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Elvis Cantava
Il confanetto WALK A MILE IN MY SHOES contiene un opuscolo corredato di moltissime foto e con i commenti del critico musicale Dave Marsh.
Mi è piaciuto talmente tanto, che ho pensato di postarlo anche per voi, sperando di farvi piacere. E' piuttosto lungo, per cui per il momento posto la prima parte. Ditemi voi se vi piacerebbe leggere anche il resto. ***************************** Dave Marsh - Maggio 1995Elvis cantava. Elvis cantava per se stesso, cantava per i suoi amici, cantava per noi, cantava per trovare la verità della sua situazione, cantava per piacere, cantava per vivere. Quando cantava, molto più che in altre occasioni, si sentiva più se stesso e in contatto con il resto dell’umanità. Così Elvis cantava. Questo è il fatto fondamentale e irriducibile. Negli anni 50 doveva dimostrare che era qualcosa di diverso dagli altri, facendo quella sua musica selvaggia non di così grande qualità. Negli anni 60, al suo rientro dall’esercito, ha dovuto dimostrare la sua forza per rimanere, finché, alla fine del decennio, quando è riemerso dalla nebbia di Hollywood, ha dovuto dimostrare che era ancora padrone della sua vitalità come artista, su un palco e in sala di registrazione. Ha fatto fronte a queste sfide in modo talmente deciso, che quando stava iniziando la terza decade della sua carriera, non c’erano più montagne da scalare ed Elvis stava in cima al gruppo, da solo, imprendibile, dove nessuno poteva sfidarlo e nessuno è riuscito a farlo, nemmeno John Lennon e gli altri Beatles. Dal 1970, Elvis Presley è stato riconosciuto come il re del rock ‘n roll, ma è emerso anche come grande cantante di musica country, pop, gospel, opera leggera. Quell’anno, dopo aver visto per la prima volta, Elvis sul palco esibirsi di fronte a 6 musicisti, 9 backup singers e venti fiati, il critico Jon Landau scrisse : La magnificenza delle perfomances di Presley sta nella sua regalità. E’ l’unico intrattenitore al mondo che non ha bisogno di stipulare un’assicurazione sulla sua fama, sul suo successo, sulla sua grandezza. E’ l’unico artista che si rivela in se stesso e noi con lui”. Elvis ha occupato questa posizione non per appuntamento, ma per merito. I suoi dischi dimostrano grandi esibizioni in tutti i campi musicali. I suoi concerti live hanno trasformato i concerti di musica popolare in un’altra dimensione, e come dice Landau, facendolo sembrare, “Uno dei pochi professionisti della commedia musicale americana. I suoi 31 film gli hanno fatto fare un training sufficiente che oggi ci permette di vedere colui che prima è stato un attore di commedie musicali e poi un musicista puro. Quando unisce il suo talento con la proiezione di sé stesso, con una sorta di regalità molto personale, il risultato è uno spettacolo fantastico.” Tutto questo significa che, finalmente, Elvis ha confermato la verità delle risposte alle domande di Marion Keisker, allaSam Phillip’s Recording Service di Memphis, Tennessee, nel 1954: “Che tipo di cantante sei?” chiese Keisker “Canto tutti i generi” Elvis rispose “A chi assomigli quando suoni” Chiese lei “”Non assomiglio a nessuno” Le rispose Tuttavia, nei successivi 20 anni e più, molto è cambiato della sua vita ed arte, ma Elvis ha dimostrato che nessuna di queste cose è cambiata. La musica di Elvis degli anni ’70 è stata presa e selezionata, emessa e riemessa, discussa, analizzata, distorta, pubblicata e archiviata. Ma solo ora, raggruppata in un’unica raccolta che vi rende possibile capire quanto sia stato produttivo negli ultimi sei anni della sua vita. Soprattutto considerando i suoi gravi problemi di salute che lo hanno perseguitato per la maggior parte di questo periodo. Elvis ha fatto un elevato numero di incisioni notevoli. Tracce quali “Burning Love” "Merry Christmas Baby” “Polk Salad Annie” “Always On My Mind” “I’ve got a Thing About You Baby” “Bridge Over Troubled Water” “You Gave Me A Mountain” “An