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Vecchio 10-07-2006, 19:03
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Intervista A Linda Thompson

INT. Sei rimasta in contatto con lui dopo che l’hai lasciato, fino alla morte?
LT. E’ morto solo 8 mesi dopo che l’ho lasciato. Ci siamo parlati una o due volte perché ero preoccupata per lui e sentivo il bisogno di chiamarlo. Ho chiamato Graceland un paio di volte solo per sapere come stava. Ho chiesto a Charlie Hodge oppure a Ricky Stanley, o a chiunque fosse con lui, di andare a controllare. Loro insistevano che stava bene e chiedevo di passarmelo , oppure di farmi la cortesia di salire e controllare per farmi sapere se era tutto ok. L’ho fatto parecchie volte senza poter parlare con lui, anche se comunque gli ho parlato due volte. Ci amavamo ed eravamo molto uniti. So che Elvis ha capito il mio cuore e l’ho amato veramente tanto.
INT. Lo so che è vero. Però ho ancora una domanda difficile: se tu fossi stata ancora con lui il 16 Agosto 1977, pensi che, forse, saresti stata là per salvargli la vita?
LT. So che, prima ho avuto il record di avergli salvato la vita parecchie volte, quando certe cose succedono e hai visto giusto, è difficile, perché tutti intorno al lui, compreso suo padre, hanno detto che se fossi stata con lui, sarebbe ancora vivo. Suo padre me lo disse, la sera del funerale. Anche tutti i suoi amici e parenti me l’ hanno detto. Questo è qualcosa che non sapremo mai. Avrei potuto stare con lui e tenerlo in vita per altri 10 anni oppure avrei potuto trovarlo morto esattamente come Ginger. In ogni caso, per me, questo sarebbe stato ancor più devastante pensare che avrei dovuto essere lì o avrei potuto fare qualcosa. Penso che il Signore ha il suo modo di gestire le cose. Mi ha tolto dalla situazione, perché forse non c’era più niente che avrei potuto fare. Non si può cambiare il corso della storia, è vero?
INT. Esattamente. Posso verificare una storia con te? E’ qualcosa che si suppone sia successa ed è una grande storia così grande che, ho quasi la speranza che sia andata proprio così: tu ed Elvis stavate mangiando in un McDonalds e qualcuno ha pensato fosse un impersonator…
LT. Il fatto è reale, ma i particolari sono leggermente sbagliati. Non abbiamo mai mangiato in n McDonalds. Ci stavamo avviando al Menphian Theater dove, come ti ho detto, a mezzanotte andavamo al cinema. Stavamo camminando e lui era un po’ più avanti di me e qualcuno arrivò e disse. “Oh mio Dio, guarda c’è Elvis. Sei Elvis vero?” Lui disse “Si è vero, sono Elvis” e questi impazzirono. Vollero un autografo e una foto. Come ripresi a camminare dissi, “Charlie, stai di nuovo usando questo tono di Elvis. Dai, non dire più a questa gente che sei Elvis” Dissi ai fans “Lo fa sempre e scherza sempre con la gente” I fans dissero “Sappiamo che non puoi essere realmente Elvis” e lui disse “Ma sono io, diglielo dolcezza!” e io “Dai Charlie, che siamo in ritardo”. E’ stato divertente. Aveva un tale senso dell’umorismo che condividevamo. Se riesci a ridere con una persona, allora puoi passarci insieme molti anni. Riesci a perdonare un sacco di cose, e sorvolarci su.
INT. Ricordi la poesia di Elvis del pettirosso, che disse a casa tua su Old Hickory a Memphis nel 1974?
LT. E’ uscita ?
INT. E’ su un CD e se vuoi te ne mando una copia, ma vorrei sentirla anche da te. Vuoi?
LT. La RCA ha cercato di comprarmela e ho sempre detto di no. Penso sia clandestina, ma va bene lo stesso. Amavo sentirla. I miei bambini me la chiedevano proprio l’altro giorno e cercavo la mia cassetta. Ce l’ho da qualche parte in un registratore.
Nel momento in cui mi sono svegliato questa mattina, quando tutte le cose dolci erano già sveglie, un pettirosso si é appollaiato sul davanzale per salutare l’arrivo dell’aurora… questa è la poesia vero?
