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Vecchio 28-04-2007, 12:08
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Ge743 Interviste A Charlie Hodge

Charlie Hodge 14 Dicembre 1934 – 3 Marzo 2006

Questa intervista è il risultato di una chiaccherata informale con Charlie Hodge, davanti a qualche drink durante l’Elvis Week del 1986. Non era mai stata pubblicata su Internet

D. Charlie, per quei fans che non ti conoscono, quando hai incontrato Elvis per la prima volta?

CH. Fu a Memphis nel 1956. Io ero famoso con i miei Foggy River Boys ed Elvis venne nel backtstage quando eravamo in tour al Red Foley’s Ozrak Jubilee. Era con suo cugino, Billy Smith. Parlai con Elvis e Billy del mondo musicale e ci raccontammo storie. Elvis mi disse che mi vedeva ogni settimana al Red Foley’s Ozrak Jubilee. Era un programma televisivo di Springfield, Missouri, molto popolare, andava in onda il sabato notte. Dopo di chè, la volta successiva incontrai Elvis nell’esercito.

D. Raccontaci un po’

CH. Elvis ed io entrammo nell’esercito nello stesso periodo, ma non eravamo nello stessao distaccamento. Quando scoprii dov’era, andai a cercarlo e gli ricordai chi ero. Dissi “Sono Charlie Hodge. Ero il primo cantante dei Foggy River Boys”.
E lui disse “Ciao, ti guardavo sempre alla tv il sabato sera” E’ nata subito un’amicizia naturale, perché, per molti aspetti eravamo simili. Entrambi amavamo la musica, entrambi volevamo far parte di un quartetto Gospel, conoscevamo le stesse persone nel campo gospel, in quello del country. E cantammo canzoni gospel insieme mentre eravamo in viaggio verso la Germania.

D. Elvis fece corsi di karate durante il servizio militare. Che cosa ricordi circa il suo interesse per le arti marziali?

CH. Quando eravamo in Germania, Elvis venne a sapere che il campione di Karate, Jurgen Seydel era in Germania. Organizzò un incontro con Jurgend e iniziarono a fare training. Come ho scritto nel mio libro “Me ‘n Elvis”, il karate era un’arte che catturò la passione di Elvis. Elvis e Jurgen divennero molto amici e lavoravano insieme nei fine settimana. Anche Rex Mansfield, che era con noi in Germania, dava lezioni ed Elvis, quando Jurgen non c’era, si esercitava con lui,.

D. Elvis era un grande fan di Mario Lanza?

CH. Elvis amava tutta la musica. Voleva anche conoscere come nasceva un pezzo, su come certi cantanti e musicisti facessero certe cose. Era un grande, grande fan di Mario Lanza. Guardava film come The Student Prince più e più volte. Gli piaceva soprattutto come Lanza impostava la potenza della sua voce e le note che riusciva a raggiungere. Credo che ad Elvis sarebbe piaciuto essere un cantante d’ opera. Pensa come sarebbe cambiata la storia della musica!

D. Charlie racconta della vita a Graceland.

CH. Lasciami dire quanto Elvis amasse Graceland. Era la sua isola, lontano dal mondo dove poteva vivere con la sua famiglia e i ragazzi. Sono stato molto fortunato ad aver vissuto là fino a dopo la sua morte. Ricordo che Elvis girava per Graceland cantando. Lo ascoltavo e recepivo la sua armonia. Alle volte non eravamo nemmeno nella stessa stanza.

D. Lui amava anche le Hawaii

CH. Hai detto bene. Elvis era solito dire che, gli abitanti delle Hawaii erano tra i più socievoli che avesse mai incontrato. Amava le loro abitudini e la loro tranquillità. Poteva andare là e loro non lo avrebbero disturbato come, invece, sarebbe successo in qualsiasi altra parte. Andavamo alle Hawaii per le vacanze, per rilassarci sulla spiaggia e giocare e nell’acqua. Elvis non amava molto nuotare ma sicuramente gli piaceva giocare con l’acqua. E lì naturalmente fece il famoso concerto Aloha from Hawaii, il primo concerto via satellite diffuso in tutto il mondo. Oltre un miliardo di persone hanno guardato lo show. Uno dei suoi programmi televisivi preferiti, Hawaii 5-0, era ambientato alle Hawaii, ed Elvis era un fan del protagonista, Jack Lord. Elvis andò a conoscere Jack nel backstage durante uno dei suoi show a Vegas. Poi ad Elvis piaceva anche il Brian Keith Show, e anche questo era girato alle Hawaii. Guardava qualsiasi cosa che gli ricordasse uno dei suoi luoghi freperiti.

D. Quanta TV guardava Elvis?

CH: Elvis era capace di essere un teledipendente. Aveva un televisore in ogni stanza di Graceland e 4 nella stanza della TV, così poteva guardare tutti i canali. Gli piaceva guardare sport e molto le commedie come Lucy e The Beverly Hillbillies. Gli piacevano anche e moltissimo i film di guerra. Ammirava John Wayne e Patton era uno dei suoi film preferiti in assoluto. Però, se girava un film oppure era in tour, non riusciva a guardare molta televisione.

D. Charlie…….. Elvis e Priscilla

CH. Ho letto un sacco di cose sbagliate su Elvis e Priscilla. Elvis l’amava, me lo disse un sacco di volte. E anche se non voleva sposarsi. Quando lo fece, fu perché lei era l’amore della sua vita. Inizialmente tutto andò bene con Priscilla, ma dopo un po’, penso che lei volesse passare più tempo con Elvis e noi stavamo sempre intorno. Puoi capire che, anche se a noi, quella volta, non garbava questa cosa, è naturale che lei volesse restare sola con suo marito.
Priscilla era gentile con noi. Sapeva essere dura quando lo voleva e questo, di solito, succedeva quando tutto il gruppo dei ragazzi pretendeva di dare ordini su cosa mangiare, come se Graceland fosse un ristorante o un hotel. Diceva sempre: “Questo non è un ristorante” (ride). Io ho vissuto a Graceland, quindi credo di conoscerla meglio di chiunque altro.

