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Vecchio 20-11-2007, 09:35
hurt hurt Non in Linea
Elvis Golden Fans
 
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Ge714 The Colonel

Ho appena finito di leggere il libro The Colonel di Alanna Nash.

Sono sconvolta!!! Probabilmente tutto è legato ad una mia eccessiva sensibilità, per tutto ciò che riguarda Elvis, ma non riesco a farmene una ragione di quanto quest’uomo, che tutti hanno definito manager, ma che io definisco solo un bestiale sciacallo, abbia dato un così grande contributo all’autodistruzione di Elvis, disinteressandosi completamente della stanchezza psicologica e fisica, non solo di colui che riempiva le sue tasche in modo spropositato, per poi sperperare tutto giocando d’azzardo, ma soprattutto dell’ essere umano.
Elvis ha avuto la grande responsabilità di essersi tuffato nei farmaci, ma soprattutto ha avuto l’ingenuità di dare troppa fiducia a questo clandestino, assassino psicopatico (esiste tanto di certificato medico, emesso dall’ospedale psichiatrico militare), senza mai controllare quello che faceva il suo manager, come gli gestiva gli affari, come lo buttasse in pasto ai leoni con l’unico scopo di fare dollari, dollari, dollari e solamente dollari, al punto che davanti al cadavere del SUO BOY l’unica cosa che è stato capace di dire “Tutto continua come prima, perché è morto solo il suo corpo”.
In fondo ha detto una verità, perchè Elvis è ancora vivo tra noi, ma il prezzo che ha pagato per essere Elvis Presley è stato troppo, troppo alto. Non mi riferisco alla morte in sé, ma più propriamente a come ha vissuto una vita tormentata, piena di dolore e frustrazione dentro l’essere umano, che via via, l’ha portato in un vortice di emozioni altalenanti, incontrollabili, dove hanno prevalso quelle che facevano enormemente male, tra cui emerge, a chiare lettere, la paura di se stesso, della vita e degli altri. L’unico modo per soffocare queste erano spese pazze per se stesso e per comprare l'amore degli altri e una quantità inverosimile di farmaci, che hanno avuto la conseguenza di finale di permettergli di umiliarsi e ridicolizzarsi agli occhi del mondo.
Il bastardo non si è mai preoccupato di cosa Elvis volesse veramente, del suo stato di salute, che fosse un fatto congenito o un aggravamento naturale o una conseguenza degli abusi farmaci.
Buona parte dell’entourage, sin dall’inizio, era al servizio di Parker e non di Elvis, esattamente come i dipendenti di un’azienda, che in cambio di uno stipendio, devono obbedire alle disposizioni per dare utili l’azienda, subendo angherie, sfruttamento, mobbing, precarietà e necessità di sopravvivenza. Ma in questo caso era Elvis che li pagava.
Sia leggendo la biografia di Guralnick, che questo libro, ho toccato con mano la gioia e l'incredulità del giovane adolescente povero, che, improvvisamente, si trova in un mondo che non è il suo. Un mondo di ricatti e compromessi, che lo spiazzano emotivamente e fisicamente, essendo molto distanti dall’educazione ricevuta e dalla sua sensibilità. Quella sua enorme sensibilità che, via via, viene sempre più sottovalutata e ignorata, prima di tutto dal suo “manager” e poi dai vari amici, che si sono venduti a Parker, sin dall'inizio.
Anche tra i fans, c’è chi giudica Elvis un grande artista, ma un pessimo uomo. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma quello che penso io, dopo aver letto altri libri, oltre la mitica biografia di Guralnick è che Elvis Presley è stato un essere umano a cui non era permesso esternare quelle fragilità e debolezze umane, come noi siamo abituati ad esternare quotidianamente. Elvis doveva salire su quel palco a tutti i costi, che stesse bene o stesse malissimo. Elvis doveva mantenere troppe persone! Elvis aveva un ruolo e un’immagine da salvaguardare, di fronte al mondo, ma non ce l’ha fatta da solo, NON poteva farcela da solo. Elvis doveva solo pagare, pagare, pagare e ha pagato con la vita!!!!!!!!!!!
Non so quale fosse il confine tra la sua voglia di vivere o il desiderio di morire, per smettere di stare male dentro.

Proviamo ad immaginarci noi al posto di Elvis!!! Walk A Mile In His Shoes!!!

Ultima Modifica di hurt : 20-11-2007 10:01
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