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Vecchio 25-04-2011, 17:46
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Sempre insieme (Parte 2)

:”Hei, non piangere, si riprenderà! Tu sai che mio padre è forte” disse Lisa Marie a Filly, che seduta su una panchina non la smetteva di singhiozzare.
I fan non la finivano di chiedere spiegazioni, ma Filly quando le si avvicinò una ragazzina che doveva avere più o meno la sua età di quando lo aveva conosciuto le chiese :”Come sta? Tornerà a fare concerti, vero? Posso parlare con lei almeno la tiro su di morale?”. La fan si sedette sulla pachina chiedendo a Lisa di spostarsi di qualche centimetro e mentre si contemplava i vestiti non la smetteva di fare domande.
:”Come va il vostro matrimonio? Ma è di nuovo incinta! Meraviglioso, fossi io fortunata come lei!” continuò imperterrita la fan.
:”Elvis, sposa me, io ti amo!” disse dopo aver tirato fuori una gigantografia tutta stropicciata dalla borsetta con tanto di paillettes, era straordinariamente piccola, ma Filly si convinse che i fan quando si trattava del loro idolo avevano una straordinaria abilità nel tirare fuori foto di qualsiasi tipo. Lei si ricordò dei suoi periodi, quando timida e impacciata chiedeva autografi a non finire al suo Re…
:”Sei minorenne, Lane. Vieni che ti porto a casa” disse una signora di mezza età.
La ragazza salutò felicemente le due e Filly sorrise tristemente mettendosi una mano tra gli scompigliati capelli umidicci a causa della pioggia.
Fu quando le due entrarono nel reparto che Elvis finalmente la riconobbe, ma a Filly le si gelò il sangue quando lui non riconobbe sua figlia; fu così che, accomodandosi sul bordo del letto e raccontatogli tutto, dal suo primo matrimonio fino a quello attuale, che lui ricordò.
:”Ma come fai a somigliarmi così tanto?” disse lui, per un attimo gli era tornata l’allegria di sempre, ma un dolore in corrispondenza dello stomaco lo fece ricadere sui cuscini riaprendo quella inevitabile e preoccupante smorfia di dolore che però si ricucì all’istante, ancor prima che Lisa potesse chiamare qualche infermiera.
:”Che hanno detto i medici? Uscirò a breve da questa specie di carcere? E’ andato tutto…” ma s’interruppe quando Filly prese a piangere.
:”Filly” disse lui, con quel tono così dolce che lei amava tanto. Filly cercò l’uscita e sedette su quella poltroncina, sì, sarebbe uscito a breve, ma sarebbe dovuto tornare in tour quando si sarebbe rimesso completamente. Quel senso di smarrimento la invase di nuovo ma per quale dannato motivo non riusciva ad accettarlo? Sentì dei passi, Lisa le disse che era lei.
:”Oh, tesoro, com’è difficile essere la moglie di Elvis Presley!” Già, era difficile. Era dannatamente difficile. Era talmente difficile che Filly si chiese come avesse fatto a sposarlo… iniziò a immaginarsi le scene più disparate, immaginò Elvis che, dopo aver preso più pillole del normale, iniziava a dire di voler andarsene di casa e non sapere più nulla del mondo della musica o della sua famiglia… Filly quasi svenne a quel pensiero, nel senso letterale della parola.
:”Filly, cosa c’è?” disse Lisa, sussurrando amabilmente.
:”Ti va di…”.
Filly abbassò la tseta lasciando che le lacrime scorressero a terra, lente, e prese a parlare meccanicamente, come se le sue parole fosero pilotate da un telecomando che lei possiedeva incastonato nel cervello.
:”Qualsiasi cosa tu mi chieda non serve. Intendiamoci, apprezzo molto, ma non serve perdere tempo così”.
:”Puoi riportarmi nel reparto tu? Sono troppo sconvolta epr trovare las trada da sola” chiese gentilmente a Lisa che acconsentì.
:”Elvis, non so come dirtelo ma devo dirtelo in qualche modo, quindi sarò diretta” esordì, una volta avvicinatesi a letto, Elvis le riconobbe a ausa della fioca luce che illuminava la calda e spaziosa stanza.
:”Dimmi” disse lui, sistemandosi sui cuscini.
:”Perché mi hai sposata?” disse, con veemenza.
:”Ti senti bene?” disse lui, facendo spegnere il sorriso comparsogli pochi istanti prima, quando le aveva riviste.
:”Elvis, rispondi, ti prego. Per quale motivo mi hai sposata?” chiese di nuovo Filly. Lisa si accorse che era meglio lasciarli soli, uscì in fretta e chiuse la porta. Un silenzio percorse il reparto, era un silenzio gravido di attesa.
A parte il lento respiro degli altri pazienti, persino gli uccelli avevano tacitato il loro canto arcano e triste.
:”Perché mi hai sposata!” urlò Filly.
:”Perché ti amo forse?” disse lui, urlando di rimando.
:”Tu menti” fece lei.