D. Il Colonnello?

CH. Il Colonnello era un individuo particolare. Era solito intrattenerci con storie dei suoi periodi di imbonitore. Soprattutto gli piaceva raccontare le sue storie, ad Elvis e a noi, intorno ad un tavolo da pranzo. Prendeva un grande sigaro e raccontava le stesse storie che aveva raccontato centinaia di volte. Era un intrattenitore nato e riusciva a farci ridere. Non era quell’orco disegnato da molta gente.
Una delle sue storie preferite era quella del trucco con l’hot dog che faceva ai clienti durante il suo periodo da imbonitore. L’hot dog che spariva. Il Colonnello faceva cadere un hot dog nella polvere, davanti al bancone, dove i clienti stavano per comprarlo. Naturalmente il cliente reclamava che non c’era nessun hot dog e lui guardava per terra dicendo “Guardalo là, ti è caduto” Il Colonnello sapeva essere un farabutto, ma era anche molto simpatico. E le sue storie ci attiravano. Si può definire un personaggio colorito.
Il Colonnello non era una persona con cui immischiarsi. Sapeva essere molto molto duro quando non gli andava bene qualcosa, ma di solito era una persona affabile.


D. La Memphis Mafia. Come andava tra te e i ragazzi?

CH. Andava davvero bene. Ridevamo, piangevamo, condividevamo, ci facevamo scherzi. Come ogni gruppo che vive e lavora assieme, c’erano volte in gli animi si scaldavano, ma anche si raffreddavano facilmente. E’ stato un bel periodo e i momenti belli sono stati più numerosi di quelli brutti. C’erano molto membri che formavano la MM. Alcuni di noi erano lì dall’inizio e altri, nel corso degli anni, andavano e venivano oppure erano lì solo per un breve periodo. Elvis sapeva chi gli piaceva e chi voleva restasse nel gruppo.

D. Elvis dava dei soprannomi ai ragazzi della MM. Qual’era il tuo?

CH. Elvis mi chiamava con diversi nomi, ma il principale era “Slewfoot”. E’ un nome noto nel mondo della musica country nel sud degli US. Jerry Schilling era “Cougar, Joe era “Lion”, talvolta “Diamone Joe”, Lamar era “Buddha” o “Lardass” a causa della sua mole. Gli sono sempre piaciuti i soprannomi. Credo che per lui significasse intimità tra gli amici e anche la parte segreta del gruppo, dove solo quelli veramente inseriti, erano a conoscenza di tutto. Un sacco di nicknames che ha dato, erano legati al suo amore per il karate.

D. Elvis beveva e fumava?

CH. Raramente toccava alcool. Era qualcosa per cui stava attento. Quando era più giovane, fumava occasionalmente. Ci sono alcune foto di lui con la sigaretta e alla fine degli anni ’60 preferiva fumare sigari. Andava a periodi, fasi in cui si appassionava a qualcosa; quando c’era qualcosa di nuovo lui provava a farlo.

D. Charlie e le pillole?

CH. Su Elvis sono state dette tante cose disgustose, manipolate e scritte per quelle così chiamate “droghe”. Troppa gente, soprattutto i media, hanno voluto distruggerlo. Non ho mai saputo che Elvis prendesse “droghe di strada”. Le combatteva e combatteva i pushers. Sì, Elvis prendeva farmaci, ma gli erano prescritte dal Dr. Nick. E servivano per i problemi reali di cui soffriva.
A parte poi, che Elvis sapeva tutto, in merito alle controindicazioni delle medicine che prendeva. Aveva sempre, con sè, una copia del The Desk Physician's Reference Guide , Se avesse voluto, avrebbe potuto diventare farmacista, sapeva moltissimo sui farmaci e sull’interazione di uno con l’altro. Era un’enciclopedia farmaceutica ambulante.

D. Si sa che il Colonnello era un giocatore d’azzardo. Ed Elvis?

CH. A Elvis non interessava giocare. Lo faceva quando si annoiava, tanto per passare il tempo. Ma non ha mai giocato molto. Ricordo una volta, a Las Vegas che mise una moneta da un dollaro nella slot machine e fece un jackpot di 100 dollari. Elvis continuò a giocare e ogni tot monete, raggiungeva il jackpot, di nuovo. Risultò che la macchina era difettosa. I boss arrivarono per bloccarla, ma non riuscirono a far smettere Elvis di giocare perchè visto che si stava divertendo troppo non aveva nessuna intenzione di fermarsi,.

D. Pensi che Elvis avrebbe sposato Ginger Alden?

CH. Erano fidanzati, Questo posso confermarlo. Sul fatto che Elvis l’avrebbe sposata, questo non lo so, ma dubito volesse farlo. Quando Elvis morì erano in attrito tra loro.

D. Elvis non ha fatto tours oltreoceano e questa è una delle parti frustranti della storia di Elvis. Cosa puoi dirci?

CH. Caro mio, fare tour oltreoceano, per Elvis, sarebbe stata davvero una grande opportunità. Voleva fare un tour in Europa, in particolare in Germania e Francia, perché aveva gran bei ricordi dei suoi soggiorni in quei paesi. Voleva ricambiare la gente della loro ospitalità e naturalmente i suoi fans di altri paesi. Ci sono state così tante offerte da altri paesi e non abbiamo mai saputo la verità del perché il Colonnello disse loro di no. Parlavamo spesso del perché non succedeva. Alle volte il Colonnello diceva che era un fatto di sicurezza o che non c’erano sale adeguate, altre volte, che il prezzo del biglietto sarebbe stato troppo alto. La cosa innervosiva molto Elvis e più di una volta si è arrabbiato moltissimo.
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Vecchio 28-04-2007, 12:09
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

