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D. Sembra che le donne fossero particolarmente attratte da Elvis
JE. Oh, lo adoravano e lui amava loro, amava le donne. Vvicino a lui doveva esserci sempre una donna. D. Ho letto un’intervista che ti ha fatto con Larry King, nella quale dici che Elvis non è mai stato monogamo JE. No, assolutamente D. Mai? JE. Mai successo. E’ triste, una triste situazione. Ecco perché il suo matrimonio non è durato. Tutti sapevano che non era una persona che poteva avere una donna sola. D. Tu cosa pensavi in quel periodo? JE. Lui era così e così eravamo anche noi. Ecco perchè dopo 10 anni di matrimonio ho divorziato. La mia affermazione è: “Le nostre mogli erano sposate e noi eravamo singles” E’ terribile, ma era così. D. Dopo Priscilla, chi è stata la donna a cui Elvis ha tenuto di più? JE. Teneva molto a Linda Thompson, l’ultima donna che è stata tanto, tanto tempo con lui, praticamente 5 anni. Ha avuto una grande storia con Ann Margret, sono stati molto, molto intimi e hanno continuato ad esserlo fino alla sua morte. Naturalmente Priscilla, Sheila Caan Ryan, Barbara Leigh. E’ stato molto, molto intimo con un sacco di donne e nessuna di loro lo ha odiato veramente per quello che faceva, cioè il fatto che desse appuntamenti e uscisse con altre. Queste donne lo amano ancora. D. Come consideri ora il Colonnello? JE. Io credo che il Colonnello fosse l’unica persona che poteva essere il manager di Elvis Presley. Nessuno avrebbe potuto gestirlo meglio di lui. Nessuno, che fossero tanti managers assieme, o uno solo. Sono diventati famosi, una star e improvvisamente hanno gestito tutti gli altri, Tante grandi star hanno chiesto al Colonnello di diventare il loro manager, ma lui rispondeva “No, io tengo solo Elvis!” D. Però il Colonnello è stato criticato per aver gestito male Elvis. Non pensi sia così? JE. Il colonnello ha fatto i suoi errori, su questo non c’è dubbio. Tutti facciamo errori, nessuno di noi è perfetto. In ogni caso, nessuno avrebbe potuto fare quello che lui ha fatto per Elvis Presley. Mi dispiace, nessuno, nemmeno i più grandi managers del mondo. Quello che si deve capire è che il Colonnello gli ha dedicato la sua vita. Non si occupava di nessun altro. Passava 24 ore al giorno pensando a qualcosa da fare per Elvis. Gli venivano quelle gradi idee che nessun altro aveva. Certo ha fatto degli errori, e questo tutti lo sanno, ma ti posso assicurare che nessuno avrebbe potutoessere migliore del Col. Parker. Erano una squadra. Sono diventati una squadra, insieme erano qualcosa di incredibile. Avevano anche discussioni, esattamente come marito e moglie. D. Il fatto è che Elvis era una persona molto leale e non avrebbe mai lasciato il colonnello JE. Potevano non essere d’accordo, farsi la guerra, ma non lo immaginavo mollare Parker e andare con un altro manager. Mai. D. Tu eri il road manager, cosa vuol dire? JE. Io ero il road manager quando abbiamo iniziato a fare i concerti nelle varie città. Prima ero il suo braccio destro e prima ancora mi definivano il capo squadra, cioè ero responsabile degli altri ragazzi. D. Nella Memphis Mafia eri l’unico a non essere del sud? JE. Sì, ero l’unico del nord, l’unico Yankee. C’erano Sonny West, Gene Smith (il cugino di elvis) Charlie Hodge, Red West. Ce n’erano altri che andavano e venivano. George Klein, un suo vecchio compagno di scuola. D. Sono stati scritti molti liberi su Elvis. Credo che anche tu ne abbia scritti un paio. Naturalmente il più famoso è quello di Albert Goldman. Cosa pensi di tutto quel materiale così negativo? JE. La sola ragione per cui ha scritto quel libro è perché ciò che è negativo vende. Le persone vogliono conoscere le cose brutte degli altri, non vogliono ascoltare quelle belle. Albert Goldman amava Elvis Presley, che ci si creda o no. Quando Elvis si esibì a New York e Goldman fece la recensione, sembrava che sul palco ci fosse Dio. Adorava Elvis! Ha scritto la