:”Cosa?”
:”Tu menti, se mi amassi davvero staresti più tempo con me, invece ora no, sucederà tutto daccapo: andiamo a Graceland, poi dobbiamo fare la strenua routine a causa dei tuoi dannati tour, poi di nuovo a Graceland e poi ancora, fino all’ultimo respiro. Basta Elvis, io credevo di essere diversa da Priscilla e credevo che non avrei desistito, ma a quan to pare è difficile” disse, infuriata.
:”Nel caso tu non te ne sia accorta questa è la mia vita, io guadagno soldi solo così. Per chi pesni che lo faccia? Io amo la mia famiglia!”.
:”Su questo non avevo alcun dubbio. Mi stavo solo chiedendo: i soldi che hai non ti bastano? Hai bisogno che i tuoi fan ti conoscano solo attraverso le tue canzoni? Direi che ti conoscono già abbastanza, se è questo che pensi. Comunque, se è questo che vuoi, se vuoi continuare ad ucciderti imbottendoti di psicofarmaci fai pure, scannati sul palco quanto vuoi, torna in camera distrutto, fa quello che vuoi ma poi non dire che sono io a vietarti di andare in tour eprchè non è così” urlò lei, ora era talmente in collera che era diventata rossa.
Elvis era lì, sul letto, con la bocca mezza aperta, ma poi Filly udì una voce minacciosamente dolce, era un dolce che non gli apparteneva.
:”Forse avevi ragione: perché ti ho sposata?” esordì.
:”Quando guarisci chiederò il divorzio, ho già un avvocato, a giorni Lisa Marie si laurea, lo farà lei” disse Filly cinica.
:”Sei la ragazza più ingenua che io avessi mai visto. Tu non eri niente, eri solo una piccola fan di diciassette anni, io poi ho visto la tua bellezza fisica e mi sono lasciato ingannare. Felice di averti conosciuto per quello che realmente sei, così penserò io a chiedere il divorzio e a chiedermi perché ti ho sposato. Avevo bisogno di una donna che mi sarebbe dovuto essere vicino in tutta la mia vita, privata e non. Grazie tante, l’ho avuta, ma come si dice, c’è sempre una fine. Grazie davvero, Filly”.
:”Sarò stupida, ma è quello che penso. Buona notte…” disse Filly, mettendosi il pigiama e appollaiandosi sul letto affianco.
:”Non sei stupida, sei ingenua, ecco cosa sei, il che è molto peggio. Gli stupidi prima o poi rinsaviscono, gli ingenui no. Non credere che solo perché non vedi io abbia compassione per te, ti ho sposato solo epr ferire me stesso”. Fu una pugnalata al cuore quella che Filly ricevette dal letto che si trovava alla sua destra, pianse, a palpebre chiuse.
Sognò nuovamente quelle stesse parole ‘Sei ingenua, ecco cosa sei. Il che è molto peggio’. Il respiro regolare di Elvis le dava sicurezza, lo sapeva, sarebbe tornato tutto come prima.
La mattina dopo dopo colazione era giunto il momento di tornare a casa, Elvis si ristabilì completamente nel giro di una settimana, se la cavò con la conclusione della chemio somministrate attraverso una felbo portatile. Sì, fisicamente stavano insieme, ma non si poteva dire altrettanto del loro stato d’animo: non c’era un’aria festosa e allegra, c’era solo un silenzio, un insopportabile silenzio. Una linea mai esistita prima di allora li divideva e si inseriva tra loro in maniera inesorabile, evitando un qualsiasi contatto per l’uno visivo, per lei uditivo, parlato e fisico. Fu in quel silenzio che Filly capì molte cose, dovette ammettere che a volte un qualche stacco faceva bene a tutte le coppie.
I giorni passarono, Memphis aveva acquistato il suo clima di gennaio e- per Elvis fu un colpo al cuore- il giorno del suo compleanno era la prima volta che una donna non gli parlava. Ebbene sì, doveva farci l’abitudine. Ma allora per quale motivo non se ne andava da lei? Per quale motivo non chiedeva ancora il divorzio? Era evidente certamente un totale distacco l’uno dall’altra, ma era altrettanto evidente quella voglia matta di incontrarsi, abbracciarsi, parlarsi… toccarsi… basta, si stava lasciando andare! Doveva dare tempo al tempo, come gli dicevano sempre tutti fin da quando era un infante.
Dopotutto- si disse- quale coppia non ha i suoi momenti di distacco? Ebbe una gran voglia di chiamare sua madre, così, tanto per sapere come stava, ma delle piccole mani lo trattennero debolmente.
‘Sta calmo’ si disse, trattenendo quella gran voglia di sorridere. A luci spente riconobbe Lisa Marie che lo portò in cucina, dove il profumo di uova e pancetta lo invase.
:”Ti eri addormentato sul divano” sorrise la ragazza.
:”E Filly?” non potè fare a meno di chiedere, mentre dai suoi occhi di un azzurro cielo erano stracolmi di quelle lacrime che faticavano sempre ad uscire.