D. Tu appari in molti films di Elvis. Com’era?

CH. Ho avuto piccolo parti in Clambake, Speedway e Stay Away Joe. Tagliavo i capelli per al papà di Elvis in Clambake e non voleva sedersi per farseli fare da me. E’ stata una scena divertente. Nel film, James Gregory interpretava il padre di Elvis. La maggior parte dei ragazzi appariva in uno o due fim. Elvis amava fare i films e nonostante, verso la fine, si fosse stancato di farli, di solito, sul set si divertiva. Alcuni registi non apprezzavano il nostro modo di giocare e scherzare, ma la maggior parte delle volte, questo ci aiutato a combattere la frustrazione di giorni estremamente noiosi sul set. Di solito era Elvis che iniziava. Amava moltissimo gli scherzi. Era un modo di uscire dalla noia e dalla pressione.
Era la stessa cosa quando eravamo on the road. Era stancante e noioso. Così iniziavano gli scherzi diretti a tutti. J.D. Sumner era terribile tanto quanto Elvis. Adorava uno scherzo, specialmente quando non era diretto a lui.
Prima che iniziasse il film Clambake Elvis ebbe un incidente e, anche se non fu una delle sue esperienze preferite, sicuramente ci siamo divertiti. Ricordo che una mattina, arrivai sul set e splash mi arrivò un secchio di acqua. E appena alzai gli occhi, splash di nuovo, mi stavano buttando il secondo secchio d’acqua, dall’ altro della passerella.
La mia camicia era zuppa; la tolsi e la misi vicino al radiatore per asciugarla. Presi un’altra camicia dall’armadio e andavo su e giù per vedere se la mia camicia era asciutta. Non si asciugava e non potevo di lavorare. Ad un certo punto girai lo sguardo (ride) e c’era Elvis che spruzzava sulla camicia, con l’estintore.
Arthur Nadel era il direttore di Clambake e fu colpito talmente tante volte con l’estintore che iniziò a venire sul set indossando un elmetto nazista.
La squadra, una volta, la rese ad Elvis. Eravamo alla fine del film That’s The Way It Is. Anche qui il direttore era Arthur Nadel. Non appena urlò “WRAP” Elvis venne colpito, come tutti quelli intorno a lui, da centinaia di pasticcini. Era un caos e c’erano pasticcini che coprivano il pavimento, rendendolo scivoloso. La gente cadeva. Wuesta volta la vittima dello scherzo era lui ed Elvis si divertì moltissimo.

D. Prendi ancora royalties per i film Clambake, Speedway e Stay Away Joe?

CH. (ride) Se solo prendessi 1 dollaro ogni volta che trasmettono i film di Elvis in TV, sarei ricco.

D. Charlie, grazie per la chiacchierata.

CH. E’ stato un piacere.
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Vecchio 28-04-2007, 12:12
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

Questa invece è un’intervista del 2005


D. Quando Hai sentito il nome Elvis Presley per la prima volta?

CH. Wanda Jackson, che aveva appena finito al Grand Ole Opry, mi disse “Charlie, hai sentito Elvis Presley? Nessuno ha voglia di seguirlo”. Cosi mi venne voglia di vedere questo tizio. La prima volta che lo vidi fu all’Ed Sullivan Sow e cantava “Blue Moon Of Kentucky” come non l’avevo mai sentita cantare prima. Elvis mi sconvolse. Ricordo che pensai: questo ragazzo è grande. Era l’inizio di un nuovo tipo di musica.

D. Prima di tutto facci un breve background di te prima di trovarti nell’esercito con Elvis.

R. Io ero simile ad Elvis in un sacco di cose. Volevo far parte di un quartetto gospel e dopo diplomato, frequentai la Stamp School Of Music e incontrai un ragazzo che si chiamava Bill Gather. Formammo una quartetto insieme, cantavamo insieme per circa un anno. Poi, per un breve periodo, lavorai con un altro gruppo, finché mi capitò di lavorare con i Foggy River Boys alla ABC, nell’Orzak Jubilee. Io, sul palco, mi portavo una cassetta vuota di Coca Cola e ci salivo sopra. Ero basso e se non mi fossi messo qualcosa per sembrare più alto, sarei stato praticamente nascosto. Stavamo suonando a Memphis con Red Foley Lui venne nel back stage e incontrò Mr. Foley e poi il mio quartetto.
Fu così che Elvis e suo cugino Billy mi videro cantare all’ Orzak Jubilee show, nell’auditorium di Memphis, poco prima che entrambi venissero reclutati. Elvis mi vide cantare, in piedi, su una vecchia cassetta. Il ricordo lo faceva sempre sghignazzare. Ad Elvis piaceva avare intorno gente che sapeva come farlo ridere. Una volta mi disse: “Ogni grande persona della storia, ha avuto vicino a sé, una specie di giullare di corte o un commediante” Elvis aveva sempre qualcuno che lo facesse ridere “Il comico può farla franca anche solo dicendo qualcosa e lui può dire qualsiasi cosa voglia al suo giullare e non si arrabbia” Questo faceva parte del mio lavoro per Elvis.

D, Come andò quando hai rincontrasti Elvis?

Non lo rividi più fino al reclutamento nell’esercito. Lui non mi riconobbe. Mi avvicinai a lui e gli chiesi quando aveva visto Wanda l’ultima volta. Elvis disse: Hey mi sembra di conoscerti” e io “Sono Charlie e cantavo con i Foggi River Boys” “Hey, ragazzo, ti guardavo in TV ogni sabato serta”. Tu immagini Elvis che guardava me?


D. Raccontaci dei giorni del training di base tuo e di Elvis.

CH. In quell’occasione non lo vedevo molto. Lo vedevo per poco tempo, tipo il sabato mattina e poi tornava alla sua casa fuori dalla base, dove viveva con i suoi genitori. Così, lo vedevo poco. George Klein e alcuni dei ragazzi andavano a trovarlo là. Prendendo il treno da Fort Hood a New Jersey, parlavamo molto insieme, perché mi sedevo vicino ad Elvis. Così è iniziata la nostra amicizia parlando della gente che conoscevamo, tipo Wanda Jackson che era nel nostro spettacolo ed era Miss Rockabilly.