recensione più incredibilmente bella che fosse mai stata scritta fino ad allora. Poi improvvisamente Elvis muore e lui scrive il peggior libro che sia mai stato scritto su Elvis. Ha senso? No. E’ stato fatto per soldi, questo è l’unico vero motivo. D. Cosa mi dici del libro Elvis: What Happened? Cosa hai pensato? JE. Per Elvis, quando era vivo, è stato qualcosa di devastante. Secondo me l’ha portato verso la fine. L’ultimo anno della sua vita, l’unica cosa di cui parlava era il libro. Lo feriva enormemente il fatto che quelli che si definivano amici, stessero facendo una cosa del genere. L’ultimo anno della sua vita è stato orribile e io ne attribuisco l’80% della responsabilità a quel libro. D. Perché Elvis si è introdotto nelle pillole che poi l’hanno ucciso? JE. Sai, si diventa dipendenti dai farmaci. Elvis ne era dipendente, non si discute. Lui non faceva niente a piccole dosi, lui faceva le cose in grande. Una macchina, 10 macchine. Non una pillola, ma quattro. Questo succede in modo particolare con gli antidolorifici, ne diventi dipendente e non riesci ad uscirne. Noi pensavamo che un giorno si sarebbe svegliato dicendo. “Ma cosa sto facendo a me stesso?” e avremmo combattuto insieme. Perché se lui si fosse messo intesta di farlo, l’avrebbe fatto. Ma non l’ha fatto, non l’ha fatto e, ad un uomo di 42 anni, tu non puoi far fare quello che lui non vuole fare. D. Sfortunatamente tu sei stato uno di quelli che l’hanno trovato, giusto? JE. E’ stata Ginger Alden, la sua fidanzata a trovarlo e ci ha chiamato. Io ero al piano di sotto, Al Strada, il ragazzo che organizzava il suo guardaroba, era di sotto. Al è salito al piano superiore e mi ha chiamato immediatamente. Sono salito di corsa ed Elvis era riverso sul pavimento del bagno. Gli ho dato un’occhiata veloce e l’ho girato e mi sono reso conto che era morto. Ho chiamato l’ambulanza. Quando è arrivata sono saltato sull’ambulanza e Charlie Hodge ed io l’abbiamo accompagnato all’ospedale, insieme al Dr. Nick. 30 minuti dopo il nostro arrivo, ci hanno detto che era morto. D. Allora il Dr. Nick era a casa di Elvis? JE. No, no. Ho chiamato il Dr. Nick dopo aver chiamato l’ambulanza, per raccontargli cosa è successo e lui è arrivato. Quella fottuta ambulanza ci ha messo 20 minuti ad arrivare, il che è stata una cosa ridicola. Noi l’abbiamo caricato sull’ambulanza e il Dr. Nick è venuto dietro con la sua macchina. D. Perché, secondo te, la leggenda Elvis sembra essere sempre così forte anche dopo 30 anni? JE. Per la sua musica e se nei films o in uno special televisivo, guardi dentro i suoi occhi, c’è qualcosa di lui che non puoi evitare, ti piace. E poi la sua voce, guardiamo in faccia la realtà, aveva la voce più bella del mondo che batte qualsiasi cantante al mondo. Poteva cantare qualsiasi cosa e cantava con il cuore. Questo la gente lo sente, quando ascolta la sua musica. Lui non cantava per cantare, quando cantava tutto partiva dal cuore. È questo ciò che cattura la gente, i giovani di oggi lo amano. E’ morto 30 anni fa e loro hanno solo 10, 15 anni. Non conosco nessuna altro artista che riesca a fare questo alle persone. D. Com’è successo che non ha mai fatto concerti fuori dagli US? Perché mi sembra che il suo unico show fuori dagli US, sia stato a Vancouver, giusto? JE. Infatti Elvis, poi, non ha più fatto concerti fuori. Dopo aver cantato in Canada, disse al Colonnello che non si sarebbe più esibito fuori, perché il suono era pessimo e la gente non riusciva ad sentirlo bene. Era una cosa che odiava ed è per questo motivo che non è più uscito. Mentre in Europa, non c’erano stadi coperti. C’erano solo stadi aperti, ma nessuno coperto. Credo che il più grande in Inghilterra avesse 4.000 posti. La nostra idea era che, quando avessero finito di costruire il Wembley Stadium, che credo contenesse 10.000 persone, ci saremmo andati, fermandoci 30 giorni,. L’hanno aperto nel 1976, o giù di lì. Il programma era di andarci nel 