Discussione: Frammenti di Memphis
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Vecchio 07-04-2011, 11:39
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Quando si decide di parlare di Memphis secondo me non si può non cominciare dall’inizio. E l’inizio di Memphis è sicuramente downtown, cioè la parte storica della città. Per essere ancora più precisi, anche downtown ha un cuore e questo cuore è rappresentato da Beale Street. E’ in questi duecento metri circa di strada che è nato tutto. E’ da qui che si è sprigionata la magia, è da qui che il sogno si è diffuso in tutto il mondo. Nella patria del blues.
Tutti i libri che ho letto, riportano il dubbio che il giovane Elvis abbia mai frequentato Beale Street. Non dimentichiamo che allora era proibito ai bianchi frequentare i locali e, più in generale, la comunità dei neri. Non ci sono testimonianze attendibili al riguardo e, forse, la verità non si saprà mai. Noi personalmente crediamo che non è affatto improbabile che Elvis si sia mescolato spesso alla comunità nera di Memphis. La musica che si suonava in Beale Street e l’atmosfera che si respirava in questa strada dovevano rappresentare per lui un’attrazione irresistibile. E poi era un tipo che provava una segreta soddisfazione nel trasgredire le regole. Almeno quelle che non condivideva.
Se poi si pensa al fatto che era solito spiaccicare il naso contro le vetrine di Lansky, abbigliamento di lusso per uomo, il cui negozio si trovava all’incrocio con Beale Street, è facile trarre le inevitabili conclusioni.
Passeggiando per questa strada così caratteristica e affascinante si torna davvero indietro nel tempo e viene da pensare al notevole contributo dato dal rock’n’roll all’integrazione razziale in America e non solo, grazie soprattutto alla figura del più insigne dei suoi rappresentanti. In fondo, di lui Sam Phillips ha detto: “Possedeva la capacità di ascoltare le canzoni senza bisogno di classificarle o di classificare se stesso..Elvis Presley sapeva bene che cosa significa essere povero, però non aveva pregiudizi. Non tracciava linee di confine”. Ma, soprattutto, per il discografico Elvis era la personificazione di un ideale, rappresentava l’innocenza che aveva fatto grande il Paese, mescolata “agli elementi della terra, il cielo, l’acqua, persino il vento, le notti calme, la gente che viveva nelle piantagioni, sempre indebitata, nella speranza di mangiare, le notti sul fiume- questo era quello che una volta chiamavano Memphis. Qui era dove era successo tutto questo. E forse Elvis Presley non era in grado di esprimerlo a parole- ma accidenti se era intelligente, intuitivo, e diamine se aveva considerazione per il lato spirituale dell’esistenza, anche se nella sua vita non aveva mai pensato in questi termini. Questo era quello che gli interessava davvero”.



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