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Vecchio 28-06-2007, 13:00
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Predefinito Intervista A Donna Presley

Intervista con Donna Presley 2003

Quando Elvis lo prese in braccio, il berretto del bambino volò via ed Elvis lo cullava. Si innamorò di Stacy. Inizò a dire “Guarda i capelli del bambino, sono completamente dritti!” Stava seduto li, tenendolo in braccio e giocava con lui. Lo chiamava “Little Elmer Frud”. Lo baciava dietro al collo. Continuando a giocare con lui, disse “Come si chiama?” E io dissi “Stacy Aaron” Si bloccò e disse “Aaron è il mio nome” E io “Lo so, Elvis, l’ho chiamato così perché ce l’hai tu” Avreste dovuto vedere la sua faccia. Era così pieno d’amore e di gioia. Era come un bambino, a cui è stato dato un premio. Era raggiante!”

Questa storia e tante altre fanno parte dello splendido libro di Donna Presley: Elvis: Precious Memories.


D: Ciao Donna, innanzittutto voglio ringraziarti per aver accettato il mio invito di parlare di quella che, forse, è la tua unica analisi di Elvis, non solo dell’ artista famoso, ma anche dell’uomo, che è sempre stato così legato alla sua famiglia, come sua madre e suo padre Vernon, tuo zio.
Le interviste, per loro natura, spesso, possono essere difficili da affrontare, per coloro che, ne sono ancora coinvolti, ma sento che questa potrà non solo dare informazioni, ma sarà anche un grande piacere per tutti coloro che la leggeranno.
Allora Donna, posso chiederti, prima di tutto, quali sono i ricordi più importanti del periodo passato con Elvis, a Graceland, sia come bambina che come adolescente?

DP: Wow grande domanda! Vorrei che si sapesse che, ogni momento che ricordo, oggi ha un posto speciale nel mio cuore. Naturalmente, a quel tempo, Elvis era vivo.
Era come in qualsiasi altra famiglia….. forse non proprio come tutte le famiglie.
Noi vivevamo al Graceland Grounds, subito dietro la casa principale dove abitava Elvis. Quando Elvis era a casa, non sapevi mai cosa ti aspettava. Era molto eccitante, perchè Elvis amava soprendere le persone.
Devo dire, però, che i momenti più importanti per me, sono stati quelli che ho passato con lui. Usava sempre dei nomignoli per tutti coloro a cui ci teneva e, invece di chiamarmi “Donna”, mi chiamava "Little Donnie" "Blue Eyes".

Quando avevo 18 anni, Elvis si sedette di fronte a me, nella stanza di mia nonna, a Graceland e mi chiese cosa volevo fare della mia vita, quando fosse finita la scuola. Gli dissi che volevo diventare modella e non dimenticherò mai le parole di Elvis. Mi raggiunse, mi prese le mani e guardandomi negli occhi mi disse: “Donnie sei una bellissima ragazza, ma non permettere a nessuno, che ti dica che non riuscirai a fare diventare realtà i tuoi sogni, perché io sono l’esempio che TU PUOI”.
Elvis raccontò, che gli avevano detto di tornare a guidare il camion perché non sapeva cantare, ma lui non aveva mai abbandonato il suo sogno e, così io, non avrei dovuto abbandonare i miei. Elvis finì dicendomi che, in qualsiasi modo avesse potuto aiutarmi, lungo il percorso, lui sarebbe rimasto al mio fianco.
Posso confermarti che, quella volta, le sue parole hanno significato molto per me. Questo era lui, un caldo uomo adorabile, altruista e generoso.

D. Grazie Donna, sicuramente, un momento molto confortante per te e tua sorella Susie. Ora puoi raccontarci del libro che hai scritto, "Elvis-Precious Memories", penso tu sia meravigliata dell’interesse internazionale che ha avuto!

DP. Grazie."Elvis Precious Memories" è stato uno dei sogni di mia madre Nash Presley. Voleva che il mondo conoscesse il vero Elvis, l’uomo che conoscevamo e amavamo.
Sono state scritte tante cose brutte su di lui e sulla sua famiglia. Era arrivato il momento di dire al mondo la verità, su quest’uomo, che ha donato tantissimo di se stesso, non solo alla famiglia e agli amici, ma al mondo.
Elvis era un essere umano, come tutti e ha fatto degli errori, esattamente come li facciamo tutti noi. Però Elvis, con i suoi errori, non ha fatto del male a nessuno, se non a se stesso. Ora, di quanta gente del mondo del business, oggi, può dire la stessa cosa? Non molti, ne sono sicura. Oggi nel mondo, esistono oltre 600 Elvis Fan Club, che rappresentano milioni di persone, di tutti i ceti sociali, che, in qualche modo, sono stati toccati da Elvis Presley. Molti di questi fans, quando Elvis morì, non erano nemmeno nati. Questo dimostra quanto ha fatto il mio primo cugino, Elvis Presley e questo è il motivo per cui, come famiglia, abbiamo voluto scrivere Elvis Precious Memories, in modo tale, che il lettore impari a conoscerlo, come lo conoscevamo noi.


D. Quand’è che la tua famiglia si trasferì a Graceland?

DP. Ci trasferimmo al Circe G ranch, nel 1967 e poi nel 1969, andammo a Graceland.

D. Dov’era sistemata, esattamente, la vostra roulotte, nella proprietà?

DP. Vivevamo giusto dietro la casa, vicino al recinto

Continuiamo per parlare con Donna Presley, del nocciolo di ciò che Elvis era veramente

D. Cosa ha voluto dire per Elvis bambino, crescere a Tupelo?

DP. Mia madre, Nash aveva 9 anni quando nacque Elvis e viveva nella porta accanto. Perciò ho voluto inserire nel libro, anche i ricordi di mia mamma, per raccontare alcune delle avventure che lei ed Elvis, vissero insieme. Era un bambino dolcissimo, che sarebbe diventato un uomo troppo presto.

D. Ci sono esperienze speciali della crescita di Elvis, che ti senti di condividere con noi,?

DP. Quando Elvis era bambino, una volta mia mamma lo teneva in braccio e zia Gladys arrivò per toglierglielo. Quando la mamma si alzò per darlo in braccio a sua mamma, lo fece cadere, e un attimo prima che cadesse a terra, lei lo afferrò dal pannolino. Per fortuna era vestito!!!

D. Com’era l’Elvis adolescente?

DP. Timido, generoso e dolce. Un leader. Era se stesso.

D. Cos’ha significato crescere sotto i riflettori per avere una grande star, come cugino,?

DP. Eccitante, unico e pieno di divertimento, ma ci ha insegnato ad essere molto cauti sulla gente e sui motivi della loro amicizia.

D. Ci racconti, con un’immagine, cosa significava passare il Natale con Elvis?

DP. Il Natale era sempre un momento pieno di fascino, per tutti coloro che erano legati ad Elvis. Era anche il periodo, dell’anno che Elvis preferiva: adorava fare regali e passare il tempo con la sua famiglia e gli amici. La casa era addobbata e completamente ricoperta di regali per chiunque. Erano momenti favolosi, quanto facevamo scoppiare i fuochi d’artificio , c’era sempre molto da mangiare, ma Elvis ricordava sempre il motivo per cui si celebrava il Natale. Diceva sempre una preghiera e ringraziava Dio per averci benedetto.
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