1978, fermandoci a Londra per 30 giorni e fare tutti i concerti là. In modo tale che tutti i fans d‘Europa potessero venire, visto che non è così lontana da altre città Europee. Ma non è mai successo. D. Ma perché non è tornato a Vancouver o Toronto? JE. Perché, quella volta, non c’era uno stadio coperto, che fosse abbastanza grande D. C’era e aveva anche 15.000 posti a sedere. JE. Davvero? Però lui ci teneva di più ad andare in Europa e molto anche. D. Non ha mai parlato di fare uno show a Vancouver? JE. A dire il vero no D. Tu sei mai stato a Vancouver? JE. Molte volte. Mi piace Vancouver. Grande città, Amo tutta la British Columbia D. Quanti anni hai Joe? JE. Avrò 70 anni a Gennaio D. Allora perché non vai in pensione? JE. Non so cosa significhi andare in pensione. Non riesco a fermarmi, vado sempre avanti. Se dovessi ritirami e stare seduto sul divano, probabilmente morirei. |
#2
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Hurt
Quote:
Ciao Hurt e grazie ancora per il tuo preziosissimo lavoro nel ricercare materiale a noi davvero importante...guarda come prima cosa che mi ha colpito di questa intervista è stato questo punto che ho ricopiato...il Sig. Esposito all'inizio dell'intervista ha esordito dicendo di essere stato un grande amicone di Elvis...certo perché non crederci...sicuramente Elvis si fidava di lui come di tanti altri che poi chi per un motivo chi per un altro si sono rivelati essere tutt'altro che amici veri...e questo pezzetto che ho riportato secondo me ne è la conferma...qui J.E. dice che Elvis era abituato a fare le cose in grande...se si voleva comprare una macchina se ne comprava dieci e nel caso dei medecinali...se si doveva prendere una pillola se ne prendeva quattro...ora io voglio dire qui tutti sappiamo...anche le pietre sanno che Elvis abusasse dei medecinali...non è che il Sig. Esposito abbia fatto la scoperta dell'acqua calda...secondo me comprarsi 10 auto anzicché una non è la stessa cosa che prendersi quattro pillole invece di una...questo dovrebbe saperlo anche l'amicone Joe...se tu vuoi bene davvero una persona non lasci che si ammazzi tranquillamente sotto i tuoi occhi solo perché sostieni che quella persona è abituata a fare le cose in grande...cioè voglio dire un conto se vuole spendere i suoi soldi come meglio crede e un altro se si sta ammazzando ed io non faccio nulla per fermarlo...perché dalle parole di JE questo a mio parere ne viene fuori...che non è che non ci dormiva la notte... Oppure c'è un'altra ipotesi...che forse il Sig E.S. avrà letto troppe favole nella sua vita...tipo...ECCO UN BEL GIORNO POLLICINO SI SVEGLIA E DICE "OH MA CHE STO FACENDO A ME STESSO? ADESSO MI METTO IL MANTELLO DI SUPERMAN E GUARISCO"...cioè senza un aiuto concreto...con una dipendenza ai farmaci come l'aveva Elvis...come poteva mai aspettarsi che un giorno Elvis gli avrebbe detto "caro Joe...lo sai che mi sto facendo del male...mi butti per favore sta robaccia nel c$$$o?" senza che lui per primo l'aiutasse??? Il Sig.J.E. farebbe meglio ad andare in pensione... ![]() |
#3
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Ti dico la verità cara Deliziosa, per vari motivi, ho sempre ritenuto Esposito il più ambiguo del gruppo.
Primo motivo fra tutti, il fatto che è stato Parker a nominarlo capo della MM, ma non tanto per tenere sotto controllo i ragazzi (come la racconta lui) quanto Elvis. E' assurdo Elvis li pagava, faceva loro regali (visto che le citate 10 macchine erano per loro), li manteneva ed Elvis, in cambio, aveva le loro spifferate a Parker. Altra cosa che non reggo per niente è che, come ho già detto in altro topic, tutti si imbottivano di pillole e, in fondo, la morte di Elvis è servita a salvare la loro vita. Ma come avrai letto anche lui dice quello che dicono tutti: lavoravano 24 ore su 24, per 7 giorni su 7, poverini!!!!! Mi chiedo come hanno fatto a sopravvivere!!!! ![]() |
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