Discussione: Reportage da Graceland
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Vecchio 07-03-2011, 08:53
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Reportage da Graceland

Mentre passeggiamo sull’Elvis Presley Boulevard sotto le stelle ci viene da pensare che stiamo vivendo in un tempo che non c’è. E’ troppo attuale per essere passato, ma, allo stesso tempo, è troppo nostalgico per essere presente. Elvis non è vivo, perché non lo vediamo in carne e ossa, ma non è neanche morto, perché le sue immagini e la sua voce ci circondano da ogni parte. E’ un po’ come se stessimo visitando la sua casa mentre lui è fuori, magari per le riprese di un film o una vacanza alle Hawaii. Quando ci troviamo davanti Graceland con il parco tutto illuminato rimaniamo incantati. Sembra ancora più bella che di giorno, con quell’alternarsi di luci ed ombre che le conferisce un alone di insondabile mistero. Davanti al muro di cinta, dall’altra parte della strada, c’è una panchina dove ci sediamo a contemplare un paesaggio che da domani sarà soltanto nei nostri ricordi. Anche a quest’ora della sera ci sono persone che scendono dalle loro auto per scattare qualche foto o semplicemente per dare un’occhiata. C’è addirittura una coppia di innamorati che sono venuti qui per stare mano nella mano e baciarsi. Ogni tanto i cancelli della tenuta si aprono e qualcuno esce o entra. Così ci viene da pensare a come doveva essere trent’anni fa, quando la casa di notte era piena di vita e vi succedeva di tutto: ospiti numerosi ad ogni ora, go-cart sfreccianti per il giardino, fuochi d’artificio e tanta, tanta musica. Non è difficile immaginarsi Elvis in sella alla sua moto, con tutta la corte al seguito, che lascia Graceland diretto chissà dove. Sappiamo che era un animale notturno per forza di cose. Ha sempre dormito pochissimo, fin da giovanissimo. Quando era ancora al liceo lavorava fino a tardi e, poi, la mattina presto si svegliava per andare a scuola. Le esibizioni nei locali notturni all’inizio della carriera hanno finito per modificare in lui il ritmo naturale sonno-veglia e i continui concerti degli anni ’70 hanno consolidato definitivamente la sua abitudine a dormire di giorno e star sveglio di notte. Oltre a queste motivazioni di carattere pratico, però, c’era anche un altro motivo per cui Elvis non riusciva a dormire sotto il cielo stellato. Gli episodi di sonnambulismo a cui era soggetto per gli esperti rimandano ad un trauma, probabilmente subito nell’infanzia, che impediva al cantante di addormentarsi serenamente al calare del sole. Noi non sappiamo con esattezza come stavano le cose, ma ci fidiamo di quello che una volta lo stesso Elvis ha confessato:«Quando ero un ragazzino, non riuscivo a dormire. Avevo paura del buio, perché non sapevo cosa mi sarebbe capitato….Quando vado a dormire durante il giorno so che, anche se la mia camera è al buio, fuori è giorno, perciò non ho paura di addormentarmi. Per questo rimango sveglio tutta la notte, e i miei amici stanno con me e io mi sento sereno. Al mattino, quando tutti gli altri si alzano e vanno a lavorare, mi sento al sicuro perché è giorno; allora posso andare a letto». Se solo avesse saputo…L’ironia della sorte è che a tradirlo, alla fine, non è stata la tanto temuta notte, ma proprio la luce rassicurante del giorno…
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