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Vecchio 07-09-2006, 14:47
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Intervista A John Wilkinson

D. Com’è stato registrare a Graceland nel ’76?

JW La Jungle Room Session? Meravigliosa?

D. Fu l’unica volta che andasti a Graceland?

JW: Oh no. C’erano volte che mi chiamava alle 3 di notte per dire: “Johnny, puoi prendere un aereo e venire a Memphis? Non ho nessuno con cui suonare” Tutti gli altri erano già tornati a Los Angeles. Ricordo queste occasioni perché non doveva esserci nessun altro intorno. Niente guardie del corpo, niente mogli, niente amici, niente di niente. Solo io e lui. Io prendevo la mia chitarra acustica e suonavamo e cantavamo, guardavamo vecchi films di John Wayne, correvamo in moto o facevamo altre cose. Quindi sono stato a Graceland tante volte.

D. Nel corso degli anni, quando il declino di Elvis divenne evidente, cosa pensavi?

JW: Tutti potevamo vedere che Elvis non stava assolutamente bene. Iniziò nel 1974. Non ricordo la data esatta, ma eravamo al College Park, Maryland. Camminava sul palco ed era terribilmente gonfio. I suoi occhi non vedevano bene. Aveva problemi a camminare e si dimenticava molte parole. Ricordo che guardai Kathy Westmoreland e dissi “Cosa succede?” e lei rispose: “Non so” Era evidente che, in quel momento, c’era qualcosa di serio che non andava, ma non sapevamo cosa. Una sera era così e la sera successiva ogni cosa era perfetta, stava perfettamente bene. Oggi, abbiamo capito che aveva moltissima ritenzione di liquidi. Chiedi a qualsiasi ragazza di oltre 12 anni e vedi che sa cos’è la ritenzione di liquidi, ti dice tutto. Eravamo molto preoccupati per lui. Infatti, molti di noi andarono a parlargli e gli dissero “Cosa ti succede?” Rispose “Non mi sento molto bene” Più avanti abbiamo scoperto che aveva un glaucoma, e non vedeva bene. E aveva un colon terribilmente attorcigliato, che alle volte non gli permetteva di andare in bagno per sei giorni consecutivi. Prendeva un sacco di medicine contro i dolori. Se le auto prescriveva oppure diceva al suo medico di dargliele. Quello di cui aveva veramente bisogno era aiuto reale, prendersi un po’ di riposo. Ma diceva: “Gente non posso farlo. I miei fans non me lo permettono” Gli dicevamo “Si, loro lo vogliono, loro lo capirebbero, ma non voleva vederla così. Noi dicevamo che il Colonnello gli faceva fare troppi spettacoli, e continuavamo a discutere, colpevolizzando il Colonnello. Lui diceva: “Non posso farlo, ho stretto la mano a quell’uomo quando avevo 19 anni e la mia stretta di mano vale come l’oro, ragazzi, voi lo sapete. Ma noi continuavamo a dirgli che i concerti lo stavano uccidendo, perché non riposava abbastanza. Così, già nel ’74 abbiamo visto, che non era in buone condizioni.
Però, nessuno di noi l’avrebbe mai lasciato.

D. Che opinione avevi del Colonnello?

JW: Non c’è mai stato nessun amore perduto tra me e il Colonnello. Dò onore quando l’onore deve essere dato. Probabilmente, era l’uomo d’affari più astuto che io abbia mai incontrato, ma era anche il più disonesto e senza etica. Era un miserabile figlio di p…..a. Il braccio destro del Colonnello, Tom Diskin, avrebbe potuto prenderso il controllo della carriera di Elvis e penso che le cose sarebbero andate in modo piuttosto diverso. Ma il Colonnello era soprattutto un miserabile vecchio bastardo. Non mi piaceva, e io non piacevo a lui.

