Discussione: Una giornata a Tupelo
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Vecchio 14-03-2011, 09:29
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Una giornata a Tupelo

Sedendoci sull’altalena che c’è nel patio, ci sembra di tornare indietro nel tempo. Dondoliamo per un po’ e poi la luce proveniente dalla finestra attira la nostra attenzione. Sbirciamo dentro casa e vediamo un commovente quadretto familiare. Gladys sta piangendo: suo marito è in prigione per aver falsificato un assegno e lei non sa come tirare avanti da sola. Suo figlio di tre anni cerca di consolarla. «Su su piccolina» le dice, accarezzandole affettuosamente la testa. E’ l’inizio di una storia che vedrà Elvis sostituirsi progressivamente alla figura del padre fino a diventare lui, di fatto, il capofamiglia. Sopportando il peso delle responsabilità che aveva deciso di accollarsi grazie alla sua incrollabile fiducia in un futuro migliore. Non è stato forse proprio lui, qualche anno più tardi, a rassicurare Vernon dicendo:«Un giorno le cose andranno diversamente per noi!»?. Quale fosse l’origine di questa intima certezza non è dato sapere. Magari dipendeva dal fatto che sentiva di essere un predestinato. In fondo, era sopravvissuto al fratello gemello e, quando era ancora molto piccolo, la loro casa fu risparmiata da un tornado che spazzò la città di Tupelo, uccidendo più di 200 persone e demolendo la chiesa dall’altra parte della strada. Noi sappiamo che un segno di predestinazione si verificò anche durante il servizio militare: Joe racconta che una notte d’inverno Elvis e il suo sergente si addormentarono nella jeep accesa per scaldarsi con il calore del motore. Sopra la jeep era stato steso un telo, così dopo un po’ cominciarono ad arrivare dei gas di scarico che avrebbero potuto essere letali. Ma fortunatamente un vento improvviso fece volare via il telo salvando la vita dei due soldati.
Sta di fatto che Elvis continuò a coltivare i suoi sogni con una determinazione e una tenacia straordinarie delle quali si accorse anche Sam Phillips quando cominciò a frequentare il cantante. Il discografico, infatti, vide in lui un ragazzo insicuro, ma al tempo stesso estremamente paziente nel perseguire un successo che i suoi coetanei potevano solo sognare; una persona mossa da un’ardente ambizione, anche se incapace di esprimerla a parole. Quanto lontano questa ambizione lo abbia portato tutto il mondo ne è testimone, ma forse non tutti si rendono conto di ciò che egli ha dovuto dare in cambio del suo successo. Fanno riflettere a questo proposito, le parole di Little Richard :«Ha avuto quello che voleva e ha perso quello che aveva». Elvis è sempre stato consapevole di questa verità e non ha mai mancato di mettere in discussione le sue scelte: «Suppongo che la cosa più importante nella vita di una persona sia la felicità. Non cose materiali. Perché puoi avere macchine, puoi avere soldi, puoi avere una casa meravigliosa. Puoi avere tutto. Ma se non sei felice, che cosa hai guadagnato?».
Il momento di fare bilanci, comunque, è ancora lontano. Noi qui ora vediamo soltanto un bambino che sogna ad occhi aperti e siamo felici di accompagnarlo per la strada che ha deciso di intraprendere….


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