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Vecchio 22-08-2006, 20:37
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

D. Anche lo spettacolo allo Houston Astronome nel febbraio 1970 deve essere stato altrettanto interessante.
JB: Sì è stato fantastico. E’ stata interessante la situazione in cui ci trovavamo a farlo, visto che il posto era enorme. Dio mio, c’era talmente tanta gente ed erano così lontani. E il suono…. Toccavi una corda della chitarra, e il suono ti arrivava 4 secondi dopo.
D. La prima volta che hai registrato con Elvis in studio è stato nel Giugno 1970, allo Studio B di Nashville.
JB: Sì in quel piccolo studio. Fender mi aveva mandato un mazzo di chitarre e c’era una che era qualcosa di speciale. Era in solido palissandro. Era molto pesante e non offriva un suono tanto particolare. Ma la suonai ed Elvis disse “Wow, questa è una bella chitarra” Gliela diedi e disse:”Whoa, questa cosa è pesante!” Fender voleva che io la tenessi, ma gli dissi di no. Poi la offri ad Elvis che disse: “No, io non la uso” Poi cercarono di darla a Chip, ma neanche lui non era interessato. Però fu una buona session. Avevamo David Briggs, Jerry Carrigan, Chip Young, Charlie McCoy. Era una grande band e fu un grande momento.
D. E’ una vergogna che, in quella session, Elvis abbia inciso certe canzoni molto al di sotto dello standard. E’ stata discussa la pubblicazione delle canzoni?
JB : Penso che ad un certo momento ne fosse infastidito. Un paio di editori stavano discutendo su chi avrebbe fatto la canzone successiva, ed Elvis alla fine disse: “Hey voi ragazzi, uscite da qui. Io non incido nessuna delle vostre canzoni. Non tornate qui fino a che non ve lo dico io” Poi siamo tornati al nostro lavoro. Selezionò le canzoni, e chiese Felton quali preferiva.
D. Ti piace il documentario del 1970 That’s the way it is?
JB: Vollero fare vedere come avveniva la preparazione dello spettacolo. Sai, provare e mettere insieme le canzoni. Mi sono divertito in quel film e ho ritenuto che fosse molto interessante. Mostrava la sua parte divertente, mentre ci prendevamo in giro e ci divertivamo, ma anche quando eravamo seri.
D. Nello stesso anno hai inciso il tuo solo-album The Guitar Sounds Of James Burton. Che storia c’è dietro?
JB: Elvis aveva un’infezione all’occhio, per cui eravamo stati costretti ad annullate. Felton ed io parlavamo di fare un disco insieme e avevamo avuto un’offerta dalla A&M Records. Avevano già ingaggiato i musicisti, e prenotato lo studio, ma non eravamo pronti. Felton disse: “Facciamo il tuo disco”ed io “Cosa??? Cosa dobbiamo fare?” Avrei preferito avere un po’ di più tempo per scrivere qualcosa di nuovo e farlo in modo diverso, anche se è un buon album.
D. Nel 1971 Elvis incise la canzone di Ricky Nelson “Fools Rush In”. E’ stata una buona idea?
JB: Chip ed io stavamo suonando e lui volle fare un a solo. Così iniziammo a suonarla. Elvis rientrò nella stanza ed iniziò a mormorarla e poi a cantarla. Infine disse: “Hey, facciamo venire qui i ragazzi e facciamola” La voleva esattamente come l’avevamo fatta. Era molto simile a quella con Ricky. Un’altra canzone che gli ho fatto incidere fu quella di Bob Dylan “Don’t Think Twice, it’s Alright”. La stavamo strimpellando ed Elvis mi disse di far partire il nastro. E sai per quale canzone fui il responsabile nell’Aloha? “I’m So Lonesome I Could Cry” E’ stata una mia pecca. La stavamo provando, ed io iniziai a farla. Elvis disse: “Cos’è questa?” risposi “E’ solo una vecchia melodia di Hank Williams”. Fu così che Elvis iniziò a cantarla, e Marty Rasetta, il produttore dello spettacolo disse; “La voglio nello special”.