D. Quando andò in Germania, eri anche tu con lui.

CH. Sì, ma ancora una volta non ero stazionato con lui. Elvis mi prese e mi disse “Charlie, guarda la carta e saprai dove sono” Così il primo week end libero, fui in grado di raggiungerlo. Appena arrivavi, ti tenevano in quarantena e non potevi lasciare il tuo posto. Così andai al Park Hotel, il primo posto dove alloggiò, chiamai dalla reception e mi rispose Lamar Fike. Al telefono dissi. “Ciao, c’è Elvis? Sono Charlie Hodge” E Lamar “Charlie Hodge? E sentii Elvis che disse “Hey Charlie … Sali!” Ecco eprchè eravamo insieme nel tragitto verso la Germania, dove ogni weekend, io andai a casa sua, per quasi tutto il periodo di permanenza in Germania,. Prima era al Park Hotel, poi affittò l’ultimo piano del Grϋnenwald Hotel, un hotel a conduzione familiare. Ci furono alcune feste e una volta quasi stavamo bruciando l’hotel. Stavamo facendo un gioco ed Elvis si era chiuso a chiave nella sua camera. Noi abbiamo messo una pila di carta fuori dalla porta e abbiamo dato fuoco. Stavamo per carbonizzarlo. In ogni caso lo buttarono fuori dall’hotel e così affittò una casa, creandosi così, un’atmosfera familiare, perché era come se fosse a casa.

D. Si direbbe che tu sia stato lì con lui per confortarlo e parlargli.

CH. Non fino a che eravamo sul treno. Lo confortai per tutto il tragitto, quando eravamo sulla nave. Non l’avevo più rivisto, dopo che sua madre si era ammalata, se non al suo ritorno e fino a che non ci trovammo sul treno diretto nel New Jersey. Sulla nave, lo avevano messo nella zona riservata ai sergenti, in modo tale che gli altri soldati non lo disturbassero per gli autografi. Lui chiese se potevo stare con lui e io dissi “Ok, salirò da te, ma devi chiederlo al mio comandante” Il comandante risposte “Ok, dopo che tutti si sono sistemati, può spostarsi da te.” Così mi trasferii e vi rimasi per tutta la traversata dell’oceano. Abbiamo fatto anche uno show sulla nave. Di solito ne facevano 3, ma noi ne abbiamo fatti 5. Elvis non cantava, ma suonava il pianoforte per quelli che cantavano. Naturalmente tutti guardavano quello che faceva lui. Ma io lo sentivo di notte.

D. Lo sentivi sognare?

CH. Sulla strada verso la Germania, sulla nave, sentivo che, di notte, alle volte, iniziava a fare sogni. Io uscivo dal mio letto e mi sedevo vicino a lui e iniziavamo a parlare e scherzavo con lui, per farlo essere meno triste. E dopo un po’ si riaddormentava.
Anni dopo, disse “Charlie, se non fosse stato per te……… sei riuscito a mantenermi sano per tutta la traversata dell’oceano. E lo stesso hai fato per mio padre quando è arrivato.” Era per le battute che facevo, perché Elvis amava sentirmi raccontare storie e barzellette.
D. Com’era trattato Elvis nell’esercito?
CH Ricordo una volta in cui tutti noi dormivamo, mangiavamo e vivevamo su 3 piedi di neve, un Colonnello raggiunse Elvis e disse: Noi andremo a Miami per una grande convention, invece voi verrete portati a Parigi per incontrare il Papa. Elvis guardò il Colonnello e disse: “Signore, ci sono 15.000 uomini qui, che, come me, dormono fuori nella neve. Non posso accettare la sua proposta, perché lasciarli, avere per me questo trattamento speciale e poi tornare e guardarli in faccia, è una cosa che non posso fare.

D. Tu suonavi il piano ed Elvis…..

CH. Avevamo un pianoforte, lo acquistò dopo un po’ che era lì. All’inizio avevamo solo una chitarra, ma poi con l’arrivo del pianoforte, cantavamo nei weekends. La domenica voleva giocare a football e arrivava un gruppo di ragazzi, tra cui Joe e altri ragazzi che erano là. Io non ho mai giocato, perché ero troppo piccolo. Ci stavo male.

D. E’ là che Joe venne per la prima volta?

CH. Esatto. Joe ed io ci incontravamo là di domenica. E poi naturalmente andammo a lavorare per Elvis. Io arrivai da casa mia a Decatur, Alabama, dopo aver fatto visita ai miei genitori. Elvis voleva che registrassi una canzone con lui per il suo primo album. Fu la nostra prima registrazione insieme ed era l’Elvis Is Back. Abbiamo fatto un duetto che si chiamava “I Will Be Home Again” che era una vecchio Golden Gate spiritual album. Avevamo iniziato a cantarla in Germania.

D. Eri là la sera che arrivò Priscilla?

CH. Sì c’ero. E quando quella sera lei se ne andò, Elvis mi guradò e disse “Charlie, hai visto la forma del suo viso? E’ praticamente tutto quello che cercavo in una donna”. Suo padre era capitano e, quando veniva a trovare, Elvis ognuno di noi si alternava per riportarla a casa,. Ma quel primo appuntamento fu qualcosa di diverso. Come ho detto, quando la guardava, ne fu letteralmente rapito.
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Vecchio 28-04-2007, 12:13
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

D. Eri anche a Parigi?

CH. Sì. Lamar Fike mi chiamò e mi disse che Elvis avrebbe avuto 15 gg di licenza. “Puoi prenderteli anche tu, Charles?” e io “Penso di sì. Vedo” Così chiesi al sergente un permesso. Gli spiegai che Elvis mi voleva con sé a Parigi. Ci fermammo in un’altra città, per un paio di giorni e poi prendemmo il treno per Parigi. Quando arrivammo, andammo a vedere un ragazzo che seguiva la musica di Elvis, il pubblicitario Freddy Bienstock. Insomma prima di andare a letto, alle prime ore del mattino, ci portò a vedere Parigi dall’alto. A tutti i costi voleva che la vedessimo. Noi eravamo enormemente stanchi e faceva anche freddo. Stavamo all’Hotel Prince De Galles. Abbiamo frequenato diversi clubs: il Lido de Paris, il Moulin Rouge. C’era un piccolo locale dietro il Lido, che si chiamava Bantu, era in una strada secondaria. Era il posto dove si trovavano tutti gli artisti per fare i loro spettacoli. Ci andammo e arrivò un ragazzo dicendo che c’era la giornalista Dorothy Kilgallan che voleva fare un’intervista ad Elvis. Allora Elvis disse: “Charlie, tu, Lamar e Rex andate là e vediamo cosa succede. Lei disse: “Ho saputo che arriva Elvis Presley” I ragazzi dissero “Davvero? Quando è stato” Sai com’è, lo proteggevano. Così quando lei uscì, uscimmo anche noi e poi ci mettemmo tranquillamente seduti.
Ci fu una volta che, uno dei soldati chiaccherava con una ragazza o almeno era quello che pensava lui. Infatti, uno che aveva appena fatto uno spettacolo, arrivò e disse “Elvis, quel soldato non parla con una ragazza. Quello è un travestito” Così Elvis lo raggiunse “Hey, Ace” chiamava tutti Ace in quel periodo ” quella non è una ragazza, quella con cui stai prendendo un drink è un uomo” E il soldato “Davvero Elvis?” “Sì, non crearci…….. alzati e vattene” Elvis tornò al suo posto e si sedette. Il ragazzo si alzo e se ne andò.
C’è stata un’altra cosa. Una sera uscimmo, per andare a vedere uno spettacolo. Si fermò un ragazzo e disse “Gee, vorrei dirti” Elvis era sempre vestito con l’uniforme quando usciva “Volevo dirti che è bello vedere un ragazzo che sta nell’esercito e che fa il soldato per il suo paese. E lui “Penso sia splendido” “Grazie” e disse il suo nome “il mio nome è questo e questo” Ed Elvis “Bene, il mio nome è Elvis Presley” E il ragazzo lo prese per mano e lo portò sotto la luce, dicendo “Dio mio, sei tu?” Ci siamo divertiti un sacco.

