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dedica a un mito
Alcuni lo chiamavano “mito”,altri il “re della musica”,altri ancora il “divo bello e dannato”. Ma,in fondo,nessuno dei suoni di queste parole è in grado di esprimere le sensazioni che il mondo provò per quel ragazzo,quello che lui trasmesse al pubblico,lo scandalo che il movimento dei suoi fianchi e il suo appariscente modo di vestire scaturirono in un mondo schiavo di una mentalità ipocrita, rigida e casta.
Qualcuno,dopo la sua scomparsa,disse : “Capitava che tu accendevi la radio,lusso per pochi allora,e sentivi,per la prima volta,quella voce…..era lui,il sogno di tutte a quel tempo e per tutte irraggiungibile. Se restavi ad ascoltarlo,capivi,finalmente,perché tutte lo sognavano…il suo modo di cantare,il calore trasmesso dalla sua musica,le note emesse dalla sua chitarra provocavano in te un’emozione straordinaria,che nessuno,fino a quel momento,aveva saputo trasmetterti. Improvvisamente ti rendevi conto che ti mancava qualcosa nella vita,sentivi annidarsi nel cuore una lontana e misteriosa malinconia…ora,a distanza di anni,credo di aver capito cos’era..la consapevolezza che egli ,per te,sarebbe stato sempre e solo un desiderio irrealizzabile,uno che ti faceva vibrare l’anima con semplici canzoni. A me ,per esempio,tutto ciò accadde. Ero,allora,una ragazzina di quindici anni,vivevo in California e ovunque mi voltavo sentivo pronunciare il suo nome,vedevo alcune mie coetanee che si scambiavano sue foto,altre invece che mostravano i suoi autografi….. pezzi di carta che sembravano imprigionare per sempre,con segni indelebili,il ricordo di un incontro divino. Io non ebbi la fortuna di averne uno,di poterlo guardare negli occhi almeno una volta,di fargli sapere che esisteva una ragazza di nome Ania che,come tante,era pazza di lui. Mi dovevo accontentare della radio e del cinema all’aperto,dove di tanto in tanto mandavano in onda le sue esibizioni. Ogni qual volta lo vedevo,sembrerà incredibile,ma piangevo,in un modo strano perògni angolo del mio volto restava immobile,impassibile…delle lacrime sgorgavano dai miei occhi,come gocce di un recipiente colmo di tristezza e d’ amarezza. Quanti di voi ora penseranno che ero una sciocca: piangere per un mito,uno come lui!!Nonostante ciò,però, vorrei dire che tutt’ora,dopo ben cinquantacinque anni,quando mi capita di vedere un suo ritratto,bello com’era quando aveva vent’anni, sento il mio cuore sussultare come nella passata giovinezza”. Chi disse ciò,ebbe ragione….egli possedeva davvero una bellezza commovente. I suoi occhi azzurri ,a volte,si accendevano di uno sguardo intenso e profondo. Egli,con quell’aria trasognante,sembrava sempre guardare altrove,come alla ricerca di un qualcosa che non riusciva a trovare. Spesso sul suo viso si intravedeva un’ombra cupa, simbolo di un’eterna infelicità. Un uomo,nient’altro che un uomo, con labbra disegnate e un naso dal profilo perfetto, con capelli biondi,che era costretto a tingere di nero,e mani affusolate,che molte avrebbero voluto sentir scorrere sulla propria pelle. Egli,da giovane,era un ragazzo per bene,religioso e amante della famiglia,specialmente di sua madre, un ragazzo con sani principi etici e morali,che si scatenava sul palco e faceva girare la testa alle donne che, al di sotto del podio, urlavano,si strappavano i capelli e con disperazione tentavano di sfiorarlo solo per una volta, dimenticandosi del ruolo di madri e mogli cui avrebbero dovuto sacrificare un’esistenza interminabile. Questo è straordinario: lui le rese libere,anche se per poco,di sfogare la loro rabbia,le loro brame,i loro desideri passionali,repressi per troppo tempo dalla moralità e dall’ipocrisia. Furono forse quella bellezza,quella sensualità a fare di lui un Dio, schiavo della propria immagine. Alla fine la sua vita era divenuta impossibile: non poteva uscire per una passeggiata all’aperto senza essere assalito da bande di ragazzine che lo tormentavano,da telecamere e macchine che volevano immortalarlo in quelle maledette foto….sosteneva concerti e spettacoli. E fu allora che il fiore della sua giovinezza iniziava ad appassire,per via del dolore e l’alcool e la droga. L’innocente ragazzo di un tempo se ne stava andando per sempre e nessuno tentò di fermarlo,il mondo sembrava far finta di nulla……sua moglie lo lasciò nel momento più difficile della sua esistenza,non ebbe sostegni, andò avanti in questo modo per tanti anni: il suo volto cambiava,i suoi occhi perdevano l’aria trasognante dei primi anni ,il suo corpo ingrassava,la sua vita andava a rotoli,e la gente lì impassibile davanti alla morte di colui che la fece sognare e che accompagnò il suo viaggio su questa terra. Arrivò poi per quell’uomo ,ora divenuto irriconoscibile ,,la morte,che lo ricongiunse con la madre scomparsa tempo addietro e che fu l’unica persona da lui realmente amata. E noi ,oggi,dopo quasi trent’anni dalla sua scomparsa,non riusciamo a dimenticarlo,a strappare le sue foto,ad accantonare la sua musica,continuiamo a scrivere di lui,senza tuttavia saperne molto:chi ,infatti,lo conobbe? Quanti biografi,che si arrogano il diritto di raccontare la sua vita, sanno per certo che le cose che scrivono sono reali?Io stessa,ora,ho avuto la presunzione di dedicare a un uomo mai conosciuto,ma di cui mi sono state tramandate storie,a fiumi,ciò che fino ad ora avete letto,magari commuovendovi,oppure ridendo delle mie parole.. chi lo sa. Una cosa è certa. io voglio ricordarlo per quello che era negli anni ’50, l’Elvis ventenne,un ragazzo non ancora intaccato da ciò che,in seguito, lo portò via per sempre. |
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