:”Si sta vestendo, papà, scusami, ma non vole vederti” disse lei amabilmente.
The King non si lasciò intimidare, corse ai piani superiori talmente inf retta he inciampò nelle tante candele che ricoprivano il corridoio e rischiò di tirarsene dietro un paio nel corridoio, ma finalmente giunse nella stanza, dove Filly stava indossando le scarpe.
:”Filly” cominciò, aveva la gola secca. Tensione e ansia lo invasero in maniera incontrollabile, impedendogli qualsiasi contatto visivo con la bionda.
:”Hem… penso che tua figlia ti abbia spiegato, ho bisogno di una pausa” fece lei, prima che lui potesse parlare. Elvis attese, al centro della stanza, con aria assente, che la moglie continuasse a parlare.
:”Va bene, allora ciao” disse con veemenza.
Filly lo baciò sulla guancia e scese le scale velocemente, mentre le ragazze la presero per mano e la condussero fuori, dopo averla aiutata a indossare il cappotto.

Solo, ancora nella stanza dove Filly lo aveva lasciato, Elvis pianse senza vergogna, ma fu giusto una questione di un minuto, un secondo... doveva ricomporsi, sarebbe tornato tutto come prima, era solo questione di tempo.
:”Larry, Joe, Jerry, c’è qualcuno?” urlò a gran voce dopo essere usito nel vano scale. Il cugino Billy Smith si avvicinò di corsa.
:”Un caffè” chiese stizzito.
Il cugino obbedì, ma il nervosismo era talmente tanto che Elvis se lo rovesciò addosso e ruppe la tazza, lanciandola a terra.
:”Dannazione, scusa, so che puoi rimediare. Un bel filmone di quelli che ci piacciono a noi?” disse lui, sudato e divenuto improvvisamente viola.

Era ancora lì, in limousin, incapace di fare un movimento. Aveva ordinato all’autista di mettere in moto, i giorni passavano ancora, Elvis aveva compiuto 29 anni e lei non gli aveva parlato… si sentiva uno straccio. Non mangiava molto, mangiava giusto perché era suo dovere, ma si sentiva uno straccio.

Dalla finestra, Elvis sentì piangere. Si avvicinò speditamente alla macchina nera, ferma, e la vide. Filly era lì, seduta al sedile posteriore, i capelli che le ricadevano flosci sulle spalle e una magrezza che la rendeva irriconoscibile.
:”Non…” disse lui, sconvolto.
:”Uccidimi!” disse lei, ergendosi in tutta la sua altezza, dopo essere scesa dall’auto, incapace, però, di fare altro movimento.
Elvis sorrise, era incredulo, ma comprensivo.
:”Non lo farei neanche se non fossi tuo marito” disse precipitosamente lui, scuotendo vigorosamente il capo. Si poggiò alla macchina della fiancata, la mano destra in tasca e prese a riflettere, cercò di baciare Filly ma lei si scostò non perché non volesse farlo, ma perché entrambi avevano bisogno di riflettere, in quel momento. Lei rientrò in macchina e si accarezzò il grembo ancora piccolo, dove una prossima creatura stava crescendo
Pianse ancora ma poi si ricompose, attendendo. Si accorse che lui faceva lo stesso, ma poi le si avvicinò e disse ciò che da giorni lo opprimeva ancor prima del cancro e della splendida vacanza.
:”Perché io, Filly?” cominciò, con voce tremula.
:”Tesoro, non ho afferrato” sorrise lei.
:”Insomma, ci sarà una ragione per cui sono stato scelto io dal buon Dio per essere Elvis Presley, No?insomma, tutti quanti decantano la mia bellezza, ma io, te lo dico francamente visto che tu capisci più di chiunque altro ne sono sicuro, sono stufo di essere Elvis Presley. Non so più chi sono, Filly”. Dopo essersi sfogato cercò di asumere una posizione seria davanti ai membri del suo staff, ma non riusciva a pensare ad altro se non alla sua immagine di bello maledetto, lo sapeva, stava per precipitare, ma se precipitava lui, probabilmente, il Rockn roll non aveva più vita.
:”Stai dicendo,” disse piano Filly, :”che hai paura per il futuro?” disse, esitante.
:”Ho paura per te, Filly. Noi abbiamo due destini completamente diversi, insomma, tu sai che questo tour mi costringerà a stare fuori per quattro anni e andrò finalmente in Europa, è il mio più grande sogno. Ma, e concludo qui, tu sei una ragazza normale, hai bisogno di farti la tua vita, noi continueremo ad essere amici, non sarà la fine, tranquilla” disse, aveva un magone talmente grande che avrebbe fatto tutto pur di far uscire quelle dannate e fastidiose lacrime che gli bruciavano da mezz’ora.
Filly non riusciva a credere alle sue parole ma più ci pensava, poggiata alla fiancata dell’auto chilometrica, più dovette ammettere che le parole del marito erano più che vere.
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