D. Ti ricordi altre cose di Parigi?

CH. Ci fu una volta quando era là Rex Mansfield,un buon amico di Elvis. Aveva sposato la segretaria di Elvis. Lui, Elvis ed io cantavamo gospel insieme e Rex era tenore e io facevo il baritono. Alle volte Elvis faceva il tenore e io facevo da primo. Stavamo n macchina seduti dietro e facevamo Beyond The Reef. Andavamo avanti e indietro dalla Torre Eiffel all’Arc de Triomphe, cantando tutto il tempo, praticamente le stesse canzoni tutto il tempo. Il fatto è che avevamo fatto la prenotazione al Lido. Elvis fermò la macchina e disse: “Lamar vai a cancellare la prenotazione. Noi stiamo qui e continuiamo a cantare”. Così continuammo ad andare su e giù cantando tutta la notte. Però ci piaceva fare cose di questo tipo.

D. Cosa significava essere con Elvis agli Champs Elisées. E’ vero che avete visto passare Mario Lanza?

CH. Non ricordo. No. Ma ricordo che stavamo in un piccolo hotel appena fuori dagli Champs Elisées. Si chiamava Prince de Galles. Era giusto dietro l’angolo, un posto carina. Dissero ad Elvis: “Adesso Elvis puoi andare a passeggiare per Parigi. Perchè non è nella natura dei Parigini di importunare le celebrità. Così andammo a fare una passeggiata e mentre camminavamo per gli Champs Elysées, sembrava stesse passando Charles De Gaulle, perché tutta la gente era addosso ad Elvis. Letteralmente, ci mettemmo a correre fino al teatro, comprammo i biglietti, entrammo, chiamammo un taxi che arrivò sul retro. Attraversammo il teatro, per uscire dal retro e tornammo in hotel. Così è finita la nostra passeggiata a Parigi.

D. Chi erano gli idoli di Elvis?
CH. Elvis amava tutta la musica e aveva un sacco di albums, di vari artisti del Country, del Pop e del Gospel. Ascoltava spesso Mario Lanza. Anche a Memphis, da giovane, Elvis andava in un posto che si chiamava Blues Alley e passava ore ad ascoltare cantanti blues. Teneva anche musica sinfonica. Apprezzava vari generi e stili musicali, anche se adorava il Gospel di JD Sumner e gli Stamps Quartet. JD ed io, per 40 anni, siamo stati grandi amici. Spesso, JD permetteva ad Elvis di entrare dalla porta sul retro, per sentir cantare i Blackwood Brothers. In quei giorni Elvis era molto povero e non poteva affrontare una spesa per vedere il gruppo, così JD lo lasciava entrare. Elvis non ha mai dimenticato quello che JD fece per lui.
D. Da chi è stato musicalmente influenzato?
CH. Ne rimarrete sorpresi, ma Elvis aveva certi suoni che usava come, quella che lui chiamava il suo Billy Eckstein, la voce di “Fame and Fortune”. Amava la voce di Mario Lanza e riusciva a cantare alto come Mario Lanza. Elvis arrivava a 3 ottave, il che è fantastico per un cantante non addestrato. Lasciami dire che Elvis, nella sua vita, non ha mai preso lezioni di canto. Tuttavia, la nota più alta che Lanza abbia mai fatto era la C e io ho sentito spesso Elvis farlo sul palco.
D. Qual’era l’album preferito di Elvis?
CH Penso che Elvis avesse una gamma di album da scegliere, ma credo cadesse sempre nel Gospel.
D. Tu sei apparso in parecchi films?
CH. Ero in Clambake e facevo il barbiere. Brevissimamente su Carro, dov’ero un messicano nella scena in cui Elvis entra in città. In Stay Away Joe, ricordo uno dei momenti più divertenti, in cui c’è una scena nel film dove, nella casa, è in corso una lite. Elvis guarda fuori dalla porta, dove io sto con la band. La camera sta riprendendo Elvis dalla parte sinistra ed Elvis dice: Ragazzi volete suonare qualcosa, qui c’è un po’ di confusione” Entrambi siamo scoppiati a ridere ed era una cosa non prevista nella sceneggiatura. Il motivo per cui siamo scoppiati a ridere in quel modo è che faceva molto freddo e il naso di Elvis stava colando.
In un’altra scena, in cui Elvis sta per essere inseguito da sua madre, Elvis la prende e scoppia a ridere. Era successo che io e Joe Esposito eravamo inginocchiati per terra, fuori dalla camera. Joe disse “Hey Charlie afferra Elvis tra le gambe” E io “ No, fallo tu” Elvis si accorse e scoppiò a ridere.

D. Quali sono i films che pensi gli siano veramente piaciuti, al suo ritorno dal militare?

CH. Beh, ricordo una volta in “Charro”, che fu uno dei film in cui non cantava, ed eravamo in studio. Stavano preparando la scena ed Elvis era in piedi, fuori dal porticato. Lo raggiunsi e mi disse : “Charlie, sto iniziando a pensarla come questo personaggio” Il desiderio più profondo di Elvis era recitare in qualche parte seria e invece gli avevano fatto fare sono musicals di serie B.

