamere. Ma io non volevo parlare con nessuno.
Così, l’assistente di volo, per tutto il viaggio di ritorno a Memphis, mi fece stare nella cabina.
Quando atterrai vidi che un paio di ragazzi erano venuti a prendermi per portarmi a casa.
Non so proprio come descrivere quel momento. Ero talmente stordito.
La morte di Elvis era come una sorta di campanello che suonava continuamente nelle mie orecchie. Un suono che per quasi tre anni non mi ha mai abbandonato. Ero sotto shock. Direi che era uno stato davvero opprimente! Mi ricomposi, ma…. uffa…….che brutta situazione!!

Guardai la bara e la prima cosa che mi venne in mente fu quanto inutile fosse stata quella morte. Era morto un uomo di 42 anni. Anche mio padre aveva 42 anni quando morì. Ci pensaii molto, ma la morte di Elvis è stata più devastante che quella di mio padre.
Alcuni hanno scritto che il Colonnello si presentò al funerale vestito con una camicia hawaiana.
Per Dio, non indossava una camicia hawaiana, bensì una camicia azzurra con maniche corte e un berretto da baseball. Il colonnello non avrebbe indossato camicia e cravatta per nessuno al mondo.
Mentre Elvis era ancora nella bara a Graceland, il Colonnello concluse una trattativa con Vernon relativa a tutto ciò che riguardava il merchandising e i souvenirs.
Il Colonnello ricevette un sacco di critiche per questo e soprattutto per averlo fatto a sole 48 ore dalla morte di Elvis. La gente pensa che sia stata una cosa terribile. Invece grazie a Dio, il Colonnello facendo così. è colui che ha fatto sì che il patrimonio sia quello che è oggi.
Il Colonnello ha sempre detto “Elvis non è morto. Quello che non c’è più è solo il suo corpo”

MARTHY LACKER - dal libro “Revelations From Memphis Mafia” di Alanna Nash (pubb. 1995)

Non dimenticherò mai quel giorno.
Lavoravo come venditore per una società alimentare. Avevo appena lasciato il mio ufficio a Irvine, California.
Salii in macchina e appena misi in moto, automaticamente si accese la radio e io sentii “……ley è morto” e dopo queste parole il disc jockey mise un disco di Elvis.
Mi dicevo “Non può essere. Deve trattarsi di una coincidenza oppure una delle solite voci”
I due minuti in cui aspettavo la fine della canzone, furono i più lunghi della mia vita. Finalmente il DJ disse “Signore e signori, come abbiamo annunciato prima, il Re del Rock ‘n Roll è morto oggi”
Mi agitai talmente che la macchina mi partì, rischiando di andare contro il palo de semaforo. Rimisi la macchina sulla carreggiata e mi diressi verso casa a tutta velocità. Dovevo chiamare Graceland. Il mio cuore batteva all’impazzata. Il Dj continuava a mettere dischi di Elvis, dicendo “Elvis è morto”
Appena entrai nella strada dove c’era la mia casa, mia moglie e le mie figlie videro arrivare la macchina. Uscirono nel mezzo della strada. Erano isteriche, Gridavano “E’ vero? E’ vero?” dissi “Non lo so. Fatemi chiamare la casa”.
Misi la macchina in garage e chiamai subito Graceland.
Mi rispose Larry Geller.
Dissi “Larry, cosa significa?”
E lui rispose “Se n’è andato, Marty. Se n’è andato!” .
Non riesco a spiegare cosa provai, quello che ricordo bene è che iniziai a tremare.
Gli chiesi “Cosa è successo?”
E Larry disse “Ha avuto un attacco di cuore in bagno” e poi aggiunse “Non riesco più a parlare”.
Così gli chiesi di passarmi qualcun altro e arrivò Lamar.
In quel momento stavo piangendo e Lamar disse “Piantala con questa m…! Ce n’è già abbastanza qui!”
Le parole di Lamar mi fecero molto male e così dissi “Dannazione, io gli volevo bene” e Lamar “Tutti lo amavamo, ma questo non ce lo riporta indietro”
Dissi a mia moglie che era vero e che Elvis era morto.
Pasty ebbe una crisi di nervi, perché negli ultimi anni anche lei era molto preoccupata per lui.
Dopo un po’ richiamai Graceland e parlai con Joe.
Dissi “Voglio venire lì, voglio essere al funerale”
E lui “Va bene. Troverai un biglietto all’aeroporto per te” .
Ma poi mia moglie iniziò a stare così male che non poteva essere lasciata sola.
Prima aveva detto “Va tutto bene…. Vai” e poi, quando ero pronto per uscire, lei iniziò ad urlare.
Questa cosa mi fece ricordare quanto, per troppi anni, avevo trascurato sia lei che i miei figli e pensai “No, non posso lasciarla” E così iniziai a pensare che non volevo vedere Elvis nella bara e tantomeno volevo vederlo seppellire.
Probabilmente, quella fu la prima volta in 20 anni che scelsi mia moglie e la mia famiglia, anziché Elvis.
Così seguii le notizie alla TV, come chiunque altro.
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