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Vecchio 26-02-2008, 15:41
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A rischio centinaia di posti di lavoro e la sopravvivenza delle etichette indipendenti
Musica: la Commissione europea verso l'estensione della durata di protezione dei diritti a 95 anni

La lobby delle multinazionali in crisi preme su Bruxelles


Bruxelles, 26 feb. - Ancora una volta la lobby delle multinazionali discografiche si è messa in moto per ottenere un allungamento dei termini di protezione sulle registrazioni discografiche. Attualmente, i diritti sulle registrazioni scadono dopo 50 anni dalla loro pubblicazione, in seguito ad una direttiva del 1993 che ne aveva esteso i termini di protezione dai precedenti 30 anni, e che l'Italia aveva recepito con la legge 52 del 6 febbario 1996. Allora, le major del disco si erano attivate in seguito alla commercializzazione dei masterizzatori per cd, e dei programmi di editing digitale, che permettevano di "ripulire" dai rumori le vecchie registrazioni e di ripubblicarle, spesso sotto il marchio di etichette sconosciute.

La EMI era stata la multinazionale che aveva accusato maggiormente l'iniziativa ad opera di etichette indipendenti, che avevano iniziato a pubblicare le prime registrazioni dei Beatles (ma anche di altri mostri sacri del rock, come i Rolling Stones, Elvis Presley, e numerosi altri big della musica internazionale, da Louis Armstrong, ad Ella Fitzgerald, a Frank Sinatra, Charlie Parker, Ray Charles, a Miles Davis).

Nonostante l'estensione dei termini di copyright, ogni anno si liberano i diritti su decine di migliaia di registrazioni, che possono così venire ripubblicate e commercializzate da chiunque.

La proposta di estensione dei termini di copyright sulle registrazioni di altri 45 anni è stata annunciata a Bruxelles dal commissario europeo al Mercato interno Charlie McCreevy (foto), che ritiene possa venire adottatata dalla Commissione prima della pausa estiva. Successivamente il testo dovrà passare il vaglio del Parlamento europeo, e, infine, del Consiglio dei ministri europei, prima di ottenere il via libera definitivo. A questo punto, ogni Stato membro della Cee armonizzerà il proprio diritto interno in base alla direttiva comunitaria (l'Italia dovrà, pertanto, modificare la legge 633/41 sulla protezione del diritto d'autore). Secondo McCreevy "la proposta non dovrebbe avere alcun effetto negativo sui prezzi ai consumatori", anche se questo accadrà molto difficilmente. Infatti, un contenimento dei prezzi potrebbe realizzarsi solo per volontà delle Case discografiche, che non sembrano affatto essere inclini a "svendere" i loro prodotti, anche se datati. Con l'avvento dei software di file sharing, l'industria del disco sta attraversando una crisi irreversibile, che ha costretto alcune Case a fondersi per contenere i costi (i matrimoni più recenti sono quelli tra la giapponese Sony e la tedesca Bmg) o ad essere aquisite da fondi di investimento (è il caso della stessa EMI, acquisita l'anno scorso per 4,7 miliardi di dollari da Terra Firma). E' chiaro che se il monopolio su una registrazione scade, chiunque può ripubblicarla a prezzi competitivi, con evidenti benefici per i consumatori, mentre se i diritti restano a lungo in capo al produttore originario, questi può praticare le politiche commerciali che vuole. L'iniziativa va anche contro gli interessi delle piccole etichette indipendenti, che spesso ricavano il loro fatturato proprio dalla pubblicazione a prezzi bassi di dischi caduti in pubblico dominio (quelli che, per intenderci, si trovano nei famosi "cestoni" negli Autogril).

McCreevy ha motivato la decisione con la necessità di tutelare i diritti degli artisti, la cui durata è equiparata a quella dei produttori, ma è difficile credere che dietro questa motivazione di facciata non si intraveda la longa manus dei discografici, ingolositi dai lauti guadagni che un allungamento dei termini di protezione di 45 anni garantirebbe loro. Infatti, suona un po' "strano" che il Commissario europeo al Mercato interno si interessi dei diritti di artisti che, per poter beneficiare del provvedimento, dovrebbero vivere oltre 100 anni.

Uno degli effetti "collaterali" di questa iniziativa sarà la crisi delle numerose piccole case discografiche che basano la loro attività principalmente sulla vendita a basso costo delle registrazioni fuori diritti (nel 1996, dopo l'entrata in vigore della Direttiva del '93, molti piccoli produttori furono costretti a chiudere). Un altro effetto indiretto sarà il crollo del fatturato della SIAE per il rilascio delle licenze per diritti di riproduzione fonomeccanica (il "bollino"): nel 1999 la Società italiana degli autori ed editori subì infatti l'ennesimo commissariamento da parte del Governo, proprio a causa della forte diminuzione dell'attività di duplicazione delle etichette indipendenti che vivevano di pubblico dominio.

L'ultima modifica rilevante in materia di diritti d'autore e connessi apportata i ambito comunitario (oltre alla già menzionata Direttiva Ue 93/98 del 29 ottobre 1993) è stata la n. 29 del 22 maggio 2001 adottata del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione. Gli ultimi interventi legislativi varati dal Parlamento italiano hanno mirato a reprimere il fenomeno della pirateria online, che è stata normata negli utimi anni da una serie di decreti-legge e decreti legislativi, a cominciare dalla legge 248/2000, per finire con il "decreto Urbani"del 2005 (l'ultima modifica alla legge su diritto d'autore è stata approvata il 9 gennaio 2008, ed è entrata in vigore un mese dopo). Intanto, la Commissione Barroso si piega al volere delle multinazionali, a scapito dei "diritti dei consumatori" che vengono continuamente sbandierati come faro di ogni decisione dell'Unione europea.

Marco Marsili
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