INT.Si è questa. Puoi finirla se vuoi (ride)
LT. Cantava la sua canzone così dolcemente e si fermava per un momento. Io dolcemente aprivo la finestra, e gli sbattevo il suo “cercapersone” sulla testa (ride). Era la sua poesia preferita.
INT. Hai incontrato nessun altro che avesse lo stesso carisma di Elvis?
LT. Non mi aspetto di incontrare nessun altro nella mia vita, che sia così magico. Elvis era qualcosa del genere. Era uno che usciva dagli schemi. Mia nonna diceva che distruggeva uno stampo.
INT. Porti, ancora, al collo il tuo TLC (tender loving care) ?
LT Oh sì, ce l’ho ancora e occasionalmente lo indosso. Senza nulla togliere a qualcun altro che ho amato nella mia vita. Ognuno ha una sua magia personale. Siamo tutti come fiocchi di neve, unici nel nostro essere. Siamo così simili e tutti ci facciamo trasportare dalla vita, ma tutti abbiamo il nostro carattere, la nostra propria struttura. Elvis era unico, incredibilmente sensuale e tenero. Era pazzo e buono. Era all’estremo in ogni aspetto della sua vita.
INT. Cosa mi dici di quella volta, a Las Vegas, che, per un filo, ti ha mancato con una pallottola ?
LT. Elvis era come un bambino. E’ incredibile, se penso alle pistole che aveva, ecco perché io sono così attenta adesso, sul controllo delle pistole e dei danni che possono fare. Quando mi guardo indietro e penso alle pistole che aveva ed erano cariche, con bambini che ci giravano intorno. Sai, avevamo detto a Lisa di non andare mai vicino alle pistole e lei non l’ha mai fatto. Ma chi lo sa, se fosse stata una bambina più disobbediente o più curiosa, è terribile. Mi si gela il sangue nelle vene se penso alle conseguenze.
INT. E’ un miracolo che nessuno sia stato ucciso o ferito, ma credo che l’incidente successo a te sia il più rispecchiante?
LT. E’vero. E’ successo quando ero appena uscita dalla doccia, all’Hilton di Las Vegas, nella suite presidenziale, e lui stava sul divano. In quei giorni c’era quegli enormi occhi da bersaglio dei poliziotti. Vegas si animava quando c’era Elvis, e c’erano tutti quei tabelloni, posters e manifesti. Così, lui aveva uno di questi enormi bersagli nella suite e decise che avrebbe sparato all’obiettivo. Era una specie di enorme cartellone, con il suo nome, con questo occhio….. come a dire, venite a vedere Elvis….. sempre. Così, Elvis caricò la sua pistola e sparò all’occhio e la pallottola attraversò la parete, che era adiacente al mio bagno. Attraversò la parete, poi il porta carta igienica, che era in metallo, passò la porta a specchio, che si frantumò. Ho sentito il sibilo dietro le mie gambe. Quando ho guardato a terra, c’era il foro di una pallottola sulla porta dietro a me. Ho aperto questa porta e c’era un'altra porta di vetro frantumata e la pallottola vicino. Sapevo esattamente cos’era successo. James Caugheley venne e disse, “ Linda, stai bene?” e io risposi “si, cos’era questo inferno ?” Disse che Elvis aveva fatto un po’ di pratica del tiro al bersaglio. Mi rivestii, misi un asciugamano sulla testa, uscii e dissi: “Che cosa pensi di fare! Mi ha quasi uccisa!” E lui diventò bianco. Era successo, che qualcuno gli aveva raccontato, che la pallottola aveva attraversato la parete e che io ero stata colpita. Non riusciva neanche ad alzarsi per quanto era sconvolto.
INT. Si, questo, come hai detto, era il ragazzo che c’era in lui. Era un gioco.
LT. Lo so, lo stavo rimproverando e lui era tutto rannicchiato su se stesso. Disse “oh, mio Dio, non sapevo che tu fossi là. Non sapevo che poteva attraversare la parete. Credevo che si sarebbe fermata qui.” Io dissi “Avresti potuto uccidermi!” ed Elvis mi chiese se volevo andare a casa. Io dissi “Almeno non voglio arrivarci da morta” Era profondamente dispiaciuto e scosso. Era rimasto incenerito.
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