D. Dov’eri quando hai saputo che era morto?

JW: Eravamo sull’aereo che ci portava a Portland, Maine dove Elvis avrebbe dovuto esibirsi per aprire il nuovo tour. Avevamo lasciato Los Angeles e ci eravamo fermati a Las Vegas per prendere Joe Guercio e la sua orchestra. Ripartimmo. Eravamo proprio sopra Pueblo, Colorado e il pilota mise la intercomunicazione per dirci che dovevamo atterrate per fare carburante. Pensammo che era una cosa strana, visto che quell’ aereo non avrebbe mai fatto da costa a costa, senza provvedere ai rifornimenti. Comunque, atterrammo e ci aspettavano un paio di ufficiali. Salirono e chiesero di Mary Harrel che era il trombonista dell’orchestra. C’era una chiamata telefonica per lui. Pensammo che fosse successo qualcosa ai genitori di Marty o a sua sorella, cose del genere. Così, scendemmo dall’aereo, per sgranchirci le gambe. Eravamo tutti insieme in fondo alle scale, quando Marty tornò indietro. La testa bassa, ovviamente in grande angoscia. Disse “Venite tutti qui ragazzi, ho cattive notizie, è tutto finito. Elvis è morto questa mattina!” La nostra reazione fu “Cosa?, cosa vuoi dire. Elvis è morto?” Sai, Elvis non è morto. Ha potuto annullare alcuni spettacoli qual e là….. ma lui non è morto. Come puoi immaginare, l’umore sull’aereo era molto cupo, ognuno di noi piangeva perché non c’era nient’ altro che potessimo fare.

D. La tua vita dopo Elvis, abbiamo saputo che hai avuto qualche problema di salute. Come stai oggi?

JW: Sono ancora vivo. Ho avuto una paralisi il 5 aprile 1989. Ha paralizzato la mia parte sinistra. Non potrò, mai più, suonare la chitarra. Ma canto ancora e lo faccio per i molti fan club che ci sono in tutta l’Europa. A parte questo, sto veramente bene.

D. E per quanto riguarda la tua via, ti sei fatto una famiglia nel corso degli anni?

JW: Mi sono sposato nell’ 83. Mia moglie ed io viviamo della mia vecchia casa di famiglia a Springfield, Missouri. E’ molto bello, là. Sfortunatamente mia moglie non ha potuto avere figli, così non ho bambini, al limite nessuno da mantenere. Ma ho 4 figli a 4 zampe, i miei cani.

D. Quando ti guardi indietro ai periodi del That’s The Way It Is, On Tour, Aloha così lontani e ti vedi tanto giovane, ti dà felicità oppure un tocco di tristezza?

JW: Prevalentemente felicità. Abbiamo fatto parte della storia della musica. Mi ricorda i bei tempi, la musica, l’eccitazione e l’entusiasmo. Nel contempo, però, ogni volta, mi scendono le lacrime sapendo che avremmo potuto continuare, ma sfortunatamente non è stato così. Mi piace ancora molto, vedere Way It Is e l’On Tour e l’Aloha.

D. Ci pensi che sono passati 40 anni dal Way It Is?

JM: Non è affascinante? Qualche volta sembra che sia ieri. Infatti, la notte scorsa, ero seduto qui e guardavo That’s The Way It Is e me lo sono goduto cantandoci sopra e divertendomi moltissimo.

D. Ultima cosa, hai niente da dire ai fans che ti leggono?

JW: Sì che vivo per i fans di Elvis. In una delle mie ultime conversazioni con Elvis, mi disse: “Johnny, se non fosse stato per i fans, sarei stato un altro dannato cantatucolo e tu saresti seduto dietro a me a suonare Love Me Tender. Prenditi cura dei fans e i fans si prenderanno cura di te”. E’ vero, in tutto il mondo, nei luoghi dove sono stato, i fans sono terribili. Io considero i fans parte di una famiglia allargata.

D. John, grazie ancora per aver parlato con noi.

JW: Il piacere è stato mio, grazie
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