American Trilogy” “Stamroller Blues” “Promise Land” e “Hurt” definiscono due cose. La prima è che Elvis ha continuato ad essere un grande cantante popolare,i n grado di affrontare tutti i tipi di canzoni lasciando, dietro di sé, un’eredità con la quale possano sperare di competere pochi artisti della sua epoca, per non dire nessuno, . La seconda è che con la sua maturazione, la musica di Elvis è diventata sempre più personale e rivelatrice, cosi che dove lui sembrava totalmente immune da qualsiasi influenza di personalizzazioni e confessioni di altri cantanti rock come John Lennon e Bob Dylam, Evis gestiva a modo suo la moda di usare l’arte, per raccontare le parti più intime di sé stesso. Questo si dimostra particolarmente vero nella serie di canzoni autobiografiche, registrate durante il periodo della separazione e del divorzio (1972-1973), che comprendono non solo pezzi ovvi come “You Gave Me A Mountain” “Separate Ways” e “Always on my Mind”, ma in modo più obliquo in brani quali “Until It’s Time For You To Go” e “The First Time I Ever Saw Your Face” Molti non capiscono il risultato di questo aspetto di Elvis oppure perché, alla fine della sua carriera, a modo loro, fossero tanto emozionanti quanto furono quelle dell’inizio. Ecco perché, come sempre, lui non ha mai suonato per snobbismo personale. Elvis ha espresso la sua musica in un giro di tours senza fine, di cui per lunghi periodi a Las Vegas e con periodi di registrazione, dando vita alla più grossa fatica della storia della musica, facendo uscire in un anno 3 o 4 albums. Anche se toglieste tutte le registrazioni dei concerti, comunque Elvis ha fatto più musica di qualsiasi altro artista popolare di quel periodo, eseguendo una varietà di stili che è stata più ampia di chiunque altro, con grande riscontro popolare e spesso con grande successo artistico Nonostante quello che si trova in questo cofanetto, Elvis ha fatto tanta più musica, inserita nei suoi albums e singoli, di quella che poteva essere raccolta qui. Dal momento che Elvis cantava tutto il tempo – dal momento in cui entrava in studio, fino a quando usciva – il suo produttore Felton Jarvis, registrava tutto. Quello che esce da questi nastri offre molto di più, come le sorprendenti esecuzioni di “A Hundred Years From Now” “Alla’ En El Rancho Grande” e s’, “Froggy Wnet A Coutin” (soprattutto “Froggy” oppure i suggestivi passaggi di “Running Scared” “Lady Madonna” “I Shall Be Realeased” e “Men With Broken Hearts”. Ciò che si può imparare da questi interludi va oltre la musica per arrivare al concetto di fare musica. Ascoltando questi momenti, si può sentire la spinta, la presa in giro, l’azzardo e il modo appassionato in cui Elvis può accedere a qualcosa come “I Shall Be Released” e, in poche righe, suggerisce un nuovo modo di interpretare. Elvis riusciva ad impossessarsi di una canzone antica come “Froggy Went A Courtin’”, appropriandosene completamente, perché sentiva se stesso totalmente parte della tradizione da cui proveniva. Era capace di prendere un brano leggero come “Tiger Man” e sapeva renderla originale, rendendola un blues dei più puri e più duri che abbia mai cantato. Quello che rivelano questi momenti è un uomo che nella sua musica rivela se stesso, chi erano i suoi migliori amici e cioè coloro che facevano quella musica, il loro modo di porsi verso la vita e il cui scopo dell’esistenza può essere rifocalizzato da James Burton or Glen D.Hardin o qualunque altro dei suoi musicisti, che con una battuta lo riportavano a casa, non a Memphis, non a Tupelo, ma al centro di se stesso, in quell’anima grazie alla quale molti di noi si sono innamorati di lui e, come tutti i grandi amori, abbiamo potuto scoprire profondità più grandi di quanto lui stesso potesse aspettarsi, non solo verso di lui, ma anche verso noi stessi. E se pensate che quello che ho detto è eccessivo per la sua musica, ascoltatelo! Elvis cantava. (segue) Ultima Modifica di hurt : 02-11-2007 07:29 |