D. Ti ha mai detto che genere di film voleva fare?

CH. Non si può dire una cosa del genere. Come chiunque altro avrebbe dovuto leggere la sceneggiatura e valutare se era buona. Invece, prima che arrivasse a lui, tutto doveva passare attraverso il colonnello,. Infatti, ti dirò. Ho fatto il film di Dick Clark, con Kurt Russel. E, nel film, Shelley Winters interpretava sua madre. Lei disse che aveva visto il provino di Elvis e sentito Hal Wallis che disse al Colonnello Parker: “Colonnello, noi pensiamo che Elvis possa davvero fare film serio. Attenzione parliamo di Hal Wallis, il produttore. Si suppone che il Colonnello disse: “Beh, sono questi musicals che ci fanno fare i soldi. Quindi continueremo con questi”. Elvis non venne mai consultato per questo. Ecco quello che mi disse Shelley Winters, mentre giravamo il film.

D. Qual’era la co-protagonista preferita di Elvis tra Ann-Margret e Shelley Fabares?

CH. Penso che fosse Shelley Fabares. Li ho visti iniziare alcune scene dove Elvis doveva cantare. Nella canzone c’era una P (Puppet In A String). E quando lui faceva la P nella canzone, si scompigliavano i capelli di lei…… e iniziavano a ridere. Norman Taurog, il regista preferito di Elvis, li mandò a casa. Disse “Gireremo domani, andate a casa” Tornarono il giorno dopo e finalmente riuscirono a fare la scema. Amava girare con Shelley. Gli è piaciuto anche girare il film con la figlia di Frank Sinatra, Nancy, si divertì moltissimo.
Si divertiva molto anche con Bill Bixby. Prendevano le biciclette e si allontanavano dal set. Ere un modo per rilassarsi mentre si aspettava di rientrare sul set. Alle volte ci volevano 45 minuti o un’ora prima di riprendere a girare una scena che poteva durare anche solo 3 minuti.

D. In quei periodi, tu e gli altri ragazzi uscivate?

CH. Ricordo una volta che Red West ci parlò di un club,,, che più tardi è diventato famoso, il Palombino Club e facevano un sacco di film. La prima sera che ci siamo andati, e o 3 ragazzi che si picchiavano. Diciamo “oh oh, c’è una lite” e così siamo andati via.
Più avanti c’era un altro posto dove avevamo l’abitudine di andare che si chiamava Red Velvet e di cui conoscevamo i proprietari. Elvis non ci andava, ma i ragazzi sì. Era un posto per rilassarsi e potevano sentirsi al sicuro. Come ho detto il Palomino era alla moda. E quando divenne più moderno, cominciò ad essere frequentato da grandi stars che suonavano. Infatti, è la che incontrai James Burton. Ci andavo spesso. James, che in quel periodo lavorava con Ricky Nelson, arrivò e si sedette. Glen D. Hardin anche era là a suonare il piano. Così andò bene perché quando per Elvis arrivò il momento di andare a Vegas. Ricordo che Lamar Fike molto preoccupato, disse “Chi può prendere Elvis come chitarrista, visto che Scotty Moore non suona più?” Io dissi “James Burton” e lui “Bravo hai ragione”.
Dovevo andare a Reno e Las Vegas e Lake Tahoe per lavorare all’Harrah Club, per le prove di uno show. Quella volta non lo capivo. Quando, per Elvis, arrivò il momento di tornare a Vegas, aumentai l’esperienza nei nostri shows. Parlavamo di quello che dovevamo fare e di tutto. La mia esperienza on the road con Jummy Wakely mi insegnò ciò di cui, più tardi, avrei avuto bisogno di fare per Elvis. Come ho detto ad altre persone…. Dio mi ci ha messo…. Lui mi ha permesso di fare ciò che volevo fare quando iniziai in un quartetto gospel. Poi mi ha messo dove voleva mettermi. Il servizio militare e poi Hollywood con Elvis, poi con Wakely in Nevada, ho imparato tutto quello che mi sarebbe servito per Elvis.
“Come si può finire uno show cosi?” chiese Elvis un giorno durante le prove “ E io dissi “Sarebbe bello e diverso se tu lo finissi con una ballata come “Can’t Help Falling In Love” e poi con un’uscita hard rock, improvvisata. In questo modo non capiranno mai che hai finito il concerto con una ballata” “E’ vero, va bene, è diversa” disse Elvis “Can’t Help Falling In Love” divenne la sua firma, quella con cui finiva e non la cambiò mai. Ricordavo che Jimmy Wakely, qualche volta, chiudeva con una ballata simile. Era bello ed ora è parte di Elvis.

Priscilla e Lisa

D. Puoi raccontarci del Circe G Ranch?

CH. Elvis l’aveva voluto per lui e Priscilla e insieme, andavano molto a cavallo. A Graceland c’erano solo 13 acri. Così cominciò a cercare un posto e trovarono questo, di 165 acri, che era confinante e il proprietario voleva venderlo. Così Elvis lo acquistò, ci mise i suoi cavalli, avendo così a disposizione 165 acri per correre. Loro avevano anche del bestiame incluso nella vendita. Il ragazzo che seguiva il bestiame, alla fine, fece un recinto tra la roulotte di Elvis e il resto della fattoria. Così, Elvis vendette tutto il bestiame.E’ stata un periodo in cui ci siamo divertiti molto ed Elvis adorava stare all’aperto. Indossava una vecchia grande giacca, una di quelle western e il suo cappello da cowboy. Andava nella stalla ed ad ogni cavallo aveva dato un nome. Diceva “di papà” non “di Vernon”. Così mise Daddys, Priscillas, Mine. Non mise il suo nome….. scrisse Mine.
Quando arrivammo, all’inizio, c’era un posto dove tenere il cavallo, ma Evis disse “Ne costruiamo uno nuovo” ed io “No Elvis, la stalla è a posto, l’unica cosa di cui ha bisogno è essere ridipinta e se la fai bianca diventa bella” E così fece, permettendosi, così, di risparmiare altri soldi, cosa che sia io che Joe cercavamo di fare, visto che sapevamo bene, quanto la gente facesse di tutto, pur di fargli spendere soldi.
Anche quelle volte in cui, conoscendo Elvis, avrebbe comprato Cadillacs a tutti. …….Una volta andò e comprò splendide Cadillac e altro. Tornò a casa, mi chiamò nella sua stanza e disse: Ho comprato una macchina a Steve come regalo di matrimonio. Voleva una Cadillac. Cosa ne pensi?” Risposi “Elvis, con il suo stipendio, non è in grado di affrontare il costo dell’assicurazione che c’è, su una macchina così. Ed Elvis “Pensavo proprio a questo. Volevo prendergli una Pontiac o qualcosa di simile” ed io “Sarebbe molto meglio” Così gli regalò una Pontiac.
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  #5  
Vecchio 28-04-2007, 12:15
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