D. Socializzavi con Elvis?
JB: La mia sintonia con Elvis era la musica, ma comunicavamo molto. Parlavamo moltissimo. Ci raccontava storie diverse, cose che gli erano successe quando era nell’esercito e altro. Se lui voleva parlare con me, e non c’era tempo, prendeva il telefono e mi chiamava. Ma la mia vera affinità con Elvis era la musica.
D. Sembrava che ci fosse molta comunicazione di sguardi tra voi due sul palco.
JB: Eri costretto a guardarlo perché era una gran direttore. Poteva decidere di fermare la canzone e cose simili. La comunicazione degli occhi era molto buona. Amava assortire i suoni della chitarra. Amava certi accordi che io facevo. Se non li avessi fatti gli sarebbero mancati. Parlando dei tempi musicali, dovevi sapere dove si lui trovava. Dovevi essere molto attento, in ogni momento. Se guardavi altrove, rischiavi di perdere la tua collocazione nello spettacolo. Era interessante, perché non faceva mai la stessa cosa per due volte.
D. Ho letto che la prima session della Stax nel luglio 1973, venne rovinata da alcuni problemi.
JB: C’era alcuni problemi tecnici nello studio e c’era qualcosa che non andava con il suono che lo ha molto infastidito. Credo che stesse attraversando un momento difficile.
D. Due mesi dopo ci fu una session nella sua casa di Palm Spring. C’eri ?
JB: Per qualche ragione Elvis decise che voleva registrare qualche canzone. Fu piuttosto strano. Aveva un gruppo Gospel con lui, Voice ed io ero là. Mi chiamò e volle che stessi con loro. Chiamarono la RCA, e questi arrivarono con le attrezzature. Così abbiamo registrato a casa. A quel tempo, mio fratello era venuto a trovarmi a Los Angeles, da Shrevenport. Così io e lui eravamo andati a Palm Spring per passare il fine settimana. Abbiamo suonato per ore e registrato ogniqualvolta aveva voglia di cantare. E’ stato un momento bellissimo e molto divertente. Era un modo piuttosto strano di lavorare, ma era quello che lui voleva. Molto tranquillo. Elvis stava in pigiama tutto il giorno, tutta la notte ogni giorno. Mangiavamo a casa. Sembrava che avremmo potuto restare lì per giorni.
D. Si è mormorato che, alla seconda sessione Stax, nel dicembre 1973, c’è stata una jam-session con molte canzoni di Chuck Berry.
JB: Sì è vero, abbiamo fatto molti motivi come i suoi per scaldarci. E poi abbiamo registrato. Quella è stata una buona session. Ho suonato, per conto mio, due wah-wah su quella canzone un po’ country, “You Asked Me”. E’ stato piuttosto interessante. E ho anche fatto qualche wah-wah su quella canzone che ha scritto Red West, “If You Talk In Your Sleep”. Quella era una canzone insolita.
D. Durante lo show di apertura dell’Agosto 1974 Elvis fece una cosa interessante, aprendo con “Big Boss Man”, e cantando canzoni tipo “Down In The Alley”, “Promised Land”, My Baby Left Me”.
JB. Sì Proprio buttava là un sacco di motivi. Motivi ritmati, che si divertiva a fare. Ma quella volta si addentrò in una variazione musicale estrema. Non è che andasse verso una particolare direzione, semplicemente fece molti pezzi diversi dal solito. Probabilmente stava cercando qualcosa che gli piaceva fare, invece, la cosa prese una piega diversa. Era arrivato ad un punto in cui preferì tornare a musica con poco ritmo, piuttosto che avere un sacco di restrizioni e scornate. Voleva veramente dare una svolta. C’è stato un momento in cui avrebbe voluto fare molto blues. Amava molto “Big Boss Man” e “Steamroller Blues” , Ma altre volte era molto preso dal Gospel ed il country.
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