D. Voi ragazzi vi prendevate cura di Elvis?

CH. Dovevi farlo, perché vedevi persone che cercavano di…. Come quella volta che ci fu uno, divorziato dalla moglie e questa lo spremeva per gli alimenti, mentre lui non voleva darle di più di quanto che le dava. Per cui accennò ad Elvis di una casa che voleva comprare, immaginando che Elvis gliel’avrebbe comprata. Ad Elvis capitavano queste cose.

D. Elvis visse in una roulotte per un periodo?

CH. Quando era al ranch, sempre. Là c’era una vecchia casa che aveva un secolo. Venne ristrutturata ed era diventata molto bella. Elvis aveva comprato una roulotte a tutti i ragazzi e le aveva fissate su una soletta di cemento, lungo tutto il recinto. Comprò una roulotte anche per sé e una per sua nonna. Elvis lasciò la casa ad Alan Fortas e sua moglie. Alan, nel ranch, fungeva da caposquadra, mentre lui viveva nella roulotte. E’ lì che Lisa Marie è stata concepita.

D. Ti ricordi la reazione di Elvis quando seppe che sarebbe diventato padre?

CH. Non ricordo esattamente quando l’ha detto. Ricordo quando disse che era incinta. Quella volta eravamo nella casa di Trousdale Estate ed eravamo una famiglia. Conoscemmo la cugina di Elvis, Patsy, e suo marito G.G. viveva là con noi, perchè G.G. doveva occuparsi dei vestiti di Elvis. Pasty teneva compagnia a Priscilla ed era doppia cugina di Elvis, in quanto due fratelli avevano sposato due sorelle. Così intorno al tavolo eravamo una famiglia. Uno dei miei momenti preferiti è il periodo vissuto in quella casa. Poi Joe e Joannie avevano l’abitudine di venire e sedersi a tavola. Così come il Colonnello e Mr. Diskin. Il Colonnello che raccontava le sue storie facendoci ridere. Era bellissimo quella volta. Era più una famiglia che un gruppo di amici.

D. Sicuramente, quando nacque la bambina Elvis era alle stelle.

CH. Oh sì, sì….. Sai, non c’è stata esperienza più bella di questa. Rra come fosse mia nipote, visto che eravamo così uniti. Pensammo tutti che fosse come un miracolo. Quando andavo a prenderla a casa di Priscilla e la portavo nella casa in Hamony Hills, per il week end, una volta, Lisa Marie mi chiese: “Charlie ma tu sei mio zio o cosa?” e io “Probabilmente cosa”.


D. Quali erano le cose preferite che faceva a Graceland, quando era piccola?

CH. C’erano dei bambini della sua età con cui giocare. Elvis dormiva tutto il giorno. E lei correva qua e là come un piccola selvaggia, cioè faceva quello che voleva. Ricordo che avevano l’abitudine di prendere le Pepsi-Cola e metterci dentro zucchero, shakerarle e berle. Cose così. Ricordo una volta, che sua zia Delta, che curava la casa di Elvis, disse: “Charlie potresti portare Lisa Marie a farsi un bagno? Non vuole farlo con me”. Io e Joe eravamo gli unici che riuscivamo a farle fare il bagno. Così andai a chiamarla dicendole “Lisa, avanti andiamo” e lei “Cosa? “ “Sali, così ti faccio il bagno. Siccome non vuoi farlo con zia Delta, te lo faccio io e quando si sveglia tuo papà, gli racconto tutto” e lei “Non farlo Charlie, vengo subito”

Il Comeback

D. Era nervoso per il ritorno a Las Vegas?

CH. Sì, aveva avuto una brutta esperienza con il Dorsey Brothers Show e quando sentì le donne urlare, si fermò per un minuto. Quando abbiamo fatto il ’68 Comeback per la prima volta, avevamo l’intera orchestra e il coro nella stessa stanza. Elvis disse “Charlie, non so leggere la musica. Non so come e quando entrare” Dissi “Non preoccuparti. Dico io a Billy di girarsi quando è il tuo momento. E vedrai che dopo pochi minuti, ti sentirai come fosse naturale” Elvis disse “Okay”. Aveva fiducia in me e così parlai con Billy. Quando arrivò il suo momento di iniziare a cantare, Billy si girò e subito dopo Elvis si sentì completamente a suo agio. Era felice di lavorare di nuovo con un’orchestra ed avere al suo fianco un direttore d’orchestra.

D. Parlando dello Special del 1968, il Colonnello diede supporto a Steve Binder?

CH. Certo che sì. Alla fine il Colonnello arrivò, vide Elvis che prendeva accordi con Steve Binder e non sembrava che il Colonnello fosse in disaccordo con Elvis. In ogni caso, non l’avrebbero mai fatto davanti ad altri. Quindi si avvicinava lentamente infilando nel mezzo il suo dito, dicendo … dì così, ricordati questo. Ricordo una volta che il produttore andò dal Colonnello Parker e disse “Colonnello, potrebbe dire ad Elvis di usare un’altra tintura sui capelli? Sono troppo neri.” E il Colonnello ”Non credo che lo farò, andiamo avanti” e uscì. Bene, il tipo andò da Elvis e disse “Elvis potresti usare una tintura per i capelli un po’ più leggera. Sono troppo scuri!” Ed Elvis rispose “Cosa intendi per troppo scuri?” E disse “Io non ho mai detto niente di quel tremendo parrucchino che porti tu e di quanto male ti sta” E gli girò le spalle.

D. Quando lo Special era finito, Elvis sembrava contento?

CH. Sì. Come ho detto, gli piaceva molto la parte in cui eravamo seduti e quella gospel, perché per lui erano cose che gli avevano fatto bene. Le altre erano molto simili ai film, perchè avevano poca coreografia. Probabilmente, quando uscì in tv, fo lo special più visto dell’anno.

D. Questo ci porta al 1969 e tu hai aiutato molto nella preparazione del ritorno di Elvis.

CH. Tutti. Eravamo un gruppo di persone che ci credeva, soprattutto Joe ed io. Non era necessario che ci dicesse cosa fare. Lo sapevamo fare. Io lavoravo sulla musica e quello che la riguardava. Joe studiava i tempi delle canzoni, vale a dire quanto duravano, perché doveva essere calcolato in base al tempo a disposizione e non superarlo. Per ognuno seguiva il suo senza per forza dirlo. Io facevo quello che dovevo fare, qualsiasi cosa fosse. Poi avevamo l’abitudine di sederci, esaminare le canzoni, registrarle. Ad esempio eravamo io e Red West a farlo e qualche volta Joe, perché Elvis non voleva ascoltarle tutte. Dovevi esaminare 100 canzoni per un album di 12 e alle volte 200. Le passavamo tutte e cercavamo di estrarre quelle molto buone.
Così Elvis doveva ascoltare solo quelle che noi avevamo ritenuto veramente buone.
Poi, da lì, anche lui avrebbe selezionato quelle adatte da fare in scena.


D. Come fu l’Opening Night a Vegas, all’International Hotel?

CH. La prima volta che Elvis si era esibito a Vegas, non era andata molto bene, perché c’era un pubblico adulto, mentre i suoi fans erano i giovani che non potevano entrare nei casinò. Così fu un errore. Per cui Elvis si ricordava di questo, ma nuovamente, come quando registrammo il ‘68 Comeback, si sentì a suo agio con un’orchestra e un’altra cosa che aiutò molto Elvis a decidere di tornare sul palco e riprendere i tours fu che lui e Tom Jones divennero grandi amici. Ma molto grandi amici. Aveva visto Tom esibirsi e pensò “Anche io posso farne uno mio”. Sono sicuro che l’abbia pensato, anche se non l’ha mai detto. Ma si girò e disse “Bene, Gee, penso di essere in grado di riprovare” E il Comeback lo aiutò a farlo.

Così, quando iniziammo a Vegas, la prima cosa che abbiamo fatto è stato di avere tutti quei musicisti, come James Burton. Quando andammo alla RCA, la RCA aveva una lista dei migliori chitarristi in città ed in cima alla lista c’era James Burton. Ti dirò che prima di lui c’era il top dei chitarristi Glen Campbell e suonò un po’ nelle sessions di Elvis, prima di diventare una star del cinema. James Burton suggerì qualcuno che sapeva essere un buon basso, così arrivò Jerry Scheff. Penso che Jerry Scheff abbia proposto Ronnie Tutt. Insieme diventarono il nucleo della band. La band erano loro. Ronnie Tutt alla batteria, Jerry Scheff al basso, Glen D. Hardin al piano. All’inizio c’era un altro pianista Larry Mahoberac, ma dopo la prima volta se ne andò, più tardi arrivò Glen D. Erano davvero il nucleo della band. Io ho voluto un altro ragazzo, John Wilkinson che suonava la chitarra ritmica. Volevo equilibrare la band, perché senza John sarebbe stato troppo pesante da un lato, con James da solo, sopra tutti. Non era necessario che ci fossi anche io, ma Elvis ci voleva tutti. E io chiudevo il quadro.
Nel corso degli anni, non ci siamo mai resi conto di quante canzoni abbiamo fatto, ma le canzoni che abbiamo eseguito, on stage, sono state oltre 500.

D. Come fu a Las Vegas?
CH. Elvis non appariva su un palco dal 1961 e la prima volta che andò a Las Vegas venne fischiato. Quando ero con Elvis, se stava in piedi e sorrideva, dovevo capire che voleva bere. Ricordo una ragazzina giapponese che salì sul palco. Elvis si girò verso di lei e disse: Cosa vuoi, dolcezza, la sciarpa o un bacio? Lei lo guardò e disse: No. Elvis glielo chiese di nuovo e lei disse James Burton. Elvis scoppiò a ridere e portò la ragazza da James Burton che la baciò. Poi lei rimase impalata davanti ad Elvis. Lui le chiese se voleva qualcos’altro e lei disse che voleva una sciarpa e un bacio. Elvis le mise una sciarpa al collo e lei chiese un bacio. “Charlie” gridò Elvis “Dai un bacio a questa ragazza” e se ne andò ridendo.

D. Elvis usava dei soprannomi per voi? Te li ricordi?

CH. Allora, ricordo che Joe era Charmin Carmen. Ne usava per tutti tranne che per Burton, Una volta sola in 17 anni mi chiamò Slewfoot. Ma non mi chiamava mai Charlie. Se tu ascolti quando mi presenta nei lives dice “E il ragazzo che suona la chitarra e canta più alto di me, Cholly Hodge” Cioè C-H-O-L-L-Y, Cholly Hodge.

Nota
Sembra che, nel suo libro su Elvis, Charlie abbia scritto: “Ricordare Elvis, con lo scopo di scrivere questo libro, ha creato in me una solitudine da tormento”
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  #6  
Vecchio 28-04-2007, 12:12
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

molto carina,sicuramente la mm serviva ad elvis come antidepressivo,almeno nel periodo dei films...
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  #7  
Vecchio 28-04-2007, 19:25
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Predefinito Re: Interviste A Charlie Hodge

Grazie Hurt.
Non mi fermerei mai di leggere queste interviste.
Persone che hanno voluto bene ad Elvis,Amici (veri)che, anche a distanza di anni, mai lo hanno abbandonato,un'esempio da seguire anche al giorno d'oggi.
Colgo l'occasione per ringraziare Hurt per l'ottimo lavoro(c'erano dei dubbi?)svolto.
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